Ecuador: se non la CIA, chi mette i soldi?

Orlando Pérez* http://www.eltelegrafo.com.ec

ecuador-cia blancaIniziamo dal dubbio. Non è la CIA? Bene, allora tutto quanto denunciato è una di quelle invenzioni nate della testa (come dice l’ambasciatore) di qualche nostalgico delle teorie della cospirazione? Così facile?

E supponiamo che sia vero che non ci sono agenti, diligenti, collaboratori e informatori. Allora, se quello che c’è di più (secondo i detrattori) è censura, repressione, limiti e sbarre alle libertà di stampa, di informazione e d’impresa, da dove viene così tanta informazione? E da dove viene tutto il denaro per sostenere pagine web e portali blog, viaggi all’estero e presunte inchieste giornalistiche?

Diversi noti, altri non tanto, ma quasi tutti preoccupati e persino entusiasmati dalle pubblicazioni di Telesur ed El Telegrafo, hanno chiamato, in questi giorni, per condividere teorie e piste che pongono nella stessa direzione i sospetti: “Sono gli Isaias, senza alcun dubbio”. “Sono imprenditori ecuadoriani”. “E’ lo stesso Guillermo Lasso”. “E’ il denaro di quotizzanti decisi a riconquistare il potere politico”. “Non ho alcun dubbio sul fatto che sono quei militari in servizio passivo, danneggiati dalle possibili riforme che pregiudicano i loro eterni privilegi”. E così via.

Ma ci sono anche quelli che segnalano, senza alcuna esitazione, che si tratta delle vecchie pratiche della CIA, con le sue sistemazioni e aggiustamenti del tempo, con la nuova tecnologia a sua disposizione, con l’esperienza di non essere stata in grado di sconfiggere i servizi d’intelligence creati, negli ultimi anni, da potenze emergenti e che muovono il piano della presunta maggior struttura di spionaggio del mondo. Non si può ignorare anche qualcosa di importante: non bisogna essere agente o impiegato (molto difficile reclutare alcuni che sono ‘ciarlatani’ o che aspirano ad accumulare ricchezza senza mostrare patriottismo nelle loro azioni); basta coincidere con il pensiero e le idee della CIA, del neoliberismo, del libero mercato, con i paradisi fiscali, ecc, per agire volontariamente e spontaneamente senza militare in nessuna agenzia o ambasciata.

Quali sono queste vecchie pratiche? Una fondamentale e che si è rivelata in questi giorni è distrarre l’attenzione generando una molto sostenuta reazione contro i denuncianti, squalificandoli, schernendosi di loro, colpendoli con tutto, ponendoli sull’altare della diatriba e dell’ingiuria. Non è quello che fecero con tutti gli autentici militanti di sinistra degli anni Sessanta, quando Philip Agee (agente CIA ndt) agiva nelle nostra terre? Non furono contro di loro tutti i dardi squalificandoli al punto che alcuni lasciarono il paese convinti che avessero sbagliato lotta per l’assalto di alcuni dei loro stessi compagni, di certi giornalisti e funzionario apparentemente onesto? A loro chiusero le porte e, naturalmente, anche fecero quello che ora fanno gli i diligenti: tacciarli di quello che loro peccano.

Ma torniamo alla domanda iniziale: non viene dalla CIA il denaro? Chi finanzia, allora, tutto ciò che è stato fatto nel corso di questi anni e mesi per smontare la Rivoluzione Cittadina sotto la congettura che non ha senso, o che si tratta di un processo fallito? Il denaro nasce dallo sforzo e contributo individuale di giornalisti, politici e analisti che si sono impegnati, patriotticamente, per cambiare lo stato attuale di cose? C’è qualcuno che crede a questa storia? Nessuno si lega alla CIA in qualità di collaboratore con una cedola o un documento, per non parlare di una partita di bilancio in qualsiasi entità particolare. I veri e professionali agenti sono preparati, arruolati e controllati dalle autorità, ma anche è pubblico (soprattutto ora che ci sono serie TV costruite con la stessa esperienza e testimonianza di spie) che questi agenti lavorano con reti di collaboratori ed informatori in incontri sociali in cui registrano tutto ciò che li aiuta a capire dove devono agire.

farc_reyesE c’è un’altra cosa: lavorano reclutando funzionari e militanti come quello che aiutò ad individuare l’accampamento di Raul Reyes, in Angostura, facendosi passare come un militante rivoluzionario radicale. Se coloro che disprezzano tutto quanto pubblicato credono che questo si è concluso con la fine della Guerra Fredda possono rivedere la storia più recente di paesi del Medio Oriente, per solo citare un caso.

Se allo stesso tempo credono che ora la CIA non interviene o almeno rispetta la sovranità dei nostri popoli dovrebbe chiedere all’attuale ambasciatore USA in Ecuador la sua esperienza in tutti i paesi da cui ha servito il suo governo. E se pensano che tutto è una questione di follia di un nostalgico aspettiamo 50 anni perché sia la storia che dia ragione a coloro che l’hanno. Per ora, ci sono molti indizi che l’opposizione politica e mediatica ecuadoriana è incapace, per conto proprio, di sostenere un apparato come quello montato per costruire scenari politici con un po’ di credito.

Ma è anche vero che c’è il sospetto, che cresce ogni giorno e che ha l’avallo di giornalisti anti Correa (ma non fanatici oppositori) e di analisti onesti ed intelligenti che sono stati contattati e hanno respinto qualsiasi coinvolgimento in determinati compiti, “suggerimenti” o incarichi per raccontare qualche falsità o esagerare le loro critiche: non solo è la CIA. Alcuni banchieri e uomini d’affari hanno messo un sacco di soldi per riconquistare il potere politico con qualche presidente in affitto (come già abbiamo vissuto negli anni Ottanta e Novanta). Non vi è dubbio che questo paese è troppo ricco perché non sia nel patrimonio di certi banchieri e uomini d’affari.

* Direttore del quotidiano El Telegrafo, Ecuador

Ecuador: Si no es la CIA, ni las “hermanas de la caridad”, ¿quién pone la plata?

Orlando Pérez*

Partamos de la duda. ¿No es la CIA? Bueno, ¿entonces todo lo denunciado es uno de esos inventos nacidos de la cabeza (como dice el embajador) de algún nostálgico de las teorías de la conspiración? ¿Así de fácil?

Y supongamos que sea cierto que no hay agentes, agenciosos, colaboradores ni soplones. Entonces, si lo que más hay (según los detractores) es censura, represión, límites y barrotes a las libertades de prensa, de información y de empresa, ¿de dónde sale tanta información? ¿Y de dónde sale todo el dinero para sostener páginas web y portales, blogs, viajes al extranjero y supuestas investigaciones periodísticas?

Varios conocidos, otros no tanto, pero casi todos preocupados y hasta entusiasmados por las publicaciones de Telesur y El Telégrafo, han llamado estos días para compartir teorías y pistas que ponen en la misma dirección las sospechas: “Son los Isaías, sin ninguna duda”. “Son empresarios ecuatorianos”. “Es el mismo Guillermo Lasso”. “Es la plata de cotizantes decididos a recuperar el poder político”. “No me cabe duda alguna de que son esos militares en servicio pasivo, afectados por las posibles reformas que perjudican sus eternos privilegios”. Y así un largo etcétera.

Pero también hay quienes señalan, sin ninguna vacilación, que se trata de las viejas prácticas de la CIA, con sus acomodos y ajustes de la época, con la nueva tecnología a su disposición, con la experiencia de no haber podido derrotar a los servicios de inteligencia creados en los últimos años en potencias emergentes y que mueven el piso de la supuesta mayor estructura de espionaje del mundo. No se puede dejar de lado algo también importante: no hace falta ser agente o empleado (muy difícil enrolar a algunos que son ‘boquisueltos’ o que ambicionan acumular fortuna sin mostrar patriotismo en sus acciones); basta con coincidir con el pensamiento y las ideas de la CIA, del neoliberalismo, el libre mercado, con los paraísos fiscales, etc., para actuar voluntaria y espontáneamente sin militar en ninguna agencia o embajada.

¿Cuáles son esas viejas prácticas? Una fundamental y que se ha revelado estos días es distraer la atención generando una muy sostenida reacción contra los denunciantes, descalificándolos, mofándose de ellos, cayéndoles con todo, colocándolos en el altar de la diatriba y de la injuria. ¿No fue eso lo que hicieron con todos los militantes auténticos de izquierda de los años sesenta cuando Philip Agee actuaba en nuestras tierras? ¿No fueron contra ellos todos los dardos descalificándolos al punto de que algunos se fueron del país convencidos de que se habían equivocado de lucha por la arremetida de varios de sus propios compañeros, de ciertos periodistas y uno que otro funcionario aparentemente honesto? A ellos les cerraron las puertas y, por supuesto, también hicieron lo que hacen ahora los agenciosos: tacharlos de lo que ellos pecan.

Pero volvamos a la pregunta inicial: ¿No viene de la CIA el dinero? ¿Quién entonces financia todo lo que se ha hecho en estos años y meses para desmontar la Revolución Ciudadana bajo el supuesto de que no tiene sentido o de que constituye un proceso fracasado? ¿La plata sale del esfuerzo y aporte individual de periodistas, políticos y analistas que se han comprometido patrióticamente con cambiar el estado actual de cosas? ¿Alguien se cree ese cuento? Nadie se vincula a la CIA en calidad de colaborador con una ficha o un carné, mucho menos con una partida presupuestaria en alguna entidad concreta. Los verdaderos y profesionales agentes son preparados, enrolados y monitoreados por sus autoridades, pero también es público (más ahora que hay series de televisión construidas desde la misma experiencia y testimonio de los espías) que esos agentes trabajan con redes de colaboradores y soplones en reuniones sociales donde registran todo lo que les ayude a entender dónde deben actuar.

Y hay algo más: trabajan reclutando a funcionarios y militantes como aquel que ayudó a ubicar el campamento de Raúl Reyes, en Angostura, haciéndose pasar por un militante revolucionario radical. Si los que menosprecian todo lo publicado creen que eso se acabó con el fin de la Guerra Fría bien pueden revisar la historia más fresca de países del Medio Oriente, por solo citar un caso.

Si al mismo tiempo creen que ahora la CIA ya no interviene o al menos respeta la soberanía de nuestros pueblos habría que preguntarle al actual embajador estadounidense en Ecuador su experiencia en todos los países desde los que ha servido a su gobierno. Y si creen que todo se trata de la locura de unos nostálgicos esperemos 50 años para que sea la historia la que le dé la razón a quien la tenga. Por ahora, hay muchas pistas de que la oposición política y mediática ecuatoriana es incapaz por cuenta propia de sustentar un aparataje como el que ha montado para construir escenarios políticos con cierta solvencia.

Pero también es cierto que hay una sospecha que crece cada día y que cuenta con el aval de periodistas anticorreístas (pero no fanáticos opositores) y de analistas honestos e inteligentes que han sido contactados y han rechazado toda vinculación en determinadas tareas, “sugerencias” o encomiendas para decir algunas mentiras o exagerar sus críticas: no solo es la CIA. Determinados banqueros y empresarios han puesto mucha plata para recuperar el poder político con algún presidente de alquiler (como ya vivimos en los ochenta y noventa). No cabe duda de que este país es demasiado rico como para que no esté en el patrimonio de ciertos banqueros y empresarios.

*Director del diario El Telégrafo, Ecuador

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