Cuba è stata dichiarata questa settimana l’unico paese del mondo con sviluppo sostenibile, secondo il rapporto che presenta ogni due anni il Fondo Mondiale per la Natura (World Wide Fund for Nature – WWF).
Secondo il documento che il WWF elabora ogni due anni, e che questa volta è stato presentato a Pechino, la capitale cinese, se le cose continuano come attualmente, verso il 2050 l’umanità avrà bisogno di consumare le risorse naturali e l’energia equivalenti a due pianeti Terra.
Si tratta di un circolo vizioso, poiché i paesi poveri producono un danno pro capite alla natura molto minore, ma man mano che si sviluppano, e in questa tendenza ci sono Cina e India, l’indice continua ad aumentare a livelli insostenibili per il pianeta.
In mezzo a questo panorama, Cuba emerge per i suoi indicatori favorevoli, e anche se il testo chiarisce che questo non significa che Cuba sia un paese perfetto, è comunque l’unico che soddisfa le condizioni.
Lo sviluppo sostenibile si basa su tre fattori: società, economia e ambiente.
Nella relazione di Brundtland del 1987 viene definito così: “Soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità delle generazioni del futuro per rispondere ai propri bisogni”.
Il WWF ha elaborato nella sua relazione un grafico nel quale sovrappone due variabili: l’indice di sviluppo umano stabilito dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), e la cosiddetta “impronta ecologica” che indica l’energia e le risorse per persona che si consumano in ogni paese.
Sorprendentemente, mentre l’ecosistema mondiale si sta degradando a un ritmo senza precedenti nella storia, solo Cuba ha in entrambi i casi livelli sufficienti che le permettono di essere designata un paese che “soddisfa i criteri minimi per la sensibilità”.
Secondo l’ONU, il paese caraibico raggiunge un buon indicatore di sviluppo grazie al suo alto livello di alfabetizzazione e a una speranza di vita abbastanza elevata; allo stesso tempo, la sua impronta ecologica non è grande, essendo uno Stato con basso consumo di energia.
Di fatto, la regione latinoamericana in generale sembra essere quella che si trova più vicino alla sostenibilità, dato che altre nazioni come Brasile o Messico si avvicinano ai minimi necessari, di fronte alla situazione di regioni come l’Africa (con basso consumo energetico ma molto sottosviluppata) o l’Europa, dove si ha il caso inverso.
“Non so esattamente a che cosa si deve la buona situazione dell’America Latina, ma ci sì può rendere conto che è lì che la gente sembra più felice, e magari si deve a un maggior equilibrio tra sviluppo e ambiente”, ha detto Jonathan Loh, uno degli autori della relazione.
Nonostante le buone vibrazioni trasmesse dal blocco latino, la situazione complessiva che mostra la relazione del WWF è scoraggiante, per esempio: il numero di specie di animali vertebrati è calato del 30 percento negli ultimi 33 anni.
Il direttore generale di quell’organizzazione, James Leape, ha dichiarato a Pechino che l’impronta che lascia l’uomo è tale che si consumano risorse in un tempo molto rapido, e questo impedisce alla Terra recuperarle.
Questo indicatore è triplicato tra il 1961 e il 2003, pertanto l’essere umano impatta già nel pianeta il 25 percento più di quello che il processo rigenerativo naturale della Terra è in grado di supportare.
C’è, inoltre, un peggioramento della situazione, nonostante gli sforzi come il Protocollo di Kioto per cercare di risolvere il problema: nel rapporto del WWF pubblicato nel 2004, l’impatto dell’uomo superava già del 21 percento la capacità di rigenerazione del pianeta.
Il WWF (World Wildlife Found) è la maggiore organizzazione conservazionista indipendente del mondo, la sua missione è fermare il degrado dell’ambiente naturale e costruire un futuro nel quale gli esseri umani vivano in armonia con la natura.
Questa istituzione ha circa cinque milioni di membri e una rete mondiale di 27 organizzazioni nazionali, cinque associate e 22 uffici di programmi che lavorano in più di 100 paesi.
Il WWF ha svolto un ruolo fondamentale nell’evoluzione del movimento ambientalista internazionale, ruolo che è tuttora in piena crescita e sviluppo, e Cuba è attualmente il più chiaro esempio di questo.
In ripetute occasioni, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) ha riconosciuto che Cuba è un referente continentale nell’integrazione di politiche e azioni per lo sviluppo sostenibile.
Lo scorso mese di luglio, il rappresentante residente aggiunto del PNUD a Cuba, Claudio Tomasi, ha detto a Prensa Latina che lo schema di sviluppo del paese coniuga la parte economica con una componente sociale e ambientale mediante programmi integrati che permettono di risparmiare sforzi e fondi con maggiori risultati.
Affrontare le questioni ambientali che affronta il pianeta -tra essi il cambiamento climatico e lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali – implica di modificare, cambiare e rifare le logiche di produzione su scala globale, perché non è solo un problema dei governi ma di tutta la società.
Scritto da Prensa Latina
Traduzione: Redazione di El Moncada