Il corrispondente Vincenc Sanclemente: Dr. Jekyll in Messico, Mr. Hyde a Cuba
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
Agli inizi di gennaio, nelle sue cronache sul cosiddetto “gasolinazo” del Messico (1), il corrispondente della Televisione Spagnola Vincenc Sanclemente ometteva informare sull’aggressione della polizia a 12 giornalisti (2), in un paese in cui, ogni mese , viene assassinato un professionista dell’informazione (3).
Tuttavia, questo giornalista si prendeva la briga di denunciare, attraverso decine di media internazionali, come trascorse due ore trattenuto dalla polizia cubana, paese che visitò dopo la morte di Fidel Castro (4) (5) (6) (7 ).
La sua piccola vendetta contro le autorità cubane fu un reportage per il programma “Informe semanal”, dal titolo “Cuba affronta il futuro”, il cui trattamento informativo confronteremo con quello delle sue cronache sul Messico (8).
Nei suoi reportage sul “gasolinazo”, in quest’ultimo paese, la notizia non è stata l’impatto sulla popolazione, più vulnerabile, dell’aumento dei prezzi degli alimenti e prodotti di base. Le notizie furono … i “saccheggi” (9):
“In questo momento la polizia investiga coloro che sono stati gli autori intellettuali, cioè, coloro che ordinarono i saccheggi. (…) E’ passata una settimana di proteste e disordini, in cui i centri commerciali come questo sono stati minacciati di saccheggio”.
Il giornalista dava spazio preferenziale -questo sì- alla versione del Governo:
“Enrique Peña Nieto insiste sul fatto che l’aumento della benzina è necessaria per la stabilità economica”. Ed inseriva un frammento del discorso tv del presidente messicano: “Cercare di mantenere il prezzo artificiale della benzina ci avrebbe obbligato a tagliare programmi sociali”-
Il giornalista enfatizzava la versione ufficiale: (le autorità) “cercheranno di compensare l’aumento con aiuti familiari”. E spiegava che le organizzazioni sociali in Messico rivendicano -né più né meno- ridurre la spesa pubblica!
“Rivendicano di annullare la misura e, soprattutto, ridurre la spesa pubblica”.
Questa tesi era rafforzata da un “esperto analista”, la cui sola critica al potere politico era non aver applicato prima le misure neoliberali (10): “Il problema qui è che, per 15 anni in cui questa situazione era nota, non si fecero adeguamenti graduali”.
Nel suo reportage su Cuba, il trattamento è stato esattamente l’opposto. La voce del Governo cubano è stata completamente taciuta. E, delle 6 interviste formali del video, 5 furono di persone contrarie. La sesta era un prestigioso intellettuale cubano di sinistra che (11) -incredibilmente- era presentato come “diplomatico messicano” e la cui unica frase selezionata mancava di qualsiasi valenza politica.
L’unica persona con posizioni apertamente rivoluzionarie era un anziano che rifiutava vivere fuori del proprio paese: “E io rimango qui e morirò qui. Senza dubbio”.
Ma le sue parole erano immediatamente contrapposte a quelle di tre giovani che puntavano -all’unisono- sull’emigrare, mettendo in chiaro al pubblico, così, che solo la gente anziana desidera vivere a Cuba.
“Là (negli USA) tutte le carriere sono migliori”, diceva uno di loro. “Da fuori si può aiutare di più la famiglia che da qui,” ha aggiunto il secondo. “Vorrei lavorare là e, se mi piace, rimango” enfatizzava un terzo.
Curioso trattamento di questo giornalista che-ricordiamo- vive in Messico, un paese con 13 milioni di migranti negli USA (12).
Sanclemente ometteva informare che i presunti “oppositori” cubani, a cui dava esclusiva voce. sono finanziati attraverso un pacchetto di 20 milioni di dollari l’anno dei fondi federali USA (13): un fatto illegale in qualsiasi paese del mondo (14 ). Ed arrivava a presentare uno dei gruppi di questa “dissidenza” incollata a Washington come una equa ed imparziale “commissione diritti umani”.
“Secondo la Commissione dei Diritti Umani (…) a Cuba restano un centinaio di prigionieri politici”. Naturalmente, nessuno nel reportage chiariva che in questo “centinaio di prigionieri politici” non c’è nessun “prigioniero di coscienza” e la maggior parte scontano pene per reati di violenza, tra cui assassinii, attentati e sequestri (15).
Il giornalista riproduceva, inoltre, altri obsoleti luoghi comuni su Cuba, come quello sulla presunta “censura di Internet” (16).
“Cuba è uno dei paesi con meno connettività del mondo, perché l’ufficialità sospetta della libertà di Internet.”
Se il governo è il colpevole della bassa connettività a Internet sull’isola, perché ha installato, solo nell’ultimo anno, 252 nuove zone wi-fi, e sta ora testando un piano per portare Internet nelle case (17)?
La Televisione Spagnola entrava anche in una mensa sociale cattolica, al fine di sostenere un altro dei topici mediatici: il presunto abbandono della popolazione anziana a Cuba. Quello che il reportage non diceva è che detta casa sociale, che si trova nel comune dell’Avana 10 Ottobre, è il frutto di un accordo di chiesa-Stato e riceve un sussidio stabile del Governo, da due decenni (18).
Non sappiamo se qualcosa di simile accade in Messico, sulle cui mense sociali, solo rifugio possibile per migliaia di famiglie in estrema povertà, non abbiamo ancora visto alcun reportage firmato da Vincenc Sanclemente (19): Dr. Jekyll in Messico, Mr. Hyde a Cuba.
El corresponsal Vicenç Sanclemente: doctor Jekyll en México, señor Hyde en Cuba
José Manzaneda, coordinador de Cubainformación
A comienzos de enero, en sus crónicas sobre el llamado “gasolinazo” de México (1), el corresponsal de Televisión Española Vicenç Sanclemente omitía informar acerca de la agresión policial a 12 periodistas (2), en un país en el que, cada mes, es asesinado un profesional de la información (3).
Sin embargo, este reportero sí se molestaba en denunciar, a través de decenas de medios internacionales, cómo pasó dos horas retenido por la policía de Cuba, país al viajó tras la muerte de Fidel Castro (4) (5) (6) (7).
Su pequeña venganza contra las autoridades cubanas fue un reportaje para el programa “Informe semanal”, titulado “Cuba enfrentada al futuro”, cuyo tratamiento informativo contrastaremos con el de sus crónicas sobre México (8).
En sus reportes sobre el “gasolinazo” en este último país, el hecho noticioso no fue el impacto para la población más vulnerable, del alza de precios en alimentos y productos básicos. La noticia fueron… los “saqueos” (9):
“En este momento la Policía investiga quiénes han podido ser los autores intelectuales, es decir, quiénes ordenaron los saqueos. (…) Ha pasado una semana de protestas y descontrol, en la que centros comerciales como éste fueron amenazados de saqueo”.
El periodista daba espacio preferente –eso sí- a la versión del Gobierno:
“Enrique Peña Nieto insiste en que la subida de la gasolina es necesaria para la estabilidad económica”. E insertaba un fragmento del discurso televisivo del presidente mexicano: “Tratar de mantener el precio artificial de las gasolinas nos hubiera obligado a recortar programas sociales”.
El reportero remataba la versión oficial: (las autoridades) “buscarán compensar la subida con ayudas familiares”. Y explicaba que las organizaciones sociales en México reivindican –ni más ni menos- ¡reducir el gasto público!
“Reivindican revertir la medida y, sobre todo, reducir el gasto público”.
Esta tesis era reforzada mediante un “analista experto”, cuya única crítica al poder político era no haber aplicado antes las medidas neoliberales (10): “El problema aquí es que, durante 15 años que se conocía esta situación, no se hicieron los ajustes graduales”.
En su reportaje sobre Cuba, el tratamiento fue justo el contrario. La voz del Gobierno cubano era completamente silenciada. Y, de las 6 entrevistas formales del video, 5 lo fueron a personas contrarias. La sexta era a un prestigioso intelectual cubano de izquierdas (11) que –increíblemente- era presentado como “diplomático mexicano” y cuya única frase seleccionada carecía de cualquier carga política.
La única persona con posiciones abiertamente revolucionarias era un anciano que rechazaba vivir fuera de su país: “Y me quedo aquí y moriré aquí No hay duda”.
Pero sus palabras eran inmediatamente contrapuestas a las de tres jóvenes que apostaban –al unísono- por emigrar, dejando claro a la audiencia, así, que solo la gente anciana desea vivir en Cuba.
“Allá (en EEUU) todas las carreras son mejores” decía uno de ellos. “Desde allí afuera se puede ayudar más a la familia que desde aquí”, añadía el segundo. “Trabajaría allá y, si me gusta, me quedo”, remataba un tercero.
Curioso tratamiento el de este periodista que –recordemos- vive en México, un país con 13 millones de migrantes en EEUU (12).
Sanclemente omitía informar de que los supuestos “opositores” cubanos, a los que daba voz exclusiva, son financiados mediante un paquete de 20 millones de dólares anuales de los fondos federales de EEUU (13): un hecho ilegal en cualquier país del mundo (14). Y llegaba a presentar a uno de los grupos de esta “disidencia” adherida a Washington como una ecuánime e imparcial “comisión de derechos humanos”.
“Según la Comisión de Derechos Humanos (…) en Cuba permanecen un centenar de presos políticos”. Por supuesto, nadie en el reportaje aclaraba que en este “centenar de presos políticos” no hay ningún “preso de conciencia”, y la mayoría cumple penas por delitos de violencia, incluidos asesinatos, atentados y secuestros (15).
El periodista reproducía, además, otros clichés obsoletos sobre Cuba, como el de la supuesta “censura de Internet” (16).
“Cuba es uno de los países con menos conectividad del mundo, porque el oficialismo ha recelado de la libertad de Internet”.
Si el Gobierno es el culpable de la baja conectividad a Internet en la Isla, ¿por qué ha instalado, solo en el último año, 252 nuevas zonas wifi, y está ya en prueba un plan para llevar Internet a los hogares (17)?
Televisión Española entraba también en un comedor social católico, con el fin de apoyar otro de los tópicos mediáticos: el del supuesto desamparo de la población anciana en Cuba. Lo que no decía el reportaje es que dicho hogar social, ubicado en el municipio habanero de 10 de Octubre, es fruto de un acuerdo Iglesia-Estado y recibe una subvención estable del Gobierno desde hace dos décadas (18).
No sabemos si algo parecido ocurre en México, sobre cuyos comedores sociales, único amparo posible para miles de familias en extrema pobreza, aún no hemos visto ningún reportaje firmado por Vicenç Sanclemente (19): doctor Jekyll en México, señor Hyde en Cuba.
(3) http://www.animalpolitico.com/2016/11/2016-asesinatos-periodistas-pena/
(6) http://cadenaser.com/ser/2016/12/02/internacional/1480682797_195338.html
(8) http://www.rtve.es/alacarta/videos/informe-semanal/informe-semanal-cuba-enfrentada-futuro/3889824/
(9) http://www.rtve.es/alacarta/videos/telediario/telediario-21-horas-06-01-17/3857851/ (Min. 24:38)
(11) https://www.ecured.cu/Carlos_Alzugaray_Treto
(14) http://www.cubainformacion.tv/index.php/component/content/14151?task=view
(18) http://www.elnuevoherald.com/noticias/mundo/america-latina/cuba-es/article35492790.html
(19) http://www.forbes.com.mx/los-10-estados-con-mas-pobres-en-mexico/#gs.0Spi4Pc