Gen. F. Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com
Il 21 c.m., insieme ad altri compagni, ho partecipato, nella sala Villena dell’UNEAC, ad una conferenza sulla Victoria de Giron e le sue ripercussioni. L’attività si prolungò per più di tre ore e quando, per ultimo, mi è toccata la parola, pressato dal tempo, non ho potuto sviluppare le idee che prevedevo e rimasero timidamente esposte, per cui voglio riprendere la questione, cosciente della necessità di collocare in un contesto l’aggressione e quali furono i suoi antecedenti politico-sociali.
L’aggressione USA cominciò a forgiarsi quasi dal trionfo rivoluzionario e mi riferisco non solo alle azioni dirette degli USA, ma anche a quelle dei suoi rappresentanti nativi. A Cuba esisteva una forte borghesia, proprietari terrieri e latifondisti e una classe media strettamente relazionata con l’american way of life, composta, principalmente, da professionisti ed aristocrazia operaia, che costituivano una potenziale quinta colonna per frenare e neutralizzare la lotta per migliori condizioni di lavoro e salari del resto del proletariato.
Dall’altro lato sopravviveva la grande massa di lavoratori agricoli, contadini poveri, mezzadri, precari, operai di fabbrica e portuali, ed una grande massa di disoccupati, tenuta in condizioni subumane, senza copertura sanitaria né accesso all’istruzione.
Fu quel popolo eterogeneo e composto dalle sue classi e strati sociali sopra descritti che si oppose e lottò, in modo maggioritario, contro la dittatura di Fulgencio Batista, tra cui alcuni settori dei tradizionali partiti politici della Repubblica mediata. In questa battaglia, il Movimento 26 Luglio, guidato da Fidel Castro, ebbe il pregio di unire tutti e guidare la lotta finale che terminò per rovesciare il tiranno.
La frase pronunciata da Fidel in una lettera a Celia che la Rivoluzione sarebbe iniziata dopo la caduta della dittatura divenne un’indiscutibile verità per la quale molti combattenti anti-batistiani non erano preparati. Forse è per questo, fin dallo stesso trionfo, iniziarono le contraddizioni all’interno dell’alveo rivoluzionario; dissidenze prima e diserzioni in seguito.
Il primo gabinetto del governo era composto da rappresentanti delle varie forze politiche che parteciparono alla lotta contro la dittatura. Da parte sua l’ex presidente Carlos Prio ed i suoi accoliti, cominciarono la loro opera da politicanti in tutto il paese. La Chiesa Cattolica con i suoi “comandi rurali” cercò di monopolizzare la Sierra Maestra, al fine di “organizzare” la riforma agraria e alfabetizzare i contadini, mentre in altre regioni di montagna, El Escambray e la Sierra de los Organos, apparirono “ribelli” che non aveva combattuto nessuno, per diventare leader locali sotto la bandiera dell’anticomunismo. L’idea centrale di tutti era neutralizzare e diluire il corso, che già s’intuiva, avevano preso Fidel Castro e la direzione rivoluzionaria.
Nuove formazioni apparvero sulla scena politica di allora tra cui il Movimento Democratico Martiano, l’Organizzazione Autentica ed il Partito Democratico Cristiano presieduto da Jose Ignacio Rasco, tutti con l’apparente intenzione di sostenere la Rivoluzione trionfante, ma con le segrete pretese di guadagnare posizioni all’interno del governo e neutralizzare la sua eventuale radicalizzazione, come forma primigenia della lotta contro-rivoluzionaria.
Questi piani fallirono davanti alla promulgazione di nuove misure e leggi rivoluzionarie ed specialmente quella della Riforma Agraria che li colpì in pieno cuore. Sopravvenne allora la rinuncia di Manuel Urrutia, presidente provvisorio del governo, e cominciò ad articolarsi un complotto della dissidenza dentro le fila rivoluzionarie, che non voleva che “tanta rivoluzione”.
In quei giorni -agosto del 59- era disarticolata la cospirazione Trujillista, primo tentativo controrivoluzionario di ex militari, politicanti, proprietari terrieri e gangster locali, sostenuti dal dittatore dominicano Rafael Leonidas Trujillo e la CIA degli USA.
Da parte sua, il complotto guidato dall’ambasciata USA e dai suoi accoliti all’interno della rivoluzione fallirà nelle settimane successive. La defezione di Pedro Luis Dias Lanz, capo della forza aerea e vari dei suoi complici, tra cui gli agenti della CIA Frank Sturgis, Gerry Hemmings e Pedro Sanjenis e alcuni membri dimissionari del gabinetto di governo, tra cui lo stesso Urrutia cospirando, ora, con il comandante Huber Matos, capo del reggimento militare a Camagüey, faranno fallire il tentativo di golpe militare, che sarà dissolto dalla rapida risposta di Fidel e Camilo Cienfuegos; azione che costerà la vita dell’eroe di Yaguajay.
In questo complotto erano coinvolti personaggini che mai vennero in pubblica luce, come i leader del cosiddetto II fronte dell’Escambray, che poco tempo dopo avrebbero disertato; il C.te Humberto Sori Marin [1], e altri militari e dirigenti politici soprattutto provenienti dai partiti tradizionali che videro così frustrate le loro pretese di neutralizzare il processo rivoluzionario e disarmarlo.
Allora, alla fine di quello stesso anno, si produceva una vera e propria metamorfosi, in cui i gruppi politici, confraternite e religiosi laici esistenti, si trasformano in organizzazioni clandestine. Così il Movimento di Recupero Rivoluzionario si nutre di disertori e militanti cattolici laici; il Movimento Rivoluzionario del Popolo, con affluenti identici; il Direttorio Studentesco, composto da studenti cattolici; il Movimento Democratico Cristiano, che rispondeva al Partito che in precedenza costituiva; il Movimento 30 Novembre originariamente formato da ex dirigenti traditori del movimento operaio, l’Organizzazione Autentica, La Triple A e tanti altri, originando un interessante processo nel quale la borghesia e la classe media che aveva combattuto la tirannia, abbandonava, in quota importante, la Rivoluzione, accusandola di “comunista” a causa delle misure socio-politiche prese e contendevano ai batistiani la direzione della controrivoluzione esterna.
Furono i suoi principali personaggi quelli che, arrivati negli USA, proposero a quel governo il rovesciamento della Rivoluzione provocando una rivolta interna, in alleanza con il malridotto esilio batistiano, che alla fine giungevano a dominare grazie ai favori e privilegi che la CIA gli avrebbe concesso nei suo piani aggressivi contro Cuba.
Nel frattempo cosa stava succedendo a Cuba. C’è una tendenza a pensare, per mancanza di conoscenza, che la rivoluzione cubana si muoveva in un cammino senza ostacoli, qualcosa di assolutamente falso.
Questa nuova controrivoluzione -che non tutta se ne era andata e che aveva esperienza cospirativa- aveva a sua disposizione tutte le risorse della sua classe sociale ed inoltre s’infiltrò nel movimento operaio, la burocrazia governativa, e le sue proprietà in importanti zone di montagna, -ingannando e attirando un contadino allora analfabeta, praticamente servo della gleba dei suoi padroni terrieri- cominciò ad agire in tutte le regioni e distretti del paese. Province come Pinar del Rio, Las Villas, Camagüey ed in qualche misura nel sud dell’Oriente, furono oggetto della sua penetrazione e non fu casuale che in esse si radicasse un forte movimento di ribelli armati, che giunse a contaminare il sud di L’Avana e Matanzas, in sostanza, l’area della Ciénaga de Zapata.
Mentre, i gruppi clandestini armati e riforniti dagli USA, organizzavano quotidianamente sabotaggi, omicidi, assalti e collocavano bombe in settori produttivi, sociali e culturali, con consapevoli perdite umane e materiali. In quei giorni era frequente sentire nelle notti avanere varie esplosioni di petardi che lo humor popolare adduceva agli errori “alcolici” nella gestione del canonazo (cannone della fortezza de l’Avana ndt) delle 21:00.
Il sabotaggio più devastante per la sua dimensione e portata fu realizzato dalla CIA alla nave belga ‘La Coubre’ che fu fatta, letteralmente, saltare in aria nel porto dell’Avana dove era ormeggiata e che trasportava armi ed equipaggiamento militare acquisito, dal governo rivoluzionario, per la sua difesa e che costò vita di quasi un centinaio di portuali, agenti di polizia e vigili del fuoco che accorsero ad aiutare.
I diplomatici e gli agenti della CIA presso l’ambasciata USA all’Avana non cessavano nei loro sforzi per unire la controrivoluzione e gli stessi fornivano esplosivi, organizzavano complotti per attentati, collocavano microfoni nascosti in un appartamento che alla fine sarebbe stato occupato dall’agenzia di stampa cinese.
Era una guerra interna in tutti i sensi della parola, che se non coinvolse tutto il paese fu perché la popolazione, in gran maggioranza, sostenne fin dall’inizio la sua Rivoluzione che la beneficiò dai primi atti e leggi emanate.
Non si sarebbe potuto che solo l’attività dei vari servizi di sicurezza composto da giovani senza alcuna esperienza in quei lavori, potesse contenere una tale offensiva. Queste furono le ragioni per cui, il 28 settembre 1960, il Comandante in Capo Fidel Castro, fondò i Comitati di Difesa della Rivoluzione, per organizzare la vigilanza popolare edificio per edificio, quartiere per quartiere e distretto per distretto e questo -senza dubbio- produsse come risultato il graduale indebolimento e successiva sconfitta controrivoluzionaria alla vigilia dell’aggressione militare.
Fu quel nuovo scenario interno, a Cuba, quello che analizzò la CIA affinché, nel novembre 1960, cambiasse i suoi piani destinati a provocare una rivolta interna e riorganizzasse, in Guatemala, con gli uomini che addestrava a tali fini, una brigata militare di sbarco e di assalto che doveva catturare e controllare, per 72 ore, una testa di ponte a Cuba, per sbarcare un governo provvisorio che richiedesse aiuto internazionale e legalizzasse l’intervento militare USA.
Il resto è noto, tra il 13 marzo e la fine di quel mese, la sicurezza cubana catturò lo Stato Maggiore controrivoluzionario infiltrato, disarticolando i complotti interni forgiati e poi, alla vigilia dell’attacco alla Baia dei Porci, il popolo organizzato arrestò migliaia di controrivoluzionari o simpatizzanti che potevano costituire una quinta colonna ed agire nella retroguardia delle forze armate rivoluzionarie. La tavola era apparecchiata e l’Esercito ribelle insieme alle sue milizie popolari, in solo 66 ore, sconfissero una brigata pesantemente armata in una difficile regione paludosa, che solo avrebbero dovuto controllare per 72 ore per raggiungere i loro piani. Fidel ed il popolo cubano li sconfissero, ‘Questa è la verità storica !!
[1] Humberto Sori Marin ex revisore dell’esercito ribelle ed ex ministro dell’Agricoltura.
Girón en el recuerdo
Por Gral® Fabián Escalante Font
El 21 de los corrientes, en unión de otros compañeros, participé en la sala Villena de la UNEAC de una conferencia sobre la Victoria de Girón y sus repercusiones. La actividad se prolongó por más de tres horas y cuando por último me tocó el uso de la palabra, presionado por el tiempo, no pude desarrollar las ideas que planeaba y ellas quedaron tímidamente expuestas, por lo que deseo retomar el tema, consciente de la necesidad de colocar en contexto la agresión y cuáles fueron sus antecedentes político-sociales.
La agresión norteamericana se comenzó a fraguar casi desde el mismo triunfo revolucionario y no solo me refiero a las acciones directas de Estados Unidos, sino también a las de sus representantes nativos. En Cuba existía una fuerte burguesía, terratenientes y latifundistas y una clase media muy relacionada con el american way of life, conformada principalmente por profesionales y la aristocracia obrera, que constituían una eventual quinta columna para frenar y neutralizar la lucha por mejores condiciones de trabajo y salarios del resto del proletariado.
Por otra parte sobrevivía la gran masa de obreros agrícolas, campesinos pobres, aparceros, precaristas, obreros fabriles y portuarios, y una importante masa de desocupados, mantenida en condiciones infrahumanas, sin cobertura de salud ni acceso a la educación.
Fue aquel pueblo heterogéneo y compuesto por sus clases y estratos sociales antes descritos quien se opuso y luchó mayoritariamente contra la dictadura de Fulgencio Batista, incluyendo a algunos sectores de los partidos políticos tradicionales de la República mediatizada. En este combate, el movimiento 26 de julio liderado por Fidel Castro tuvo la virtud de unir a todos y encabezar la lucha final que terminó por derrocar al tirano.
La frase pronunciada por Fidel en carta a Celia de que la Revolución recién comenzaría después del derrocamiento de la dictadura se hizo una verdad incuestionable para la que muchos luchadores anti-batistianos no estaban preparados. Quizás por ello, desde el mismo triunfo, comenzaron las contradicciones dentro del seno revolucionario, disidencias primero y deserciones después.
El primer gabinete del gobierno, estuvo conformado por representantes de las variadas fuerzas políticas que participaron en la lucha contra la dictadura. Por su parte, el ex Presidente Carlos Prio y sus acólitos, comenzaron sus labores politiqueras en todo el país. La Iglesia Católica con sus “comandos rurales” trató de copar la Sierra Maestra a los fines de “organizar” la reforma agraria y alfabetizar a los campesinos, mientras en otras regiones montañosas, El Escambray y la Sierra de los Órganos, aparecieron “rebeldes” que no habían combatido a nadie, para hacerse líderes locales bajo las banderas del anticomunismo. La idea central de todos era neutralizar y diluir el rumbo que ya se adivinaba habían tomado Fidel Castro y la conducción revolucionaria.
Nuevas formaciones aparecieron en el escenario político de entonces, entre ellas el Movimiento Demócrata Martiano, la Organización Autentica y el Partido Demócrata Cristiano presidido por José Ignacio Rasco, todos con la aparente intención de apoyar la Revolución triunfante, pero con las secretas pretensiones de ganar posiciones dentro del gobierno y neutralizar su eventual radicalización, como forma primigenia de la lucha contrarrevolucionaria.
Estos planes van a fracasar ante la promulgación de nuevas medidas y leyes revolucionarias y especialmente la de Reforma Agraria que les golpeó en pleno corazón. Sobrevino entonces la renuncia de Manuel Urrutia, presidente provisional del gobierno, y comenzó articularse un complot de la disidencia dentro de las filas revolucionarias, que no quería “tanta revolución”.
Por esos días –agosto del 59- era desarticulada la conspiración Trujillista, primera intentona contrarrevolucionaria de ex militares, politiqueros, terratenientes y gánsters locales, apoyados por el dictador dominicano Rafael Leonidas Trujillo y la CIA de Estados Unidos.
Por su parte, el complot liderado por la embajada norteamericana y sus acólitos dentro de la revolución se va a precipitar en las siguientes semanas. La deserción de Pedro Luis Días Lanz, jefe de la fuerza aérea y varios de sus compinches entre ellos los agentes CIA Frank Sturgis, Gerry Hemmings y Pedro Sanjenis, y algunos miembros renunciantes del gabinete de gobierno incluido el mismo Urrutia, complotados ya con el comandante Huber Matos, jefe del regimiento militar en Camagüey, van a precipitar el intento de asonada militar, que fue disuelta por la rápida respuesta de Fidel y Camilo Cienfuegos, acción que costara la vida al héroe de Yaguajay.
En este complot estuvieron involucrados personajillos que nunca salieron a la luz pública, como los líderes del denominado II Frente del Escambray, que poco tiempo después desertarían; el comandante Humberto Sorí Marín[1], y otros militares y dirigentes políticos principalmente provenientes de los partidos tradicionales que vieron frustradas así sus pretensiones de neutralizar el proceso revolucionario y desarmarlo.
Entonces, a finales de aquel año, se produce una verdadera metamorfosis en la cual las agrupaciones políticas, fraternales y religiosas laicas existentes, se transforman en organizaciones clandestinas. Así, el Movimiento de Recuperación Revolucionaria se nutre de desertores y militantes católicos laicos; el Movimiento Revolucionario del Pueblo, con idénticos afluentes; el Directorio Estudiantil, conformado por estudiantes católicos; el Movimiento Demócrata Cristiano, que respondía al Partido que antes constituía; el Movimiento 30 de Noviembre, originalmente formado por ex dirigentes traidores del movimiento obrero, la Organización Autentica, La Triple A y así muchos más, originando un interesante proceso en el cual la burguesía y clase media que había combatido a la Tiranía, abandonaba en cuota importante a la revolución, acusándola de “comunista” a causa de las medidas socio-políticas tomadas y le disputaba a los batistianos la dirección de la contrarrevolución externa.
Fueron sus principales personeros los que llegados a Estados Unidos propusieron a ese gobierno el derrocamiento de la Revolución provocando un levantamiento interno, en alianza con el maltrecho exilio batistiano, que finalmente iban a dominar gracias a los favores y privilegios que la CIA le otorgaría en sus planes agresivos contra Cuba.
Mientras tanto qué sucedía en Cuba. Existe una tendencia a pensar, por falta de conocimiento, que la revolución cubana transitaba por un camino sin obstáculos, algo absolutamente falso.
Esta nueva contrarrevolución –que no toda se había marchado y que contaba con experiencia conspirativa- tenía a su disposición todos los recursos de su clase social y además se infiltró en el movimiento obrero, la burocracia gubernamental, y en sus propiedades en importantes territorios montañosos, -engañando y atrayendo a un campesino por entonces analfabeto, prácticamente siervos de leva de sus señores terratenientes- comenzó a actuar en todos las regiones y comarcas del país. Provincias como Pinar del Rio, Las Villas, Camagüey y en alguna medida el sur de Oriente, fueron objeto de su penetración y no fue casual que en ellas se radicara un fuerte movimiento de alzados en armas, que llegó a contaminar el sur de la Habana y Matanzas, esencialmente la zona de la Ciénaga de Zapata.
Mientras, los grupos clandestinos armados y abastecidos desde Estados Unidos, organizaban diariamente sabotajes, asesinatos, asaltos y colocaban bombas en instalaciones fabriles, sociales y culturales, con las consabidas pérdidas humanas y materiales. En aquellos tiempos era frecuente escuchar en las noches habaneras varias explosiones de petardos a los que el humor popular aducía a los errores “alcohólicos” del manipulador del cañonazo de las 9 PM.
El sabotaje más devastador por sus dimensiones y alcance fue el realizado por la CIA al barco belga La Coubre que lo hizo literalmente saltar sobre el puerto habanero donde atracaba y que trasladaba armas y pertrechos militares adquiridos por el gobierno revolucionario para su defensa y que costara la vida a casi un centenar de trabajadores portuarios, policías y bomberos que acudieron en auxilio.
Los diplomáticos y agentes CIA radicados en la embajada norteamericana de la Habana no cejaban en sus esfuerzos por unir la contrarrevolución y lo mismo facilitaban explosivos, organizaban complots de atentados, que colocaban micrófonos ocultos en un apartamento que eventualmente ocuparía la agencia china de prensa.
Era una guerra interna en toda la extensión de la palabra, que si no envolvió a todo el país fue en razón de que la población mayoritariamente apoyó desde un inicio a su Revolución que la benefició desde los primeros actos y leyes promulgadas.
No se podría suponer que solo la actividad de unos servicios de seguridad integrado por jóvenes sin experiencia alguna en aquellos menesteres, pudieran contener tal ofensiva. Tales fueron las razones por las cuales el 28 de septiembre de 1960 el comandante en Jefe Fidel Castro, fundó los Comité de Defensa de la Revolución, para organizar la vigilancia popular cuadra por cuadra, barrio por barrio y comarca por comarca y ello –sin lugar a dudas– produjo como resultado lel paulatino debilitamiento y posterior derrota contrarrevolucionaria en vísperas de la agresión militar.
Fue aquel nuevo escenario interno en Cuba el que analizó la CIA para que en noviembre de 1960 cambiara sus planes destinados a provocar un alzamiento interno y reorganizara en Guatemala, con los hombres que entrenaba para aquellos fines, una brigada militar de desembarco y asalto que debía capturar y controlar en 72 horas una cabeza de playa en Cuba, para desembarcar un gobierno provisional que solicitara ayuda internacional y legalizar la intervención militar norteamericana.
El resto es conocido, entre el 13 de marzo y los finales de ese mes, la seguridad cubana capturó al Estado Mayor contrarrevolucionario infiltrado, desarticulando los complots internos fraguados y luego, en vísperas del ataque por Bahía de cochinos, el pueblo organizado detuvo a miles de contrarrevolucionarios o simpatizantes, que podían formar una quinta columna y actuar en la retaguardia de las fuerzas armadas revolucionarias. La mesa estaba servida y el Ejército rebelde junto a sus milicias populares en solo 66 horas vencieron a una brigada fuertemente armada en una complicada región cenagosa, la que solo debían controlar por 72 horas para el logro de sus planes. Fidel y el pueblo cubano los vencieron, ¡¡Esa es la verdad histórica!!
[1] Humberto Sorí Marín ex auditor del ejército rebelde y ex Ministro de Agricultura.