Stimato Presidente Rafael Correa.
Capi di Stato e di Governo.
Capi delle delegazioni e invitati:
Circa quattro anni fa, quando Nuestra America ricordava il bicentenario delle lotte per la sua indipendenza, si riunirono per la prima volta, con un proposito comune, i 33 Stati della regione.
Da allora è stato confermato, come ha detto il Presidente Raúl Castro Ruz nel suo discorso del 29 dicembre scorso nell’ Assemblea Nazionale del Potere Popolare della Repubblica di Cuba, che “È essenziale difendere l’unità della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) come meccanismo indispensabile, legittimo, unitario e diverso di concertazione politica e integrazione…”
Signor Presidente:
In questi anni si sono moltiplicate le sfide e i pericoli per l’America Latina e i Caraibi, derivati da una situazione politica ed economica internazionale sempre più complessa e instabile. Da lì che agire uniti e in coesione, rispettando la nostra diversità e le nostre differenze, costituisce una necessità inevitabile.
Per questo la proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace firmata solennemente a L’Avana il 29 gennaio del 2014, c’impegna a rispettare il diritto assoluto di ogni Stato d’eleggere il suo sistema politico economico, sociale e culturale di dare una soluzione pacifica alle nostre differenze e a non intervenire direttamente o indirettamente nei temi interni degli altri Stati.
L’America Latina e i Caraibi continuano ad essere la regione più disuguale del pianeta nella distribuzione della ricchezza e le statistiche attuali -nonostante i concetti discutibili su cui si basano – mostrano che dei 397 milioni dei nostri abitanti, il 63% è sottoposto ad una condizione di vulnerabilità e povertà, una cifra che potrebbe crescere di fronte alle avverse condizioni economiche internazionali.
Che un solo latinoamericano e caraibico soffra la fame o non sappia leggere o scrivere, o viva in miseria, è un problema di tutti, che dobbiamo risolvere insieme.
Che in America Latina e nei Caraibi proliferino le differenze o che non si sia capaci di dare soluzioni per la via del dialogo, che si sia intolleranti di fronte alle diversità dei sistemi politici, economici e sociali o indifferenti di fronte alle difficoltà molto particolari dei piccoli paesi insulari della nostra regione, è ugualmente un problema da risolvere tra tutti noi.
Cuba crede nella cooperazione, la solidarietà e la necessità dell’azione collettiva, senza egoismo o intransigenze. Abbiamo nella CELAC i principi e i meccanismi per riuscirci.
Possediamo, nel patrimonio di questa Comunità, gli strumenti per definire posizioni comuni nelle relazioni extraregionali, a compimento del postulato della Proclamazione, che indica a tutti gli Stati di rispettarla pienamente nelle relazioni con i nostri paesi.
Con questo spirito ringraziamo profondante la solidarietà dei nostri fratelli dell’America Latina e dei Caraibi di fronte al reclamo che si ponga fine al blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba da parte del Governo degli Stati Uniti che si mantiene intatto nonostante il ripristino delle relazione diplomatiche tra i due paesi; per il sostegno, perché il territorio che la base navale degli Stati Uniti occupa illegalmente a Guantánamo sia restituito al nostro popolo e per l’appoggio per far sì che la migrazione della nostra regione sia legale, ordinata, sicura e si ponga fine alle politiche “dei piedi asciutti, piedi bagnati”, che danneggiano i diritti umani dei migranti e creano innumerevoli difficoltà ai paesi della nostra regione e in particolare i paesi di transito.
Con lo stesso senso di solidarietà reiteriamo il nostro solido appoggio alla Repubblica Bolivariana del Venezuela, vittima di una complicata situazione economica internazionale, aggravata da una prolungata guerra economica, mediatica e psicologica, e di numerose azioni per destabilizzare stimolate e appoggiate dall’estero.
Reclamiamo la derogazione dell’ordine esecutivo del Presidente Obama, che dichiara il Venezuela “una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, l’eliminazione delle sanzioni applicate su questa base ai cittadini venezuelani.
Reiteriamo che il Governo e il popolo venezuelani meritano la più ampia solidarietà regionale e internazionale.
Apprezziamo i passi avanti nei dialoghi di pace tra il governo della Colombia e le FARC-EP, che sono più vicini che mai prima al termine del conflitto che ha dissanguato questa nazione per mezzo secolo.
Cuba come garante e sede continuerà a contribuire con il suo lavoro imparziale.
Rimane invariabile il nostro sostegno al popolo di Puerto Rico alla ricerca dell’ auto determinazione e indipendenza, come ha reiterato la CELAC.
Appoggiamo gli sforzi della Repubblica Argentina per recuperare i territori delle isole Malvinas, George del Sud y Sandwich del Sud, legittimamente argentini.
Continuiamo con la Repubblica dell’Ecuador nei suoi reclami alle imprese multinazionali che rifiutano di riconoscere e riparare i gravi danni ecologici nell’Amazzonia e al Governo della Rivoluzione Cittadina di fronte ai tentativi di destabilizzazione.
Estendiamo anche alla presidente Dilma Rousseff e al fraterno popolo brasiliano la nostra solidarietà e l’appoggio nella battaglia che sferrano per difendere le conquiste sociali e politiche degli ultimi 13 anni.
Siamo solidali con i passi avanti dei Caraibi nei loro ingenti sforzi per affrontare gli effetti del cambio climatico e respingiamo le ingiuste politiche delle istituzioni finanziarie internazionali che impediscono l’accesso alle risorse finanziarie in ragione del loro PIL (Prodotto Interno Lordo); appoggiamo i loro reclami di riparazione per i danni della schiavitù e del colonialismo.
Stimato Presidente:
Domani 28 gennaio si commemora il 163º anniversario della nascita dell’Eroe Nazionale di Cuba, José Martí, autore del saggio politico “Nuestra America”, che costituisce un apporto fondamentale alle idee di unità continentale, anticoloniale e antimperialista dei nostri popoli.
Con la sua capacità di previsione Martí ci ha chiamato a innestare il mondo nel nostre Repubbliche, ma ha segnalato che il tronco dev’essere quello delle nostre Repubbliche.
Questa notte i giovani cubani, in omaggio a Martí sfileranno con le loro fiaccole in alto, dall’Università de L’Avana sino al luogo dove Martí fu carcerato e costretto al lavoro forzato. È una tradizione di 63 anni, alla quale si unirono vari dei nostri Capi di Stato e di Governo in occasione del II Vertice della CELAC, realizzato a L’Avana due anni fa.
Permettetemi, per finire, d’esprimere i meii complimenti alla Repubblica dell’ Ecuador e al presidente Rafel Correa per il lavoro realizzato al fronte della CELAC e di ringraziare il popolo ecuadoriano per averci accolto con tanto calore nella sua terra C’impegniamo a dare il nostro sostegno alla Repubblica Dominicana e al presidente Danilo Medina nella sua gestione, durante il periodo che ora inizia al fronte della Presidenza Pro-Tempore della CELAC.
Molte grazie .