“Abbiamo visto Fidel con una forza tremenda, come sempre, attualizzato più che mai”, ha affermato a L’Avana Nicolás Maduro, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, poco prima di partire per ritornare nel suo paese.
Accompagnato da Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primo Vicepresidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba, Maduro ha commentato alla stampa, nell’aeroporto internazionale José Martí, che il leader della Rivoluzione, Fidel Castro Ruz, lo ha ricevuto pieno d’ottimismo.
“Quando siamo arrivati stava scrivendo alcuni articoli, correggendoli. Abbiamo parlato della sua visione del mondo, del continente, della sua tremenda passione per Bolívar, per la storia della Patria Grande”, ha raccontato Maduro, mostrando il contenuto di una cartellina gialla che portava tra le mani, con le immagini che testimoniano la sua conversazione con Fidel e scritto a mano da lui personalmente: “Ricordo di Marzo. Un abbraccio per Cilia e Maduro”.
Il Presidente bolivariano ha detto che Fidel è attento ai piani dei 14 impianti che sono entrati in funzione in Venezuela e soprattutto quelli per la produzione di alimenti, con le nuove tecniche a alla necessità di diventare indipendenti nella produzione delle sementi e di molte altre cose dalle quali siamo sempre pendenti.
Come dice Dalia, sua moglie, Fidel è l’uomo più informato del pianeta Terra”, ha scherzato Maduro.
Riferendosi alla visita ufficiale di due giorni nell’Isola, appena terminata, ha reiterato che se ne va ricaricato, pieno di forza e di ottimismo.
“È stata una giornata straordinaria, con le conversazioni con Raúl, il ricevimento, i documenti firmati, i nuovi aspetti della cooperazione per lo sviluppo condiviso che abbiamo esposto; è stato molto emozionante, perchè ci muove la passione per la Patria Grande”, ha segnalato.
Poi ha ricordato il leader bolivariano Hugo Chávez quando nella sua prima visita a Cuba nel 1994 disse che il XXI secolo sarebbe stato il secolo dell’America Latina e molti pensarono che era un pensiero audace.
“Il XXI secolo non può essere quello degli imperi e del mondo unipolare: dev’essere quello del mondo multipolare, di un mondo di pace, di rispetto, di riconoscimento del diritto all’esistenza dell’America Latina, dei Caraibi, di Cuba, del Venezuela e dell’ALBA. Dev’essere il nostro secolo e perché sia così si deve lavorare molto, unirsi, svilupparsi e camminare con i nostri passi”, ha sottolineato ancora.
Prima di partire Maduro ha inviato un ultimo messaggio al popolo cubano.
“Vi lasciamo il nostro amore, un saluto e l’impegno di sempre. Grazie a Raúl e a Fidel continueremo il nostro lavoro dal 2016 al 2030, nuovamente, con un nuovo impulso e con la stessa visione profetica di Chávez”.
“Il XXI secolo sarà il secolo di Nuestra America e sono sicuro che giungeremo al 2030 più uniti, più prosperi e più felici. Grazie Cuba!”, ha concluso.
Durante la sua visita nell’Isola, Maduro ha controllato con il suo pari cubano la marcia dell’Accordo Integrale di Collaborazione e gli è stata imposta la medaglia Ordine José Martí, la più alta decorazione che assegna lo Stato cubano.
Il Presidente Maduro ha dedicato al popolo del Venezuela questa decorazione che gli e stata assegnata venerdì 18 dal Generale d’Esercito Raul Castro, presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri.
Raúl ha ribadito a Maduro l’assoluta solidarietà di Cuba con la Rivoluzione bolivariana e chavista e con l’Unione civico-militare del popolo venezuelano.
Maduro ha detto che ha ricevuto la decorazione come un impegno di lealtà agli ideli dei leaders Fidel Castro e Hugo Chávez e alle idee gloriose che hanno fatto rialzare i nostri popoli. Poi ha ricordato i fatti vissuti da Cuba e dal Venezuela negli ultimi vent’anni, per consolidare l’unità latinoamericana, come la fondazione dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America, Petrocaribe, la Comunità degli Stati Latinoamericani, CELAC, che ha definito “una nuova realtà che nessuno potrà disconoscere e che tocca difendere”.
Hanno accompagnato il Presidente nel suo viaggio a L’Avana, Cilia Flores, prima combattente; Delcy Eloína Rodríguez Gómez, vicepresidente settoriale alla Sovranità Politica, Sicurezza e Pace e ministra del Potere Popolare per le Relazioni Estere, e altri funzionari del gabinetto Presidenziale.
Discorso di Nicolás Maduro Moros, Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, nella cerimonia per la consegna dell’Ordine José Martí
Caro compagno Generale d’ Esercito, Presidente dei Consigli di Stato e de Ministri di Cuba, Raúl Castro Ruz;
Caro Comandante Fidel Castro, che ci ascolta;
Compagni del Governo Bolivariano, del Governo Martiano:
Siamo venuti in questa visita di lavoro e come dicevamo all’alba giungendo, ci sentiamo come in casa nostra, la nostra casa comune, dei popoli fratelli che hanno vissuto una storia eroica comune.
Le nostre delegazioni hanno rivisto il cammino di questi anni e hanno disegnato la rotta e il camino dei prossimi anni e dei prossimi decenni.
Per lo meno abbiamo rivisto i passi che faremo insieme, dal 2016 e sino al 2030, vedendo sempre il XXI secolo come il nostro secolo, il secolo nostro, come lo sognò Bolívar, come lo sognò Martí, il secolo dell’indipendenza definitiva, dell’identità comune americana, il secolo della liberazione di tutte le forme d’oppressione che sono esistite, il secolo dell’unione dei nostri Caraibi e di Nuestra America, il secolo della felicità e del diritto al futuro. Così lo vediamo.
Sono stati passi fatti in questi anni, ripercorrendo le orme di coloro che ci hanno fondato. Il primo di loro, Bolívar, che sempre sognò con una Cuba libera. Furono varie le opportunità in cui il nostro Liberatore preparò piani per venire a liberare Cuba e Puerto Rico e restò pendente nell’agenda del Libertador Simón Bolívar, dopo le lotte future, dopo la sua morte, l’agenda della liberazione di Cuba, Cuba l’amata Cuba di sempre.
Abbiamo ripercorso il cammino di Martí, che riuscì a sintetizzare in maniera unica i desideri di libertà, del diritto all’indipendenza del popolo cubano e del popolo di Nuestra America d’allora.
José Martí fu il più grande bolivariano del XIX secolo conosciuto nelle nostre terre. Fu l’interprete fedele dello spirito genuino del Libertador. Fu a cercare nel 1881 la sua parola e il suo spirito e andò a Caracas, come tutti sappiamo .
E prima d’andare a riposare e con ancora addosso, come dice la testimonianza. La polvere dei cammini, andò a rendergli onore, a chi considerava suo padre, Simón Bolívar. Simboli della storia che marcano una rotta, che ci obbligano dalla radice della profondità della nostra umanità ad andare insieme, come abbiamo fatto negli anni di questo secolo.
Bolívar e Martí, tutti e due cercavano lo stesso: uno, il Libertador all’inizio del
XIX secolo, comandò eserciti, uomo di guerra; Martí, uomo delle lettere che però andò anche in guerra, terminò con i posteri come l’immortale liberatore di Nuestra America e così lo riconosciamo noi venezuelani.
Martí lo riconosciamo come uno dei nostri liberatori del XIX secolo, fedele compagno del popolo cubano e dire Martí è dire Maceo, è dire Máximo Gómez, è dire popolo.
Ricevo questa decorazione che accetto, anche se personalmente non la merito.
La ricevo come un impegno, un impegno della lealtà agli ideali dei fondatori della lealtà a Fidel e a Chávez della lealtà alle idee gloriose che hanno fatto alzare in piedi i nostri popoli, perché siano popoli degni e rispettati, oggi come oggi, dall’ umanità intera.
Cuba, quella di Fidel, della Rivoluzione, Cuba quella di sempre e il Venezuela, quello di Chávez, quello di Bolívar, due cammini dove c’incontriamo sempre, dove ci siamo cercati per molto tempo, per tutto il XX secolo plagato d’invasioni, di dittature imperiali in Cuba e in Venezuela.
Ricordiamo ancora le campane della Sierra Maestra e la lotta rivoluzionaria del Movimento 26 di Luglio, gli angeli barbuti che andarono sulla montagna e poi scesero dalla Sierra a portare la libertà, la dignità e l’indipendenza al popolo di Cuba; ricordiamo ancora la campagna nata nei quartieri di Caracas, nei campi del
Venezuela: “Un bolívar ( una moneta) per la Sierra Maestra”.
Che grande ammirazione si risvegliò in maniera genuina e spontanea nel popolo venezuelano, nella forza armata di allora, che si era risvegliata da una lunga dittatura e aveva una guida che cercava di incontrare il popolo in quel 1958.
Si trovarono nuovamente cammini e si ricorda ancora l’arrivo del Comandante vittorioso, Fidel Castro Ruz, quel 23 gennaio del 1959, e il ricevimento per le strade da parte degli abitanti d’allora dei quartieri di Caracas, della gioventù rivoluzionaria d’allora e come il discorso di Fidel Castro in Piazza O’Leary, nel centro di Caracas, a El Silencio, marcò varie generazioni di rivoluzionari, i patrioti di allora, e si ricorda Fidel e la sua rivendicazione di Bolívar e la sua chiara visione, sempre, del ruolo che corrispondeva al Venezuela nell’ora della gloria per risvegliare nuovamente l’impeto indipendentista e la forza rivoluzionari dei nostri tempi. Come un profeta parlò al tempo, quel 23 gennaio del 19159
Poi i cammini si separarono nuovamente e Cuba fece la sua autentica Rivoluzione con i suoi successi e la sua stessa forza.
Cuba costruì il proprio camino, il suo modello; Cuba riscattò la sua identità, questa bella cubanità che oggi i cubani portano con orgoglio in qualsiasi posto del mondo, sentendosi autenticamente membri di questa sacra terra. Al Venezuela è toccato un cammino tortuoso, difficile e molto complesso, sino a che è sorta questa forza inaudita della storia, della guida che ha aperto il cammino del XXI secolo
venezuelano: il Comandante Hugo Chávez e il Movimento Bolivariano Rivoluzionario-200.
Non è causale diranno alcuni, che precisamente con il sorgere della guida bolivariana del Comandante Chávez, il progetto rivoluzionario e il Progetto Nazionale Simón Bolívar, siano avanzati verso un nuovo incontro della storia verso una ripresa dell’orma fresca, dell’orma originale che ha fondato la nostra identità e il nostro diritto d’essere: Bolívar y Martí.
Poi giunse il giorno, dopo i tempi della ribellione del 1992, quel 14 dicembre del 1994, in cui toccò la terra cubana il Comandante Hugo Chávez Frías, e lo aspettava ai piedi della scaletta dell’aereo l’altro Comandante, che aveva combattuto tutte le battaglie del XX secolo e aveva sollevato Cuba con la sua dignità alla prima linea della verità del mondo: Fidel Castro Ruz;e si abbracciarono.
Era una notte fresca quella del 14 dicembre del 1994, e quel giorno si re incontrarono i cammini delle lotte, dei sogni, dei desideri, delle speranze; quei giorni sigillarono l’inizio di un nuovo patto che oggi portiamo avanti, un patto di sinergia d’amore, di vita e di verità, che è il patto dell’unione di Cuba e del Venezuela e che oggi è in questa medaglia ( applausi) che adesso porto qui (segnala).
Non sono due giorni: la nostra unione viene dall’amore, della fraternità, dai sogni di grandezza per l’uguaglianza, per la giustizia, per l’indipendenza.
Il nostro amore viene dall’identità, dall’incontro dei nostri due popoli, che hanno storie eroiche. Il nostro amore viene dalla verità. Noi non fingiamo condotte, nè sorrisi, né saluti: noi abbracciamo davvero, con fiducia, perchè siamo fratelli e sappiamo che dietro a un abbraccio quello che viene è un sorriso e non un pugnale.
Noi, Cuba e il Venezuela, con Fidel e con Chávez, siamo riusciti a costruite questo cammino che è già esteso, intenso e lungo nel 1994. Quante cose sono passate da allora, quante lotte abbiamo fatto.
Cuba perseguitata da un blocco infernale e il Venezuela sottoposto a tutte le forme di minacce interna ed esterne, e siamo qui in piedi come staremo sempre in tutti gli anni a venire. Già non potranno farci sparire, come ha detto Lula in questi giorni di fronte alla persecuzioni alle quali sono sottoposti lui e la presidentessa Dilma; già non ci potranno far sparire, già non ci sarà un Piano Condor che possa con noi che siamo una realtà, una bella realtà.
Dieci anni dopo, il 14 dicembre del 2004, quel Comandante giunse e abbracciò in unione Cuba rivoluzionaria e il periodo speciale del 1994; venne Hugo Chávez, assieme a Fidel Castro a fondare un sogno chisciottesco: l’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America.
Settimane dopo si fondò PETROCARIBE, due motori – ALBA-PETROCARIBE- con quello che avvenne dopo, un processo storico che sorgeva, il consolidamento dei nuovi leaders, un processo storico con la creazione della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi, UNASUR; il processo storico del sorgere di una nuova realtà, di una nuova geopolitica che nessuno potrà disconoscere, che abbiamo noi i popoli di Cuba e del Venezuela, la gioventù di Cuba e del Venezuela, conoscere, riconoscere e difendere tocca a noi e soprattutto, alle nuove generazioni del futuro, avere chiari i cammini percorsi da tutte le generazioni e gli Eroi che hanno accumulato le nostre lotte, i martiri che hanno accumulato le nostre lotte e tenere sempre ben ferma questa bella bandiera che sventola, queste bandiere di Cuba e del Venezuela che stanno ondeggiando insieme, con la speranza nei tempi da costruire.
Devo ringraziare a nome della delegazione del governo bolivariano
e rivoluzionario, a nome del popolo del Venezuela per questa decorazione che in verità è per il popolo eroico del Venezuela, che ha combattuto, che non si arrende, che non riposa e che affronta mille forme di guerra non convenzionali.
Realmente, questa forza di Martí, di una Cuba degna, ferma e in piedi, io la porto al popolo del Venezuela come decorazione per il suo eroismo, la sua lotta, il suo amore, la sua lealtà condivisa per tutti questi anni storici, belli ed eroici che abbiamo vissuto.
Recentemente abbiamo rivisto alcuni documenti storici del Libertador e abbiamo trovato una lettera, con il compagno Alí Rodríguez, ambasciatore, comandante
Al, datata 13 aprile del 1823, quando il Libertador era nel sud, a Guayaquil, e aveva scritto una lettera all’allora Presidente del Perù.
Dopo alcuni mesi, il Libertador fu chiamato a Lima con le sue truppe per scacciare le ridotte imperialiste della colonia spagnola d’allora. Il Libertador scrisse al presidente, Riva Agüero e gli comunicò: “Ho inviato avanti Sucre —Antonio José de Sucre”. Il Libertador aveva pensato anni prima di mandare Sucre al fronte delle truppe che dovevano a venire a Cuba. Sicuramente Sucre sognava di raggiungere L’Avana in quella missione liberatrice. E il Libertador Simón Bolívar
quel 13 aprile del 1823 disse al Presidente del Perù d’allora: “Ho inviato
Sucre che è il miglior generale partorito in Venezuela, uomo forgiato nella rivoluzione e nella guerra, ma uomo esperto di pace”.
“Io vorrei, disse il Libertador, che lo utilizzassimo a fondo per vedere se con mezzi pacifici possiamo ottenere e il ritiro definitivo, senza più guerre del truppe spagnole, ma prevedendo che non sarà così, mandiamo 4.000 uomini e ne ho altri 4.000 pronti che aspettano munizioni e cavalli, per andare a Lima ad espellere l’impero spagnolo”.
Bolívar, con gran sentimento e senso, voleva la pace e che l’impero d’allora riconoscesse la forza che eravamo già, uomini liberi e donne libere, patrie nascenti. Ma allora, bene, l’impero spagnolo, chissà la lontananza… forse se ci fosse stato Internet avrebbe capito più rapidamente quello che stava succedendo in America del Sud, ma non fu così e allora Bolívar disse: “In qualsiasi circostanza e se saremo obbligati ad utilizzare la forza in qualsiasi circostanza, l’amore per la Patria vincerà.
Io credo, lo sento e so che il nostro popolo ugualmente lo sente, soprattutto di frnte ad uomo come Raúl, Generale d’Esercito combattete di tante battaglie i dignità di Nuestra America, che in qualsiasi circostanza l’amore per la Patria vincerà, l’amore per Nuestra America vincerà, l’amore per Cuba, vincerà l’amore per il Venezuela, vincerà in qualsiasi circostanza. I nostri popoli innalzeranno questa marca eroica di
Bolívar e di Martí e in qualsiasi circostanza la nostra causa vincerà.
Questo è quello che credo!
Molte grazie, Cuba.
Viva Cuba!
Viva il Venezuela!
Viva Bolívar!
Viva Martí!
Viva Fidel!
¡Viva Chávez!
Hasta la victoria siempre!
Palabras de Nicolás Maduro Moros, Presidente de la República Bolivariana de Venezuela, en el acto de condecoración con la Orden José Martí
Querido compañero General de Ejército, Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de Cuba, Raúl Castro Ruz;
Querido Comandante Fidel Castro, que nos escucha;
Compañeros del Gobierno Bolivariano, del Gobierno Martiano:
Hemos venido a esta visita de trabajo. Como decíamos en la madrugada al llegar, nos sentimos en nuestra casa, nuestra casa común de pueblos hermanos que han gestado una historia común heroica.
Nuestras delegaciones han revisado el camino de estos años y han diseñado la ruta y el camino de los próximos años y las próximas décadas. Por lo menos hemos visualizado los pasos que juntos vamos a dar desde el 2016 hasta el 2030, siempre viendo el siglo XXI como el siglo nuestro, ¡nuestro siglo!, como soñó Bolívar, como soñó Martí, el siglo de la independencia definitiva, de la identidad común americana, el siglo de la liberación de todas las formas de opresión que han existido, el siglo de la unión de nuestro Caribe y de nuestra América, el siglo de la felicidad y el derecho al futuro. Así lo vemos.
Han sido pasos que se han dado en todos estos años, recobrando la huella de los que nos fundaron. El primero de ellos Bolívar, quien siempre soñó con una Cuba libre. Fueron varias las oportunidades en que nuestro Libertador preparó los planes para venir a liberar a Cuba y a Puerto Rico, y quedó pendiente en la agenda del libertador Simón Bolívar, de las luchas futuras, luego de que él rindiera su vida, la agenda pendiente de la liberación de Cuba, Cuba, la amada Cuba de siempre.
Hemos retomado los caminos de Martí, quien logró sintetizar de manera única los anhelos de libertad, del derecho a la independencia del pueblo cubano y del pueblo de nuestra América de entonces. José Martí fue el más grande bolivariano del siglo XIX que haya conocido nuestras tierras. Fue el intérprete fiel del espíritu genuino del Libertador. Fue a buscar en 1881 su palabra, su espíritu, y llegó a Caracas —como todos sabemos— y antes de ir a descansar y aún conservando —como dice el testimonio— los polvos de los caminos fue a rendirle honores a quien consideraba también su padre, Simón Bolívar. Símbolos de la historia que van marcando una ruta, que nos van obligando en la raíz de la profundidad de nuestra humanidad a andar juntos, como hemos andado en los años de este siglo.
Bolívar, Martí, los dos buscaron lo mismo: uno Libertador del inicio del siglo XIX, comandó ejércitos, hombre de guerra; Martí, hombre de letras, quien se fue también a la guerra y terminó en la posteridad como un inmortal libertador de nuestra América, así lo reconocemos los venezolanos. A Martí lo reconocemos como uno de nuestros libertadores del siglo XIX, fiel compañero del pueblo cubano, y decir Martí es decir Maceo, es decir Máximo Gómez, es decir el pueblo.
Recibir esta condecoración, la cual acepto, aunque personalmente no merezco todavía, la recibo como un compromiso, un compromiso de lealtad a los ideales de los fundadores, de lealtad a Fidel y a Chávez, de lealtad a las ideas gloriosas que han puesto de pie a nuestros pueblos para que sean pueblos dignos, respetados hoy por hoy por la humanidad entera. Cuba, la de Fidel, la de la Revolución, Cuba la de Siempre, y Venezuela, la de Chávez, la de Bolívar, dos caminos que nos encontramos siempre, nos buscamos durante mucho tiempo, todo el siglo XX, plagado de invasiones, de dictaduras imperiales en Cuba, en Venezuela.
Aún se recuerda cuando las campañas de la Sierra Maestra y la lucha revolucionaria del Movimiento 26 de Julio, de los ángeles barbudos que llegaron a la montaña y luego bajaron de la Sierra a llevar libertad, dignidad e independencia al pueblo de Cuba, aún se recuerda la campaña surgida de los barrios de Caracas, de los campos de Venezuela: “Un bolívar para la Sierra Maestra”. ¡Qué admiración tan grande!, se despertó de manera natural, genuina, espontánea en el pueblo venezolano, en la Fuerza Armada de entonces, que había despertado de una larga dictadura y tenía un liderazgo que buscaba encontrarse con el pueblo, en aquel año 1858.
Se encontraron nuevamente los caminos, aún se recuerda la llegada del Comandante victorioso Fidel Castro Ruz, aquel 23 de enero de 1959, y el recibimiento en las calles por parte de los habitantes entonces de los barrios de Caracas, de la juventud revolucionaria de entonces, y de cómo el discurso dado por Fidel Castro en la Plaza O’Leary del centro de Caracas, de El Silencio, como marcó a varias generaciones de revolucionarios, de patriotas entonces. Se recuerda a Fidel y su reivindicación de Bolívar y su visión clara siempre del papel que le iba a corresponder a Venezuela en la hora de la gloria, para despertar nuevamente el ímpetu independentista y la fuerza revolucionaria en nuestros tiempos. Como un profeta le habló al tiempo, 23 de enero de 1959.
Luego los caminos se separaron nuevamente. Cuba hizo su auténtica Revolución, con sus aciertos y con su fuerza propia. Cuba construyó su propio camino, su propio modelo. Cuba rescató su identidad, esa hermosa cubanía que hoy llevan con orgullo a cualquier lugar del mundo los cubanos, sintiéndose auténticamente miembros de esta tierra sagrada. A Venezuela le tocó un camino tortuoso, difícil, muy complejo, hasta que surgió esa fuerza inaudita de la historia del liderazgo que abrió el camino del siglo XXI venezolano: Comandante Hugo Chávez y el Movimiento Bolivariano Revolucionario-200.
No es casualidad, dirían algunos, que precisamente con el surgimiento del liderazgo bolivariano del Comandante Chávez, el proyecto revolucionario y el Proyecto Nacional Simón Bolívar, avanzáramos hacia un reencuentro de la historia, hacia una retoma de la huella fresca, de la huella original que fundó nuestra identidad y nuestro derecho a ser: Bolívar y Martí.
Llegó el día, luego de los tiempos de rebelión de 1992, un 14 de diciembre de 1994 tocó tierra cubana el Comandante Hugo Chávez Frías, lo esperaba en la escalerilla del avión otro Comandante que había pasado por todas las batallas del siglo XX y que había levantado a Cuba con su dignidad en la primera línea de la verdad del mundo: Fidel Castro Ruz; se dieron un abrazo. Era un anoche fresca del 14 de diciembre de 1994, y ese día se reencontraron todos los caminos de las luchas, de los sueños, de los anhelos, de las esperanzas; ese día sellaron el comienzo de un nuevo pacto que hoy llevamos, un pacto de sangre, de amor, de vida y de verdad, que es el pacto de la unión de Cuba y de Venezuela y que yo llevo ahora en esta medalla (Aplausos); que llevo ahora aquí (Señala).
No son dos días, nuestra unión viene del amor, de la hermandad, de los sueños de grandeza, por la igualdad, por la justicia, por la independencia. Nuestro amor viene de la identidad, del encuentro de dos pueblos que tenemos dos historias heroicas; nuestro amor viene de la verdad. Nosotros no andamos fingiendo conductas, ni sonrisas ni saludos, nosotros nos abrazamos de verdad, con confianza porque somos hermanos, y sabemos que detrás de un abrazo lo que viene es la sonrisa y no un puñal.
Nosotros, Cuba y Venezuela, con Fidel y con Chávez, logramos construir este camino que ya se va haciendo extenso, intenso, largo; 1994, cuántas cosas han pasado desde entonces, cuántas luchas hemos dado. Cuba perseguida por un bloqueo infernal; Venezuela sometida a todas las formas de amenazas internas y externas, y aquí estamos, de pie, como siempre vamos a estar en los años que están por venir. Ya no podrán desaparecernos, como dijo Lula en estos días ante la persecución a la que están siendo sometidos él y la presidenta Dilma; ya no podrán de desaparecernos, ya no habrá Plan Cóndor que pueda con nosotros, somos una realidad, una hermosa realidad.
Diez años después, 14 de diciembre del año 2004, aquel Comandante que llegó y abrazó en unión a la Cuba revolucionaria y el período especial de 1994, ya vino Hugo Chávez, junto a Fidel Castro a fundar un sueño quijotesco: la Alianza Bolivariana para los Pueblos de nuestra América. Semanas después se fundó PETROCARIBE, dos motores —ALBA-PETROCARIBE— para lo que vino después, un proceso histórico de surgimiento, consolidación de nuevos liderazgos, un proceso histórico de surgimiento de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, del UNASUR; un proceso histórico del surgimiento de una nueva realidad, de una nueva geopolítica que nadie podrá desconocer, pero que tenemos nosotros, los pueblos de Cuba, de Venezuela, la juventud de Cuba y de Venezuela conocer, reconocer y defender, nos toca a nosotros, y les toca sobre todo a las generaciones del futuro, estar claros de los caminos andados por todas las generaciones y los héroes que han acumulado nuestras luchas, los mártires que han acumulado nuestras luchas y tomar siempre firmes esa bandera hermosa que ondea, estas banderas de Cuba y Venezuela que están ondeando unitarias, esperanzadas en los tiempos por construir.
Tengo que agradecer, a nombre de la delegación del gobierno bolivariano y revolucionario, a nombre del pueblo de Venezuela esta condecoración que de verdad es para el pueblo heroico de Venezuela que ha batallado, que no se rinde, que no descansa y que enfrenta mil formas de guerra no convencionales.
Realmente, esta fuerza de Martí, de una Cuba digna, firme y de pie, se la llevo al pueblo de Venezuela como condecoración a su heroicidad, a su lucha, a su amor, a la lealtad compartida por todos estos años históricos, hermosos y heroicos que hemos vivido.
Recientemente revisábamos algunos documentos históricos del Libertador y encontrábamos una carta —camarada Alí Rodríguez, embajador, comandante Alí—, fechada el 13 de abril de 1823, estaba el Libertador en el sur, en Guayaquil, y le escribe una carta al entonces Presidente del Perú, al pasar los meses sería llamado el Libertador a Lima con sus tropas, para echar los reductos del ejército imperialista de la colonia española entonces, y el Libertador le escribe al Presidente de entonces, Riva Agüero y le dice: He enviado delante a Sucre —Antonio José de Sucre—, el Libertador había pensado años antes mandar a Sucre al frente de las tropas que iban a venir a Cuba. Seguramente Sucre soñó con llegar a La Habana en esta misión libertadora. Y le dice el Libertador Simón Bolívar el 13 de abril de 1823 al Presidente del Perú entonces: He enviado a Sucre que es el mejor general que jamás ha parido Venezuela, hombre forjado en la Revolución, en la guerra, pero hombre experto en la paz. Yo quisiera —le dice el Libertador— que lo emplearan a fondo para ver si por medios pacíficos podemos lograr el retiro definitivo, sin más guerras, de las tropas españolas, pero previendo que no fuera así, mandamos 4 000 hombres y tengo preparados 4 000 más a la espera de pertrechos y caballos para andar sobre Lima y expulsar al imperio español.
Bolívar, con gran sentimiento y sentido aportaba a la paz y a que el imperio de entonces reconociera la fortaleza de lo que ha éramos, hombres libres, mujeres libres, patrias nacientes. Para entonces, bueno, el imperio español, quizás la lejanía, si hubiera tenido Internet quizás hubiera entendido más rápido qué estaba sucediendo en Suramérica. No fue así, pero entonces Bolívar le dice: En cualquier circunstancia y si fuéramos obligados a utilizar la fuerza, en cualquier circunstancia el amor por la patria vencerá.
Yo creo, lo siento y sé que nuestro pueblo también lo siente, sobre todo al frente de un hombre como Raúl, General de Ejército, combatiente de tantas batallas de dignidad de nuestra América, en cualquier circunstancia el amor por la patria vencerá, el amor por nuestra América vencerá, el amor por Cuba vencerá, el amor por Chávez vencerá, el amor por Fidel vencerá, el amor por Venezuela vencerá; en cualquier circunstancia nuestros pueblos llevarán esta marca heroica de Bolívar y de Martí y en cualquier circunstancia nuestra causa vencerá. Así lo creo.
Muchas gracias, Cuba.
¡Viva Cuba! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)
¡Viva Venezuela! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)
¡Viva Bolívar! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)
¡Viva Martí! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)
¡Viva Fidel! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)
¡Viva Chávez! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)
¡Hasta la victoria siempre!
Palabras de Homero Acosta Álvarez, Secretario del Consejo de Estado, en el acto de imposición de la Orden José Martí, a Nicolás Maduro Moros, Presidente de la República Bolivariana de Venezuela
Compañero Nicolás Maduro Moros, presidente de la República Bolivariana de Venezuela;
Compañero General de Ejército Raúl Castro Ruz, presidente de los Consejos de Estado y de Ministros de la República de Cuba;
Distinguidos miembros de la delegación venezolana;
Compañeras y compañeros venezolanos y cubanos:
Le conocimos primero como líder sindical y activista en la defensa de los participantes de la insurrección militar en 1992, cuando abrazó para siempre los ideales del Líder de la Revolución Bolivariana, el querido y siempre presente Comandante Hugo Rafael Chávez Frías.
Luego se destacó como constituyente, parlamentario, Presidente de la Asamblea Nacional, Canciller, Vicepresidente Ejecutivo y ahora Presidente de la República Bolivariana de Venezuela, responsabilidad desde la que continúa, con ejemplar consagración y en estrecha unidad con su pueblo y con la dirección cívico-militar de la Revolución, la inmensa obra de Chávez para hacer a su amada Venezuela una Patria digna, soberana, independiente, con equidad y justicia social, pacífica y solidaria; y a América Latina y el Caribe la más grande nación del mundo, menos por su extensión y riqueza, que por su libertad y gloria, como soñó el Libertador Simón Bolívar.
En ese colosal empeño usted, junto a sus compañeras y compañeros y a su pueblo chavista, enfrenta con valor, inteligencia y fe inquebrantable en la victoria, incesantes acciones desestabilizadoras y violentas de la oposición, incluyendo una brutal guerra económica y mediática, apoyada desde el exterior, así como circunstancias económicas internacionales muy adversas y actos de injerencia en sus asuntos internos, como la arbitraria Orden Ejecutiva que califica injustificadamente a Venezuela como una amenaza inusual y extraordinaria a la seguridad nacional de Estados Unidos.
La indestructible y excelente relación existente entre Venezuela y Cuba constituye un paradigma de vínculos fraternales, solidarios y mutuamente beneficiosos entre dos naciones indivisiblemente unidas por profundos lazos de amistad, afecto y respeto mutuo, forjados al fragor de los combates por la independencia en el siglo XIX y por la libertad definitiva en el siglo XX, así como por la comunión de ideas de nuestros líderes históricos.
En virtud de sus méritos, sus valores y compromiso con sus ideas y su pueblo, el Consejo de Estado de la República de Cuba, a propuesta de su Presidente, acordó otorgar la Orden “José Martí”, al compañero Nicolás Maduro Moros, primer Presidente chavista y obrero de la hermana República Bolivariana de Venezuela.
Reciba usted, Presidente Maduro, la más alta condecoración que otorga nuestra Patria, que lleva el nombre del Héroe Nacional de Cuba, apóstol de nuestra independencia y referente esencial de la libertad y el antimperialismo para Nuestra América.
Con este acto, el Gobierno y el pueblo cubanos reiteran su solidaridad incondicional con el Gobierno, el pueblo y la unión cívico-militar bajo su dirección; y la confianza en nuevas victorias de la Revolución Bolivariana, Chavista y antiimperialista, junto a la cual siempre estaremos.
Como en 1999, cuando el líder histórico de la Revolución Fidel Castro Ruz colocó esta Orden en el pecho del Presidente Hugo Chávez, le pedimos a usted, continuador de la histórica tradición de hermandad y solidaridad entre Venezuela y Cuba, que la acepte como un gesto sincero de respeto y amor de todos los cubanos a usted y a su entrañable y heroico pueblo, y le reiteramos, como Martí, que nos consideramos hijos de Venezuela y estaremos siempre dispuestos a servirla.
Muchas gracias