Siamo orgogliosi della nostra storia e della nostra cultura, che sono il tesoro più prezioso, ha affermato il cancelliere cubano nella presentazione del progetto di risoluzione: * Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba*, che ha ottenuto 191 voti a favore, due astensioni e nessun voto contrario.
Signor Presidente;
Signori Rappresentanti Permanenti;
Signore e Signori Delegati:
Sono passati quasi due anni dall’annuncio del presidente Barack Obama della sua disposizione d’usare le sue facoltà esecutive e di lavorare con il Congresso, con l’obiettivo d’eliminare il blocco a Cuba.
In quel periodo è avvenuto il ritorno di tre combattenti antiterroristi cubani, l’eliminazione dell’ingiustificabile inclusione di Cuba nella detta lista degli Stati patrocinatori del terrorismo internazionale, il ristabilimento delle relazioni diplomatiche e la riapertura delle ambasciate nelle rispettive capitali; la visita a L’Avana del presidente degli Stati Uniti, del segretario di Stato, di altri membri del gabinetto con decine di senatori, rappresentanti e personalità di ampli settori.
Senza dubbio sono stati registrati dei passi avanti nel dialogo, la cooperazione in temi d’interesse comune e sono stati firmati una dozzina d’accordi che riportano benefici reciproci, ed ora è stato annunciato il voto d’astensione su questo progetto di risoluzione.
Il blocco economico, commerciale e finanziario persiste però, e provoca danni al popolo cubano, ostacolando lo sviluppo economico del paese.
Per il suo marcato carattere extraterritoriale, il blocco danneggia anche direttamente tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite.
Il mandatario statunitense e altri alti funzionari lo hanno definito obsoleto, inutile per far avanzare gli interessi statunitensi, fallito, senza senso, non viabile, un carico per i cittadini che danneggia il popolo cubano e provoca l’isolamento degli Stati Uniti e il richiamo alla sua eliminazione.
La rettifica del voto solitario degli Stati Uniti d’America è arrivata dopo 24 anni in questa sala. Sono stati 24 anni, come ha detto l’ambasciatrice Samantha Power, d’isolamento e fallimento. Cinquantotto anni di resistenza eroica del nostro popolo stanno alla base di quello che sta avvenendo.
Penso in questo momento al mio popolo a Fidel e Raúl, ai giovani cubani eredi di questa lunga lotta gloriosa.
Alcuni mi hanno chiesto perchè presentavamo un’altra volta questa risoluzione all’Assemblea Generale.
Non si può sottovalutare in alcun modo il poderoso messaggio politico ed etico che questa Assemblea invia ai popoli del mondo.
La verità si apre sempre la strada. La giustizia termina per imporsi. Il voto d’astensione annunciato costituisce sicuramente un passo positivo nel futuro di un miglioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba. Ringrazio le parole e gli sforzi dell’ambasciatrice Samantha Power.
Senza dubbio la maggioranza delle regole esecutive e delle leggi che stabiliscono il blocco restano vigenti e sono applicate con rigore, sino a questo momento, dalle agenzie del governo statunitense.
E riconosciamo che le misure esecutive adottate dal governo degli USA costituiscono passi positivi, ma con effetto e portata limitati.
Quelle riferite al settore delle telecomunicazioni hanno, disgraziatamente, chiari propositi politici e d’ingerenza, ma dimostrano quanto ampie sono le facoltà del presidente, che potrebbe domani, se volesse, autorizzare operazioni commerciali crediti privati e investimenti in tutti i settori dell’economia.
Le misure concernenti le operazioni commerciali con piccoli affari privati, in modo sfortunato non funzioneranno in una scala apprezzabile sino a che non considereranno l’organizzazione economica e le strutture del commercio estero cubano.
Comunque dimostrano che nell’ambito del commercio si potrebbe avanzare anche nel caso in cui le leggi del blocco rimanessero senza modificazioni.
Alcuni portavoce statunitensi hanno detto che l’ordinamento cubano rende difficile l’applicazione delle misure. Loro sanno che non è vero e che è l’insieme del blocco quello che determina la realtà attuale.
È noto e conosciuto che il Presidente degli Stati Uniti dispone d’ampie prerogative esecutive che non ha utilizzato come potrebbe fare ancora per modificare sostanzialmente l’applicazione pratica del blocco e il suo impatto umanitario ed economico.
Questo cambio di voto significa che le utilizzerà con determinazione?
Solo 12 giorni fa i dipartimenti del Tesoro e del Commercio hanno annunciato nuove misure che, anche se positive, hanno una portata molto limitata. In maggioranza sono indirizzate ad ampliare transazioni autorizzate precedentemente e che più che apportare benefici a Cuba e al popolo cubano, favoriscono gli Stati Uniti.
Una notizia simpatica: a partire d’adesso i cittadini statunitensi che hanno ottenuto l’autorizzazione del loro governo per visitare Cuba, o che viaggiano in altri paesi, potranno comprare e portare con sé come parte del bagaglio personale, prodotti cubani senza limite di valore, includendo il rum e i sigari, tutti quello che potranno portare. Senza dubbio sono sempre proibite le esportazioni di questi prodotti negli Stati Uniti. Perché?
Senza la concessione di licenze specifiche, le nuove misure non permettono investimenti statunitensi nel nostro paese, né imprese miste, né crediti, nemmeno per la produzione farmaceutica e biotecnologica cubana, il cui commercio e la distribuzione negli USA è stata felicemente autorizzata, sempre e quando ricevano l’approvazione dell’Agenzia di Medicine e Alimenti.
Non si ampliano nemmeno le esportazioni degli Stati Uniti a Cuba, al di là delle limitate vendite autorizzate precedentemente che escludono settori chiave dell’economia cubana, né sono stati annunciati altri cambi nell’area finanziaria, per cui si mantiene la proibizione all’apertura di conti correnti di entità bancarie cubane in istituzioni simili statunitensi.
Il Congresso statunitense non ha approvato nessuno dei 20 emendamenti o delle iniziative legislative che, con l’appoggio dei due partiti hanno proposto l’eliminazione di alcune restrizioni del blocco ed anche la totalità di questa politica.
Al contrario, sono state presentate più di 50 iniziative legislative che minacciano di rinforzare aspetti fondamentali dell’applicazione del blocco, impedendo al Presidente l’approvazione di nuove misure esecutive o l’implementazione di quelle già adottate, Non si conoscono sforzi specifici del governo in questo senso
È necessario quindi giudicare dai fatti. L’importante e concreto è smontare il blocco, più che con i discorsi, le dichiarazioni alla stampa o anche con il voto d’una delegazione in questa sala.
Ripeto, è necessario giudicare con i fatti.
Signor Presidente:
ono incalcolabili i danni umani provocati dal blocco. Non c’è famiglia cubana nè settore nel paese che non soffra per i suoi effetti: nella salute, l’educazione, l’alimentazione, nei servizi, i prezzi dei prodotti, nei salari e nelle pensioni.
L’imposizione di condizioni discriminatorie e onerose, unite agli effetti dissuasivi del blocco restringe gli acquisti nel mercato statunitense di medicinali, reagenti, pezzi di ricambio per macchinari, strumenti medici e altro.
L’impresa statunitense Medtronic non ha potuto stabilire contratti con imprese cubane per la vendita di stimolatori cerebrali profondi che servono per il trattamento dei pazienti cubani con la malattia di Parkinson e per altri disturbi neurologici, allegando le recenti restrizioni del blocco.
Anche la multinazionale SIGMA‑ALDRICH non ha potuto vendere i mezzi di protezione e i prodotti chimici e biotecnologici sollecitati dall’impresa cubana FARMACUBA, per l’elaborazione di medicinali nell’Isola.
Nel maggio di quest’anno, la Commissione Regolatrice Nucleare degli Stati Uniti ha notificato alla succursale in questo paese della compagnia tedesca Eckert and Ziegler, che si negava la concessione della licenza per vendere alla compagnia olandese Philips, la fonte di calibro per un apparecchio medico acquistato dall’Istituto di Oncologi di Cuba nel 2013, danneggiando un servizio vitale per i pazienti di cancro.
Lo scorso 26 settembre, il commerciante italiano di strumenti medici EMILDUE ha notificato all’impresa cubana MEDICUBA che la compagnia statunitense Boston Scientific Corporation (BSC), aveva rifiutato di vendere un generatore di radiofrequenza marca COSMAN, per la diagnosi di cancro.
Il blocco danneggia inoltre gli interessi degli stessi cittadini statunitensi che potrebbe ricevere benefici da vari servizi in Cuba, tra i quali quello della salute.
Ringrazio e condivido le emozionate parole dell’ambasciatrice Samantha Power sul caso emblematico, simbolico, del dottor Félix Báez Sarría.
È un esempio di tutto quello che si potrebbe fare facendo prevalere la cooperazione internazionale.
Indubbiamente, però, non si può tacere che nei momenti tragici dell’epidemia di Ebola, in Africa occidentale, lo spiegamento di aiuti medici cubani è stato ostacolato dal rifiuto della britannica Standard Chartered Bank di realizzare trasferimenti tra l’Organizzazione Mondiale della Salute e le brigate dei medici cubani, con il dottor Báez Sarría, che rischiavano la vita nel contatto diretto con i pazienti e persino questo, in queste condizioni estreme, ha necessitato licenze specifiche del Dipartimento del Tesoro.
La succursale in Uganda di questa banca ha appena chiuso i conti correnti personali dei lavoratori della salute cubani in questo paese e la filiale del britannico Barclays Bank impedisce loro di fare trasferimenti a Cuba.
Lo stesso accade con il personale cubano di cooperazione nel settore dell’educazione in altri paesi.
Questi sono esempi che dimostrano la complessità della realtà tra gli Stati Uniti e Cuba, ma è promettente la messa a fuoco realizzata stamattina con il cambio del voto degli Stati Uniti, e ci si può domandare: smetteranno queste pratiche?
Nell’agosto del 2016, non è stato possibile effettuare i trasferimenti associati ai servizi materno-infantili e oftalmologici prestati en Algeria, per il rifiuto delle banche corrispondenti, la tedesca Commerzbank e la belga KBC Bank.
Con il vergognoso “Programma di Parole per il Personale Medico Cubano” che lavora in altri paesi, gli Stati Uniti tentano d’impedire la cooperazione medica e privare loro e noi d’indispensabili risorse umane altamente qualificate.
Il mese scorso alcune banche del Paquistan hanno rifiutato d’attivare una carta di credito richiesta da una compagnia di questo paese per l’acquisto di 100.000 vaccini contro l’Epatite B, perché Cuba è un paese sanzionato dagli Stati Uniti.
Resta vigente la proibizione legale ai cittadini statunitensi di viaggiare liberamente a Cuba e questa è una violazione dei loro diritti e delle libertà civili, anche se sono stati facilitati i viaggi con licenze generali alle sole 12 categorie autorizzate dalla legge di questo paese.
Un cittadino statunitense è minacciato d’essere multato per centomila dollari per aver viaggiato a Cuba con alcuni accompagnanti.
Il blocco è sempre una violazione massiva, flagrante e sistematica dei diritti umani di tutte le cubane e di tutti i cubani, definita come azione di genocidio dalla Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio del 1948. È un ostacolo per la cooperazione internazionale nelle aree umanitarie.
Tra aprile del 2015 e marzo del 2016, i danni economici diretti provocati a Cuba dal blocco sono stati di 4.680 milioni di dollari a prezzo corrente, calcolati con tutto il rigore e in maniera prudente e contenuta.
I danni accumulati in sei decenni raggiungono la cifra di 753.688 milioni dollari, considerando il calo del prezzo dell’oro.
A prezzo corrente equivalgono a 125.000 milioni di dollari.
Il blocco è il principale ostacolo per lo sviluppo economico e sociale del nostro popolo e costituisce una violazione flagrante del Diritto Internazionale, della Carta delle Nazioni Unite, del proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.
La sua applicazione extraterritoriale aggiunge una grandezza addizionale alla sua natura di violazione della legge internazionale. Come ribattere a queste affermazioni? Basta leggere i testi legali.
È stata una buona notizia l’annuncio realizzato dal Dipartimento del Tesoro degli USA di permettere al mio paese d’utilizzare il dollaro statunitense nelle sue transazioni internazionali, ma sino a questo momento Cuba non ha potuto realizzare pagamenti, nè depositi in contanti in questa moneta per via delle multe e delle intimidazioni del blocco, e si è incrementato in terzi paesi il termine delle operazioni, la chiusura di conti bancari e il rifiuto di trasferimenti di denaro da o per Cuba.
Cercando d’accedere dal mio paese al sito web della divisione Norton della compagnia Symantec che fornisce servizi di prevenzione di software “maliziosi”, cioè virus informatici dannosi etc., si legge: “rispettando le leggi applicabili degli Stati Uniti, non possiamo processare la sua richiesta”.
Molti altri rispondono che: “Il cliente non ha il permesso per ottenere l’indirizzo di un sito internet da questo servitore” o semplicemente “accesso negato”.
Altre cause del blocco determinano le nostre difficoltà economiche come l’ingiusto ordine economico internazionale, la crisi globale, le deformazioni storiche e le debolezze strutturali provocate dal sottosviluppo, o l’alta dipendenza dalle importazioni energetiche e alimentari, gli effetti del cambio climatico e i disastri naturali, ed anche, non lo nascondiamo in assoluto, dai nostri stessi errori. Popolo e governo lottiamo fortemente per superare questa realtà.
Signor Presidente:
Il 16 aprile del 2016 il Presidente Raúl Castro Ruz, ha detto “Abbiamo la volontà di sviluppare un dialogo rispettoso e di costruire un nuovo tipo di relazioni con gli Stati Uniti, che non è mai esistito tra i due paesi, perché siamo convinti che questo solamente può apportare benefici reciproci ”.
E lo scorso 17 settembre, pochi giorni fa, ha aggiunto : “Ratifichiamo la volontà di sostenere relazioni di convivenza civile con gli Stati Uniti, ma Cuba non rinuncerà a uno solo dei suoi principi nel realizzare concessioni inerenti alla sua sovranità e indipendenza”.
Storicamente il governo degli Stati Uniti si è proposto prima l’annessione di Cuba e in mancanza, d’esercitare il suo dominio sull’Isola.
Al trionfo della Rivoluzione cubana è stato formulato il proposito, e cito: di provocare la delusione e lo scoraggiamento, con l’insoddisfazione economica e la penuria…negando a Cuba denaro e risorse, con il fine di ridurre i salari nominali e reali, con l’obiettivo di provocare la fame, la disperazione e la caduta del governo “.
La Direttiva Presidenziale di Politica, pubblicata lo scorso 14 ottobre, mentre afferma che il Governo degli Stati Uniti riconosce la sovranità e l’auto determinazione di Cuba e che corrisponde alla popolazione cubana prendere le proprie decisioni sul futuro, non nasconde nel suo linguaggio ingannatore, il proposito di alterare l’ordine costituzionale e promuovere cambi nel sistema economico, politico, sociale e culturale di Cuba, nè nasconde l’intenzione di continuare a sviluppare programmi d’ingerenza che rispondono agli interessi degli Stati Uniti, nel tentativo di coinvolgere in loro settori della società cubana.
La Direttiva dice che: “Non cercheranno un cambio di regime in Cuba”
Ma confessa, e cito: “ Gli Stati Uniti appoggeremo l’emergente società civile in Cuba e incoraggeremo i soci e gli attori non governativi a sommarsi a noi operando a favore delle riforme”.
Dice: “Gli Stati Uniti manteniamo il nostro impegno d’appoggio agli attivisti democratici e collaboreremo anche con leaders comunitari, blogueros, attivisti e altri leaders in tema sociali che possano contribuire al dialogo interno in Cuba sulla partecipazione civica”.
E così continua la Direttiva: “Gli Stati Uniti manterremo i nostri programmi di democrazia e radiodiffusione, e proteggeremo i nostri interessi e valori, come la Base Navale di Guantanamo…
“Il governo degli Stati Uniti —dice— non ha l’intenzione di modificare il contratto d’affitto vigente e altre disposizioni relazionate”.
Presentando la Direttiva è stato dichiarato, e cito: “ Non possiamo restare seduti ad aspettare che Cuba cambi senza coinvolgerci”.
La Direttiva reclama, e cito: “ Cuba si mantiene in debito con governo degli Stati Uniti rispetto ai debiti bilaterali contratti prima della Rivoluzione cubana”.
Pretendono forse che Cuba paghi i debiti della dittatura sanguinosa di Fulgencio Batista? Dovrebbero capire che siamo liberi precisamente perché nel 1959 ci siamo liberati dall’imperialismo statunitense e dalla dittatura da loro imposta,
Alla “Iniziativa per una Nuova Cuba” di George W. Bush, del 19 maggio del 2002, che pretendeva di condizionare una flessibilità delle proibizioni in vigore ancora vigenti sui viaggi, il commercio, e la realizzazione di cambi politici ed economici interni, i cubani avevano risposto il 26 di giugno di quell’anno con otto milioni di firme a sostegno dell’Emendamento Costituzionale che fa parte della Costituzione della Repubblica di Cuba che proclama il carattere irrevocabile del socialismo nell’Isola.
Sarebbe utile riconoscere che cambiare Cuba è solo un tema sovrano dei cubani, che Cuba è un paese veramente indipendente. Lo è perchè ha conquistato la sua indipendenza da solo ed ha saputo e saprà difenderla al prezzo dei più grandi sacrifici e rischi.
Dovrebbero sapere che il nostro popolo ha conquistato il potere e lo ha fatto proprio da tempo e quotidianamente esercita il potere popolare sovrano, e che solo questo spiega che noi siamo qui stamattina.
Siamo orgogliosi della nostra storia e della nostra cultura che sono il nostro tesoro più prezioso. Non dimenticheremo mai il passato, perché è la forma per non ritornare mai a lui. Già decidiamo il nostro cammino verso il futuro e sappiamo che è lungo e difficile, ma non devieremo da questo per ingenuità, per canti di sirena e per errore.
Non c’è forza nel mondo che possa obbligarci a questo.
Abbiamo trasformato in realtà molti sogni propri e anche comuni con altri popoli. Siamo pieni di sogni per costruire, e sono i nostri. Non necessitiamo sogni estranei alla nostra cultura e alla nostra storia.
Abbiamo fatto e facciamo ogni giorno la Rivoluzione cubana per i giovani, questi giovani cubani che somigliano molto alla loro epoca e sono tanto patrioti e antimperialisti come i loro genitori e i loro nonni.
Abbiamo e difenderemo i nostri valori e simboli che arricchiremo, ma saranno sempre cubani. Non li cambieremo per altri estranei.
Lotteremo per costruire una nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile. Non ritorneremo al capitalismo.
Come ha detto il leader della Rivoluzione Fidel Castro Ruz, il 19 aprile scorso: “Perfezioneremo quello che dobbiamo perfezionare, con lealtà meridiana e la forza unida, come Martí, Maceo e Gómez, in una marcia inarrestabile.”
Signor Presidente:
Distinti Rappresentanti Permanenti:
Stimati Delegati:
L’eliminazione del blocco è il fattore chiave per avanzare verso la normalità delle relazioni con gli Stati Uniti ed è quello che darà senso, profondità e solidità a quanto raggiunto.
Il blocco è ingiusto, disumano , immorale e illegale e deve finire, unilateralmente e senza condizioni.
Il cambio di voto che l’ambasciatrice Samantha Power ha appena annunciato è un segnale promettente e abbiamo la speranza che si rifletta nella realtà.
Ringraziamo profondamente tutti i governi e i popoli, i parlamenti, le forze politiche e i movimenti sociali, i rappresentanti della società civile, le organizzazioni internazionali e regionali che hanno contribuito con la loro voce o il loro voto, un anno dopo l’altro, a dare fondamenta alla giustezza e all’urgenza dell’abolizione del blocco.
Estendiamo la nostra sincera gratitudine al popolo statunitense per il suo appoggio crescente in questo lodevole poroposit.
Molte grazie