Iroel Sánchez https://lapupilainsomne.wordpress.com
Gli Inti Illimani, la leggendaria banda musicale cilena con quasi cinquanta anni di storia, uno dei gruppi mitici della musica latino americana, legato alle lotte sociali e antimperialiste del continente, e conosciuto in tutto il mondo, è venuto a Cuba lo scorso giugno, ha registrato un album negli Studi Abdala e ha dato un concerto insieme a Pancho Amat nella Fabbrica dell’Arte Cubana, ma non ha avuto un solo titolo nella stampa di questa isola. Stessa sorte degli Inti Illimani hanno avuto prima, tra noi, i concerti di Lila Downs e Ismaele Serrano.
Il cambiamento nella politica USA nei confronti di Cuba ha trasformato quello che era eresia in moda e la visita all’isola è passata dall’essere vietata all’essere un buon affare per la grande industria culturale. Le istituzioni cubane sono coinvolte, ma a giudicare da quello che è stato pubblicato non sembrano prendere l’offensiva in un rapporto in cui sono già emerse contraddizioni tra le parole ed i fatti, come si è verificato con una passerella di Chanel nel Paseo del Prado a L’Avana, o le riprese dell’ottava serie della saga di Fast and furious sul Malecon avanero.
Se alla scarsezza delle risorse per generare azioni di relazione culturale con la produzione artistica di alta qualità non favorita dalla macchina egemonica si aggiunge il non promuovere le opportunità create dalla presenza, nel paese, di grandi artisti con estetiche alternative al canone dominante, la iper offerta di ciò che viene dal Nord -sempre favorita con tutto il sostegno mediatico globale- terminerà deglutendo proprio quello che ci rende diversi e quindi attrattivi.
Basta guardare le sezioni “da internet” dei nostri spazi informativi e culturali per rendersi conto che piuttosto che cercare nella rete delle reti i contenuti esclusi dai grandi circuiti mediatici, questi sono la fonte per presentare, acriticamente, all’audience nazionale eventi come l’ esposizione di auto usate dall’ Agente 007 nei suoi film o innumerevoli “notizie” delle stesse fonti che egemonizzano le informazioni fuori dal web.
Paradossalmente, negli stessi spazi, non si stancano di denunciare la “pseudo-cultura” e recensire riunioni dove si parla del tema e delle intenzioni della politica USA che “mantiene i suoi obiettivi cambiando i metodi …” ma ancora una volta la chiave è in cosa facciamo noi e, soprattutto, in ciò che smettiamo di fare.
Inti Illimani clandestino en Cuba
Por Iroel Sánchez
Inti Illimani, la legendaria banda musical chilena con casi cincuenta años de historia, una de las agrupaciones míticas de la música latinoamericana, vinculada a las luchas sociales y antiimperialistas del continente, y conocida en el mundo entero, vino a Cuba este mes de junio, grabó un disco en los Estudios Abdala y dio un concierto junto a Pancho Amat en la Fábrica de Arte Cubano pero no ocupó un solo titular en la prensa de esta Isla. Igual suerte que Inti Illimani han corrido antes entre nosotros conciertos de Lila Downs e Ismael Serrano.
El cambio en la política estadounidense hacia Cuba ha convertido lo que era herejía en moda y la visita a la Isla ha pasado de estar prohibida a ser un buen negocio para la gran industria cultural. Las instituciones cubanas se implican pero a juzgar por lo publicado no parecen llevar la ofensiva en una relación en la que ya han aflorado contradicciones entre el discurso y los hechos como las ocurridas con una pasarela de Chanel en el Paseo del Prado de La Habana, o la filmación de la octava parte de la saga de Fast and furious en el malecón habanero.
Si a la escasez de recursos para generar acciones de relación cultural con la producción artística de alta calidad no favorecida por la maquinaria hegemónica se suma el no promover las oportunidades que genera la presencia en el país de grandes artistas con estéticas alternativas al canon dominante, la hiper oferta de lo que viene del Norte -siempre favorecida con todo el respaldo mediático global- terminará deglutiendo lo que precisamente nos hace diferentes y, por ende, atractivos.
Basta ver las secciones “desde internet” de nuestros espacios informativos y culturales para percatarse de que en vez de buscar en la red de redes los contenidos excluidos de los grandes circuitos mediáticos, estos son la fuente para presentar acríticamente a las audiencias nacionales eventos como la exposición de autos utilizados por el Agente 007 en sus películas o un sinfín de “noticias” procedentes de las mismas fuentes que hegemonizan las informaciones fuera de la web.
Paradójicamante, en los mismos espacios, no se cansan de denunciar la “seudocultura” y reseñar reuniones donde se habla del tema y de las intenciones de la política norteamericana que “mantiene sus objetivos cambiando de métodos…” pero una vez más la clave está en lo que hagamos nosotros y, sobre todo, en lo que dejamos de hacer.