La pace germina già in Colombia

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“Nel solco di dolori il bene germina già”, ha detto il  presidente della Colombia Juan Manuel Santos -citando un frammento dell’Inno Nazionale del paese- durante il suo intervento nella cerimonia della firma della pace tra il governo e le FARC-EP.
Santos ha riferito che queste parole scritte dal mandatario Rafael Núñez nel  XX, secolo,  acquistano il loro maggior significato in questo contesto  ed ha ricordato che in questi 52 anni si sono scontrati i figli di una stessa nazione, ma che questo accordo rappresenta la miglior notizia in un mondo in convulsioni per tragedie e terrorismo.

Riferendosi a Cartagena de Indias, il luogo che ha accolto la firma della pace, Santos ha riferito che sarà ricordata come “città della pace”, che quello che è stato firmato ieri, martedì 27 settembre, è una dichiarazione del popolo colombiano di fronte al mondo, che non accetta la guerra che ha lasciato tante vittime.

“Non più morti, non più giovani mutilati da una guerra assurda, né soldati, nè contadini, né guerriglieri”, ha detto.

Santos ha aggiunto che le nuove generazioni saranno quelle incaricate di promuovere lo sviluppo e la sicurezza del paese, che è quello che meritano e che sarà possibile a partire da oggi.

Nel suo discorso, il presidente sudamericano ha citato lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez ed ha affermato che anche se non è riuscito a vedere questo momento, dev’essere felice vedendo volare le sue farfalle gialle nella Colombia che lui sognava, la Colombia che ha oggi la sua seconda opportunità.

Santos ha riconosciuto che coloro che per anni sono stati i suoi più forti avversari (FARC-EP), sono stati degni rappresentanti al tavolo delle conversazioni a L’Avana.

“Come capo di Stato do il benvenuto alle FARC–EP e alla democrazia, in questo momento in cui cominciano il loro cammino di ritorno alla società e si trasformano in un movimento politico.

“Cambiare le pallottole con i voti e le armi per le idee è la decisione più coraggiosa e più intelligente che potevano prendere”, ha affermato .

Ed ha aggiunto che: “L’accordo firmato è più del silenzio dei fucili e ci permetterà d’avanzare nello sviluppo, aiuterà a rinforzare la democrazia, renderà più efficace la lotta dello Stato contro il narcotraffico ed avrà dividendi molto positivi nella lotta per la difesa dell’ambiente”.

“Questo documento onora i milioni di vittime, protegge il loro diritto alla verità, la riparazione e la non ripetizione, dove i crimini di lesa umanità saranno giudicati e sentenziati”.

Il presidente ha chiamato i colombiani a lasciare indietro un passato triste e ad aprire le porte a un futuro migliore e più ottimista la prossima domenica con il referendum.

Santos ha ringraziato il gruppo dei negoziatori del governo, la comunità internazionale, le Nazioni Unite, Cuba e la Norvegia come paesi garanti e il Cile e il Venezuela come accompagnanti.

“Il mondo celebra una guerra in meno nel mondo: quella della Colombia!”, ha esclamato.

“Colombiani, è finita la terribile notte”,  ha terminato Santos, citando nuovamente una frase dell’Inno Nazionale.

“Diamo il benvenuto a questo nuovo giorno e al sorgere dalla pace e della vita che si affacciano nel cielo della Colombia!”

L’accordo di pace è stato firmato con un “baligrafo”

L’accordo di pace firmato ieri tra il Governo colombiano e le Forze  Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC–EP) è stato firmato con “baligrafo”, una penna fatta con proiettili di fucili, ha informato il presidente Juan Manuel Santos.

“Abbiamo creato quello che abbiamo chiamato un baligrafo, cioè una pallottola trasformata in penna, per dire che è la transizione delle pallottole all’educazione, al futuro”, ha detto il mandatario colombiano, riportato da Telesur.

Il governante ha aggiunto che avrebbe regalato un baligrafo ad ognuno dei 17 presidenti che lo hanno accompagnato nella cerimonia storica della firma dell’accordo di pace.

Lo scorso 2 giugno, a l’Avana, quando le parti hanno firmato l’accordo sul cessate il fuoco e le ostilità, bilaterale e definitivo e l’abbandono delle armi, Santos aveva regalato un baligrafo al leader delle FARC-EP, Timoleón Jiménez, con il quale si è incontrato ieri, lunedì 26 settembre, per porre fine a una guerra di più di 50 anni.

“Le pallottole hanno scritto il nostro passato e l’educazione scriverà il nostro futuro”, ha detto Santos a Timochenko.

L’Industria Militare della Colombia, Indumil, ha regalato 500 munizioni di fucile usate in combattimento, dalle quali il Ministero dell’Educazione con l’impresa McCann Worldgroup hanno estratto la polvere che restava per creare i baligrafi.

Erano presenti al processo di pace i presidenti di Argentina, Mauricio Macri; Bolivia, Evo Morales; Costarica, Luis Guillermo Solís; Cuba, Raúl Castro; Chile, Michelle Bachelet; Ecuador, Rafael Correa; El Salvador, Salvador Sánchez Cerén; Guatemala, Jimmy Morales; Honduras, Juan Orlando Hernández; México, Enrique Peña Nieto; Panamá, Juan Carlos Varela; Paraguay, Horacio Cartes; Perú, Pedro Pablo Kuczynski; República Dominicana, Danilo Medina y Venezuela, Nicolás Maduro.

In Colombia diversi artisti hanno aderito alla commemorazione della data che rappresenta un prima e un dopo del paese.

Tra loro lo scultore e pittore colombiano Fernando Botero, che ha donato una scultura in bronzo battezzata “La colomba della pace”.

E la “Escopetarra”, una chitarra creata dal musicista César López con un vecchio fucile.

Il Comandante delle FARC-EP ha ringraziato il popolo di Cuba

Timoleón Jiménez,Comandante delle  FARC-EP ha ringraziato il popolo di Cuba Cuba, il leader della Rivoluzione, Fidel Castro,  il Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Generale d’Esercito Raúl Casto Ruz per gli sforzi fatti per ottenere la pace in questo paese.

Durante il suo discorso nella cerimonia della firma dell’accordo finale di pace tra il Governo della Colombia e le FARC – EP, avvenuta a Cartagena de Indias, il Comandante guerrigliero ha dedicato le sue prime parole a tutte le personalità e le entità nazionali e internazionali che hanno reso possibile questo avvenimento.

“ Le mie prime parole vanno al popolo della Colombia, alla classe operaia, gli artisti, gli intellettuali, la comunità LGTBI, i giovani, a importanti settori imprenditoriali, aborigeni, afro discendenti, e sopratutto alle vittime di questo conflitto per aver reso possibile la firma di questo accordo di pace”, ha detto ed ha riconosciuto il ruolo importante del leader  bolivariano Hugo Chávez e del presidente Nicolás Maduro, oltre che di Norvegia e Cile.

Poi ha ricordato che la chiave del successo di questo accordo si trova nella sua implementazione e che si deve vegliare perchè si applichi quanto pattuito.

“Democrazia e dignità per i secoli dei secoli!”, ha ripetuto.

Jiménez in più di un’occasione ha segnalato che: “La semina della pace sta appena cominciando”.

“La Colombia s’incammina verso la politica sena armi”, ha detto, ed ha chiesto che tutti nella nazione latinoamericana si preparino a disarmare le menti e i cuori.

“Mettiamo in marcia  una nuova era di ricostruzione e riconciliazione, di pace”, ha riferito, e poi ha commemorato tutti i morti nella lotta per la pace e altri popoli che necessitano incontrare la pace nel mondo, come i popoli israeliano e palestinese, della Siria, ed ha chiesto pace per tutto il mondo.

L’accordo di pace firmato oggi pone fine al conflitto più lungo di tutto il continente.

“Questo trattato di pace è una vittoria della società colombiana e della comunità internazionale”, ha affermato Timoleón Jiménez, dicendo che questa forma non significa la rinuncia delle idee di nessuna delle parti.

“Continueremo senza violenza nella politica, con tolleranza per la pace e la vera democrazia”.

“La Colombia necessita trasformazioni profonde, e useremo la pace come bandiera.  Dopo centinaia di morti e milioni di vittime, posso dire che questo è il cammino indicato, la riconciliazione della famiglia colombiana”, ha segnalato.

“Gloria a tutti i morti e alle vittime di questo confronto. A nome delle FARC-EP chiedo perdono a tutte le vittime del conflitto per tutto il dolore che possiamo aver provocato in questa guerra”.

Al grido “Sì si può”, dei presenti, il rappresentante della guerriglia ha concluso: “È finita la guerra! Sia benvenuta questa seconda opportunità sulla terra!”

Pace: beneficio per l’umanità

colombiaLe risposte all’interrogativo “ I Caraibi sono una zona di pace?”, sono state parte essenziale dei dibattiti durante la giornata del Primo Seminario Internazionale, realtà e sfide del Proclama dell’America Latina e i Caraibi come Zona di Pace.

Cercando di rispondere a questa domanda, Tania García Lorenzo, vicepresidente della Cattedra degli Studi dei Caraibi dell’Università de L’ Avana, ha affermato che è necessaria una riflessione multidimensionale ed ha sottolineato che si sta costruendo una zona di Pace, anche se si tratta di un processo debole che deve dare enfasi alla consonanza di due nozioni : civiltà e sviluppo.

Robert Clarke, attivista di Barbados e fondatore di organizzazioni progressiste di questa nazione, ha affermato che da anni si afferma che l’America Latina e i Caraibi si devono trasformare in una zona senza conflitti, senza l’influenza di potenze economiche e militari.

“Attualmente la pace in sé comprende tutti i benefici che può ricevere l’umanità”, ha affermato.

In un altro dibattito su *Ambiente, le risorse naturali e le sfide per la pace*, il direttore del Centro d’Investigazioni dell’Economia Mondiale (CIEM), Ramón Pichs Madruga, ha centrato il suo intervento sulla crisi globale e  la sua implicazione nel cambio climatico.

Pichs Madruga ha spiegato che le dimensioni della crisi in cui è immerso il pianeta risiedono nella povertà, nella crescente polarizzazione sociale, le migrazioni e i conflitti politici.

Inoltre il cambio climatico, ha segnalato il direttore del CIEM, rappresenta una delle sfide più grandi per l’umanità, soprattutto per la regione latinoamericana e caraibica, per via della loro ubicazione geografica.

Per Julio Torres Martínez, investigatore del CIEM, il sistema energetico attuale è insostenibile, perchè si basa quasi al 90% nel consumo di petrolio e altri fossili e non si utilizza l’energia solare che giunge in ogni parte della Terra

Pe questo l’umanità ha davanti a sè una serie di notevoli sfide per la sostenibilità energetica, come implantare l’Accordo di Parigi, costruire un eco – socialismo comunitario del XXI secolo e abolire il sistema di potere basato nell’imperialismo nordamericano.

Il seminario è terminato con un dibattito sulla trascendenza del Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, firmato nella capitale cubana durante il Secondo Vertice della CELAC, nel 2014.

Viva la Colombia in pace!

“La firma della pace tra il governo della Colombia e le FARC-EP garantisce  la pace e un futuro nel quale tutti  potranno partecipare in politica”, ha detto il Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), Ban Ki-Moon.

Da Cartagena de Indias, Ban ha affermato che spera che i colombiani possano fare di questo processo di pace un progetto nazionale ed ha aggiunto che è stato un onore per la comunità internazionale partecipare a questo sforzo.

Riferendosi alla missione della ONU in Colombia, ha  riferito che ha il compito di verificare gli accordi dell’abbandono delle armi e che conta con l’appoggio totale delle Nazioni Unite.

Il segretario generale dell’organizzazione ha riconosciuto l’impagabile contrbuto di Cuba e della Norvegia come paesi garanti del processo e Cile e Venezuela per il loro impegno di paesi  accompagnanti.

“Già altri paesi studiano il processo di pace in Colombia, per prendere esempio e metterlo in pratica nei loro territori”, ha detto Ban.

Il segretario generale della ONU ha incitato le FARC-EP a sentirsi sempre impegnate con gli accordi, così come la società civile, le donne e i giovani.

“Grazie a questo accordo la Colomba può guardare al futuro con ottimismo”, ha affermato e ha commentato che: “Oggi i colombiani dicono addio a decenni di guerra e inviano una luce brillante di pace al futuro”.

“Viva la Colombia in Pace!” ha esclamato Ban, terminando il suo intervento.

Ban Ki-moon: Cuba ha svolto un ruolo chiave nel processo di pace colombiano

Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon ha lodato il ruolo svolto da Cuba nel processo per ottenere la pace in Colombia, durante un incontro con il cancelliere cubano, Bruno Rodríguez.

Ban ha ricordato  che Cuba ha svolto un ruolo chiave e che la sua capitale, l’Avana,  ha accolto dalla fine del 2012 i negoziati tra il Governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC–EP), per mettere fine a cinque decenni di conflitto.

Cuba e la Norvegia hanno operato come garanti del processo che oggi permette la firma di un accordo finale tra le parti.

Rodríguez ha ascoltato anche i ringraziamenti dell’alto funzionario, compresi in un Comunicato dell’Ufficio del Portavoce del Segretario Generale, per la guida e l’appoggio di Cuba per l’approvazione dell’Accordo di Parigi, per affrontare il cambio climatico.

Il Segretario Generale dell’ONU ha incitato il Governo de L’Avana a continuare la sua cooperazione con i paesi del Sud che lavorano per realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Ban e il cancelliere hanno parlato anche dei progressi dell’avvicinamento tra Cuba e gli Stati Uniti.

Rodríguez sta realizzando un’intensa agenda di lavoro nelle Nazioni Unite, nel contesto del segmento d’alto livello dell’Assemblea Generale, un programma che ha compreso interventi in vari Forum e riunioni con omologhi di Russia, Repubblica Dominicana, Perù e Guatemala, tra i tanti.

Raul rende omaggio a Garcia Marquez

14492603_10154583193833799_7713113354482321279_n26.09.2016 – Il presidente di Cuba, Raúl Castro, oggi ha reso omaggio al Premio Nobel della Letteratura, Gabriel García Márquez, di fronte al piedistallo dove riposano le sue ceneri nel chiostro di La Merced, dell’Università di Cartagena.

Il presidente cubano ha raccontato, in un breve incontro con i giornalisti presenti, che conosceva attraverso la stampa i preparativi che erano stati fatto in quel centro di studi per portare dal Messico i resti del romanziere, fino a depositarli lì; e che non ha voluto andar via da Cartagena senza rendergli un sentito omaggio.

Ha detto che prima di partire dalla città ha deciso di rendere questo omaggio a Gabo, ma nessuno sapeva del posto, del quale aveva visto una foto del patio dove sarebbero state poste le ceneri dello scrittore; ed è stato questo lunedì che è stato pianificato di venire qui, ha aggiunto il presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri di Cuba.

Abbiamo voluto fare questo omaggio per lui (García Márquez, grande amico di Cuba) e per tutti i caduti di una parte e dell’altra. E che viva la pace che è ciò di cui ha più bisogno questo mondo dove, come voi sapete, ci sono conflitti dappertutto, ha commentato.

I miei rispetti a tutto il popolo colombiano, al quale auguriamo il successo nei passi che restano ancora per rafforzare la pace, ha detto il leader cubano.

Raúl Castro ha visitato anche chiostro di La Merced, al piede della muraglia che circonda il centro della capitale del caraibico dipartimento di Bolivar, insieme a un gruppo composto tra gli altri, dal cancelliere Bruno Rodríguez,dallo storiografo di La Habana, Eusebio Leal, e dall’ambasciatore di Cuba in Colombia, José Luis Ponce.

Prima di visitare l’antico convento coloniale, il capo dello Stato e del Governo di Cuba ha partecipato alla cerimonia protocollare della firma degli accordi di pace, sottoscritti dal presidente Juan Manuel Santos e dal leader delle forze armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo, Timoleón Jiménez.

Essendo stata Cuba garante dei dialoghi – insieme alla Norvegia – e sedei dei colloqui di pace per quasi quattro anni, il dirigente cubano nella cerimonia protocollare ha occupato un posto in prima fila tra il governante colombiano e il comandante guerrigliero.

 

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