L’esplosivo tema migratorio

La manipolazione ha invaso completamente il movimento globale di persone…

di Néstor Nuñez

emigraEmigrare non dovrebbe essere un peccato. Millenni prima che l’uomo popolasse il pianeta, altre specie, per puro istinto o per necessità naturali, si muovevano già in massa da un spazio geografico a un altro in spostamenti che sussistono ancora, e che attirano l’attenzione e sono oggetto di non pochi studi.


E l’uomo dalle sue origini (erede di molte delle propensioni del regno animale) è risultato essere anche un puro emigrante, ma con l’esclusivo e distinto ingrediente del suo sviluppo mentale. Per caso non si spiegano oggi così il popolamento del mondo e la nascita e lo sviluppo delle differenti razze?

Tuttavia, l’uso dell’intelletto non ha avuto sempre come conseguenza opere e azioni sane e positive. In modo che la tendenza a cambiare spazi alla ricerca di una vita più sopportabile, per l’azione di eventi minacciosi, o per pura volontà propria, si è trasformata in uno dei temi più manipolati nella storia, nei racconti triti e ritriti indotti dall’espansione della nostra specie in materia di strutturazione economica, politica, sociale o filosofica.

È che siamo una potente civiltà tecnologica, ma con grandi macchie favorite da percezioni, interpretazioni, interessi e inclinazioni malsane o erronee, che hanno travisato completamente i nostri differenti scenari materiali e spirituali.

E ora siamo qui, di fronte a un pianeta fin troppo saccheggiato, diviso in innumerevoli appezzamenti, piagato di sfiducie, paure e rischi enormi, e dove i peggiori interessi continuano a esaltare danni, pregiudizi e visioni malsane legate alla loro stretta convenienza. E l’emigrazione è dentro questa materia prima che viene utilizzata in modo opportunistico e vile.

Così, mentre alcuni stigmatizzano e creano odi contro coloro che cercano nuovi orizzonti, si dice molto poco della brutale violenza e delle grandi ingiustizie e dei pregiudizi indotti e materializzati storicamente da quegli stessi interessi, in modo di favorire i giganteschi abissi di vita e di opportunità che affronta il nostro mondo di oggi, e che spingono milioni di esseri umani a fuggire dalle loro radici nel tentativo di sopravvivere e di progredire.

Una crisi umanitaria che, secondo i più recenti dati di organismi internazionali, ha elevato a oltre 13 milioni il numero di rifugiati a livello mondiale nel corso degli ultimi dodici mesi a causa delle guerre e di contrasti indotti da interessi stranieri in zone ad alta sensibilità geo-strategica, per cui in questo periodo più di 65 milioni di persone si sono viste costrette a scappare dai loro luoghi d’origine.

Realtà che, inoltre, colloca oggi il numero mondiale di emigranti in una quota che può tranquillamente superare i 250 milioni di persone, non poche di esse vittime di pratiche discriminatorie, traffico illegale di persone, razzismo e di ogni sorta di maltrattamenti.

E Cuba, ovviamente, non è aliena a questi spostamenti, e le difficoltà, le tensioni, le interpretazioni, le azioni e i conflitti di ogni genere legati in larga misura al tentativo di sopravvivere come nazione indipendente di fronte a interessi storicamente egemonici, hanno avuto le loro ripercussioni importanti in materia migratoria.

Proprio adesso, per esempio, e nonostante le promesse di reciproca convivenza civile, Washington insiste nel dare ai cittadini cubani un trattamento privilegiato davanti alla grande massa di persone di altre latitudini che intende andare negli Stati Uniti, come modo di incoraggiare l’illegalità in un transito bilaterale che dovrebbe essere sicuro, stabile e adeguatamente strutturato.

In modo che per buona parte del milione e centomila nati a Cuba che risiedono in territorio nordamericano, secondo dati dello stesso Ufficio del Censimento degli Stati Uniti, le condizioni locali sono più favorevoli di quelle che si applicano ad altri stranieri.

Lo stesso ente afferma che, dopotutto, i cubani sono appena il 3.7% degli emigrati latinoamericani che risiedono negli Stati Uniti, a fronte di oltre il 64% proveniente dal Messico, per esempio.

Il caso cubano continua quindi a essere uno degli esempi più notevoli dell’uso del tema migratorio come strumento di pressione politica, anche se a questo punto, e a partire da recenti ingiustizie umanitarie regionali derivate dalla loro portata e applicazione, un importante gruppo di nazioni latinoamericane hanno chiesto alla Casa Bianca che riveda tali misure che incoraggiano il flusso illegale di cubani.

Note:

LEY DE AJUSTE CUBANO (Legge di Accomodamento Cubano)
Strumento di provocazione che danneggia la normalizzazione delle relazioni migratorie tra Cuba e Stati Uniti. È stata promulgata nel 1966. Concede la residenza permanente negli Stati Uniti a cittadini cubani una volta che si trovano in territorio statunitense.

PROGRAMMA PER PROFESSIONISTI MEDICI CUBANI
Programma che permette l’entrata negli Stati Uniti dei professionisti della salute che partecipano a missioni internazionali del Governo cubano. Inoltre, concede visti e condizione di rifugiato al personale medico. È stato creato nel 2006 da George W. Bush.

PRINCIPALI ESODI MIGRATORI A CUBA
Camarioca, dal 18 settembre 1965 al 1971: 268.000 persone
Mariel, dal 15 aprile al 31 ottobre 1980: 125.000 persone
Crisi dei balseros, 1994: 32.699 persone

DATI SULLA MIGRAZIONE LATINA VERSO GLI STATI UNITI
messicani: 31.8 milioni
portoricani: 4.6 milioni
cubani: 1.8 milioni
salvadoregni:1.6 milioni
dominicani: 1.4 milioni
guatemaltechi: 1 milione
Foto AP

Traduzione: Redazione di El Moncada

http://www.cubahora.cu

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