Harold Cárdenas Lema https://eltoque.com
Il più vicino a questi anni, a Cuba, sono i primi anni sessanta, quando i cambiamenti si verificavano più velocemente di quanto la nostra capacità di assimilarli. E abbiamo una seconda invasione yankee, solo che è preceduta da Google e Paypal.
Il paese si muove rapidamente verso un luogo incerto. Lo seguiamo con movimento zombie solo dalla certezza che questo non è il nostro posto, non è il paese che vogliamo. Le preoccupazioni iniziano quando gli avversari di sempre soffiano sempre nelle nostre vele, ci danno slancio. E non rimane altra scelta che intraprendere la traversata perché non c’è porto sicuro dove ritornare.
Il giorno che Obama è arrivato a Cuba, il panettiere mi ha svegliato cantando una canzone prima proscritta alla radio, non nelle case cubane. La visita del presidente USA, Barack Obama, ha avuto inizio con Willy Chirino come colonna sonora e un tremendo sole.
In poche ore il cielo si è rannuvolato, un fulmine ha attraversato le nuvole e l’Air Force One è atterrato a Boyeros. Secondo la religione afro-cubana, la pioggia è un buon presagio che spazza la sfortuna; forse non ha piovuto abbastanza. Se fosse sceso Harrison Ford dalla scaletta saremmo stati più preparati, invece lo ha fatto un presidente nero e carismatico con tutta la sua famiglia.
Abbiamo molte persone importanti che non sono preparate per quello che viene.
Il presidente USA ha fatto spettacolo di comunicazione politica. Noi abbiamo visto in TV non i meriti degli altri, ma le nostre deficienze. Mentre alcuni si scagliavano, nei nostri media, contro il marketing politico ho pregato che imparassero qualcosa, da lui, in forma politica.
Con il POTUS sono venute centinaia di persone, molte delle quali imprenditori interessati all’isola. Ha dedicato tempo prezioso agli imprenditori, per lo più giovani. Non vi è dubbio che quest’ultimi saranno parte dei cambiamenti che stanno arrivando, ma li si vuole trasformare in gruppi di pressione politica? È d’interesse nazionale tenere un settore economico dipendente dall’economia USA?
Uno dei maggiori vantaggi che ha il progetto cubano rispetto ai suoi omologhi di sinistra nel continente, è l’assenza di una borghesia con coscienza di classe. Andremo volentieri alla costruzione e promozione dei nuovi ricchi? Nei decenni passati abbiamo ottenuto distribuire, con una certa equità, la ricchezza nazionale senza poter eliminare completamente le differenze sociali, che oggi minacciano di diventare classi. Gli interessa, ad Obama, che il paese cresca economicamente e le famiglie, di tutti i quartieri, prosperino o semplicemente gli interessa un gruppo che sia utilizzabile politicamente? Il denaro sta arrivando dagli USA, sembra concentrarsi in alcuni quartieri e città ma appena spruzzato su coloro che non hanno capitali da investire o soffrono fatalità geografiche.
Un altro punto di interesse è stato Internet e le nuove tecnologie. Perché al POTUS interessa di più l’informazione che giunge ai giovani, invece di matite e quaderni nelle scuole? Cuba solo necessita che la lascino essere, senza secondi fini o sguardi paternalistici. Già abbiamo sufficienti problemi nostri, che non dipendeno dal blocco, per essere occupati con altri di fabbricazione straniera.
In un contesto di non-ostilità con gli USA la società civile del paese dovrò richiedere le libertà sacrificate dalle circostanze che qualche funzionario pretende limitare.
Ho sentito Obama parlare alla società civile in un discorso segnato dal carisma e dalle omissioni.
La cosa più importante, forse, è stato notare il percorso scelto verso l’empatia dei cubani: il nazionalismo martiano. La Rivoluzione cubana è prima nazionalista che ideologica, un abbrivio che non è cambiato con le nuove generazioni.
Il POTUS non può sfuggire alla sua situazione, anche se il tema Cuba può essere un investimento strategico per il suo partito, in realtà lo crede. Dà l’impressione di essere padre di famiglia, di valori simili ai nostri, che, in un altro contesto, sarebbe nostro amico senza pensarlo. Se qualcosa ho imparato finora è che la vita è più ricca delle ideologie. Con grandi amici nella socialdemocrazia e nemici nel mio stesso partito, si apprende che i valori sono il bene più universale. Già le discrepanze vengono per quanto riguarda la forma di convivenza e di organizzazione sociale.
Quel giorno in teatro c’era internet gratuito, un lusso che dovrebbe essere la norma. Quando tutto era finito me ne sono andato impressionato dal dispositivo di sicurezza, non essendo abituato a tanta presenza di polizia; forse uno dei migliori valori che mi ha insegnato il mio paese. Il ritorno a casa è stato agrodolce, si sente che la barca ha preso slancio e le ruote della storia hanno iniziato a camminare senza fermarsi. Vado a ricordare al panettiere che i Rolling Stones suonano venerdì, non è che gli yankee stanno arrivando, è che già sono qui.
Ya vienen llegando
Lo más cercano a estos años en Cuba son los inicios de los sesenta, cuando los cambios ocurrían más rápido que nuestra capacidad de asimilarlos. Y tenemos una segunda invasión yanqui, solo que con Google y Paypal en la delantera.
El país se mueve con rapidez hacia un lugar incierto. Lo seguimos con movimiento zombie solo por la certeza de que éste tampoco es nuestro lugar, no es el país que queremos. Las preocupaciones comienzan cuando los adversarios de siempre soplan nuestras velas, nos dan impulso. Y no queda más remedio que emprender la travesía porque no hay puerto seguro a dónde regresar.
El día que llegó Obama a Cuba, el panadero me despertó cantando una canción antes proscrita de la radio, no de las casas cubanas. La visita del presidente estadounidense, Barack Obama, comenzaba con Willy Chirino de banda sonora y un sol tremendo.
En cuestión de horas se nubló el cielo, un rayo cruzó las nubes y el Air Force One aterrizó en Boyeros. Según la religión afrocubana, la lluvia es un buen presagio que barre la mala suerte, quizás no llovió lo suficiente. Si hubiera bajado Harrison Ford por la escalerilla hubiéramos estado más preparados, en cambio lo hizo un presidente negro y carismático con toda su familia.
Tenemos mucha gente importante que no está preparada para lo que viene.
El presidente de EE.UU. hizo gala de comunicación política. Nosotros vimos en la tele no los méritos del otro, sino las deficiencias propias. Mientras algunos despotricaban contra el marketing político en nuestros medios, yo rezaba para que aprendieran algo de él en cuanto a forma política.
Con el POTUS vinieron cientos de personas, muchos de ellos empresarios interesados en la isla. Le dedicó un tiempo valioso a los emprendedores, jóvenes en su mayoría. No hay duda que estos últimos serán parte de los cambios que sobrevendrán pero ¿se les quiere convertir en grupos de presión política? ¿Es de interés nacional tener un sector económico dependiente de la economía estadounidense?
Una de las mayores ventajas que tiene el proyecto cubano en comparación a sus homólogos de izquierda en el continente, es la ausencia de una burguesía con conciencia de clase. ¿Iremos gustosos a la construcción y fomento de los nuevos ricos? En décadas pasadas logramos distribuir con cierta equidad la riqueza nacional sin poder eliminar totalmente diferencias sociales que hoy amenazan convertirse en clases. ¿Le interesa a Obama que el país crezca económicamente y las familias de todos los barrios prosperen o solo le interesa un grupo que sea utilizable políticamente? El dinero está llegando de EU, parece concentrarse en algunos barrios y ciudades pero apenas salpica a los que no tienen capital para invertir o sufren fatalidades geográficas.
Otro punto de interés fue Internet y las nuevas tecnologías. ¿Por qué se interesa más el POTUS en la información que llega a los jóvenes en vez de los lápices y libretas en las escuelas? Cuba solo necesita que la dejen ser, sin segundas intenciones ni miradas paternalistas. Ya tenemos suficientes problemas propios, que no dependen del bloqueo, para estar ocupados con otros de fabricación foránea.
En un contexto de no-hostilidad con EE.UU. la sociedad civil del país deberá exigir las libertades sacrificadas por las circunstancias que algún funcionario pretenda limitar.
Escuché a Obama hablando a la sociedad civil en un discurso marcado por el carisma y las omisiones.
Lo más importante quizás fue notar el camino escogido hacia la empatía de los cubanos:el nacionalismo martiano. La Revolución cubana fue primero nacionalista que ideológica, un resorte que no ha cambiado con las nuevas generaciones.
El POTUS no puede escapar de su circunstancia, aunque el tema Cuba pueda ser una inversión estratégica para su partido, en realidad se lo cree. Da la impresión de ser hombre de familia, de valores similares a los nuestros que en otro contexto sería nuestro amigo sin pensarlo. Si algo he aprendido hasta hoy es que la vida es más rica que las ideologías. Con grandes amigos en la socialdemocracia y enemigos en mi propio partido, se aprende que los valores son el bien más universal. Ya las discrepancias vienen en cuanto a la forma de convivencia y organización social.
Ese día en el teatro había Internet gratis, un lujo atípico que debería ser norma. Cuando acabó todo me marché impresionado por el dispositivo de seguridad, el no estar acostumbrado a tanta presencia policial quizás sea uno de los mejores valores que me enseñó mi país. El regreso a casa fue agridulce, se siente que el barco ha tomado impulso y las ruedas de la historia han echado a andar sin detenerse. Voy a recordarle al panadero que los Rolling Stones tocan el viernes, no es que los yanquis vengan llegando, es que ya están aquí.