Rio de Janeiro – giugno 1992
Una importante specie biologica corre il rischio di sparire a causa della rapida e progressiva eliminazione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo.
Prendiamo coscienza di questo problema adesso, quando è quasi tardi per impedirlo.
E’ necessario far rilevare che le fondamentali responsabili dell’atroce distruzione dell’ambiente sono le società di consumo. Esse, nate dalle antiche metropoli coloniali e dalle politiche imperiali, a loro volta hanno generato l’arretratezza e la povertà che oggi flagellano l’immensa maggioranza dell’umanità. Con il solo 20 % della popolazione mondiale, esse consumano i due terzi dei metalli e i tre quarti dell’energia che si producono nel mondo. Hanno avvelenato i mari e i fiumi, hanno contaminato l’aria, hanno indebolito e forato la cappa di ozono, hanno saturato l’atmosfera di gas che alterano le condizioni climatiche con effetti catastrofici che incominciamo già a patire.
I boschi spariscono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile vanno a finire ogni anno in mare. Numerose specie si estinguono. La pressione demografica e la povertà portano a sforzi disperati per sopravvivere anche a spese della natura. Non è possibile incolpare di questo i paesi del Terzo Mondo, colonie ieri, nazioni sfruttate e saccheggiate oggi da un ordine economico mondiale ingiusto.
La soluzione non può essere quella di impedire lo sviluppo a quelli che più ne hanno bisogno. La realtà è che tutto ciò che contribuisce oggi al sottosviluppo e alla povertà costituisce una violazione flagrante dell’ecologia. Decine di milioni di uomini, donne e bambini muoiono ogni anno nel Terzo Mondo in conseguenza di ciò, più che in ognuna delle guerre mondiali. L’interscambio disuguale, il protezionismo e il debito estero aggrediscono l’ecologia e favoriscono la distruzione dell’ambiente.
Se si vuole salvare l’umanità da questa autodistruzione, bisogna distribuire meglio le ricchezze e le tecnologie disponibili nel pianeta. Meno lusso e meno sperpero in quei pochi paesi perché si abbia meno povertà e meno fame in gran parte della Terra. Non più trasferimenti al Terzo Mondo di stili di vita e abitudini di consumo che rovinano l’ambiente. Si renda più razionale la vita umana. Si applichi un ordine economico internazionale giusto. Si utilizzi tutta la scienza necessaria per uno sviluppo sostenuto senza contaminazioni. Si paghi il debito ecologico e non il debito estero. Sparisca la fame e non l’uomo.
Poiché le presunte minacce del comunismo sono sparite, e non restano pretesti per guerre fredde, corse agli armamenti e spese militari, che cosa impedisce di destinare immediatamente queste risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e a combattere la minaccia di distruzione ecologica del pianeta?
Cessino gli egoismi, cessino le egemonie, cessino l’insensibilità, l’irresponsabilità e l’inganno. Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare da molto tempo.