55 anni di genocidio contro Cuba

E. Ramirez Cañedo http://www.cubadebate.cu

bloqueo cuba 55 trumpIl 3 febbraio 1962, il presidente USA, John. F. Kennedy, firmò l’Ordine Esecutivo Presidenziale n°3447, attraverso il quale si ufficializzò il blocco totale del commercio con Cuba. I pretesti utilizzati nel documento e che formarono parte, per anni, del discorso dell’elite al potere negli USA, integravano la grande cospirazione dove era imprescindibile presentare l’isola aggredita come l’aggressore. Il suo grande peccato, aver fatto una vera Rivoluzione nell’emisfero occidentale, rompendo con i requisiti minimi “di sicurezza” istituiti dalla nazione del nord per l’America Latina ed i Caraibi, dopo la seconda guerra mondiale.

L’Ordine Esecutivo cercava legittimare la criminale decisione sotto il manto dell’Ottava Riunione di Consultazione dei Ministri degli Esteri dell’OSA, tenutasi in Uruguay; dove sotto la pressione di Washington, si era raggiunta una Dichiarazione Finale in cui si segnalava che, i legami del Governo di Cuba con l’offensiva sovversiva del comunismo sino-sovietico erano incompatibili con i principi e gli obiettivi del Sistema Inter-americano.

Il documento, inoltre, giustificava l’azione con un argomento ancora più risibile che Cuba rappresentava una minaccia alla sicurezza nazionale degli USA e a tutto l’emisfero, e che era responsabilità degli USA vigilare su tale sicurezza.

Dopo aver presentato le false argomentazioni, l’ordine esecutivo proclamava l’ “embargo” sul commercio tra USA e Cuba, che doveva essere reso effettivo alle 12:01 am del 7 febbraio 1962. Da quell’ora, era proibita l’importazione, negli USA, di tutti i prodotti di origine cubana, e tutti i prodotti importati da o attraverso Cuba. Il Segretario al Tesoro sarebbe stato incaricato di eseguire l’ordine.

Il fatto che il blocco si sia ufficializzato nel febbraio 1962 ha portato a letture errate ed a non pochi travisamenti della verità storica, interpretando il fatto come punto di partenza della guerra economica contro Cuba e una risposta alle più strette relazioni dell’Isola con Mosca, alle nazionalizzazioni del 1960 ed alla direzione socialista della Rivoluzione.

La verità è che l’Ordine Esecutivo fu il momento di maturazione di un intero sistema di guerra economica che gli USA stavano sviluppando contro la Rivoluzione cubana e le cui prime azioni erano cominciate dallo stesso gennaio 1959, quando furono ricevuti negli USA, insieme ai criminali e torturatori, i colpevoli del saccheggio del tesoro nazionale. Non un solo centesimo fu restituito a Cuba. In quel momento, non erano ancora state stabilite più strette relazioni con l’URSS, che si rafforzarono durante la visita di Mikoyan nell’isola, nel febbraio 1960; non si era iniziato il più ampio processo di nazionalizzazioni delle proprietà USA, che iniziava il 6 agosto 1960; né si era dichiarato il carattere socialista della Rivoluzione, ciò che avvenne il 16 aprile 1961.

L’essenza del conflitto non era altra che l’egemonia contro la sovranità. Essenza che, in precedenza, aveva anche portato Washington ad intervenire in Bolivia (1952) e Guatemala (1954). Le Rivoluzioni erano semplicemente proibite in America Latina e nei Caraibi.

Ma fu dopo la firma della Legge di Riforma Agraria che la guerra economica USA contro la Maggiore delle Antille divenne più virulenta, includendo bombardamenti, atti terroristici e sabotaggi di industrie e campi di canna. Tuttavia, il presidente USA, Eisenhower, appariva insoddisfatto ed impaziente per i risultati. Nel gennaio 1960, in una riunione in cui la CIA presentò un piano di sabotaggi a zuccherifici cubani, Eisenhower chiese al direttore dell’agenzia, Allen Dulles, che tornasse con un più ampio programma di aggressione economica. Giorni dopo avrebbe espresso -con totale trasparenza- la logica di questa guerra economica ed il suo obiettivo fondamentale, dimostrando la sua natura genocida: “Se loro -il popolo cubano- sentono fame, faranno cadere Castro”. [I] Approccio che, il 6 aprile 1960, avrebbe ratificato l’assistente segretario di stato, Lester D. Mallory: “La maggior parte dei cubani sostengono Castro (…) non vi è un’effettiva opposizione politica (…) l’unico mezzo prevedibile per alienare l’appoggio interno è attraverso il malcontento e lo scoraggiamento basati sull’insoddisfazione e le difficoltà economiche (…) Deve utilizzarsi, tempestivamente, qualsiasi mezzo per indebolire la vita economica di Cuba (…) negando a Cuba denaro e forniture al fine di ridurre i salari nominali e reali, con lo scopo di provocare fame, disperazione ed il rovesciamento del governo”. [ii]

Nel marzo dello stesso anno, insieme al Programma di Azioni Segrete contro il regime di Castro, il presidente USA aveva approvato un Programma di Pressioni Economiche contro Castro. Sembra, secondo quanto suggeriscono i documenti declassificati negli USA, che, a partire da tale data, si creò un gruppo super-segreto presieduto dal Segretario al Tesoro, Robert Anderson -una delle figure che mostrò più ostilità verso la Rivoluzione cubana all’interno dell’amministrazione Eisenhower- incaricata di studiare e mettere in pratica le misure di aggressione economica contro l’isola.

Nei suoi ultimi sei mesi di mandato, Eisenhower, s’incaricò, inoltre, di spingere e cercare la rottura delle relazioni diplomatiche con Cuba, di adottare misure fondamentali verso lo stabilimento di un totale blocco economico contro Cuba: il golpe petrolifero -quando si ridusse le forniture di petrolio all’isola e poi le società statunitensi Esso e Texaco, e la British Shell, istigate dal governo USA si fiutarono di raffinare il petrolio proveniente dall’Unione Sovietica-; la riduzione e poi l’eliminazione della quota di zucchero cubana e il divieto di esportare a Cuba furono misure che seguirono, una dopo l’altra, nella seconda metà del 1960. Solo l’ultima delle misure avvenne, il 19 ottobre, dopo l’inizio del processo di nazionalizzazione della proprietà USA, nel 1960.

Pertanto le nazionalizzazioni -necessarie e del tutto legali secondo il diritto internazionale- anche se erano comprese all’interno del processo rivoluzionario furono accelerate in risposta alle misure di guerra economica intraprese dal governo USA contro Cuba. Tuttavia, Cuba, ancora una volta, mostrò la sua volontà di risarcire le persone colpite, ma il governo USA rifiutò di negoziare la questione. Il progetto d’invasione di Cuba -che avvenne mesi più tardi- era in fase avanzata, per cui credettero non fosse necessario stabilire negoziazioni con un governo che, presumibilmente a breve, sarebbe stato rovesciato.

Kennedy avrebbe continuato aggiungendo anelli alla guerra economica contro Cuba e avrebbe portato l’escalation del conflitto alla massima espressione. Infatti, al momento in cui firma l’Ordine Esecutivo, era in atto l’Operazione Mangusta, il più grande piano della guerra segreta che gli USA hanno portato avanti contro un qualche paese. Di 32 compiti della guerra segreta, 13 erano diretti all’area economica. In quel periodo -novembre 1961 a ottobre 1962- si registrarono 716 azioni di sabotaggio economico contro Cuba.

Orden-Ejecutiva-Presidencial-No.-3447Pierre Salinger, che fu addetto stampa di Kennedy, avrebbe riferito, anni dopo nelle sue memorie, che il presidente lo chiamò una notte, all’inizio del 1962, e gli ordinò di ottenere molti sigari Avana. Quanti?, chiese Salinger. “Circa un migliaio”, rispose Kennedy. Il giorno successivo il presidente lo chiamò nel suo ufficio per verificare se avesse ottenuto i sigari e Salinger gli rispose che ne aveva comprato un migliaio. “Bravo”, esclamò il presidente, “ora dispongo di una sufficiente riserva di sigari e posso firmare il proclama vietando, negli USA, i prodotti di Cuba”. [III]

L’aneddoto, benché rifletta il buon gusto di Kennedy per i sigari cubani, è machiavellico, in quanto riflette come, un presidente USA, con una semplice firma e persino con un sorriso sulle labbra, possa privare milioni di statunitensi di privilegi che conserva solo per lui. Tale firma anche significò il coinvolgimento di milioni di cubani che hanno sofferto gli effetti del blocco per decenni.

Nel 1963 fu istituita la struttura di base del blocco contro Cuba, con aggiunti risvolti perversi come: terrorismo, sabotaggio, spionaggio e aggressione biologica.

La Legge Torricelli (1992) e la Legge Helms Burton (1996) sarebbero diventati gli anelli più importanti che sarebbero stati aggiunti e che, ancora oggi, dan vita a questo quadro di leggi e divieti con cui ebbe a lottare il presidente Barack Obama, dopo gli annunci del 17 dicembre 2014; anche se, in realtà, in termini pratici si discostò abbastanza dal suo discorso, prendendo in considerazione cosa avrebbe potuto fare, secondo le sue prerogative presidenziali.

Ciò che risulta inaudito è che ancora tal blocco esista nel XXI secolo, come un pugnale conficcato nella gola dei cubani. Articoli della Convenzione dei diritti economici, sociali e culturali, così come della Convenzione sui diritti civili e politici, sono molto espliciti in che uno dei diritti umani fondamentali è il diritto alla vita di un popolo, e quindi mentre esista questo criminale blocco, fino all’ultimo minuto continuerà ad essere la più grande e flagrante violazione dei diritti umani che è stata praticata contro il popolo cubano per 55 anni.

Ora, bene, risulta pertinente porsi la seguente domanda, il giorno in cui tale blocco sia completamente sollevato -poiché siamo consapevoli che più presto che tardi succederà-, sarà finita la guerra economica contro Cuba o questa apparirà sotto altra modalità in cui gli strumenti economici verranno utilizzati per rafforzare la battaglia ideologica e culturale tra il capitalismo ed il socialismo, in cui già ci troviamo immersi? Credo che abbiamo visto un importante passo avanti, in tale futuro, durante l’amministrazione Obama, scenario davanti a cui dobbiamo anche essere preparati, anche se siamo coscienti che la battaglia più imperiosa, di oggi, è ottenere la definitiva morte del blocco.

Nonostante molte delle idee e concezioni che l’amministrazione Obama maneggiò nel suo “nuovo approccio” politico nei confronti di Cuba, hanno una lunga storia in certi circoli di potere USA, è ora più visibile che mai la contraddizione che esiste tra coloro che credono che il blocco sia funzionale alla sovversione, e coloro che considerano costituisca un ostacolo per convertire gli elementi del cosiddetto Binario II della Legge Toricelli in una superstrada di influenze.

Termino con due citazioni, pronunciate in due momenti diversi, da due figure importanti della classe politica di Washington, che parlano da sé.

All’inizio del 1999, l’allora Segretaria di Stato USA durante l’amministrazione di W.Clinton, Madeleine Albright, espresse “stiamo usando armi intelligenti puntate verso l’obiettivo che vogliamo. Desideriamo aiutare a creare un’economia di mercato indipendente e cercare che continui ad espandersi e si giunga a separarsi completamente dallo Stato”. [IV]

16 anni dopo, Antony Blinken, vice segretario di Stato USA, nel corso di una visita in Spagna, nel luglio 2015, segnalò: “L’embargo aveva buone intenzioni. Rifletteva il fatto che il Governo cubano, all’epoca, negava diritti fondamentali ai suoi cittadini e rappresentava una minaccia alla sicurezza per la sua alleanza con l’URSS. Ma non è stato efficace nel raggiungere i suoi obiettivi. E’ logico provare qualcosa di diverso. Crediamo che aprire relazioni è il modo migliore per raggiungere gli obiettivi che avevano coloro che sostenevano l’embargo. Questo permetterà al popolo cubano, alla classe media, aver più contatto con il mondo e con gli USA. Questo ci permetterà estendere i nostri contatti nella società cubana. Le misure che stiamo prendendo rafforzeranno la classe media di Cuba. Questo è il miglior strumento per ottenere quello che tutti vogliamo: una Cuba libera, prospera e democratica”. [v]


55 años de genocidio contra Cuba

Por: Elier Ramírez Cañedo

 

El 3 de febrero de 1962, el presidente de los Estados Unidos, John.F.Kennedy, firmó la Orden Ejecutiva Presidencial No. 3447, a través de la cual se oficializó el bloqueo total al comercio con Cuba. Los pretextos utilizados en el documento y que formaron parte del discurso de la élite de poder en los Estados Unidos durante años, integraban la gran conjura donde era imprescindible presentar a la Isla agredida como la agresora. Su gran pecado, haber hecho una revolución verdadera en el hemisferio occidental, rompiendo con los requerimientos mínimos de “seguridad” establecidos por la nación del norte para América Latina y el Caribe, después de la segunda guerra mundial.

La Orden Ejecutiva buscaba legitimar la criminal decisión bajo el manto de la Octava Reunión de Consulta de Ministros de Relaciones Exteriores de la OEA celebrada en Uruguay, donde bajo la presión ejercida por Washington, se  había alcanzado una Declaración Final donde se señalaba que, los vínculos del Gobierno de Cuba con la ofensiva subversiva del comunismo chino-soviético, eran incompatibles con los principios y objetivos del Sistema Interamericano.

El documento justificaba además la acción con un argumento aún más risible, que Cuba representaba una amenaza a la seguridad nacional de los Estados Unidos y a todo el hemisferio, y que era responsabilidad de los Estados Unidos velar por esa seguridad.

Después de presentados los falsos argumentos, la orden ejecutiva proclamaba el “embargo” sobre el comercio entre los Estados Unidos y Cuba, el cual debía hacerse efectivo a las 12:01 a.m del 7 de febrero de 1962. A partir de esa hora, quedaba prohibida la importación a los Estados Unidos de todos los productos de origen cubano, además de todos los productos importados desde o a través de Cuba. El Secretario del Tesoro sería el encargado de dar cumplimiento a la orden.

El hecho de que el bloqueo se haya oficializado en febrero de 1962 ha conllevado a lecturas erróneas y a no pocas tergiversaciones de la verdad histórica, al interpretarse el hecho como punto de partida de la guerra económica contra Cuba y una repuesta al estrechamiento de las relaciones de la Isla con Moscú, las nacionalizaciones de 1960 y el rumbo socialista de la Revolución. Lo cierto es que la Orden Ejecutiva fue el momento de maduración de todo un sistema de guerra económica que los Estados Unidos venía desarrollando contra la revolución cubana y cuyas primeras acciones habían comenzado desde el propio enero de 1959, cuando fueron recibidos en los Estados Unidos, junto a criminales y torturadores, los culpables del saqueo del tesoro nacional. Ni un solo centavo fue devuelto a Cuba. En ese momento, aun no se habían establecido las relaciones más cercanas con la URSS, las cuales se afianzaron durante la visita de Mikoyan a la Isla en febrero de 1960, no se había iniciado el proceso más amplio de las nacionalizaciones de las propiedades estadounidenses, que comienza el 6 de agosto de 1960, ni tampoco se había declarado el carácter socialista de la Revolución, lo cual sucede el 16 de abril de 1961. La esencia del conflicto no era otra que hegemonía versus soberanía. Esencia que también había llevado con anterioridad a Washington a intervenir en Bolivia (1952) y en Guatemala (1954). Las revoluciones estaban sencillamente prohibidas en América Latina y el Caribe.

Mas fue después de la firma de la Ley de Reforma Agraria que la guerra económica de los Estados Unidos contra la Mayor de las Antillas cobró mayor virulencia, incluyendo bombardeos, actos terroristas y sabotajes sobre industrias y campos cañeros. Sin embargo, el presidente estadounidense, Eisenhower, se mostraba inconforme e impaciente con los resultados. En enero de 1960, en una reunión donde la CIA presentó un plan de sabotajes a centrales azucareros cubanos, Eisenhower pidió al director de la agencia, Allen Dulles, que regresara con un programa más amplio de agresión económica. Días después expresaría –con total transparencia- la lógica de esa guerra económica y su objetivo fundamental, demostrando el carácter genocida de la misma: “Si ellos –el pueblo cubano- sienten hambre, botarán a Castro”. [i] Enfoque que, el 6 de abril de 1960, ratificaría el secretario asistente de Estado, Lester D. Mallory: “La mayoría de los cubanos apoyan a Castro (…) no existe una oposición política efectiva (…) el único medio previsible para enajenar el apoyo interno es a través del descontento y el desaliento basados en la insatisfacción y las dificultades económicas (…) Debe utilizarse prontamente cualquier medio para debilitar la vida económica de Cuba (…)negándole a Cuba dinero y suministros con el fin de reducir los salarios nominales y reales, con el objetivo de provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno”.[ii]

En marzo del propio año, junto al Programa de Acciones Encubiertas contra el régimen de Castro, el presidente estadounidense había sancionado un Programa de Presiones Económicas contra Castro. Al parecer, según sugieren los documentos desclasificados en los Estados Unidos, a partir de esa fecha se creó un grupo super-secreto presidido por el Secretario del Tesoro, Robert Anderson –uno de las figuras que mostró mayor hostilidad hacia a la Revolución Cubana dentro de la administración Eisenhower- encargado de estudiar y poner práctica las medidas de agresión económica contra la Isla.

En sus últimos seis meses en el cargo, Eisenhower se encargó, además de empujar y buscar el rompimiento de las relaciones diplomáticas con Cuba, de dar los pasos fundamentales en dirección al establecimiento de un total bloqueo económico contra Cuba: el golpe petrolero –cuando se redujo el suministro de petróleo a la Isla y luego las compañías estadounidenses ESSO y TEXACO, y la británica SHELL, instigadas por el gobierno estadounidense se negaron a refinar el petróleo proveniente de la Unión Soviética-, la reducción y luego eliminación de la cuota azucarera cubana y la prohibición de las exportaciones a Cuba, fueron medidas que se sucedieron una detrás de la otra en ese segundo semestre de 1960. Solo la última de las medidas ocurrió el 19 de octubre, después del inicio del proceso de nacionalización de las propiedades estadounidenses en 1960.

Por tanto, las nacionalizaciones –necesarias y totalmente legales de acuerdo al derecho internacional-, aunque estaban comprendidas en el proceso revolucionario, fueron aceleradas como respuesta a las medidas de guerra económica emprendidas por el gobierno de los Estados Unidos contra Cuba. No obstante, Cuba una vez más mostró su disposición a compensar a los afectados, pero el gobierno de los Estados Unidos se negó a negociar el asunto. El proyecto de invasión a Cuba –que ocurriría meses después- se encontraba en una etapa avanzada, por lo que creyeron no era necesario establecer negociaciones con un gobierno que, supuestamente, en breve iba a ser derrocado.

Kennedy seguiría sumando eslabones en la guerra económica contra Cuba y llevaría la escalada del conflicto al máximo de expresión. De hecho, en el momento en que firma la Orden Ejecutiva, estaba funcionando la Operación Mangosta, el plan de guerra encubierta más grande que los Estados Unidos han llevado adelante contra país alguno. De 32 tareas de guerra encubierta, 13 se dirigían al área económica. En ese período –noviembre de 1961 a octubre de 1962- se registraron 716 acciones de sabotaje económico contra Cuba.

Pierre Salinger, quien fue secretario de prensa de Kennedy, relataría años después en sus memorias, que el Presidente lo llamó una noche a principios de 1962 y le ordenó le consiguiera muchos tabacos habanos. ¿Cuántos?, preguntó Salinger. “Alrededor de mil”, respondió Kennedy. Al día siguiente el Presidente lo llamó a su despacho para averiguar si había conseguido los tabacos y Salinger le respondió que había comprado un millar. “Bravo” exclamó el Presidente, “ahora dispongo de una reserva suficiente de tabacos y puedo firmar la proclama prohibiendo en Estados Unidos los productos de Cuba”.[iii]

La anécdota, aunque refleja el buen gusto de Kennedy por los tabacos cubanos, resulta maquiavélica, en tanto refleja como un presidente de los Estados Unidos, con una simple firma y hasta con una sonrisa en los labios, puede privar a millones de estadounidenses de privilegios que solo conserva para él. Esa firma también significó la afectación a millones de cubanos quienes han tenido que sufrir los efectos del bloqueo durante décadas.

En 1963 quedó establecido el armazón fundamental del bloqueo contra Cuba, con rostros perversos añadidos como: el terrorismo, el sabotaje, el espionaje y la agresión biológica. La Ley Toricelli (1992) y la Ley Helms Burton (1996) vendrían a ser los eslabones más importantes que se le agregarían y que aun hoy, dan vida a ese entramado de leyes y prohibiciones con las que tuvo que lidiar el presidente Barack Obama, después de los anuncios del 17 de diciembre de 2014, aunque realmente en el terreno práctico se apartó bastante de su discurso, tomando en cuanto lo que podía haber hecho de acuerdo a sus prerrogativas presidenciales.

Lo que resulta inaudito es que aun ese bloqueo exista en pleno siglo XXI, como un puñal clavado en la garganta de los cubanos. Artículos de la Convención de derechos económicos, sociales y culturales, así como de la Convención de derechos civiles y políticos, son muy explícitos en cuanto a que uno de los derechos humanos fundamentales es el derecho a la subsistencia de un pueblo, de ahí que mientras ese criminal bloqueo exista, hasta el último minuto continuará siendo la más  grande y flagrante violación de los derechos humanos que se ha practicado contra el pueblo cubano durante ya 55 años.

Ahora bien, resulta pertinente hacerse la siguiente pregunta, el día que ese bloqueo sea totalmente levantado –pues estamos consientes que más temprano que tarde sucederá-, ¿habrá terminado la guerra económica contra Cuba o esta aparecerá bajo otra modalidad donde los instrumentos económicos serán empleados para reforzar la batalla ideológica y cultural entre capitalismo y socialismo en la que ya nos encontramos inmersos?  Creo vimos un importante avance de ese futuro durante la administración Obama, escenario ante el cual también debemos estar preparados, aunque somos consientes de que la batalla más imperiosa de hoy es lograr la muerte definitiva del bloqueo.

A pesar de que muchas de las ideas y concepciones que la administración Obama manejó en su “nuevo enfoque” de política hacia Cuba, tienen una larga historia  en determinados círculos de poder de los Estados Unidos, es hoy más visible que nunca la contradicción que se establece entre los que consideran que el bloqueo es funcional a la subversión, y aquellos que consideran constituye un obstáculo para convertir los elementos del llamado Carril II de la Ley Toricelli en una gran autopista de influencias. Termino con dos citas, pronunciadas en dos momentos diferentes, por dos figuras importantes de la clase política de Washington, que hablan por sí mismas.

A inicios de 1999, la entonces secretaria de Estado norteamericana durante la administración de William Clinton, Madeleine Albright, expresó: “estamos utilizando armas inteligentes apuntadas al blanco que queremos. Deseamos ayudar a crear una economía de mercado independiente y tratar de que continúe expandiéndose y se llegue a separar por completo del Estado”.[iv]

Dieciséis años después, Antony Blinken, subsecretario de Estado de los Estados Unidos, durante una visita realizada a España en julio del 2015, señaló: “El embargo tenía buena intención. Reflejaba el hecho de que el Gobierno cubano en la época denegaba derechos básicos a sus ciudadanos y representaba una amenaza de seguridad con su alianza con la URSS. Pero no ha sido eficaz en lograr sus objetivos. Lo lógico es intentar algo diferente. Creemos que abrir la relación es la mejor manera de alcanzar los objetivos que tenían aquellos que apoyaban el embargo. Esto permitirá al pueblo cubano, a la clase media, tener más contacto con el mundo y con EE.UU. Esto nos permitirá extender nuestros contactos en la sociedad cubana. Las medidas que estamos tomando reforzarán a la clase media de Cuba. Este es el mejor instrumento para obtener lo que todos queremos: una Cuba libre, próspera y democrática”.[v]

Notas

[i]Foreign Relations of the United States, 1958–1960, Cuba, Volume VI. Document 436. Memorandum of a Conference With the President, White House, Washington, January 25, 1960.

[ii]Foreign Relations of the United States, 1958–1960, Cuba, Volume VI. Document 499. Memorandum From the Deputy Assistant Secretary of State for Inter-American Affairs (Mallory) to the Assistant Secretary of State for Inter-American Affairs (Rubottom),Washington, April 6, 1960.

[iii] Pierre Salinger, De Mémoire, Editions Denoel, París, 1995.

[iv] Citado por Andrés Zaldívar Diéguez, en: Bloqueo. El asedio económico más prolongado de la Historia, Editorial Capitán San Luis, La Habana, 2004, p.188.

[v] Antony Blinken, Subsecretario de Estado de EE UU: “El deshielo reforzará a la clase media de Cuba”, en El País, 27 de julio de 2015.

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