Edmundo García https://lapupilainsomne.wordpress.com
Attualmente si sta facendo un’ importante lotta operaia a Miami. I conducenti ed equipaggi di TIR e camion hanno deciso di scendere in strada per far conoscere le loro richieste.
Un gruppo di loro si è diretto a Tallahassee, la capitale dello stato della Florida, per farsi ascoltare dai legislatori e dal governo.
Un altro gruppo rimane a Miami, dove hanno preso segmenti dell’autostrada o superstrada Palmetto e Okeechobee. Lavoratori provenienti da altri stati si stanno aggiungendo.
Il primo giorno della protesta, all’inizio settimana, i manifestanti hanno parcheggiato i loro grandi camion sulla strada o al bordo di questa, ostacolando il traffico veicolare. Hanno creato un vero e proprio caos durante la cosiddetta ora dell’ingorgo o dell’imbottigliamento, che ha molestato alcune persone che non riuscivano a capire lo scopo della protesta. “La protesta è per vivere meglio?” ha chiesto un viaggiatore infastidito dal ritardo nella circolazione; “La protesta è per sopravvivere”, ha risposto uno dei manifestanti. A proposito, Jorge Alvariño portavoce della protesta a Miami, ha detto che l’obiettivo non era il “lavoro straordinario” o il pagamento per ore extra di lavoro, ma l’eliminazione dei gravami che hanno impedito di rimanere a galla.
La polizia ha multato ed arrestato alcuni camionisti per bloccare il traffico, così hanno scelto di circolare molto lentamente; con cui riescono a richiamare l’attenzione, nel contempo evitano la multa per indebito parcheggio.
Il conducente che ha accettato di offrire dichiarazioni, mentre usciva su cauzione per il suo arresto, ha detto che anche se si era manifestato in altre occasioni, questa volta era un momento particolare in cui erano disposti ad andare fino alle ultime conseguenze, perché la situazione è diventata, per loro, insostenibile. In poche parole, lo stipendio non basta.
Santiago Flores, un guidatore in pensione, che ha partecipato alle proteste in solidarietà con i suoi vecchi amici, ha ribadito la tanta estesa convinzione che la vita negli USA non è come poteva essere stata precedentemente. La constatazione che questa protesta è parte di una difficile e critica situazione più generale è qualcosa che è evidente tra la maggior parte delle opinioni. Come negli slogan che gridano gli indignati del trasporto per le strade di Miami; come quella nota che, comunemente, è usata per chiedere cambi, “Sì si può”.
È esemplificativo lo scenario di questi lavoratori, la maggior parte di loro cubani, che nelle strade di Miami ripetono “Sì si può”, che distrugge l’immagine bucolica di una Miami turistica e da spiaggia abitata da esiliati ricchi che hanno raggiunto il sogno americano, dopo la loro presunta fuga dal comunismo. La smentita più clamorosa alla propaganda dell’addormentata stampa di Miami la danno questi lavoratori che si mostrano disperati dalle dure condizioni di lavoro.
Le proteste puntano agli elevati costo di assicurazioni, permessi e licenze che sono necessari per lavorare. Si oppongono anche alla diminuzione dei pagamenti per miglia percorse, che sarebbe sceso da $ 2 e mezzo sino a 0,85 centesimi. Questo taglio è stato giustificato dal fatto che il prezzo del petrolio era sceso, ma succede che il carburante è già tornare a salire e lontano dal ripristinare il pagamento per miglia, seguendo la fluttuazione, ciò che è accaduto è che lo continuano ad abbassare.
Una delle lamentele più ripetute è legata all’egoismo e avidità dei “brokeres-mediatori”; che sono agenti, mediatori ed intermediari che gestiscono i contratti con i magazzini e le imprese senza che i lavoratori partecipino alla trattativa. I vettori, semplicemente, non hanno informazioni sulla quantità di denaro per cui viene firmato un contratto, in modo che il “broker” può pagare secondo un totale concertato di duemila, quando la somma effettiva pattuita può essere di sette o otto mila dollari.
Per attizzare ulteriormente l’indignazione, alcuni lavoratori criticano la vita di questi “mediatori” che descrivono come persone dedite ai lusso, che vivono tranquillamente in confortevoli residenze, senza nemmeno sapere quello che avviene sulle strade.
A tutto questo bisognerebbe aggiungere l’aumento del pedaggio, per il cibo, per la riparazione delle attrezzature, cambio delle ruote o pneumatici, etc. Oltre alle crescenti multe e sconti più inaspettati.
Funzionari di Tallahassee gli hanno detto che avranno risposte, alle loro richieste, in un mese o mese e mezzo. A che i lavoratori hanno detto no, che hanno bisogno di alcune informazioni circa le loro richieste entro 48 ore, poiché la loro situazione è davvero critica e non possono aspettare.
Alcuni conducenti erano davvero infastiditi e hanno detto che le proteste continueranno a prescindere dalle conseguenze. E’ qualcosa che deve preoccupare coloro che hanno il potere di risolvere questo problema ed evitare mali maggiori. Tutto questo e molto di più accade nella “città magica” di Miami, ne “la capitale del sole”; un giornalismo che si rispetti non può nascondere queste verità.
(www.latardesemueve.com / @edmundogarcia65)
Lucha obrera en Miami
Edmundo García
En este momento se está dando una importante lucha obrera en Miami. Los choferes y tripulantes de rastras y camiones han decidido tomar las calles para dar a conocer sus demandas. Un grupo de ellos se ha dirigido a Tallahassee, la capital del estado de la Florida, para hacerse escuchar por los legisladores y el gobierno. Otro grupo permanece en Miami, donde tomaron segmentos de la autopista o expressway Palmetto, y Okeechobee. Trabajadores de otros estados se les están sumando.
El primer día de la protesta, iniciando semana, los demandantes estacionaron sus grandes camionetas en la vía o al borde de esta, obstaculizando el tráfico vehicular. Crearon un verdadero caos durante la llamada hora del tranque o del embotellamiento, que violentó a algunas personas que no entendían muy bien el objetivo de la protesta. “¿La protesta es para vivir mejor?”, preguntó un viajero molesto por la demora en la circulación; “La protesta es para sobrevivir”, le respondió uno de los manifestantes. A propósito Jorge Alvariño, vocero de la protesta en Miami, dijo que el objetivo no era el “overtime” o pago por horas extra de trabajo, sino la eliminación de los gravámenes que les impedían mantenerse a flote.
La policía multó y detuvo algunos rastreros por bloquear el tráfico, por lo que han optado por circular de manera muy lenta; con lo que consiguen llamar la atención, a la vez que evitan la multa por estacionamiento indebido.
Un chofer que aceptó ofrecer declaraciones mientras salía bajo fianza de su detención, aseguró que aunque ya se habían manifestado en otras ocasiones, esta vez constituía un momento especial donde están dispuestos a llegar hasta las últimas consecuencias porque la situación se les ha hecho insostenible. Sencillamente, la cuenta no les da.
Santiago Flores, un rastrero jubilado, que participaba en las protestas en solidaridad con sus viejos amigos, reiteró la tan extendida convicción de que la vida en Estados Unidos ya no es como pudo haber sido antes. La apreciación de que esta protesta es parte de una difícil y crítica situación más general, es algo que se nota tras la mayoría de las opiniones. Igual que en las consignas que gritan los indignados del transporte en las calles de Miami; como esa tan conocida que suele utilizarse para pedir cambios, “Sí se puede”.
Es aleccionador el escenario de estos trabajadores, la mayoría de ellos cubanos, que en las calles de Miami reiteran un “Sí se puede” que destruye la imagen bucólica de un Miami turístico y playero habitado por exiliados adinerados que lograron el sueño americano tras su supuesta huida del comunismo. El mentís más rotundo a la propaganda de la prensa adormecida de Miami lo dan estos trabajadores que se muestran desesperados por las duras condiciones de trabajo.
Las protestas apuntan a los elevados costos de los seguros, permisos y licencias que se les exige para trabajar. También objetan la disminución de pago por milla recorrida, que habría bajado de unos 2 dólares y medio hasta los 0.85 centavos. Este corte se justificó en que el petróleo había disminuido de precio, pero ocurre que el combustible ya ha vuelto a subir y lejos de restituirle el pago por milla atendiendo a la fluctuación, lo que ha sucedido es que lo siguen bajando.
Una de las quejas más reiteradas se relaciona con el egoísmo y la ambición de los “brókeres”; que son agentes, corredores e intermediarios que manejan los contratos con los almacenes y empresas, sin que los trabajadores participen en la negociación. Los transportistas sencillamente no tienen información de la cantidad de dinero por la que se firma un contrato, por lo que el “bróker” le puede pagar según un total concertado de dos mil, cuando la suma real pactada puede ser siete u ocho mil dólares.
Para atizar más la indignación, algunos trabajadores critican la vida que se dan esos “brókeres”, a quienes describen como personas dadas al lujo, que viven tranquilamente en cómodas residencias sin conocer siquiera lo que pasa en las carreteras.
A todo esto habría que añadir el aumento en pagos por peaje, por alimentación, por las reparaciones de los equipos, por el cambio de las ruedas o gomas, etc. Además de las crecientes multas y los descuentos más inesperados.
Funcionarios en Tallahassee les han dicho que tendrán respuesta a sus peticiones en un mes o mes y medio. A lo que los trabajadores han respondido que no, que necesitan algún tipo de información sobre sus demandas en 48 horas, ya que su situación es realmente crítica y no pueden esperar más.
Algunos choferes se veían realmente molestos y aseguraron que las protestas seguirían sin importar las consecuencias. Es algo que debe preocupar a quienes tienen la facultad para resolver este problema y evitar males mayores. Todo esto y más ocurre bajo la llamada “ciudad mágica” de Miami, en “la capital del sol”; un periodismo que se respete no puede esconder estas verdades.
(www.latardesemueve.com / @edmundogarcia65)