La rivoluzione non è compito di un uomo, è compito di un popolo

Fidel Castro https://lapupilainsomne.wordpress.com

Frammenti inediti di un dialogo, di straordinaria attualità, che ebbe il Comandante in Capo Fidel Castro nel febbraio 1964 con la giornalista Lisa Howard per un documentario della TV nordamericana ABC.

Lisa Howard: Voglio chiederle qualcosa circa i tentativi di assassinio, perché questo è stato un tema l’altra settimana. Spesso si leggono rapporti di attentati alla sua vita. Teme per la sua vita?

FC: Per esempio, in Unione Sovietica mai si leggono queste cose, perché nessuno vuole uccidermi. Negli USA ci sono molti controrivoluzionari e diverse persone che gli piacerebbe sapere che mi hanno ucciso. Confondono i loro desideri, le loro illusioni con la realtà. Ma fino ad ora ho vissuto cinque anni in mezzo al popolo e nessuno mi ha sparato. Mi sento al sicuro, non sono preoccupato. Ed è il mio lavoro. Osservi che paradosso: negli USA il presidente si sentiva sicuro, assolutamente sicuro. Sono sicuro che il governo USA ha preso molte più misure per la sua sicurezza personale di quelle che ho preso io. E la notizia che il presidente USA era stato assassinato fu una sorpresa. Per nessuno, a Cuba, fu una buona notizia, perché, francamente, possiamo essere nemici politici, ma non vogliamo la morte di nessuno. In un certo senso, ci sentiamo come quando si ha un avversario e scompare: uno non si sente soddisfatto. In un certo senso, questo è quello che ho sentito: un avversario che è scomparso in un modo con cui non possiamo essere d’accordo. Beh, penso che molte persone vorrebbe che mi ammazzassero. Ognuno è chiamato a morire prima o poi. C’è qualcuno che non lo sa? Lo sappiamo molto bene. Mentre viviamo, lavoriamo, adempiamo il nostro compito. E siamo soddisfatti, felici, non siamo preoccupati di questo.

LH: Se qualcosa le succedesse, quale pensa sarebbe il destino della rivoluzione cubana?

FC: Al principio, la mia morte sarebbe stato un colpo molto duro per la rivoluzione, ma non ora. Abbiamo cinque anni, abbiamo un’organizzazione, abbiamo diversi uomini in condizioni straordinarie per guidare il Paese. Sono assolutamente certo che non succederebbe nulla. Io posso dare alla rivoluzione la mia esperienza. Tutti noi abbiamo appreso nel corso di questi anni. Io ho una certa esperienza. Aiuto la rivoluzione con la mia esperienza, ma può essere sicura, come io lo sono, che non succederebbe nulla. Naturalmente, non vogliamo fare la prova, ma non siamo preoccupati. Sinceramente, questo non ci preoccupa. Una rivoluzione non è un compito di un uomo. Una rivoluzione è compito di un popolo. E la gente si unisce nelle situazioni difficili e sceglie un capo nelle situazioni difficili. Nessuna rivoluzione è scomparsa perché fosse scomparso il capo. Non voglio fare paragoni. Sono il leader di un piccolo paese, una piccola rivoluzione. Ma penso ad una grande rivoluzione, la rivoluzione sovietica. In una situazione molto difficile, molto più difficile della nostra, Lenin morì, e la rivoluzione continuò. La rivoluzione non è il compito di un uomo, è compito di un popolo.

LH: Chi assumerebbe il potere?

FC: Questa non è una monarchia e non c’è decisione su questo. In un primo momento, quando capivo che era un pericolo, per la rivoluzione, che mi ammazzassero, menzionai Raul. Ma questo è un problema che dovrà risolvere la leadership collettiva della rivoluzione. Abbiamo molti uomini. Come vede, abbiamo un presidente, io sono il primo ministro. Il mio compito è politico e do impulso a molte cose. Ma abbiamo un presidente, un consiglio dei ministri, un partito politico, la direzione del partito politico. In tale situazione, la direzione nazionale del nostro partito designerebbe un primo ministro per portare avanti il compito che io realizzo. Qui a Cuba, i principali problemi politici vengono discussi all’interno della nostra direzione. Tutti i problemi importanti. Mai prendo una decisione personale. Ascolto le opinioni di tutti, e quando tutti arriviamo ad un accordo, prendiamo la decisione.

LH: Dottor Castro, esiste qualche possibilità che questa rivoluzione possa prendere un’altra direzione, vale a dire, tornare ad essere una democrazia, celebrare libere elezioni, assumere molte delle idee che lei proclamò nella Sierra Maestra?

FC: Ad un comune cittadino USA, non gli è facile capire questi problemi. Voi avete un’idea della democrazia, noi abbiamo la nostra idea della democrazia. Ci sono molti esempi. Ad esempio, potrei parlare della disoccupazione dei neri negli USA, di quelli che vivono nel Sud degli USA, non gli si può parlare di democrazia a molti poveri, a molti sfortunati che vivono negli USA. Per loro, la democrazia è una formalità. Voi avete due partiti, entrambi controllati dall’oligarchia e chiamano questo democrazia. Nell’antica Atene, in Grecia, parlavano di democrazia, democrazia, e aveva migliaia di schiavi. E parlavano di democrazia. Gli USA hanno molti interessi in tutto il mondo. In America Latina e nel resto del mondo, le sue aziende fanno lavorare molto duramente milioni di persone che non hanno diritti, non hanno un tenore di vita, educazione, assistenza medica. E voi parlate di democrazia. Ecco perché non è facile, ma un giorno capiranno la nostra idea di democrazia.

LH: Dottor Castro, tutte le persone con cui parliamo, che si oppongono a lei, dicono che lo fanno perché pensarono che avrebbe fatto una rivoluzione democratica, e invece di ciò fece una rivoluzione comunista.

FC: Quando dicono rivoluzione democratica vogliono dire rivoluzione capitalistica, rivoluzione della libera impresa, influenza, a Cuba, dei monopoli. Pensano ai loro interessi di classe, non a quelli dei lavoratori, dei contadini, dei neri, degli studenti, degli intellettuali. Pensano al loro interesse materiale. E’ questo ciò che chiamano democrazia. Batista diceva che lui era democratico. Tutti i ricchi, i latifondisti, parlano di democrazia. Questo è ciò che intendono per democrazia. Lincoln disse che la democrazia è il governo del popolo, per il popolo e dal popolo. La rivoluzione è anche il governo che prende il potere con il popolo e prende misure per il popolo. Nessuno può negare che il nostro governo sia un governo onesto. Abbiamo bandito ogni sorta di vizi della nostra società, tutti i tipi di furto, appropriazioni indebite. E tutte le misure che si prendono sono per aiutare il popolo. Abbiamo fatto molte cose per il popolo. Un milione di cubani non sapevano leggere e scrivere, ora lo sanno. Tutti a Cuba hanno garantito l’istruzione. Tutti hanno impiego assicurato, la possibilità di studiare. Tutti: bianchi, neri, tutti a Cuba. Il popolo lo sente. Quindi, è necessario analizzare a fondo il problema di Cuba per capirlo. Tuttavia, non abbiamo formalizzato diverse cose. Dobbiamo dare forma a diverse cose, istituzionalizzarle. Non abbiamo avuto il tempo di fare tante cose in questi cinque anni.

LH: Abbiamo visitato molte scuole e abbiamo trovato una uniformità straordinaria. I bambini sembrano rispondere a memoria. Sembra che ci sia una buona dose d’indottrinamento marxista. Sembra che ci sia molto poco pensiero indipendente. Questo la preoccupa?

FC: Nelle scuole USA, cosa insegnano agli studenti? Gli insegnano il loro punto di vista, gli parlano della libera impresa, il commercio, l’industria, gli interessi USA in tutto il mondo. Di questo parlano ai loro giovani. La classe che governa, negli USA, cerca di insegnare agli studenti ciò che gli interessa. Qui la rivoluzione insegna e prepara i giovani per la rivoluzione. Le faccio un esempio, il mio esempio personale: ho studiato in una scuola religiosa dai miei primi anni fino a quando sono entrato all’università. Cosa mi insegnavano? Io non decisi a che scuola andare, i miei genitori la scelsero, e lì mi insegnarono tutto quello che volevano. Non ebbi alcuna possibilità di scegliere. A Cuba c’erano centinaia di scuole religiose in cui si educavano i figli della classe ricca. Ora educhiamo i nostri giovani alle idee rivoluzionarie, alle nostre idee.

Abbiamo detto al popolo, “vi insegneremo, non vogliamo un popolo ignorante. Vogliamo un popolo che impari a pensare.” Non diciamo ai nostri giovani “credi” gli diciamo, “studia, pensa”. Se avessimo timore che il popolo studiasse e pensasse mai avremmo sviluppato l’educazione nella misura in cui l’abbiamo sviluppata. Stiamo insegnando a tutti, stiamo educando tutti. E se si sa leggere e scrivere si è in condizioni migliori per pensare ed analizzare. Si può ingannare un popolo ignorante; non si può ingannare un popolo istruito. E la rivoluzione ha una vera e propria ossessione per educare il popolo. Questo prova che non abbiamo paura che il popolo pensi, analizzi. Siamo fiduciosi del nostro futuro, siamo fiduciosi dei nostri giovani, della nostra ragione.

Voi, anche, foste rivoluzionari all’inizio, quando faceste la vostra guerra d’indipendenza e doveste combattere. Cosa pensava di voi l’Inghilterra? In un primo momento voi eravate liberali, gli inglesi erano monarchici. Gli inglesi non erano d’accordo con voi e se ne andarono in Canada ed altrove. Allora voi, negli USA, cominciaste ad insegnare al popolo la sua costituzione, la sua carta dei diritti.

Parlavano al popolo. E gli inglesi dicevano: “sono liberali”. Chiamare qualcuno liberale, nel 1776, era lo stesso di chiamare qualcuno, ora, socialista, marxista, comunista. E’ lo stesso. Per coloro che se ne sono andati, sentire parlare di comunismo è diabolico. Ma quando voi faceste la vostra rivoluzione, quando vi chiamavano liberali, era anche diabolico. In altri tempi voi viveste questa esperienza. In futuro ci daranno ragione. Sono sicuro. E noi non vi daremo ragione, ora, perché in un primo momento erano liberali, ma ora non possono chiamarsi liberali. Cosa succede in Vietnam? Cosa succede in America Latina? Appoggiano i dittatori, appoggiano i gruppi militari, mantennero buoni rapporti con le oligarchie fino al trionfo della rivoluzione cubana. Se iniziano, ora, a preoccuparsi per le riforme sociali, è in conseguenza della rivoluzione cubana. Può negarlo?

LH: Non può essere la nostra stessa coscienza sociale e non una conseguenza della rivoluzione cubana

FC: Beh, ma concorda molto con la rivoluzione cubana. Sospetto, ho i miei dubbi su questo.

LH: Due cose: Krusciov e De Gaulle. Ha trascorso molto tempo, di recente, con il premier Khrushchev e durante il suo primo viaggio in Russia. Cosa pensa che Krusciov come uomo e come capo?

FC: Ho un’ottima opinione di Krusciov. Ho parlato di ciò a Cuba. Ammiro Krusciov. E’ un uomo molto umano, molto semplice nelle sue relazioni con il popolo, con gli altri leader. E’ molto, molto intelligente. Un uomo molto chiaro, responsabile. E’ anche un uomo di pace. Si preoccupa per la pace. Lo capisco molto bene, e più lo conosco, migliore è l’impressione che ho di lui. E’ un’eccellente impressione. Reale, sinceramente.

LH: Ora state comprando autobus in Inghilterra, state parlando di acquistare barche in Spagna, ho capito che c’è una missione economica cubana in Svizzera. Questo significa un cambiamento radicale nella sua politica commerciale, dottor Castro?

FC: No, mai. Quale sarebbe il cambio? Mai ci siamo rifiutati di fare affari con gli USA, con qualsiasi nazione. E’ stata una politica USA quella di tagliare le nostre relazioni commerciali con loro e con quelle nazioni che ha menzionato. Non era la nostra politica. La nostra politica fin dall’inizio è stata quella di fare affari con tutte le nazioni, e questo è quello che stiamo facendo. Questo è ciò che facciamo ora con successo, con grande successo, davvero. E penso che sia un grande errore, degli USA, cercare di tagliare questi rapporti, perché non possono dimenticare che queste nazioni hanno i loro propri problemi, hanno problemi di soldi, hanno bisogno di fare affari, hanno bisogno di vendere per risolvere i loro problemi. Tutte le nazioni hanno i loro problemi economici, ed il blocco economico -per lei che menzionò il realismo- non è in alcun modo una politica realista. Ai nordamericani piace dire che sono un popolo pratico, un popolo realista, ma abbiamo visto molte cose che dimostrano che non sono molto realisti. E ci chiamano illusi, sognatori, e stiamo dimostrando che siamo più realisti, la nostra politica è più realista che la vostra.

LH: Come valuta la politica del presidente De Gaulle al riconoscere la Cina comunista

FC: Credo che sia una politica molto intelligente, e ciò è una prova che la politica USA, non è realista. Questa prova è un altro esempio. Penso che sia una politica intelligente. Un’altra cosa: come lei sa, De Gaulle ha svolto un ruolo molto importante nella Francia moderna. Le mie idee, le mie idee politiche e sociali, naturalmente, sono molto diverse da quelle di De Gaulle, ma De Gaulle ha lavorato molto per la Francia. Nei peggiori momenti della Francia ha giocato un ruolo importante. Ed ora la Francia ha una posizione molto importante in campo internazionale. E quando prende misure quali il riconoscimento, segue una politica molto intelligente. So che a voi non piace questa politica, ma che questa è una conseguenza dei vostri errori, errori commessi in molti luoghi. Ma non voglio darvi consigli, penso che impareranno con il tempo. Gli inglesi …

LH: Ora è il mio turno. Cosa le piacerebbe che facessero gli USA nei confronti di Cuba

FC: In una parola, vivere in pace con Cuba. E’ tutto. Lo desideriamo, e sono sicuro che sarebbe l’unica politica intelligente che gli USA potrebbero adottare. Ma penso che si cerca di convincerli di ciò, molti direbbero che affonderemo. Ma siamo fiduciosi, siamo felici. Possiamo vivere benissimo senza gli USA. Abbiamo bisogno di pace, gli USA hanno bisogno di pace, il mondo ha bisogno di pace. La nostra politica è una politica di pace. Penso che sia una buona politica per tutte le nazioni e, naturalmente, per gli USA. Penso che voi abbiate cominciato a capire una parte del problema. Cominciate a capire, e arriverete a comprendere. Ho sentito un pescatore dire una cosa molto saggia: che voi avete avuto un sacco di cose per lungo tempo e non apprezzate le cose semplici. Era un pescatore che venne a vivere qui a Cuba, vede?, un nordamericano che voleva venire a vivere a Cuba. Col tempo, voi diventerete saggi come gli inglesi, i francesi. I francesi ebbero molti problemi coloniali in Vietnam, in Algeria. Firmarono la pace con il Vietnam, firmarono la pace con l’Algeria. Ora hanno buoni rapporti con l’Algeria. E nessuno dubita che sia una politica migliore, per la Francia, che una politica di guerra con l’Algeria. Ma cosa è successo? I francesi lasciarono alle spalle un problema e voi l’avete assunto. Quando un governo saggio si lascia alle spalle un problema voi, che non siete saggi, lo assumete. Questo è ciò che sta accadendo. Gli inglesi sono anche saggi, ma voi no.

LH: Ma noi sentiamo che vogliamo vivere in pace, ma che voi siete interessati ad esportare la vostra rivoluzione in tutta l’America Latina.

FC: Dobbiamo mettere in chiaro, molto chiaro, che siamo in condizione di vivere in pace con tutte le nazioni. Ma è necessario che anche gli altri ci lascino in pace.


“La revolución no es tarea de un hombre, es tarea de un pueblo”

Por Fidel Castro

Lisa Howard: Quiero preguntarle algo sobre los intentos de asesinato, porque ese fue un tema la otra semana. A menudo se leen informes de atentados contra su vida. ¿Teme por su vida?

FC: Por ejemplo, en la Unión Soviética nunca se leen esas cosas, porque nadie quiere matarme. En los Estados Unidos hay muchos contrarrevolucionarios y varias personas a las que les gustaría enterarse de que me han matado. Confunden sus deseos, sus ilusiones, con la realidad. Pero hasta este momento he vivido cinco años en medio del pueblo y nadie me ha disparado. Me siento seguro, no estoy preocupado. Y es mi trabajo. Fíjese qué paradoja: en los Estados Unidos el presidente se sentía seguro, absolutamente seguro. Estoy seguro de que el gobierno de los Estados Unidos tomaba muchas más medidas para su seguridad personal de las que tomo yo. Y la noticia de que el presidente de los Estados Unidos había sido asesinado fue una sorpresa. Para nadie en Cuba fue una buena noticia, porque, sinceramente, podemos ser enemigos políticos, pero no deseamos la muerte de nadie. En cierto sentido, nos sentimos como cuando tiene un oponente y este desaparece: uno no se siente satisfecho. En cierto sentido, eso fue lo que sentí: un oponente que desapareció de una manera con la que no podemos estar de acuerdo. Bueno, creo que mucha gente querría que me mataran. Todo el mundo está llamado a morir más tarde o más temprano. ¿Hay alguien que no lo sepa? Nosotros lo sabemos muy bien. Mientras vivamos, trabajamos, cumplimos nuestra tarea. Y estamos satisfechos, felices, no estamos preocupados por eso.

LH: Si algo le sucediera, ¿cuál cree que sería la suerte de la revolución cubana?

FC: Al principio, mi muerte podría haber sido un golpe muy duro para la revolución, pero ahora no. Tenemos cinco años, tenemos una organización, tenemos varios hombres con condiciones extraordinarias para conducir el país. Estoy absolutamente seguro de que no pasaría nada. Yo puedo darle a la revolución mi experiencia. Todos nosotros hemos aprendido durante estos años. Yo tengo cierta experiencia. Ayudo a la revolución con mi experiencia, pero puede estar segura, como yo lo estoy, de que no pasaría nada. Por supuesto, no queremos hacer la prueba, pero no estamos preocupados. Sinceramente, eso no nos preocupa. Una revolución no es tarea de un hombre. Una revolución es tarea de un pueblo. Y la gente se une en las situaciones difíciles y elige un jefe en las situaciones difíciles. Ninguna revolución ha desaparecido porque desapareciera el jefe. No quiero hacer comparaciones. Soy el líder de un país pequeño, de una pequeña revolución. Pero piense en una gran revolución, la revolución soviética. En una situación muy difícil, mucho más difícil que la muestra, Lenin murió, y la revolución continuó. La revolución no es tarea de un hombre, es tarea de un pueblo.

LH: ¿Quién asumiría el poder?

FC: Esta no es una monarquía y no hay una decisión sobre eso. Al principio, cuando entendía que era un peligro para la revolución que me mataran, mencioné a Raúl. Pero ese es un problema que deberá resolver la dirección colectiva de la revolución. Tenemos muchos hombres. Como ve, tenemos un presidente, yo soy el primer ministro. Mi tarea es política y le doy impulso a muchas cosas. Pero tenemos un presidente, un consejo de ministros, un partido político, la dirección del partido político. En esa situación, la dirección nacional de nuestro partido designaría un primer ministro para llevar adelante la tarea que yo realizo. Aquí en Cuba, los principales problemas políticos se discuten en el seno de nuestra dirección. Todos los problemas importantes. Nunca tomo una decisión personal. Oigo las opiniones de todos, y cuando todos llegamos a un acuerdo, tomamos la decisión.

LH: Doctor Castro, ¿existe alguna posibilidad de que esta revolución pueda tomar otra dirección, esto es, volver a ser una democracia, celebrar elecciones libres, asumir muchas de las ideas que usted proclamó en la Sierra Maestra?

FC: A un ciudadano común de los Estados Unidos no le resulta fácil entender esos problemas. Ustedes tienen una idea de la democracia, nosotros tenemos nuestra idea de la democracia. Hay muchos ejemplos. Por ejemplo, podría hablar del desempleo, de los negros en los Estados Unidos, los que viven en el Sur de los Estados Unidos No se les puede hablar de democracia a muchos pobres, a muchos infortunados que viven en los Estados Unidos. Para ellos, la democracia es una formalidad. Ustedes tienen dos partidos, ambos controlados por la oligarquía y le llaman a eso democracia. En la antigua Atenas, en Grecia, hablaban de democracia, democracia, y había miles de esclavos. Y hablaban de democracia. Los Estados Unidos tienen muchos intereses en todo el mundo. En la América Latina y en el resto del mundo, sus compañías hacen trabajar muy duro a millones que carecen de derechos, no tienen un nivel de vida, educación, asistencia médica. Y ustedes hablan de su democracia. Es por eso que no es fácil, pero un día entenderán nuestra idea de la democracia.

LH: Doctor Castro, todas las personas con quienes hablamos que se oponen a usted, dicen que lo hacen porque pensaron que iba a hacer una revolución democrática, y en lugar de ello hizo una revolución comunista.

FC: Cuando dicen revolución democrática quieren decir revolución capitalista, revolución de libre empresa, influencia en Cuba de los monopolios. Piensan en sus intereses de clase, no en los obreros, en los campesinos, en los negros, en los estudiantes, en los intelectuales. Piensan en su interés material. Es a eso a lo que llaman democracia. Batista decía que él era democrático. Todos los ricos, los latifundistas, hablaban de democracia. Eso es lo que entendían por democracia. Lincoln dijo que la democracia es el gobierno del pueblo, para el pueblo y por el pueblo. La revolución también es el gobierno que toma el poder con el pueblo y toma medidas para el pueblo. Nadie puede negar que nuestro gobierno es un gobierno honesto. Hemos desterrado todo tipo de vicios de nuestra sociedad, todo tipo de robos, malversaciones. Y todas las medidas que se toman son para ayudar al pueblo. Hemos hecho muchas cosas para el pueblo. Un millón de cubanos no sabía leer y escribir, ahora saben. Todo el mundo en Cuba tiene la educación garantizada. Todo el mundo tiene empleo asegurado, la posibilidad de estudiar. Todo el mundo: blancos, negros, todo el mundo en Cuba. El pueblo lo siente. Así que tiene que analizar profundamente el problema de Cuba para entenderlo. Ahora bien, no hemos formalizado varias cosas. Tenemos que darles forma a varias cosas, que institucionalizarlas. No hemos tenido tiempo para hacer tantas cosas en estos cinco años.

LH: Hemos visitado muchas de las escuelas y encontramos una uniformidad extraordinaria. Los niños parecen responder de memoria. Parece haber una buena dosis de adoctrinamiento marxista. Parece haber muy poco pensamiento independiente. ¿Eso le preocupa?

FC: En las escuelas estadounidenses, ¿qué les ensenan a los alumnos? Les ensenan su punto de vista, les hablan sobre la libre empresa, los negocios, la industria, los intereses estadounidenses en todo el mundo. De eso les hablan a sus jóvenes. La clase que gobierna en los Estados Unidos trata de ensenarles a los estudiantes lo que le interesa. Aquí la revolución enseña y prepara a los jóvenes para la revolución. Le pongo un ejemplo, mi ejemplo personal: yo estudié en una escuela religiosa desde mis primeros anos hasta que ingresé en la universidad. ¿Qué me enseñaban? Yo no decidí a qué escuela ir, mis padres la escogieron, y allí me enseñaron todo lo que querían. No tuve oportunidad de escoger. En Cuba había cientos de escuelas religiosas donde se educaba a los hijos de la clase rica. Ahora educamos a nuestros jóvenes en las ideas revolucionarias, en nuestras ideas.

Le dijimos al pueblo: “vamos a ensenarle, no queremos un pueblo ignorante. Queremos un pueblo que aprenda a pensar.” No les decimos a nuestros jóvenes “cree”; les decimos, “estudia, piensa”. Si tuviéramos temor a que el pueblo estudiara y pensara nunca habríamos desarrollado la educación hasta el grado que la hemos desarrollado. Estamos enseñando a todo el mundo, estamos educando a todo el mundo. Y si sabes leer y escribir estás en mejores condiciones para pensar y analizar. Se puede engañar a un pueblo ignorante; no se puede engañar a un pueblo educado. Y la revolución tiene una verdadera obsesión por educar al pueblo. Eso prueba que no tenemos miedo de que el pueblo piense, analice. Estamos seguros de nuestro futuro, estamos seguros de nuestros jóvenes, de nuestra razón.

Ustedes también fueron revolucionarios al principio, cuando hicieron su guerra de independencia y tuvieron que luchar. ¿Qué pensaba de ustedes Inglaterra? Al principio ustedes eran liberales, los ingleses eran monárquicos. Los ingleses no estaban de acuerdo con ustedes y se fueron a Canadá y a otros lugares. Entonces ustedes, en los Estados Unidos, empezaron a enseñarle al pueblo su constitución, su carta de derechos. Le hablaban al pueblo. Y los ingleses decían: “son liberales”. Llamar liberal a alguien en 1776 era lo mismo que llamar a alguien ahora socialista, marxista, comunista. Es lo mismo. Para los que se fueron, oír hablar del comunismo es diabólico. Pero cuando ustedes hicieron su revolución, cuando les llamaban liberales, también era diabólico. En otros tiempos ustedes vivieron esa experiencia. En el futuro nos darán la razón. Estoy seguro. Y nosotros no les daremos la razón a ustedes ahora, porque al principio eran liberales, pero ahora no pueden llamarse liberales. ¿Qué pasa en Vietnam? ¿Qué pasa en la América Latina? Apoyan a dictadores, apoyan a grupos militares, sostuvieron buenas relaciones con las oligarquías hasta el triunfo de la revolución cubana. Si empiezan a preocuparse ahora por las reformas sociales, es a consecuencia de la revolución cubana. ¿Puede negarlo?

LH: ¿No puede ser nuestra propia conciencia social y no una consecuencia de la revolución cubana?

FC: Bueno, pero coincide mucho con la revolución cubana. Sospecho, tengo mis dudas sobre eso.

LH: Dos cosas: Jruschov y De Gaulle. Pasó mucho tiempo con el premier Jruschov recientemente y durante su primer viaje a Rusia. ¿Qué piensa de Jruschov como hombre y como líder?

FC: Tengo una excelente opinión de Jruschov. He hablado sobre eso en Cuba. Admiro a Jruschov. Es un hombre muy humano, muy sencillo en sus relaciones con el pueblo, con otros líderes. Es muy, muy inteligente. Un hombre muy claro, responsable. También es un hombre de paz. Se preocupa por la paz. Lo entiendo muy bien, y mientras más lo conozco, mejor es la impresión que tengo de él. Es una impresión excelente. Real, sinceramente.

LH: Ahora le están comprando ómnibus a Inglaterra, están hablando de comprarle barcos a España, tengo entendido que hay una misión económica cubana en Suiza. ¿Significa esto un cambio radical en su política comercial, doctor Castro?

FC: No, nunca. ¿Cuál sería el cambio? Nunca nos hemos negado a hacer negocios con los Estados Unidos, con cualquier nación. Fue una política de los Estados Unidos la de cortar nuestras relaciones comerciales con ellos y con esas naciones que mencionó. No era nuestra política. Nuestra política desde el principio ha sido la de hacer negocios con todas las naciones, y eso es lo que estamos haciendo. Eso es lo que hacemos ahora con éxito, con mucho éxito, realmente. Y creo que es un gran error de los Estados Unidos tratar de cortar esas relaciones, porque no pueden olvidar que esas naciones tienen sus propios problemas, tienen problemas de dinero, necesitan hacer negocios, necesitan vender para resolver sus problemas. Todas las naciones tienen sus problemas económicos, y el bloqueo económico —para usted que mencionó el realismo– no es de ningún modo una política realista. A los norteamericanos les gusta decir que son un pueblo práctico, un pueblo realista, pero hemos visto muchas cosas que prueban que no son muy realistas. Y a nosotros nos llaman ilusos, soñadores, y estamos probando que somos más realistas, nuestra política es más realista que la de ustedes.

LH: ¿Cómo evalúa la política del presidente De Gaulle al reconocer a la China comunista?

FC: Creo que es una política muy inteligente, y eso es una prueba más de que la política de los Estados Unidos no es realista. Esa prueba es otro ejemplo. Yo creo que es una política inteligente. Otra cosa: como usted sabe, De Gaulle ha desempeñado un papel muy importante en la Francia moderna. Mis ideas, mis ideas sociales y políticas, por supuesto, son muy diferentes a las de De Gaulle, pero De Gaulle ha trabajado mucho por Francia. En los peores momentos de Francia desempeñó un papel importante. Y ahora Francia tiene una posición muy importante en la arena internacional. Y cuando toma medidas como la de ese reconocimiento, sigue una política muy inteligente. Yo sé que a ustedes no les gusta esa política, pero eso es a consecuencia de sus errores, errores cometidos en muchos lugares. Pero yo no voy a darles consejos, creo que aprenderán con el tiempo. Los ingleses…

LH: Ahora me toca a mí. ¿Qué le gustaría que hicieran los Estados Unidos en relación con Cuba?

FC: En una palabra, vivir en paz con Cuba. Es lo único. Lo deseamos, y estoy seguro de que sería la única política inteligente que los Estados Unidos podrían adoptar. Pero creo que si tratara de persuadirlos de eso, muchos dirían que vamos a hundirnos. Pero estamos seguros, estamos contentos. Podemos vivir muy bien sin los Estados Unidos. Nosotros necesitamos paz, los Estados Unidos necesitan paz, el mundo necesita paz. Nuestra política es una política de paz. Creo que es una buena política para todas las naciones y, por supuesto, para los Estados Unidos. Creo que ustedes han empezado a entender parte del problema. Empiezan a entender, y llegarán a entender. Oí a un pescador decir algo muy sabio: que ustedes han tenido muchas cosas durante un largo tiempo y no aprecian las cosas sencillas. Era un pescador que vino a vivir aquí en Cuba, ¿ve?, un norteamericano que quiso venir a vivir en Cuba. Con el tiempo, ustedes llegarán a ser sabios como los ingleses, los franceses. Los franceses tuvieron muchos problemas coloniales en Vietnam, en Argelia. Firmaron la paz con Vietnam, firmaron la paz con Argelia. Ahora tienen buenas relaciones con Argelia. Y nadie duda de que sea una política mejor para Francia que una política de guerra con Argelia. Pero, ¿qué pasó? Los franceses dejaron atrás un problema y ustedes lo asumieron. Cuando un gobierno sabio deja atrás un problema, ustedes, que no son sabios, lo asumen. Eso es lo que está sucediendo. Los ingleses también son sabios, pero ustedes no.

LH: Pero nosotros sentimos que queremos vivir en paz, pero que ustedes están interesados en exportar su revolución a toda la América Latina.

FC: Debemos dejar en claro, muy en claro, que estamos en condiciones de vivir en paz con todas las naciones. Pero es necesario que los demás también nos dejen en paz.

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