Oggi è morto un simbolo: Muhammad Ali non rappresentava solo l’arte del ring, rappresentava anche il conflitto sociale e voglia di misurarsi contro i migliori. Riscattare se stessi e la propria classe attraverso un combattimento duro ma leale.
Alì è l’uomo che più di tutti ha rappresentato le lotte dei neri per l’uguaglianza, è stato un esempio di forza e bellezza anche per chi nero non è ma sogna un mondo più giusto. Il suo coraggio è la sua presunzione gli hanno fatto combattere veramente diversi incontri del secolo. Kinshasa e Manila non sono parole, sono avvenimenti che ci ricordano che l’impossibile può avvenire e che a noi servono esempi di uomini pronti a lottare non per dimostrare di essere migliori degli avversari ma per migliorarsi riuscendo ad accendere un senso di dignità profondo in chi ne ha più bisogno.
È morto Muhammad Ali, il pugile più famoso del mondo
4 giugno 2016 – Il leggendario pugile statunitense Muhammad Ali è deceduto a 74 anni in un ospedale di Phoenix (Arizona, USA), dopo aver combattuto per 32 anni contro il morbo di Parkinson. Con lui, che è stato anche riconosciuto come il pugile più famoso di tutti i tempi, se ne va un mito.
Secondo quanto ha riferito il portavoce di Alí, Bob Gunnell, il suo funerale si terrà nella sua città di Louisville, Kentucky, ma senza precisare la data. “La famiglia di Alí vuole ringraziare tutti coloro che le sono vicini con i loro pensieri, preghiere e sostegno e chiede il rispetto per la sua privacy”, dice il comunicato.
Ali ha sofferto per più di trent’anni per il morbo di Parkinson ed era stato ricoverato due volte alla fine del 2014 e all’inizio del 2015. In quest’ultima occasione, a causa di un’infezione urinaria severa dopo che inizialmente gli era stata diagnosticata una polmonite.
Sebbene il suo nome di nascita sia Cassius Marcellus Clay Jr., acquisì il nome di Muhammad Ali quando si convertì all’Islam.
Ali ha visitato, in almeno due occasioni Cuba, dove ha incontrato il grande pugile cubano Teófilo Stevenson. In occasione della morte di Stevenson nel 2012, aveva inviato questo messaggio di condoglianze: “Mi ha profondamente rattristato questa mattina la notizia della morte di uno dei grandi campioni del pugilato, Teófilo Stevenson. Anche se non ha mai combattuto a livello professionistico, l’aver vinto tre medaglie d’oro in tre Giochi Olimpici differenti, garantisce che egli sarebbe stato un nemico formidabile per qualunque altro campione dei pesi massimi in carica o per qualunque sfidante nel suo migliore momento. Ricorderò sempre l’incontro con il grande Teófilo nella sua Cuba natale. Egli è stato uno dei grandi di questo mondo, e contemporaneamente è stato un uomo cordiale e affettuoso. Le mie condoglianze alla sua famiglia e agli amici. Che riposi in pace”.
Anche Cuba ricorderà sempre la foto che immortalò Ali insieme al leader della Revolución Fidel Castro e Stevenson e porge le sue condoglianze per la sua morte, il pugile più famoso del mondo.
(tratto da Cubadebate – con informazione di El Mundo)
nella foto d’archivio: Muhammad Ali con Fidel Castro e Teófilo Stevenson. Traduzione: Redazione di El Moncada