La disposizione d’uscire dal progetto di questa catena televisiva formata dai governi di Venezuela, Cuba, Ecuador, Bolivia, Nicaragua, Uruguay e, sino ad ora, Argentina, significherà la scomparsa della succursale e degli uffici di Telesur a Buenos Aires.
In una dichiarazione diffusa dalla Rete nel suo capitolo argentino, gli intellettuali e gli artisti segnalano che a sole 72 ore da quando il presidente Obama ha terminato la sua visita in questa nazione, il governo di Mauricio Macri ha confermato che non continuerà a partecipare alla catena televisiva.
Questo fatto, hanno segnalato, costituisce un’azione indiscutibile per silenziare, che ha relazione con un fatto preciso: Telesur è uno dei pochi media di comunicazione internazionale che nei primi 100 giorni di governo di Macri ha mostrato la politica dei licenziamenti in massa.
Inoltre ha allarmato sulla crescente inflazione dei prodotti di base dopo una svalutazione del 60% della moneta nazionale ed ha informato sulla nuova politica estera argentina, allineata agli interessi di Washington.
Nel messaggio firmato, tra i tanti, dalla filosofa e storiografa venezuelana Carmen Bohórquez e dal giornalista e investigatore Juan Manuel Karg, i firmatari hanno espresso la loro preoccupazione perché se ne va un canale dei pochi che coprono dal vivo e in diretta i fatti trascendentali.
Lo Stato argentino smette d’essere azionario di Telesur, ma continua ad esserlo del gruppo Clarin, con il 9% delle azioni, aggiunge il comunicato e allerta che è un passo avanti contro i media di comunicazione che offrono una visione multipolare del mondo, favorendo le catene conservatrici nordamericane, come la CNN e Fox News in América Latina.
L’idea di abbandonare Telesur è stata adottata dal ministro dei Media e Contenuti pubblici, Hernán Lombardi e dal segretario della Comunicazione Pubblica, Jorge Grecco.
L’Argentina è proprietaria del 16% delle azioni de La Nueva Televisione del Sud, fondata nel 2005 dal già scomparso presidente Hugo Chávez.