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«In Brasile c’è una guerra, siamo di fronte a un processo violento contro la democrazia. Hanno costruito una teoria basata sulla menzogna per giustificare il rovesciamento di Dilma e la criminalizzazione del PT (…) Vi è un coordinamento perfetto tra la stampa, la polizia federale e la pubblica accusa per costruire le menzogne», con queste parole in un’intervista realizzata da Oliver Stone, l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, ha descritto quel che sta avvenendo in Brasile.
Una guerra che adesso si è spostata sulla persone di Lula, con accuse che cercano di vincolarlo in qualche modo alla rete di corruzione che gravitava intorno alla compagnia statale Petrobras. Per l’ex presidente è chiaro che «stanno lavorando per evitare che io possa partecipare alle elezioni del 2018. Non avrebbe senso permettermi di tornare alla presidenza due anni dopo il golpe parlamentare».
Elezioni che secondo rilevazioni rese note dall’agenzia Telam, vedrebbero un Lula vincitore, nonostante la feroce campagna di stampa montata contro di lui, già al primo turno.
A questo proposito Lula Da Silva ha affermato che «dal momento che non possono impedire la decisione elettorale del popolo, cercano di allontanarmi attraverso la magistratura, attribuendomi accuse assurde a cui non crederebbe neanche un bambino».