Olimpiadi: quando veda un tedesco competere per la Tanzania saprò che le cose stanno cambiando
Rafael Cuevas Molina / Presidente AUNA-Costarica https://lapupilainsomne.wordpress.com
I paesi del Primo Mondo stanno drenando talenti, di ogni genere, dalla propria periferia per il proprio profitto. Le Olimpiadi non sono che un ulteriore caso in più.
Il quotidiano ABC, pubblicato a Madrid, si scandalizza per il caso del Bahrain, in queste Olimpiadi, che si svolgono a Rio de Janeiro. Il titolo recita: “Lo scandalo olimpico del Bahrain per ingrossare il suo medagliere” [1]. Secondo il giornale, il problema è che il paese arabo, ricco di petrolio e, quindi, in petrodollari, ha iscritto sotto la sua bandiera 35 atleti, di cui solo 6 sono di origine bahrení. Questo sembra censurabile al giornale, e attribuisce la situazione al cambio sofferto dal giuramento dei giochi, in cui si sostituì il termine “patria”con “la nostra squadra”.
La visione del quotidiano spagnolo è colonialista.
Lo sorprende e censura la situazione del Bahrain ma al vedere la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino si dimentica la trave nel proprio. Quando diciamo “il suo” intendiamo non solo la Spagna ma, in generale, i paesi del I Mondo (scusate per l’utilizzo di una terminologia demodè), che fanno vendemmia (di medaglie ndt) in questi giochi (ma non solo in essi), con gente che ha doti e formazione speciale o eccezionale, e che arriva sino alle sue coste attratti dalle migliori condizioni che possono offrire loro.
Ricordate, per esempio, la squadra francese di calcio che ha vinto la Coppa del Mondo, di tale sport, nel 1998? Facendo riferimento al calcio, il sito Infobae dice: “Se in linea di massima si definisce uno ‘straniero’ come chiunque con almeno un genitore nato in un altro paese, la selezione svizzera avrebbe perso due terzi dei suoi giocatori per giocare il Mondiale Brasile 2014. Francia e Olanda sarebbero rimasti disarmati e forse non sarebbero riusciti a passare il primo turno. Invece, Algeria, Ghana o Turchia si sarebbero rafforzate alla grande”[2].
La Francia avrebbe perso 12 giocatori della rosa dei 23 che ha portato in Brasile. Il Belgio non avrebbe avuto il difensore Vincent Kompany e l’attaccante Romelu Lukaku che sono nati nella Repubblica Democratica del Congo, l’attaccante Kevin Mirallas il cui padre è nato in Spagna, Marouane Fellaini, i cui genitori sono nati in Marocco, Axel Witsel il cui padre è della Martinica ed il centrale Moussa Dembélé il cui padre è nato in Mali. La Spagna avrebbe perso David Silva poiché sua madre è giapponese e suo padre delle Isole Canarie, ed il brasiliano nazionalizzato Diego Costa. E così via.
Questo furto di talenti si verifica in tutti i settori della vita. Nella famosa Silicon Valley degli USA, gli indù e cinesi costituiscono circa i due terzi della cosiddetta “gente di talento” che impulsa il settore tecnologico USA. Cosciente di questa situazione Mark Zuckerberg, il creatore e proprietario di Facebook, ha sostenuto nell’aprile 2013, ne The Washington Post [3] nell’ “economia della conoscenza” non ha senso rifiutare persone di talento, confrontando questo talento con petrolio o altre risorse naturali del tipo di quelle che hanno alimentato precedenti boom industriali.
È quindi un fenomeno vecchio e ben noto: i paesi del I Mondo stanno drenando talenti, di ogni genere, dalla propria periferia a proprio profitto. Le Olimpiadi non sono che un ulteriore caso in più.
Ma quando non sono loro che traggono profitto dalla situazione, si spaventano, gli sembra scandaloso e si strappano le vesti: mentalità coloniale.
2 http://www.infobae.com/2014/06/20/1574678-como-serian-los-equipos-del-mundial-los-nacionalizados/
Olimpiadas: Cuando vea a un alemán competir por Tanzania sabré que las cosas están cambiando
Los países del Primer Mundo han estado drenando talentos de todo tipo desde su periferia para su propio provecho. Las Olimpiadas no son más que un caso más.
Rafael Cuevas Molina / Presidente AUNA-Costa Rica
El diario ABC, publicado en Madrid, se escandaliza por el caso de Bahrein en estas Olimpiadas que se llevan a cabo en Rio de Janeiro. El titular dice: “El escándalo olímpico de Bahrein para engordar su medallero”[1]. Según el diario, el problema es que el país árabe, rico en petróleo y, por ende, en petrodólares, ha inscrito bajo su bandera a 35 atletas, de los cuales solamente 6 son de origen bahrení. Esto le parece censurable al diario, y atribuye la situación al cambio sufrido por la juramentación de los juegos, en donde se sustituyó el término “patria” por “nuestro equipo”.
La mirada del diario español es colonialista.
Le sorprende y censura la situación de Bahrein pero, al ver la paja en el ojo ajeno se olvida de la viga en el suyo. Cuando decimos “suyo” nos referimos no solo a España sino, en general, a los países del Primer Mundo (perdón por usar terminología demodé), que hacen su agosto en estos juegos (pero no solo en ellos), con gente que tiene dotes o formación especial o sobresaliente, y que llega hasta sus costas atraídos por las mejores condiciones que pueden ofrecerles.
¿Recuerdan, por ejemplo, el combinado francés de fútbol que ganó el Mundial de ese deporte en 1998? Refiriéndose al fútbol, el sitio INFOBAE dice: “Si en términos generales se define a un ‘extranjero’ como cualquier persona con al menos un progenitor nacido en otro país, la selección suiza habría perdido a dos tercios de sus jugadores para jugar el Mundial de Brasil 2014. Francia y Holanda habrían quedado desarmadas y quizás no habrían logrado pasar la primera ronda. En cambio, Argelia, Ghana o Turquía se habrían reforzado en grande”[2].
Francia habría perdido a 12 jugadores del plantel de 23 que llevó a Brasil. Bélgica no habría tenido al defensor Vincent Kompany y al atacante Romelu Lukaku que nacieron en la República Democrática del Congo, al delantero Kevin Mirallas cuyo padre nació en España, a Marouane Fellaini, cuyos padres nacieron en Marruecos, a Axel Witsel cuyo padre es de Martinica y al central Mousa Dembele cuyo padre nació en Malí. España habría restado a David Silva, ya que su madre es de Japón y su padre de las islas Canarias, y al brasileño nacionalizado Diego Costa. Y así sucesivamente.
Este robo de talentos se da en todos los ámbitos de la vida. En el famoso Silicon Valley de los Estados Unidos, los hindús y chinos conforman casi dos tercios de la llamada “gente talentosa” que impulsa la industria tecnológica norteamericana. Consciente de esta situación Marc Zuckerberg, el creador y dueño de Facebook, argumentaba en abril de 2013 en el periódico Washington Post[3]que en la “economía del conocimiento” no tiene sentido rechazar a gente con talento, comparando a este talento con el petróleo u otros recursos naturales del tipo que alimentaron booms industriales anteriores.
Se trata, pues, de un fenómeno viejo y muy conocido: los países del Primer Mundo han estado drenando talentos de todo tipo desde su periferia para su propio provecho. Las Olimpiadas no son más que un caso más.
Pero cuando no son ellos los que sacan ganancia de la situación, se asustan, les parece escandaloso y se rasgan las vestiduras: mentalidad colonial.