Esteban Morales https://lapupilainsomne.wordpress.com
Signor Presidente, la sua visita è stata ottima per entrambi i paesi. Dobbiamo dire che Lei ha lasciato il nostro posto impressionato con i suoi modi, la sua sincerità e onestà, per dire ciò che gli piaceva e ciò non gli piaceva. Ha condiviso con il popolo, fatto che ha impressionato molto, poiché Fidel Castro ci ha abituati a questo.
Ma la cosa che più ha impressionato la gente, è che tutto sembrava accadere in nell’atmosfera come di un sogno: un presidente USA a Cuba? E’ stato come un vero miracolo. Nessuno poteva immaginarlo, signor Presidente, che dopo tanti anni nel soffrire aggressioni di ogni tipo, dall’inizio della storia; la nostra sovranità e desiderio di indipendenza, soffrire aggressioni economiche, militari, biologiche, paramilitari, psicologiche etc. L’eccetera è lunga, signor presidente. Che un presidente USA venisse a Cuba e ci parlasse di amicizia, lanciasse un “ramoscello d’ulivo” lusingasse il nostro modo di essere, il nostro orgoglio e patriottismo, ci riconoscesse come popolo, come riconosce il suo. Anche se ci ha posto Miami come modello plausibile; come si dice qui, “fu forte,” Signor Presidente. E’ stata un’impressione che né noi, né tanto meno Lei, potremo dimenticare.
Ma cosa viene ora, signor presidente? Dopo la sua calorosa visita rimangono molte cose in sospeso tra noi, delle quali la stragrande maggioranza dei cubani consideriamo come molto importante, per soddisfare le esigenze, saldare i debiti e onorare le nostre aspirazioni per la dignità nazionale.
Il presidente Raul Castro ha insistito su diverse questioni che Cuba considera come fondamentali:
1 – Liquidare il blocco.
2 – Far scomparire l’aggressività mediatica con cui, sempre, la politica estera USA ci ha attaccato.
3 – Restituirci il territorio dove si trova la base militare USA, che è un’offesa alla nostra dignità di popolo.
4 – Avviare il risarcimento dei danni, derivanti da tanta aggressione all’economia, persone e impianto fisico del nostro paese.
Lei ha intenzione di continuare a lavorare per risolvere questi problemi che tanto ci danneggiano e fanno sì che centinaia di migliaia di persone, come me, non sono definitivamente sicure della buona volontà dimostrata durante la sua visita e che danneggiano tanto il poter entrare realmente in un processo di normalizzazione delle nostre relazioni?
Le rimane poco tempo come presidente, soli 8 mesi. In tale lasso di tempo penso che potrebbe tentare di risolvere alcune cose e almeno lasciare iniziati le più difficili.
In particolare, il suo “Quarto pacchetto di misure” dello scorso 15 marzo supera i precedenti tre. Ma ancora non è sufficiente perché, soprattutto, ancora non abbiamo idea di come potrebbe funzionare. In particolare le misure riguardanti l’uso del dollaro.
Inoltre, lo stesso pacchetto stesso, suscita, in molti di noi, serie preoccupazioni. Di quali siano le sue vere intenzioni politiche. Perché? Gliele spiegherò Sr. Presidente:
Il suo pacchetto continua ad essere unilaterale. Poiché fissa l’attenzione, non su tutta la società cubana, quella che, tra l’altro, ha sofferto, per più di 50 anni, l’ingiusto e criminale blocco dei governi USA. Al contrario, come la Legge di Aggiustamento Cubano del 1966, che privilegia solo i cubani che riescono a mettere i piedi sul suolo USA, il suo pacchetto tende solo a beneficiare coloro che formano “coro volontario o involontario” per la generazione di una classe media che, a quanto pare, pretende Lei l’aiuti politicamente, nelle sue intenzioni di “cambiare il regime politico a Cuba”. Quest’ultimo aspetto, che Lei ha ripetutamente negato, ma che con tutto il rispetto, signor Presidente, le dico che è molto difficile crederle. Perché, almeno per me, la logica della sua politica dal 2009, indica tutto il contrario.
Lo stato rivoluzionario socialista, a Cuba, non sembra ricevere alcun beneficio dalle sue ultime misure. Neppure da quelle precedente. Noi non le chiediamo l’assurdità che diventi Lei socialista, ma solo che capisca che dalla forza di questo Stato, è dipesa, durante tutti questi anni, la precaria stabilità di un regime economico che non ha fatto altro che beneficiare i, precedentemente, indifesi della nostra società. E perché se Lei non desidera destabilizzare Cuba, avere un po’ di collaborazione con lo stato cubano ci aiuterebbe molto.
Tra l’altro, Signor Presidente, perché Lei non lascia che il capitale USA e cubano americano venga a Cuba?
Quando ci consegnerà il territorio illegalmente occupato dalla Base Navale di Guantanamo, frutto di un’azione coloniale, che non corrisponde più alla modernità militare raggiunta dalla società? Si tratta di una vera fallacia del suo Dipartimento della Difesa dire che quella base ha una natura strategica, a meno che pensiate di usarla come agli inizi del XIX secolo.
Siamo consapevoli che la permanenza dei prigionieri nella base deve essere una questione da risolvere, prioritariamente, alla consegna di quel territorio; ma l’azione logica che corrisponderebbe eseguire, successivamente, sarebbe cedere a Cuba quello spazio di terra e di mare che ci appartiene. Tale immoralità, come capirà, non corrisponde con il suo recente discorso a Cuba. Poiché una mancanza di azione in questa materia, identifica Lei, più di 100 anni dopo, con la storia molto negativa della politica USA verso Cuba.
Presidente, non temiamo Internet, la libertà di informazione e di espressione, né i suoi progetti per promuovere la creazione di un contesto culturale, che competa con la cultura che Cuba ha generato, finora, tra l’altro, senza l’aiuto degli USA.
La nostra cultura nazionale è sufficientemente forte, sentita e integrata, tanto da competere con chiunque volesse penetrarla negativamente. Ebbene, finora, sono stati gli USA che non hanno potuto resistere all’influsso culturale di questa nazione. In caso contrario, Presidente, chieda alle migliaia di nordamericani che già ci hanno visitato, alle centinaia di studenti che sono passati dalle nostre università e convissuto con le nostre famiglie; alle decine di organizzazioni, di ogni tipo, che continuamente ci visitano; ai nostri migliaia di amici, in quella nazione, affinché ascolti che vanno via da qui con un’ immagine che non ha nulla a che fare con le idee che gli ha sempre cercato di inculcare la propaganda negativa su Cuba negli USA.
Cuba è riuscita ad allontanare da sé le influenze negative della cultura del consumismo, il messianesimo, lo spirito di superiorità, l’ognuno per sé, la violenza, la criminalità e il razzismo, che da sempre caratterizzano la società USA.
Se Lei non avesse avuto quella realtà qui citata, non godrebbe della popolarità, che ha oggi nella società USA, la usa idea di cambiare la politica verso di Cuba e di togliere il blocco.
Non furono, solamente, la resistenza di Cuba e le pressioni del resto dell’ emisfero, quelle che crearono l’ambiente propizio per cercare di cambiare la politica verso Cuba e Lei auto dichiararsi contrario al blocco; ma è stato anche il risultato che il prestigio di Cuba è andato crescendo all’interno della stessa società USA e nel nostro emisfero.
E’ necessario che il Dipartimento del Tesoro, chiarisca un pò, rendendolo più esplicito e comprensibile, ciò che dobbiamo aspettarci dalle misure relative all’utilizzo del dollaro, che gestione farà la banca USA?, se sarà, quest’ultima, la sola con cui si potrà negoziare il dollaro, se si manterrà la “Spada di Damocle”, sul resto della banca transnazionale, ricorrendo alle multe quando Cuba negozia con essa, continuando la spietata persecuzione che ha retto finora. Se Cuba può fidarsi per poter liberare il dollaro del gravame del 10% nella sua circolazione interna, etc. Che cosa significa che i cubani beneficiati con i salari in dollari e altre concessioni non potranno pagare le tasse allo stato cubano?
Il documento del Dipartimento del Tesoro è pieno di sotterfugi e contorsioni burocratico-finanziari, che lo fanno a volte incomprensibile.
Quando gli USA cominceranno a saldare i debiti che ha con Cuba? Quando ci restituiranno il costo di tanti morti, disabili, danni materiali e psicologici, che ci hanno fatto in questi 50 anni? Debiti che pesano sulle vostre coscienze. Debiti che Lei, Signor Presidente, non ha creato, ma dei quali, ora, è il loro rappresentante e massimo.
Alla luce di queste situazioni in sospeso, può essere sicuro, che continueremo ad attendere attivamente. Non ci stancheremo di reclamare.
Perciò, nella prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ci sarà ancora sul tavolo la Risoluzione cubana contro il blocco; le nostre delegazioni continueranno a reclamare per le soluzioni che ci dovete e il prestigio USA, la sua nazione, occuperà uno spazio sempre più basso nell’opinione dei popoli del mondo, che già oggi, quasi tutti, esprimono il proprio voto a favore che tale ingiustizie finiscano per sempre.
Signor Presidente, le chiediamo di completare il compito, per quanto possibile, non la lasci a metà. E così il riconoscente popolo cubano lo ricorderà con più simpatia, di quella mostrata durante la sua visita.
10 aprile 2016
Sr Presidente: ¿esperamos algo más después de su visita?
Por Esteban Morales
Sr. Presidente, su vista fue muy buena para ambos países. Debemos decir que Usted dejó nuestra plaza impresionada, con sus modales, su sinceridad y honestidad, al decir lo que gustó y lo que no gustó. Compartió con el pueblo, lo que impresionó mucho, porque Fidel Castro nos tiene acostumbrados a eso.
Pero lo que más impresionó a la gente, es que todo parecía ocurrir en la atmósfera como de un sueño: ¿Un Presidente de Estados Unidos en Cuba? Era como un verdadero milagro. Nadie podía imaginarlo, Sr Presidente, que después de tantos años de sufrir agresiones de todo tipo, desde el principio de la historia; a nuestra soberanía y ansias de independencia, padecer agresiones económicas, militares, biológicas, paramilitares, sicológicas, etc. La etcétera es larga, Sr. Presidente. Que un presidente norteamericano viniera a Cuba y nos hablara de amistad, lanzara un “ramo de olivo”, halagara nuestra forma de ser, nuestro orgullo y patriotismo, nos reconociera como pueblo, al igual que reconoce el suyo. Aunque nos haya puesto a Miami como modelo plausible; como decimos acá, “fue fuerte” Sr. Presidente. Fue una impresión que ni nosotros, y mucho menos Usted, podremos olvidar.
¿Pero qué viene ahora, Sr. Presidente? Después de su cálida visita quedan muchas cosas pendientes entre nosotros, de las que la inmensa mayoría los cubanos consideramos como muy importantes, para satisfacer necesidades, saldar deudas y hacer honor a nuestras aspiraciones de dignidad nacional.
El presidente Raúl Castro ha insistido en varios asuntos que Cuba considera como fundamentales:
1-Liquidar el bloqueo.
2- Hacer desaparecer la agresividad mediática con que siempre la política exterior norteamericana nos ha agredido.
3- Devolvernos el territorio donde está enclavada esa base militar norteamericana, que es una ofensa a nuestra dignidad como pueblo.
4- Comenzar a pagar los daños, producto de tanta agresión a la economía, las personas y a la planta física de nuestro País.
¿Usted va a continuar trabajando por solucionar esos problemas que tanto nos afectan y que hacen que cientos de miles de personas como yo no estén finalmente confiados en la buena voluntad que puso de manifiesto durante su visita y que afectan tanto poder entrar realmente, en un proceso de normalización de nuestras relaciones mutuas?
Le queda poco tiempo ya en el cargo, unos escasos 8 meses. Con ese tiempo pienso podría tratar de solucionar algunas cosas y al menos, dejar encaminadas las más difíciles.
En particular, su “Cuarto paquete de medidas” del pasado 15 de marzo supera a los anteriores tres. Pero aun no es suficiente porque, sobre todo, todavía no tenemos ideas de cómo podría funcionar. Especialmente las medidas que se refieren ala utilización del dólar.
Además, el propio paquete mencionado, despierta en muchos de nosotros serias preocupaciones. De cuáles son sus verdaderas intenciones políticas. ¿Por qué? Le explicare Sr. Presidente:
Su paquete continúa siendo unilateral. Pues fija la atención, no en toda la sociedad cubana, la que por cierto ha sufrido por más de 50 años el injusto y criminal bloqueo de los gobiernos norteamericanos. Si no, que como la Ley de Ajuste de 1966, que privilegia solo a los cubanos que logran poner sus pies sobre tierra norteamericana, su paquete solo tiende a beneficiar a aquellos que forman “coro voluntario o involuntario” para la generación de una clase media, que al parecer, busca Ud. le ayude políticamente, en sus intenciones de “cambiar el régimen político en Cuba”. Cuestión esta última, que Usted ha negado en varias ocasiones pero que con todo respeto Sr. Presidente, le digo que es muy difícil de creerle. Porque, al menos para mí, la lógica de su política desde el 2009, indica todo lo contrario.
El estado revolucionario, socialista, en Cuba, no parece recibir ningún beneficio de sus últimas medidas. Ni de las anteriores tampoco. No le pedimos el absurdo de que se haga Usted socialista, sino solo que entienda que de la fortaleza de ese estado ha dependido, durante todos estos años, la precaria estabilidad de un régimen económico que no ha hecho más que beneficiar a los antes desamparados de nuestra sociedad. Y porque si Usted no desea desestabilizar a Cuba, tener alguna colaboración con el estado cubano nos ayudaría mucho.
Entre otras Sr. Presidente, ¿por qué Usted No deja que el capital norteamericano y cubanoamericano venga a Cuba?
¿Cuando Usted nos va a entregar el territorio ilegalmente ocupado por la Base Naval de Guantánamo, fruto de una acción colonial, que ya no se corresponde con la modernidad militar alcanzada por la sociedad? Es una verdadera falacia de su Departamento de Defensa decir que esa base tiene un carácter estratégico, a menos que piensen utilizarla como a principios del siglo XIX.
Comprendemos que la estancia de los prisioneros en la base debe ser un asunto a solucionar prioritaritariamente a la entrega de ese territorio; pero la acción lógica que correspondería realizar después sería entregar a Cuba ese espacio de tierra y mar que nos pertenece. Tamaña inmoralidad, como debe entender, no se corresponde con su reciente discurso en Cuba. Porque una falta de acción en ese asunto lo identifica a Ud., mas de 100 años después con la historia tan negativa de Estados Unidos en su política hacia Cuba.
Presidente, no le tememos a Internet, a la libertad de información y de expresión, ni a sus proyectos de impulsar la creación de un contexto cultural, que compita con la cultura que Cuba ha generado, hasta ahora, por cierto, sin la ayuda de Estados Unidos.
Nuestra cultura nacional es lo suficientemente fuerte, sentida e integrada, como para competir con cualquiera que desease negativamente penetrarla. Pues hasta ahora, han sido los Estados Unidos los que no han podido resistir el influjo cultural de esta nación. De lo contrario, Presidente, pregúntele a los miles de norteamericanos que ya nos han visitado, a los cientos de estudiantes que han pasado por nuestras universidades y convivido con nuestras familias; a las decenas de organizaciones, de todo tipo, que nos visitan continuamente; a nuestros miles de amigos en esa nación para que escuche que se van de aquí con una imagen que no tiene nada que ver con las ideas que les ha tratado de inculcar siempre la propaganda negativa sobre Cuba en los Estados Unidos.
Cuba ha logrado apartar de sí los influjos negativos de la cultura del consumismo, el mesianismo, el espíritu de superioridad, el sálvese quien pueda, la violencia, la criminalidad y el racismo, que han caracterizado siempre a la sociedad norteamericana.
Si usted no hubiera contado con esa realidad aquí mencionada no gozaría de la popularidad que tiene ahora dentro de la sociedad norteamericana su idea de cambiar la política hacia Cuba y de levantar el bloqueo.
No fueron solo la resistencia de Cuba y las presiones del resto del hemisferio las que crearon el entorno propicio para tratar de cambiar la política hacia Cuba y Usted autodeclararse como contrario al bloqueo; sino que también fue el resultado de que el prestigio de Cuba ha venido creciendo dentro de la propia sociedad norteamericana y en nuestro hemisferio.
Hace falta que el Departamento del Tesoro, clarifique un poco, haciéndolo más explicito y entendible, qué debemos esperar de las medidas que se refieren a la utilización del dólar, ¿que manejo hará la banca norteamericana?, si será esta ultima solo con la que se podrá manejar el dólar, si se mantendrá la “Espada de Damocles”, sobre el resto de la banca transnacional, recurriendo a las multas cuando Cuba negocia con ella, continuando la persecución despiadada que ha regido hasta ahora. Si Cuba puede confiar para poder liberar al dólar del gravamen del 10º% en su circulación interna, etc. ¿Qué significa que los cubanos que se vean beneficiados con salarios en dólares y otras concesiones no podrán pagar impuesto al estado cubano?
El documento del Departamento del Tesoro está plagado de subterfugios y entuertos burocrático-financieros, que a veces lo hacen ininteligible.
¿Cuando Estados Unidos comenzara a sufragar las deudas que tiene con Cuba? ¿Cuándo nos van a devolver el costo de tantos muertos, incapacitados, daños materiales y sicológicos, que nos hicieron durante estos más de 50 años? Deudas que pesan sobre vuestras conciencias. Deudas que Ud. Sr. Presidente no las creó, pero de las cuales ahora es su representante y máximo
Ante tales situaciones pendientes, puede estar seguro de que continuaremos activamente esperando. No nos vamos a cansar de reclamar.
Por eso, en la próxima Asamblea General de Naciones Unidas, volverá a estar sobre la mesa la Resolución cubana Contra el bloqueo; nuestras delegaciones continuarán reclamando por las soluciones que nos deben y el prestigio de Estados Unidos, su nación, estará ocupando un espacio cada vez más bajo en el juicio de los pueblos del mundo, que ya hoy casi todos emiten su voto a favor de que tales injusticias terminen para siempre.
Sr. Presidente, le pedimos que complete lo más posible la tarea, no la deje a medias. Y así el agradecido pueblo cubano lo recordara con más simpatía de la que desplegó durante su visita.
Abril 10 del 2016.