Sette anni dopo aver promesso la chiusura del carcere di Guantánamo, installato in un territorio usurpato a Cuba, il Presidente statunitense, Barack Obama, ha presentato un piano per la chiusura del campo di prigionia, famoso per le violazioni dei diritti umani.
L’inquilino della Casa Bianca ha proposto al Congresso di trasferire i detenuti in un territorio del continente e di chiudere il campo di concentramento perché sarebbe un risparmio di denaro e inoltre – ha detto – non funziona ed è una “macchia” per i valori del suo paese.
I principali oppositori all’idea del Presidente sono nel Congresso, ma non si preoccupano del fatto che il carcere di Guantánamo è stato trasformato in un centro di tortura e di sistemazione di imputati che non sono stati processati.
Molti detenuti erano perfino accusati di associazione terroristica, ma senza avere mai commesso azioni di quel tipo.
Gli avversari della proposta aggiungono che costituisce un problema di sicurezza trasferire i detenuti negli Stati Uniti e sperano che la controversia danneggi le possibilità elettorali dei democratici.
Oggi sono presenti 92 detenuti, dei circa 800 che erano stati ammassati lì, nella prigione di massima sicurezza creata in gran fretta su iniziativa dell’Amministrazione di George W. Bush, nella sua presunta offensiva contro il terrorismo.
Era lo stesso mister Bush che proclamava il suo diritto a intervenire in 60 o più “oscuri” angoli del mondo e che applicava misure interne sproporzionate alla ricerca di sospettati di terrorismo.
In questo modo il controverso carcere costituisce uno dei capitoli più tenebrosi della storia degli Stati Uniti nonostante questi si proclamino paladini dei diritti umani.
Orbene, la richiesta di chiudere la macabra installazione NON è associata alla restituzione del territorio in cui è situata la base navale, costruita a Cuba e mantenuta nonostante il Governo e il popolo chiedano la fine di questa illegalità.
Obama che visiterà La Habana dal 21 al 22 marzo, si propone – come ha detto – di procedere verso la normalizzazione delle relazioni con Cuba, ma sa che il processo NON sarà completo se persistono il blocco e l’occupazione di una parte di Guantánamo.
I cubani sostengono, a ragione, che la base è illegale e lesiva del loro diritto alla sovranità nazionale, perché argomentano che il trattato che in modo presunto la giustifica, è stato imposto da Washington in momenti di occupazione di truppe nordamericane.
Se finalmente gli Stati Uniti chiuderanno il campo dei prigionieri per far dimenticare un capitolo di orrore, rimarrà ancora latente il caso del territorio occupato in cui si sono insediati.
Traduzione: Redazione di El Moncada
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