“Emendamento Maduro” o la frode costituzionale

di Alejandro Fierro http://albainformazione.com

VENEZUELA SE RESPETALa destra venezuelana ha già presentato un progetto di modifica costituzionale per abbreviare il mandato presidenziale da sei a quattro anni. L’obiettivo, hanno ribadito molti leader dell’opposizione, a partire dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, Henry Ramos Allup, è sfrattare Maduro dalla presidenza della Repubblica.

L’opposizione ha optato per questo meccanismo, piuttosto che ricorrere al referendum revocatorio, poiché la ritiene una procedura più efficiente e con meno complicazioni burocratiche. Basterebbe che un terzo dei deputati presentasse la modifica. Questa sarebbe discussa come una legge normale: due discussioni con la votazione, con successiva approvazione da parte di una maggioranza semplice.

La modifica sarebbe poi trasmessa al Consiglio Nazionale Elettorale, che nei successivi trenta giorni dal ricevimento dovrebbe tenere un referendum. Con la eventuale approvazione del referendum popolare, Nicolás Maduro vedrebbe ridotto il suo mandato fino ad aprile del 2017.

Tuttavia, il ricorso alla modifica costituzionale per estromettere Maduro è notoriamente una frode legale. La Costituzione venezuelana, all’articolo 72, chiarisce che il referendum è l’unico meccanismo legittimo per revocare una carica pubblica, tra cui quella del presidente (si noti che il Venezuela è l’unico paese al mondo dove si può respingere il capo dello Stato con un referendum popolare, un esempio di iper-democrazia che confuta qualsiasi accusa di autoritarismo). Tutto lo spirito che permea questo articolo è che ciò che il popolo ha eletto, solo il popolo lo può respingere.

Le modifiche non possono essere utilizzate per le congiunture, i casi specifici o persone fisiche. Non ci può essere un “emendamento Maduro” esplicitamente progettato per estromettere l’attuale Presidente in carica. L’opposizione non può negare che la sua iniziativa si rivolge specificamente a Maduro. L’emeroteca è piena di dichiarazioni dei suoi leader a questo proposito, alcuni di loro lo hanno dichiarato anche in Parlamento.

Persino lo stesso testo del progetto, anche se non cita esplicitamente il capo dello Stato, fa riferimento alla situazione: “L’attuale mandato presidenziale di sei anni con possibilità di rielezione è un periodo troppo lungo per un regime presidenziale con carenze istituzionali come quello del Venezuela e minaccia di ritardare pericolosamente le modifiche necessarie per ri-legittimare il potere politico, per questo è indispensabile ridurre il periodo a quattro anni anche per rendere possibile una soluzione democratica ed elettorale alla crisi attuale”.

La Camera costituzionale della Corte Suprema di Giustizia dovrebbe rifiutare la proposta di realizzare una evidente manipolazione della figura della modifica. Potrebbe anche accettare la riduzione del mandato presidenziale, ma dalla prossima elezione, lasciando che Maduro termini il suo mandato. Quindi in questo modo, qualsiasi tipo di sospetto si eviterebbe sul vero intento della modifica e, soprattutto, il mantenimento della condizione temporale – sei anni di Presidenza – per il quale il popolo è andato a votare nel mese di aprile 2013, verrà garantito.

Ci sono molti altri elementi che supportano la tesi dell’incostituzionalità del disegno di legge. Nel 1999 nei dibattiti costituzionali è stato stabilito che il modo per risolvere la crisi politica in Venezuela sarebbe passato attraverso il referendum. Ciò si riscontra nei resoconti delle sessioni. L’opposizione ha affermato in molte occasioni che il Venezuela è impantanato in una crisi politica. Pertanto, se si vuole essere coerenti con ciò che si afferma si dovrebbe ricorrere ad un referendum revocatorio per correggere quello che l’opposizione considera una crisi politica.

Inoltre, il progetto di modifica propone una riduzione a quattro anni invece dei cinque che stabiliva la vecchia costituzione del 1961 e che la nuova costituzione elevò a sei. Nel progetto di modifica non si argomenta questa preferenza per i quattro anni, non se ne discute, così si può ben dedurre che è motivata dal desiderio di allontanare Maduro il più presto possibile.
L’adozione della modifica sarebbe un pericoloso precedente che lascerebbe il governo del paese nelle mani della attuale maggioranza parlamentare. Un’Assemblea dello stesso colore politico della Presidenza porterebbe avanti un emendamento per estenderne il mandato, mentre quando è contrario lo ridurrebbe e così via. La volontà popolare ne rimarrebbe in questo modo violata.

Le pretese dell’opposizione parlamentare ricordano il colpo di stato istituzionale perpetrato dalla destra del Paraguay contro Fernando Lugo nel 2012. In quell’occasione, i deputati dell’opposizione piegarono al massimo la legge per estromettere dalla Presidenza Lugo attraverso la manipolazione della figura giuridica dell’impeachment. A tale stratagemma è stato risposto con la sospensione del paese guaranì dall’Unasur e dal Mercosur, ma quando aveva già violato la decisione del popolo sovrano a che Fernando Lugo fosse il suo presidente fino al 2013.

I media agirono legittimando tale frode. I giornali sostituirono i carri armati in quello che viene chiamato un colpo di stato 2.0. In Venezuela potremmo assistere ad una versione migliorata di tale modalità. L’artiglieria comincia a prendere posizione. La notizia pubblicata questo venerdì, 5 febbraio, sul quotidiano spagnolo El Pais sotto il titolo “L’opposizione in Parlamento spingerà per la fine anticipata del governo di Maduro”, ne è un buon esempio. In un testo pieno di aggettivi qualificativi e giudizi di valore senza argomenti, il giornale cerca di legittimare la defenestrazione del presidente Maduro come nel 2002 giustificò il colpo di stato contro il presidente eletto Chávez con un editoriale di sostegno che presentava un titolo davvero illuminante: “Golpe a un caudillo”.

[Trad. dal castigliano per ALBAinformazione di Ciro Brescia]

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