In un mondo che incoraggia l’individualismo ed esalta la solitudine come modo per risolvere i problemi dell’esistenza, non è raro che molti ricorrano ai social network su Internet, a programmi della radio e a pubblicazioni di contatti o a siti di incontri, alla ricerca di nuovi amici o coppie che magari potrebbero trovare svoltando l’angolo, rifletteva il giornalista e professore Alberto Ajón León nella trasmissione “Mattutino de Radio Reloj”.
L’unico valore di tali ricerche è quello della compagnia. Ma quando, a pochi giorni del gennaio trionfante a Cuba, il Che ricevette una lettera il cui mittente supponeva che potessero essere imparentati tra loro per la coincidenza del cognome uguale, il guerrigliero che aveva appena liberato Santa Chiara rispose: “non credo che siamo parenti molto stretti, ma se lei è capace di tremare di indignazione ogni volta che si commette un’ingiustizia nel mondo, siamo compagni che è più importante”.
L’uomo per il quale le coincidenze ideologiche dovrebbero essere il valore più importante nei legami umani, per il quale essere compagni tra rivoluzionari era più importante della parentela o dell’amicizia, andando via da Cuba non ha lasciato niente di materiale ai suoi figli.
Il Che sapeva che qualunque individuo si sente tanto più soddisfatto quanto più lo illumina la ricchezza interiore e quanta più responsabilità assume per il bene comune.
Egli era di quelli nel cui destino Martí vedeva come va un popolo intero, come va la dignità umana.
È per questo che non muore che non può morire, perché ogni giorno è più utile e necessario di fronte all’egoismo e alla banalità con cui il consumismo abbaglia i deboli e gli insicuri, avvolgendo i loro cervelli nella velenosa trappola della solitudine e nella ragnatela dell’individualismo.
Autore: Alberto Ajón León Traduzione: Redazione di El Moncada