A Verdade – Qual è la valutazione del PCB sulla congiuntura brasiliana?
Ivan Pinheiro – I governi del PT sono stati interessati alla borghesia fintanto che garantivano benefici al capitale “come mai prima nella storia del Paese”, nelle parole di Lula e allo stesso tempo agivano come efficienti pompieri sulla lotta di classe, cooptando entità sindacali e di massa e trasmettendo ai lavoratori l’illusione che il governo (e non le loro lotte) avrebbe garantito i loro diritti e il loro futuro.
Nel giugno 2013 ci fu il primo segnale di esaurimento di questo ciclo di conciliazione di classe, quando cominciarono a soffiare sul Brasile forti venti della crisi mondiale sistemica del capitalismo e gli indizi che il PT non controllava più, né smobilitava, i lavoratori e i settori popolari.
In questo quadro, per vincere le elezioni nel 2014, Dilma fece un discorso “sviluppista”, negando la crisi economica, affermando che era più facile “che una mucca tossisca” che revocare i diritti lavorativi. Vincendo le elezioni, passò a governare con un programma neoliberale del candidato del PSDB, chiamando Joaquim Levy al Ministero delle Finanze per fare aggiustamenti fiscali, tagli nei programmi sociali e nei servizi pubblici, flessibilizzare i diritti lavorativi e previdenziali, privatizzare in larga scala, etc. La presidente implementa la Legge Antiterrorismo per reprimere i movimenti popolari e il 18 dicembre 2015 firma l’Accordo Militare Brasile/Stati Uniti (1), insieme con Aldo Rabelo, allora ministro della Difesa, di un partito che si presenta come comunista.
Mentre il governo cede alle necessità del capitale, l’economia continua la recessione, creando un ambiente di ingovernabilità. Ma, già all’inizio del 2015, parte della borghesia comincerà a guidare la rimozione di Dilma perché – nonostante Lula e il PT sembrino accettare di cedere ulteriormente alle pressioni borghesi – le contraddizioni interne con alcuni settori petisti legati ai movimenti di massa complicavano la conciliazione. Durante il 2015, sono continuate le divergenze in seno alle classi dominanti in relazione all’impeachment. Ma, all’inizio del 2016, con l’annuncio di un ulteriore calo del PIL e l’approfondimento dell’ingovernabilità, il “comitato centrale” della borghesia chiude la questione della rimozione della presidente e impone l’illegittimo governo Temer per cercare di accelerare gli aggiustamenti che il PT faceva lentamente.
L’impeachment non è stato un colpo di Stato classico, anche perché non si trattava di un governo di sinistra, nemmeno riformista. Nei 13 anni di governi petisti non c’è stato alcun avanzamento strutturale o istituzionale. Ma è ovvio che la destra ha usato e abusato delle manipolazione mediatiche e giuridiche scandalose ed evidenti manovre istituzionali e parlamentari nel quadro “legale” della democrazia borghese. In realtà, una dittatura delle classi dominanti. Il PT ha scavato con le proprie mani la sua fossa, scegliendo, fin dai primi passi di Lula, l’alleanza con i partiti di centro-destra.
Come analizzate il Governo Temer?
La nascita dell’illegittimo governo provvisorio Temer deve esser usata didatticamente per i comunisti per combattere le illusioni di classe tra i lavoratori, come la falsità che è possibile riformare e umanizzare il capitalismo, che in questo sistema c’è una “democrazia”, uno “Stato democratico di Diritto”. Notare che il partito che ha “tradito” il PT era il suo principale alleato. Nel governo destituito, il PMDB aveva il vice-presidente, il presidente della Camera e del Senato e sette ministeri! Dobbiamo combattere Temer con tutta l’energia, non dargli tregua un solo minuto per respirare, per impedire che applichi le ricette di una crisi di governabilità. La mia impressione personale è che il colpo della borghesia è fallito e nuove manovre istituzionali si stanno preparando. Ma non possiamo sottovalutare, né attendere sperando in soluzioni all’interno del sistema, poiché l’agenda neoliberale avanza nel Parlamento.
A mio modo di vedere, le forze anticapitaliste e popolari non devono spendere energie per il ritorno di un governo social-liberale petista, sia con il ritorno di Dilma o con l’elezione di Lula. Durante tutta questa crisi, è stato evidente che il percorso del PT verso la destra è una cammino senza uscita. Per garantire la governabilità, Dilma è giunta al punto di proporre pubblicamente un patto nazionale con l’opposizione di destra e a far di tutto per creare un nuovo “centro” con le sigle più fisiologiche e corrotte. Non dimentichiamo che lo zar dell’economia nel governo Temer è lo stesso Henrique Meirelles, presidente del Banco Centrale negli otto anni di Governo Lula che, nell’auge dell’impeachment, cercava di convincere Dilma a nominare questo banchiere come ministro delle Finanze per tranquillizzare i “mercati”, i creditori e gli investitori nazionali e stranieri.
Non dobbiamo nemmeno alimentare illusioni riformiste, come le proposte che circolano nella sinistra, di nuove elezioni, riforma politica o costituente. Con il possibile fallimento del vergognoso Governo Timer, queste alternative istituzionali saranno il salvagente per la borghesia: con l’egemonia che mantiene nella società, eleggere un “nuovo” governo del capitale, adesso legittimato dalla “volontà popolare”, per continuare con la sua offensiva contro i diritti sociali e lavorativi.
Come vede il PCB l’importanza dell’unità delle forze popolari e le alternative per la crisi?
Il centro della nostra lotta oggi deve esser FUORI TEMER, intendendo questo come la resistenza all’offensiva del capitale, che attribuisce ad esso il compito di flessibilizzare maggiormente i diritti dei lavoratori, generalizzare le esternalizzazioni, privatizzare quello che resta di pubblico e approfondire i tagli nei programmi sociali e lo sfruttamento del proletariato, di saccheggiare il bilancio pubblico, tutto per garantire la ripresa del tasso di profitto dei grandi monopoli, che avverrà al prezzo di una maggiore repressione delle lotte popolari e delle restrizioni dei diritti di organizzazione e manifestazione.
Con l’aggravamento della crisi mondiale del capitalismo, che colpisce il Brasile adesso in forma drammatica, avverrà un’acutizzazione delle contraddizioni tra il capitale e il lavoro, pertanto, della lotta di classe, adesso senza cooptazione del movimento sindacale e di massa e con maggiore possibilità di unità d’azione delle forze di sinistra socialista. Qualunque sia il governo di turno (ritorno di Dilma, permanenza di Temer o un nuovo presidente eletto), l’offensiva del capitale proseguirà. Ma si sono create le condizioni per una grande crescita del movimento di massa. Nel movimento sindacale e operaio, credo in una esplosione simile a quella che avvenne tra il 1975 e 1985, quando i lavoratori spazzarono i crumiri dei sindacati. Avverrà una grande crescita delle lotte per la terra, per la casa, per il lavoro, diritti civili, salute, istruzione e trasporti pubblici e contro le discriminazioni di qualsiasi tipo.
I comunisti e le forze popolari di orientamento anticapitalista devono contribuire all’unità d’azione in queste lotte. E’ necessario che queste forze promuovano una riunione nazionale, il prima possibile, per creare le condizioni di costruire un Fronte Anticapitalista e Anti-imperialista e realizzare, nel primo semestre del 2017, un Incontro Nazionale della Classe Lavoratrice e dei Movimenti Popolari – indipendente dal nome che avrà questo evento – affinché possiamo dare ampiezza nazionale a un grande movimento di resistenza all’offensiva del capitale che accumuli la nascita di una alternativa del proletariato nella costruzione del potere popolare e per aprire il cammino al socialismo.
Nota: http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/_Ato2015-2018/2015/Decreto/D8609.htm