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L’imminente visita di un presidente degli Stati Uniti a Cuba -l’isola che resiste- suscita molte aspettative, curiosità e previsioni di ogni tipo. Il Governo cubano ha già spiegato in un editoriale del Granma con che spirito verrà accolto Obama. Siccome non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire, il Presidente nordamericano insiste nel ritornello dei diritti umani, non vedendo la trave nel proprio occhio mentre la signora Obama ha fatto una vera e propria gaffe dichiarando che a Cuba parlerà del suo progetto personale per favorire l’istruzione di tutte le bambine del mondo. Peccato che a Cuba esse siano già alfabetizzate al 100% e che proprio a Cuba sia stato creato un metodo che ormai è valido in tutto il mondo e per tutte le lingue. La Federazione delle Donne Cubane, sul Granma di oggi 15 marzo, fa sentire la propria voce e ricorda agli illustri ospiti tre o quattro cose.
Noi cubane, come parte di tutto il nostro popolo, accoglieremo il presidente degli Stati Uniti Barak Obama e sua moglie Michelle, con l’ospitalità e la dignità che ci caratterizza. Sappiamo bene che questa visita fa parte del complesso processo per raggiungere la normalizzazione delle relazioni fra i nostri due governi. Sarà dunque un’opportunità per mostrare loro quello che abbiamo ottenuto in materia di uguaglianza di genere nonché il protagonismo che abbiamo raggiunto noi donne nella vita politica, economica, culturale e sociale nel nostro paese.
Durante la loro visita potranno constatare che noi percepiamo uguale salario per un lavoro di uguale valore, che nove delle quindici province cubane sono governate da una donna, che anche l’amministrazione della giustizia è prevalentemente in mani femminili. Dovunque andranno, comproveranno il lavoro abnegato di donne di tutte le generazioni.
Potranno verificare fino a che punto amiamo la nostra patria libera e indipendente, che abbiamo difeso contro aggressioni di ogni genere. Con creatività e con abnegazione abbiamo resistito per più di mezzo secolo al blocco economico, finanziario e commerciale, e abbiamo costruito una società in cui gli esseri umani sono la cosa più importante. Su questi valori di solidarietà, antimperialismo e sovranità nazionale abbiamo educato i nostri figli e le nostre figlie. A questo non rinunceremo mai.
Riunite nella Federazione delle Donne Cubane, organizzazione non governativa della società civile –con statuto consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC)-, di cui fanno parte più di quattro milioni di cubane, circa il 90% delle donne maggiori di 14 anni, portiamo avanti programmi specifici per sviluppare nel nostro paese una piena cultura di uguaglianza e di inclusione sociale. Molte delle mete dell’Obbiettivo 5 dell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030, recentemente approvato, volto a raggiungere l’uguaglianza fra i generi e “empoderar” tutte le donne e le bambine, sono una realtà nel nostro paese.
Sappiamo che la signora Michelle Obama porta avanti un’importante iniziativa chiamata “Let Girls Learn” finalizzata a dare accesso all’istruzione a 62 milioni di bambine in tutto il mondo. Mettiamo a sua disposizione la nostra umile esperienza in questo campo visto che il 100% delle nostre bambine vanno a scuola a prescindere dal luogo in cui vivono, dal colore della loro pelle, dalle loro menomazioni e perfino se sono ospedalizzate. Una cubana, Leonela Relys Díaz ha creato il metodo “Yo sí puedo” con cui sono state alfabetizzate milioni di persone nel mondo.
Ma sarà pure un’occasione per insistere nella nostra richiesta di farla finita con la disumana politica del Blocco contro il nostro paese che ha provocato troppe privazioni e ci ha impedito uno sviluppo maggiore.
La Federazione delle Donne Cubane condivide, inoltre, le dichiarazioni del nostro governo che reclama la fine dell’occupazione del territorio della base navale di Guantánamo, la fine della Legge di “Ajuste Cubano” e la politica di “Piedi asciutti, piedi bagnati” nonché l’eliminazione dei programmi di ingerenza volti a provocare la destabilizzazione interna. Queste politiche minacciano la sicurezza e la tranquillità delle nostre famiglie.
In questi giorni per tutte noi federate, acquistano ancora più valore le parole della Presidentessa per sempre della nostra organizzazione, Vilma Espín: “Socialismo per le donne cubane significa libertà, indipendenza, sovranità, dignità, giustizia sociale, sicurezza per la formazione e lo sviluppo dei figli, diritto all’uguaglianza, alla vita, a decidere il proprio destino, a lavorare per il futuro sognato e per difenderlo con tutte le forze”.
Dichiarazione dei CDR sulla visita a Cuba del Presidente Barack Obama
I Comitati di Difesa della Rivoluzione, nati il 28 settembre del 1960 come risposta del popolo cubano al terrorismo di Stato promosso dall’allora governo degli Stati Uniti contro l’Isola, accolgono con rispetto e ospitalità la visita a Cuba del presidente nordamericano Barack Obama.
Raggruppando nel suo seno in forma volontaria più di otto milioni di compatrioti, il 91% della popolazione con più di 14 anni, siamo l’organizzazione più numerosa della società civile, asse portante di solidarietà, cooperazione e aiuto reciproco tra vicini. Così fomentiamo l’unità del quartiere, delle donne, degli uomini, degli anziani, degli studenti, dei lavoratori, dei contadini, dei professionisti, degli intellettuali, dei pensionati e delle donne di casa, senza distinguere sesso, razza o religione.
Siamo strutturati in tutto il paese. I CDR si costituiscono partendo dal luogo di residenza nella città, per isolati o edifici multifamiliari e in campagna partendo dalle case, gli insediamenti e i villaggi. Oggi contiamo con circa 136.000 CDR e i dirigenti di base fanno proprie le responsabilità in forma totalmente volontaria.
Va segnalato che come parte della sua forza, oggi si dà priorità alla partecipazione dei giovani nei compiti dell’organizzazione. Giovani che apportano freschezza e uno spirito rinnovatore nelle missioni affidate. Il 42% dei dirigenti di base hanno meno di 40 anni.
“Cervantes disse del suo Chisciotte – l’opera più famosa della letteratura spagnola – che la creò in una prigione dove esistevano tutte le scomodità ed ogni triste rumore era di casa. Noi, dei CDR possiamo dire che sono stati creati nella piazza pubblica, nel mezzo della lotta antimperialista, con il fragore del combattimento e il rumore insolente delle bombe controrivoluzionarie”, ha detto Fidel il 28 settembre del 1977, nella chiusura del primo Congresso dei CDR.
Dalla loro fondazione 56 anni fa, realizzata dal leader della Rivoluzione, non c’è stato un solo avvenimento storico a cui i Comitati non abbiano partecipato in forma notevole, dimostrando l’appoggio assoluto al Partito Comunista di Cuba, a Fidel e a Raúl.
Oltre a mobilitare tutta la società nei compiti di difesa della nazione e delle conquiste del socialismo, i CDR hanno avuto l’obiettivo della partecipazione nella campagna d’alfabetizzazione e delle vaccinazioni contro la poliomielite e altre malattie.
Ai compiti iniziali di vigilanza rivoluzionaria contro i nemici del popolo, si sommarono altri impegni d’interesse popolare, come l’educazione, il lavoro volontario, le attività patriottiche, la raccolta di materie prime, la protezione dell’ambiente e il lavoro preventivo contro i reati e le condotte illegali, in accordo con i principi e i valori propugnati dalla Rivoluzione.
Fomentare la solidarietà e il benessere della popolazione sono state le priorità dei CDR sin dalla loro creazione, con enfasi nell’unità del quartiere per affrontare le varie sfide. Questa organizzazione non governativa si autofinanzia con la quota dei suoi otto milioni di membri.
Attualmente la loro partecipazione è decisiva per sradicare le zanzare che trasmettono malattie, per pulire e abbellire quartieri, scuole e locali sociali.
Inoltre i CDR offrono attenzione all’infanzia e agli anziani ed è vitale il loro appoggio ai processi elettorali del Potere Popolare, caratterizzati dalla più assoluta trasparenza, democrazia e da un’amplia e cosciente partecipazione di milioni di compatrioti con il diritto d’eleggere ed essere eletti per rappresentare il popolo nelle istituzioni del Governo.
I CDR hanno avuto un peso fondamentale nelle mobilitazioni popolari realizzate per il ritorno del bambino Elián González e per la liberazione dei Cinque Eroi reclusi nelle carceri degli USA.
Inoltre in questi cinquant’anni d’esistenza, i Comitati hanno assunto la nobile missione delle donazioni volontarie di sangue che sono circa mezzo milione ogni anno.
Ugualmente, nel sistema della Difesa Civile, che protegge tutto il popolo in occasione dei diversi fenomeni naturali, i CDR sono un elemento imprescindibile nella salvaguardia della popolazione, con gesti solidali, offrendo ospitalità ai vicini più colpiti e con la mobilità popolare per risarcire rapidamente i danni provocati dai fenomeni atmosferici.
“Il nostro popolo ha nei CDR uno strumento combattivo, entusiasta e insostituibile, al quale si appoggia la Rivoluzione per tutti i suoi impegni”, ha detto il compagno Fidel nel 1975, presentando la relazione centrale nel 1º Congresso del Partito Comunista di Cuba.
Tutto questo spirito di resistenza è quello che ha permesso di giungere oggi
più convinti e con più forza rispetto a quello per cui lottiamo; abbiamo superato gli effetti del disumano blocco nordamericano, il principale ostacolo per lo sviluppo dell’economia cubana, e per il miglioramento della qualità di vita della popolazione.
L’organizzazione dei CDR ha trasformato il quartiere nello spazio che unisce, rinforza e convoca i rivoluzionari agli abitanti, per continuare a costruire e difendere il socialismo. Per questo non rinunceremo mai alla nostra sovranità, indipendenza, storia e identità.
Come parte della società, riceveremo con l’ospitalità propria del nostro popolo il Presidente Barack Obama, che potrà vedere l’unità della famiglia cubana fomentata da più di mezzo secolo dai CDR, per continuare ad essere utili alla Rivoluzione.
Segreteria Esecutiva Nazionale dei CDR.