In merito alle continue aggressioni culturali contro il Venezuela si può affermare che in permanenza agiscono operatori che diffondono argomenti di propaganda e che nei periodi in cui si aprono fronti di scontro e si manifestano scalate nell’assedio intensificano la diffusione di contenuti sempre più sofisticati.
Senza ombra di dubbio la guarimba (le forme, attraverso cui si manifesta la rivolta reazionaria in corso in Venezuela, ndt) ha rappresentato e sintetizzato i nuovi metodi e le forme di quella che, a suo tempo, Misión Verdad ha definito come l’operazione “di uno sciame culturale” che ha contribuito a teatralizzare il conflitto a livello regionale e globale per:
– Dimostrare la spontaneità di manifestazioni perfettamente pianificate.
– Convincere e persuadere l’opinione pubblica internazionale che ci troviamo di fronte a “movimenti studenteschi” mentre in realtà nelle strade operano gruppi addestrati preventivamente allo scontro e che conoscono le tattiche della guerra irregolare urbana.
– Sensibilizzare un pubblico ignorante sulla situazione interna al Venezuela.
– Disinformare sulle azioni di contenimento e protezione di scuole, università, trasporti e altre strutture della popolazione e dello Stato.
– Erodere l’immagine e la credibilità di Nicolás Maduro e del chavismo in ambito internazionale.
Messaggi e azioni simboliche brevi e mirate, che si basano sulla volgarizzazione delle teorie di Goebbels, sono state utilizzate (http://www.el-nacional.com) da artisti e figure dello spettacolo globale e regionale come Rihanna, Cher, Kevin Spacey, Jared Leto, Jim Carrey, Miley Cyrus, Laura Pausini, Juanes, Shakira, Marc Anthony, Ricardo Montaner, Alejandro Sanz, Carlos Baute, José Luis Rodríguez e diverse figure dello sport nazionale e mondiale, tra gli altri.
E le piattaforme usate (http://www.informador.com.mx) da costoro per diffondere questo messaggio sono Twitter (soprattutto nel caso degli artisti di Hollywood), interviste sui grandi media, una serie di interessati (http://www.ultimasnoticias.com.ve) video con drammatizzazioni delle azioni di guarimbas, e la consegna di premi come i Grammys e gli Oscar, quando ricordiamo il saluto ai suoi fratelli “rivoluzionari” di Venezuela e Ucraina di Jared Leto, che ancora oggi deve star cercando dove si trovano sulla carta questi due paesi. La maggiore sintesi di questa operazione culturale, senza ombra di dubbio, è il seguente video (https://www.youtube.com/watch?v=1orAtFz9u3U ) che spiega i motivi della lotta “guarimbera” che somiglia in modo impressionante (https://www.youtube.com/watch?v=0kGcV1OO3bQ) a un altro sul Maidan ucraino e il suo “grido di libertà”.
L’aggressione culturale attuale
Quale sottoprodotto della campagna ricordiamo Chino & Nacho, ma anche Sting e Antonio Banderas che chiedono la “libertà di Leopoldo López”. E sebbene Ryhanna, Cher, Kevin Spacey e Miley Cyrus non hanno dovuto pubblicare nei loro account di Twitter sul Venezuela per mancanza di avvisi di pagamento, è certo che ha continuato ad articolarsi e ad intensificarsi una nuova aggressione culturale aggiornata a questo momento di “imminente crisi umanitaria e necessità di intervento straniero”.
Ed è chiaro che la maggior parte di quelli che agiscono in questo contesto (http://www.univision.com), a livello di prese di posizione, sono prodotti di qualità di Univisión e Telemundo, le due catene con ampio ascolto a Miami e nei paesi satelliti che hanno come referenti Kardashian e Kanye West. Solo qualche settimana fa i due canali hanno ripreso rapporti sulla “fame e la mancanza di medicine in Venezuela”, annunciando però anche (http://www.eluniversal.com) la presentazione della serie El Comandante sulla vita di Chávez, nel caso di Telemundo, e in due occasioni il “popolare” programma “Caso Cerrado” ha messo in scena (http://www.maduradas.com) battibecchi tra padri chavisti, lobotomizzati dal regime, e figli che hanno provato il sistema statunitense e desiderano rimanere a mangiare Nutella accompagnata da mortadella.
Naturalmente l’atmosfera è accompagnata dai cinguettii su Twitter (http://lacalle.com.ve) di Ricardo Montaner, dalle interviste televisive (http://www.2001.com.ve) al cantante di Maná Fernando Olvera, dai messaggi (http://www.el-nacional.com) di Daniela Larreal che chiedono alla gente “di non farsi comprare da una borsa di alimenti”, e di pronunciamenti di artisti attraverso foto e video in Instagram, come Edgar Ramirez ed anche Daniel Sarcos, che dopo uno spettacolo ha diffuso un messaggio, la cui idea-forza si trova nel concetto che “il governo deve smetterla di attaccarsi al potere e deve lasciare che il paese guardi avanti”.
Tra donazioni e intervento umanitario
Depoliticizzato e decontestualizzato il conflitto, in questi messaggi in cui di fatto si mette all’indice il chavismo come interlocutore con cui dialogare, l’aggressione culturale non si distingue per il culto della “guarimba”, sebbene appaiano canzoni rap di fattura Usaid (http://www.elnuevoherald.com), ma semmai per il fatto che si manifestano una direzione e un accumulo di fattori che fanno sospettare del possibile tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale e internazionale sulla presenza della “crisi umanitaria in Venezuela”.
Diciamo questo perché proprio Nacho, a partire dal momento della sua pianificata apparizione all’Assemblea Nazionale, che per la strada nessuno ricorda, si è proclamato operatore di avanguardia che attraverso una fondazione intenderebbe fare donazioni (http://notitotal.com) di alimenti e giocattoli a bambini degenti in ospedali, ma che non può farlo per colpa della “burocrazia” e pure dei “miliziani chavisti” (http://www.turimiquire.com).
Diciamo questo perché tale improbabilmente disinteressata azione solidale si è ripetuta con una recente iniziativa dell’ex Miss Mondo Dayana Mendoza allo scopo di fare donazioni (http://www.lapatilla.com) di alimenti, di cui avrebbero bisogno i bambini, alla fondazione Sunrise, con sede a Miami, e con un messaggio Twitter, probabilmente a pagamento, dell’attore di Hollywood Matt Bomer (http://www.panorama.com.ve) in cui si incita a fare la stessa cosa, ma alla Fondazione Chamos (http://www.chamos.org.uk) con sede in Gran Bretagna (che afferma che in Venezuela ci sarebbe il 90% dei bambini in condizioni di estrema povertà).
Questa depoliticizzata propaganda umanitaria, al di fuori della realtà, non solo evita di attribuire responsabilità a imprenditori e compagnie farmaceutiche per la situazione alimentare e sanitaria, ma punta a ripetere l’operazione che fu realizzata nel conflitto del Darfur, in Sudan, manipolato (http://www.theguardian.com) da attori di Hollywood per esercitare pressione su quel paese, con il pretesto del dramma umanitario e della guerra civile, allo scopo di rendere possibile un intervento e la conseguente spartizione del paese, come alla fine è avvenuto quando gli alleati degli Stati Uniti hanno fondato il Sud Sudan.
Certo è che, se nel 2014 e 2015 l’aggressione culturale si concentrava sul regime, sui diritti umani e la legittima ribellione, essa, riproposta nel 2016, testimonia forse la messa in scena di una nuova variante della trama: la propaganda umanitaria e la conseguente proposta dell’ “intervento necessario”, utilizzando i bambini venezuelani per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Non a caso il New York Times dedica un reportage alla mortalità infantile e il segretario generale dell’OSA, Luis Almagro, sostiene (http://www.el-nacional.com) che il presidente Maduro “non potrà mai ridare la vita ai bambini morti per mancanza di medicine”, con un indubitabile sincronismo che mette a nudo il cinismo utilizzato in questa nuova operazione culturale e di propaganda contro il Venezuela.