Lo scrittore e giornalista Raúl Valdés Vivó le chiamava “ fiori senza paura” ricordando le lunghe notti di sofferenza delle eroine nei sotterranei della caserma Moncada, mentre sentivano le grida dei torturati, le raffiche degli assassinii a sangue freddo e vedevano e sentivano solo la morte da ogni parte.
“Quando saranno passati molti anni le dovremo paragonare ai fiori, due fiori che nascono tra il sangue e l’incertezza, un sangue diverso, dello spirito umano”, scrisse Valdés Vivó su Melba y Haydée.
Se le immaginava nelle ore che seguirono l’azione della Moncada precisamente quando le segrete divennero un inferno dantesco.
Lì, diceva, cominciò il miracolo senza miracolo di dare fede agli increduli, a coloro che dubitavano che era ancora possibile fare dell’Isola una nave felice e i bambini uomini e gli uomini bambini.
L’incertezza si trasformò in speranza e una volta in libertà, anche se tutti i loro compagni erano morti, in prigione o in esilio, loro si lanciarono per le strade senza timore delle repressioni, per unire volontà. E dopo la scarcerazione di Fidel e dei moncadisti la speranza divenne realtà.
Da suo padre, combattente contro la tirannia di Machado, Melba Hernández Rodríguez del Rey (Cruces, 28 luglio del 1921) aveva ereditato la ribellione e l’affanno di lottare contro l’ingiustizia.
Sulla nascita di Haydée Santamaría Cuadrado ci sono versioni contrastanti. Alcune istituzioni cubane la situano al 30 dicembre del 1923, mentre l’iscrizione è del 21 gennaio dello stesso anno. In accordo con una testimonianza della madre, Joaquina Cuadrado, era nata il 30 dicembre del 1922 alle nove di mattina.
Melba aveva conosciuto Abel Santamaria a un comizio politico organizzato dalla Gioventù Ortodossa, nel maggio del 1952, quando era già instaurata la tirannia di Batista. Lui la invitò a casa sua, come ha ricordato l’eroina, per farle conoscere le idee di Fidel.
“Andai quella stessa sera. Fidel non venne, ma conobbi Haydée Santamaría […]”
Già da llora cominciò a visitare ogni giorno la casa di Abel e di Haydée. E crebbe, oltre ad un’assoluta identificazione rivoluzionaria, un sentimento di profonda e fraterna amicizia per Yeyé”.
Dopo i fatti del 26 di luglio la tirannia confinò le due eroine nel carcere femminile di Guanajay. La cosa più terribile là, come riassunse una di loro anni dopo, era non poter fare niente.
Liberate il 20 gennaio del 1954 allo scadere della condanna, familiari e compagni di lotta si riunirono davanti alla porta della prigione.
“E adesso che farete?”, chiese una giornalista. “Cominceremo di nuovo, abbiamo un debito con i nostri fratelli morti”, risposero.
Centesimo a centesimo, peso a peso, con un valoroso gruppo di patrioti riuscirono a stampare circa 1000 copie di “La storia mi assolverà”, ripartite per tutta Cuba con un’automobile a noleggio.
Haydée disse anni dopo: “Abbiamo continuato a lottare sino a quando Fidel e si suoi compagni uscirono dal carcere dell’Isola de Pinos”.
Furono fondatici del Movimento 26 di luglio e Haydée partecipò al sollevamento del 30 novembre del 1956 come membro della Direzione Nazionale del Movimento e coordinò il viaggio sino alla Sierra di giornalisti come Herbert Matthews, le cui interviste a Fidel smentirono la propaganda della tirannia.
Seguendo gli orientamenti di Fidel partì per l’esilio come delegata del Movimento 26 di Luglio all’estero, per unire l’emigrazione rivoluzionaria.
Melba a sua volta partecipò ai preparativi della spedizione dello yacht Granma e poi entrò a far parte delle forze del Terzo Fronte Mario Muñoz, agli ordini di Juan Almeida.
Dopo il trionfo Yeyé divenne la direttrice della Casa de las Américas, un centro che accolse e unì gli intellettuali, gli artisti e i cantautori più importanti del continente, includendo quelli della Nuova Trova cubana.
Melba ebbe responsabilità nel Comitato Cubano di Solidarietà con il Vietnam, la Cambogia e il Laos; nell’Organizzazione di Solidarietà con i Popoli di Asia, Africa e America Latina (OSPAAAL); fu ambasciatrice di Cuba in Vietnam e Kampuchea, e direttrice del Centro di Studi sull’Asia e l’Oceania.
Haydée smise d’esistere il 28 luglio del 1980.
Per anni Melba evitò le domande dirette sulla sua amica. Preferiva parlare di loro due nella Moncada, nella lotta rivoluzionaria. E già negli anni ’90, quando una giovane militante della UJC le chiese di lei durante un incontro nella scuola dei quadri di questa organizzazione, cominciò a parlare: “Yeyé… Yeyé è come un ciclone…”, e riferì moltissimi aneddoti, usando sempre il tempo presente.
Melba è morta il 9 marzo del 2014. Una volta qualcuno mi chiese come mi piace ricordarla. Io ho risposto che all’uscita di quel carcere di Guanajay, un momento in cui ovviamente non potevo essere là, ma del quale ho visto le foto ed ho ottenuto testimonianze parziali.
E quando Fidel uscì da carcere, e per lei fu vivere di nuovo. L’azione di nuovo, la vita di nuovo.