L’impresa che urge

Ariel Terrero http://www.granma.cu

PIU’ CHE NUMERI

f0072457Le imprese private arrivarono per restare. E’ un fatto; però non una novità. Trovano un posto nella strategia di sviluppo, ora, ma operano da anni a Cuba, nonostante gli intralci e le incomprensioni che hanno impedito la loro integrazione nell’economia.

Questi ostacoli, che persistono, li soffrano, in un modo o nell’altro, tutte le forme imprenditoriali, tra cui il fiore all’occhiello dell’economia socialista cubana: l’impresa statale.

Anche se la forma privata è rimasta esplicitamente riconosciuta, per la prima volta, nel 7°Congresso del Partito Comunista, due norme di legge la convalidarono in precedenza. La Legge sul Sistema Tributario, approvata nel 2012, ed il Codice del Lavoro, del 2014, riconoscono il diritto di un cittadino a contrattare manodopera estranea, condizione di base per avviare un’impresa.

La Concettualizzazione del modello economico e sociale di sviluppo socialista, in fase di approvazione definitiva dopo il dibattito nella società, aggiunge una novità: concedere la personalità giuridica alle imprese private di medie, piccole e micro scala, che emergono a partire dagli anni ’90 sotto il manto del lavoro per conto proprio e di piccoli agricoltori.

Questo passaggio eliminerà gli ostacoli che affrontano coloro che hanno investito il loro tempo e capitale in imprese con lavoratori a contratto? Deve fornire soluzioni parziali. Ad esempio, una migliore connessione con il resto del settore delle imprese e lo Stato stesso. Forse, persino facilitare l’accesso al mercato all’ingrosso. Le forniture a prezzi di vendita al dettaglio è l’inconveniente che più lamenta, oggi, il settore non statale, perché danneggia la sua competitività. Lo segnalano come uno svantaggio nei confronti delle imprese statali. Le misure, in questa direzione, sono ancora insufficienti.

Tuttavia, in questa storia credo che i principali svantaggi li patiscano, realmente, le imprese statali.

Cuba trascina problemi che attentano contro qualsiasi attore dell’economia, ed in particolare contro le entità statali.

Soggette a regolamentazione e ad una più rigida pianificazione, soffrono come nessuna i conflitti di un modello che si distanzia lentamente dalla centralizzazione, e di un sistema di prezzi e sussidi che non per nulla permane tra le urgenze dei Lineamenti.

Ma se in qualche punto inciampano o perdono vantaggio le imprese di Stato, è quando calcolano i costi. Lo fanno sotto la spada di Damocle di un tasso di cambio ufficiale che eguaglia il peso cubano ad un peso convertibile (CUC), distante dal tasso della Cadeca. Tale contabilità sgonfia salari, investimenti e anche i proventi delle esportazione. La pecora nera della dualità monetaria e cambiaria torna ad apparire. Offusca soprattutto le imprese statali.

Una conseguenza è la migrazione di lavoratori qualificati, da queste entità, verso le imprese private, per posizioni che richiedono meno preparazione ma offrono una retribuzione più elevata. Esperti, come il Premio Nazionale per l’Economia, Joaquín Infante, pensano che il settore non statale detiene, oggi, vantaggi significativi rispetto alle entità statali.

Il danno, insomma, è per l’intera economia. Gli squilibri monetari ed economici distorcono i rapporti di concorrenza necessari tra le aziende di ogni tipo: statali, cooperative, private. Appannano, allo stesso modo, le misure dell’economia e la reale conoscenza dei rendimenti. Come determinare, con tutta precisione, dove investire?

Anche se sembra incredibile, siamo di fronte ad una economia in parte strutturata -o ancora destruttura- contro le entità statali, pur essendo queste il sostegno della produzione industriale e mineraria e di altre attività di base come i trasporti e le comunicazioni. Di qui, l’urgenza dei cambiamenti intrapresi con l’Attualizzazione del modello. Finché le imprese statali non sono forti ed efficienti, le cooperative e le forme private non troveranno uno scenario favorevole per la loro attività.

Se la strategia cubana di sviluppo punta all’impresa statale come colonna vertebrale dell’economia, lo fa per fedeltà al socialismo e per realismo. Solo un’entità con risorse può dar ali all’industria biotecnologico e medico-farmaceutica, all’energia e altre attività che richiedono complessi e costosi investimenti tecnologici e di grandi mercati esteri e che sono, quindi, garanti dello sviluppo.

La mano dello Stato è di vitale importanza, non in opposizione ad altre forme di gestione e proprietà, ma integrandole tutte. Nel turismo si allearono imprese statali, miste e straniere e poi si aggiunsero, molto opportunamente, le case-pensioni. Inoltre esibisce esperienze di successo l’Impresa Agroindustriale di Ceballos. La concettualizzazione … propone l’interazione tra tutte per lo sviluppo del paese; l’economia già esplora tale cammino.

La empresa que urge

Autor: Ariel Terrero

MÁS QUE NÚMEROS

Las empresas privadas llegaron para quedarse. Es un hecho; mas no una novedad. Encuentran lugar en la estrategia de desarrollo ahora, pero operan hace años en Cuba, pese a tropiezos e incomprensiones que han dificultado su integración a la economía. Esas trabas, que persisten, las sufren de uno u otro modo todas las formas empresariales, incluida la niña de los ojos de la economía socialista cubana: la empresa estatal.

Aunque la forma privada quedó reconocida de manera explícita por primera vez en el 7mo. Congreso del Par­tido Comunista, dos normas legales la validaron antes. La Ley del Sis­tema Tri­bu­tario, aprobada en el 2012, y el Có­digo de Trabajo, del 2014, reconocen el derecho de un ciudadano a contratar fuerza de trabajo ajena, condición básica para constituir una empresa.

La Conceptualización del modelo económico y social de desarrollo socialista, en vías de aprobación definitiva después del debate en la sociedad, agrega una primicia: otorgar personalidad jurídica a las empresas privadas de mediana, pequeña y micro escalas, que afloraron desde los años 90 bajo el man­to del trabajo por cuenta propia y de pequeños agricultores.

¿Eliminará este paso los obstáculos que enfrentan quienes han apostado su tiempo y capital a negocios con trabajadores contratados? Debe aportar soluciones parciales. Por ejemplo, me­jor co­nexión con el resto del ámbito em­presarial y el propio Estado. Quizá, hasta facilite el acceso al mercado ma­yorista. Los suministros a precios minoristas es el inconveniente que más la­menta hoy el sector no estatal porque daña su competitividad. Lo señalan co­mo desventaja frente a las empresas del Estado. Las medidas en esa dirección son insuficientes aún.

Sin embargo, en esta historia creo que las mayores desventajas las padecen realmente las empresas estatales.

Cuba arrastra problemas que atentan contra cualquier actor de la economía, y en particular contra entidades del Estado.

Sujetas a regulaciones y a una planificación más rígidas, sufren como nadie los conflictos de un modelo que se distancia con lentitud de la centralización, y de un sistema de precios y subsidios que no por gusto permanece entre las urgencias de los Li­neamientos.

Pero si en algún punto tropiezan y pierden ventaja las empresas del Es­tado, es cuando calculan costos. Lo ha­cen bajo la espada de Damocles de una tasa de cambio oficial que iguala el peso cubano a un peso convertible (CUC), distante de la tasa de Cadeca. Esa contabilidad desinfla salarios, in­versiones y hasta los ingresos por ex­portaciones. La oreja peluda de la dualidad monetaria y cambiaria vuelve a asomar. Embota sobre todo a las em­presas estatales.

Una consecuencia es la migración de trabajadores calificados de esas entidades hacia negocios privados, para puestos que exigen menor preparación pero ofrecen mayor remuneración. Ex­pertos como el Premio Nacional de Eco­nomía Joaquín Infante piensan que el sector no estatal ostenta hoy ven­tajas notables sobre las entidades estatales.

El daño, en definitiva, es para toda la economía. Los desequilibrios monetarios y económicos deforman las relaciones de competencia necesarias en­tre las empresas de cualquier tipo: estatales, cooperativas, privadas. Empa­ñan, a la par, las me­diciones de la economía y el conocimiento real de los rendimientos. ¿Cómo determinar con toda precisión dónde invertir?

Aunque parezca increíble, estamos ante una economía en parte estructurada —o desestructurada todavía— contra las entidades estatales, a pesar de ser estas el sostén de la producción industrial y minera y de otras actividades básicas como el transporte y las comunicaciones. De ahí, el apremio de los cambios emprendidos con la Actualización del modelo. Mien­tras las empresas estatales no sean fuertes y eficientes, las cooperativas y las formas privadas no en­contrarán un escenario favorable para su actividad.

Si la estrategia cubana de desarrollo apuesta a la empresa estatal como co­lumna vertebral de la economía, lo hace por fidelidad al socialismo, y por realismo. Solo una entidad con recursos puede dar alas a la industria biotecnológica y médico-farmacéutica, a la energía y a otras actividades que re­quie­ren de inversiones tecnológicas complejas y costosas y de amplios mercados externos y que son, por tanto, garantes del desarrollo.

La mano del Estado es fundamental, no en oposición a otras formas de gestión y propiedad, sino integrándolas a todas. En el turismo se aliaron em­presas estatales, mixtas y extranjeras y luego se sumaron muy oportunamente las casas de alojamiento. Tam­bién exhibe experiencias de éxito la Em­presa Agroin­dustrial de Ce­ballos. La Con­cep­tua­li­za­ción… propone la inte­rac­ción entre todas para desarrollar al país; la economía explora ya ese camino.

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