Il Brasile vive una settimana nella quale si anticipa l’adozione di cruciali decisioni che riguardano il futuro della coalizione di governo, guidato dal Partito dei Lavoratori (PT).
La prima decisione sarà la definizione ufficiale da parte dell’altro governante Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), sulla sua permanenza o meno nell’alleanza con il PT e questo dovrebbe avvenire oggi martedì, in una riunione prevista dal suo direttivo nazionale.
Per molti l’uscita del PMDB dal governo si può considerare un fatto consumato, com’è stato fatto sapere alcuni giorni fa dalle sue principali figure.
In accordo con l’ex ministro dell’Aviazione Civile e braccio destro del vicepresidente Michel Temer, Eliseu Padilha, il fatto che i due gruppi politici vogliono andare alle elezioni presidenziali del 2018 con un proprio candidato rende impossibile restare nella giunta.
Padilha ha ricordato in un’intervista data al Jornal do Comercio, che nel recente congresso ci sono state sei ore di microfono aperto, durante le quali la critica al governo e il clamore per la rottura sono state costanti.
Il presidente del PMDB e dell’Assemblea Legislativa di Río de Janeiro, Jorge Picciani, ha reiterato che il direttivo del gruppo è d’accordo sulla rottura con la presidente Dilma Rousseff.
Picciani ha assicurato che il PMDB carioca ha una posizione distinta, di difesa del governo, ma ha indicato che il panorama è cambiato dopo la delazione del senatore Delcídio Amaral (PT) e di fronte all’impossibilità di uscire dal dissenso e ottenere un minimo consenso.
Il Partito del Movimento Democratico Brasiliano è il secondo più rappresentato nella Camera dei Deputati, con 66 legislatori e conta su 19 senatori, occupa la vice presidenza della Repubblica, governa sette Stati e 7022 municipi e guida sei ministeri.
Domani mercoledì si dovrebbe riunire il plenario del Supremo Tribunal Federale (STF) che analizzerà la sospensione cautelare della nomina dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva come ministro a capo della Casa Civile, sospensione ordinata dal ministro di questa corte, Gilmar Mendes.
Il magistrato aveva deciso di riaprire il processo delle investigazioni contro Lula seguito dal giudice federale di Curitiba, Sergio Moro, che conduce l’operazione anti corruzione Lava Jato, ma questa disposizione è rimasta senza effetto per la risoluzione successiva del membro del STF, Teori Zavascki.
Secondo Mendes, la sua determinazione risponde alla supposizione che la nomina dell’ex presidente come capo di gabinetto è stata realizzata con l’unico fine d’impedire il possibile arresto dello stesso da parte di Moro, che il 4 marzo scorso aveva ordinato di portarlo a forza a dichiarare alla Polizia Federale.
La Commissione Speciale della Camera dei Deputati che analizza l’impeachment contro la Roussef, questa settimana prevede di realizzare cinque delle dieci sessioni regolamentari con il proposito d’accelerare il processo e poter mettere a votazione la sua decisione alla metà d’aprile.