Arthur Gonzalez https://heraldocubano.wordpress.com
Non è stato un caso che dopo l’annuncio del ritiro di Fidel Castro, nel luglio 2006, motivato dai suoi problemi di salute, il governo USA e le sue agenzie di intelligence delinearono le loro azioni per cercare di rovesciare la Rivoluzione cubana, al contempo rafforzando il lavoro sovversivo contro Hugo Rafael Chavez, in Venezuela.
Per queste ragioni crearono cinque gruppi di lavoro interagenze per monitorare la situazione di Cuba, in quella che chiamarono la War Room.
Di questi gruppi, tre furono assegnati al Dipartimento di Stato per azioni diplomatiche, di comunicazioni strategiche e di promozione della democrazia.
Uno al Dipartimento del Commercio, con lo scopo di fornire aiuti umanitari; e l’altro gruppo per essere congiuntamente amministrato dal Consiglio di Sicurezza Nazionale e dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale, responsabile delle questioni migratorie.
Ma ciò che marcò la differenza e lasciò ben definito gli obiettivi che c’erano alla base di questi riaggiustamenti strutturali, fu la nomina di un direttore della Missione di Intelligence per Cuba e Venezuela. Più chiaro dell’acqua.
Se si analizza freddamente ciò che è successo, da quel momento fino ad oggi, si può perfettamente comprendere lo sviluppo della linea politica seguita contro i due paesi, a cui gli USA hanno dato la massima priorità nell’area, al fine di minare le due Rivoluzioni.
Per Cuba si stabilì la strategia di soffocare, ulteriormente, la sua economia, attaccando quelle aree in cui vi erano possibilità di un margine di miglioramento, le sue operazioni bancarie. Perciò ci furono le alte ammende inflitte, dall’OFAC, negli ultimi anni, stabilendo record storici, come quella applicata contro la banca francese PNB Paribas di 10 miliardi di dollari.
Le sanzioni, in dieci anni,includono più di 100 aziende e quasi mille individui, qualcosa d’inaudito che riflette l’odio e la crudeltà contro un paese che solo decise di istituire un sistema diverso da quello imposto dagli yankee, quando intervennero nella guerra ispano-cubana 1898.
Le stesse formule e piani di azione segreta che la CIA ed il Consiglio di Sicurezza Nazionale eseguirono contro Cuba, dal 1959, gliela applicano al Venezuela da quando Hugo Rafael Chavez fu democraticamente eletto dal suo popolo.
Gli USA non si rassegnano a mantenere relazioni con paesi che hanno assunto sistemi socialisti, in questo emisfero, e spendono miliardi, ogni anno, cercando di rovesciarli.
La Casa Bianca persiste nella guerra economica contro il Venezuela, perché sa del sostegno che questo paese dà all’area dei Caraibi e dell’America centrale in materia di petrolio.
Non è un caso il calo dei prezzi del petrolio per cercare di far collassare l’economia venezuelana.
Contro il Cile, durante il governo del socialista Salvador Allende, fecero qualcosa di simile con il prezzo del rame, prima voce di esportazione di quel paese; già si sa poi quello che fecero con l’agente CIA Augusto Pinochet, che hanno difeso fino in fondo; mai imbastirono un referendum popolare ed ancor meno quello che hanno fatto alla presidentessa brasiliana Dilma Rousseff.
Con il marcato proposito di dividere le forze rivoluzionarie dell’emisfero, il Consiglio di Sicurezza Nazionale, vera forza governante negli USA, ha proposto il cambio di politica verso Cuba, mentre attaccava il Venezuela, ma il presidente Barack Obama chiariva che era solo un cambio di tattica e che lo scopo di rovesciare la Rivoluzione cubana rimaneva intatto.
Questo passo non è stato interpretato con favore da molte persone progressiste in America Latina, perché gli yankee non eliminavano il blocco economico, commerciale e finanziario; né restituivano il territorio occupato, contro la volontà popolare, dalla loro base navale di Guantanamo; mantenevano la Legge di Aggiustamento cubano che manipola, a scopi sovversivi, la questione migratoria; continuano e rafforzano il lavoro di sovversione politica, soprattutto sui giovani; mentre incrementano le loro azioni di destabilizzazione contro Venezuela, Bolivia, Brasile, Ecuador, Argentina e Nicaragua.
Quasi due anni sono trascorsi dal ripristino delle relazioni diplomatiche tra USA e Cuba, ma il blocco rimane intatto, le misure attuate da Obama sono destinate a rafforzare i lavoratori privati e la cosiddetta società civile affinché sia questa quella che ottenga il cambio di regime.
Per far questo contano sul sostegno di alcuni alleati e istituzioni religiose, e parallelamente assalgono, ferocemente, per destituire il presidente Nicolas Maduro democraticamente eletto ed alleato politico ed economico di Cuba, da dove sanno provengono le principali finanze dell’isola.
Lo scopo si vede chiaramente: creare più crisi economica in Venezuela perché il popolo si stanchi di tante penurie ed accetti il referendum revocatorio ma, allo stesso tempo, che tale situazione crei un clima di stanchezza nel popolo cubano davanti all’eventuale carenza di petrolio e si rompa il sostegno dei giovani al sistema socialista, al dipingerlo come inefficiente, ciò che potrebbe provocare proteste popolari che lascino il posto ad un cambiamento di sistema politico.
Da qui la necessità di spazi di dibattiti con l’inclusione di elementi controrivoluzionari, che stanno portando avanti alcune organizzazioni non ufficiali, create con denaro e guida dall’esterno.
Tutto è ben calcolato, perciò gli yankee affilano le unghie per dare la zampata finale in Venezuela, mentre intrattengono i cubani con presunte misure di ammorbidimento di cui nessuna ha dato tregua alla sua economia che necessita, come non mai, di un’iniezione di capitale per realizzare i suoi piani per formare un socialismo prospero e sostenibile.
L’imperialismo yankee che lo compri chi non lo conosca. Ai cubani alfabetizzati ed istruiti, grazie al socialismo, non li potranno confondere, perché, come assicurò José Martí: “Gli alberi si dovranno mettere in fila affinché non passi il gigante delle sette leghe! E’ l’ora del conteggio, e della marcia unita, e dovremmo andare a ranghi serrati, come l’argento nelle radici delle Ande“.
Planes yanquis con dobles fines
Por Arthur González.
No fue por casualidad que después del anuncio de la retirada de Fidel Castro en julio del 2006, motivado por sus problemas de salud, el gobierno estadounidense y sus agencias de inteligencia perfilaron sus acciones para intentar derrocar a la Revolución cubana, a la vez que reforzaban el trabajo subversivo contra Hugo Rafael Chávez en Venezuela.
Por tales razones crearon cinco grupos de trabajo interagencias para monitorear la situación en Cuba, en lo que denominan el War Room.
De esos grupos, se le asignaron tres al Departamento de Estado, para acciones diplomáticas, de comunicaciones estratégicas y para promover la democracia.
Uno al Departamento de Comercio, con el propósito de dar ayuda humanitaria; y el otro grupo para ser administrado conjuntamente por el Consejo de Seguridad Nacional y el Departamento de Seguridad Interna, encargado de los asuntos migratorios.
Pero lo que marcó la diferencia y dejó bien definidos los objetivos que habían detrás de esos reajustes estructurales, fue el nombramiento de un director de Misión de Inteligencia para Cuba y Venezuela. Más claro ni el agua.
Si se analiza fríamente lo que ha sucedido desde esa fecha hasta los días actuales, se puede comprender perfectamente el desarrollo de la línea política seguida contra los dos países, a los que Estados Unidos ha dado la mayor prioridad en el área, con vistas a socavar las dos Revoluciones.
Para Cuba se estableció la estrategia de ahogar aún más su economía, atacando aquellos aspectos donde existían posibilidades de un mejoramiento, sus transacciones bancarias. Por eso fueron las elevadas multas impuestas por la OFAC en los últimos años, estableciendo records históricos, como la aplicada contra el banco francés PNB Paribas de 10 mil millones de dólares.
Las sanciones en el decenio abarcan a más de 100 empresas y casi mil personas naturales, algo inaudito que refleja el odio y el ensañamiento contra un país que solo decidió establecer un sistema diferente al impuesto por los yanquis cuando intervinieron en la guerra hispano-cubana en 1898.
Las mismas fórmulas y planes de acción encubierta que la CIA y el Consejo Nacional de Seguridad ejecutaron contra Cuba desde 1959, se la aplican a Venezuela desde que Hugo Rafael Chávez fue elegido democráticamente por su pueblo.
Estados Unidos no se resigna a mantener relaciones con países que asumieron sistemas socialistas en este hemisferio y se gastan anualmente miles de millones intentando derrocarlos.
La Casa Blanca persiste en la guerra económica contra Venezuela, porque sabe del apoyo que ese país le da al área del Caribe y Centro América en material petrolera.
No es casualidad la caída de los precios del petróleo para intentar colapsar la economía venezolana.
Contra Chile durante el gobierno del socialista Salvador Allende, hicieron algo similar con el precio del cobre, primer rubro exportable de ese país; después ya se conoce lo que hicieron con el agente de la CIA Augusto Pinochet, al que defendieron a capa y espada, jamás potenciaron un referendo popular y menos aún un lo que le han hecho a la presidenta de Brasil Dilma Rousseff.
Con el marcado propósito de dividir a las fuerzas revolucionarias del hemisferio, el Consejo de Seguridad Nacional, verdadera fuerza gobernante en Estados Unidos, propuso el cambio de política hacia Cuba, a la vez que arremetía contra Venezuela, pero el presidente Barack Obama dejaba bien esclarecido que solo era un cambio de táctica y que los fines de derrocar a la Revolución cubana se mantenían intactos.
Ese paso no fue interpretado con agrado por muchas personas progresistas en América Latina, porque los yanquis no eliminaban el criminal bloqueo económico, comercial y financiero; ni devolvía el territorio ocupado contra la voluntad popular en su base naval en Guantánamo; mantenían la Ley de Ajuste Cubano que manipula con fines subversivo el tema migratorio; continúan y fortalecen el trabajo de subversión política especialmente sobre los jóvenes; a la vez que recrudecen sus acciones desestabilizadoras contra Venezuela, Bolivia, Brasil, Ecuador, Argentina y Nicaragua.
Casi dos años han trascurrido del restablecimiento de relaciones diplomáticas de Estados Unidos y Cuba, pero el Bloqueo se mantiene intacto, las medidas aplicadas por Obama están dirigidas a fortalecer a los trabajadores privados y la llamada sociedad civil para que sea esta la que logre el cambio de régimen.
Para eso cuentan con el apoyo de algunos países aliados e instituciones religiosas, y paralelamente embisten con fiereza para destituir al presidente Nicolás Maduro, electo democráticamente y aliado político y económico de Cuba, de donde saben provienen las principales finanzas de la Isla.
El propósito se ve a todas luces, crear más crisis económica en Venezuela para que el pueblo se agote de tantas penurias y acepte el referendo revocatorio, pero al mismo tiempo, que tal situación conforme un clima de agotamiento en el pueblo cubano ante la posible escasez de petróleo y se rompa el apoyo de los jóvenes al sistema socialista, al pintarlo como ineficiente, lo cual pudiera provocar protestas populares que den paso reclamos de un cambio de sistema político.
De ahí la exigencia de espacios de debates con la inclusión de los elementos contrarrevolucionarios, que están llevando a cabo algunas organizaciones no oficiales, conformadas con dinero y orientaciones desde el exterior.
Todo está bien calculado, por eso los yanquis se afilan las uñas para dar el zarpazo final en Venezuela, mientras entretienen a los cubanos con supuestas medidas de flexibilización que ninguna la ha dado un respiro a su economía necesitada, como nunca antes, de una inyección de capital para lograr sus planes de conformar un socialismo próspero y sostenible.
Al imperialismo yanqui que lo compre quien no lo conozca. A los cubanos alfabetizados y educados gracias al socialismo no los podrán confundir, porque como aseguró José Martí: “¡Los árboles se han de poner en fila para que no pase el gigante de las siete leguas! Es la hora del recuento, y de la marcha unida, y hemos de andar en cuadro apretado, como la plata en las raíces de los Andes”.