L’inizio della lotta della guerriglia del Che in Bolivia

Il 22 marzo la guerriglia del Che in Bolivia abbandona l’accampamento in cui si trovava . Erano 47 in totale…

«Era stata ordinata un’imboscata di cinque uomini all’avanguardia nel fiume e un’esplorazione di tre», racconta il Che nel suo diario di guerra.

La misura ha reso i suoi frutti; dopo le 8 di mattina del giorno 23 è giunto Roberto Peredo (Coco) «correndo ad informare che una sezione dell’esercito era caduta nell’imboscata».

Fu un «colpo preciso e spettacolare», nelle parole  del Guerrigliero  Eroico.

Il saldo dello scontro fu di sette morti per l’Esercito Boliviano e 18 prigionieri, tra i quali quattro feriti.

Tra i catturati c’erano il maggiore  Hernán Plata Ríos e il capitano Augusto Silva Bogado.

Inoltre s’impadronirono di tre mortai da  60 mm, 16 mauser, due Bz, tre Usis, due radio e scarponi, ma niente viveri.

L’azione fu importante perchè permetteva d’ottenere il piano delle operazioni dell’esercito, che consisteva nell’avanzare ai due lati del Ñancahuazú per avere un contatto in punto a metà.

Con quegli elementi, il Che organizzò i movimenti successivi e nello stesso giorno decise d’inviare alcuni uomini sull’altra riva del fiume.

Così Antonio Sánchez (Marcos), con quasi tutta l’avanguardia si diresse verso la fine del cammino delle manovre, mentre i guerriglieri del centro e parte della retroguardia restavano in difesa e Israel Reyes (Braulio) preparò una nuova imboscata alla fine dell’altro cammino delle manovre.

Così cominciarono gli scontri con il nemico e una nuova tappa nella lotta.

Cuba ricorda Rodolfo Saldaña

31.03.17 – Il 29 marzo del 1932  a Sucre, in Bolivia, era nato Rodolfo Saldaña (1932-2000), uno dei quattro militanti scelti dal Partito Comunista boliviano come vincoli con i cubani  per organizzare i preparativi della guerriglia del Che e dei suoi compagni della nazione delle Ande.

Saldaña, con lo pseudonimo di Saúl, fu uno dei principali dirigenti della rete d’appoggio urbano alla guerriglia e il 20 dicembre del 1966 raggiunse l’accampamento di  Ñacahuasú per incontrare il Comandante Ernesto Che Guevara.

Nel 1968  con  Inti Peredo organizzò  l’operazione di salvataggio dei sopravvissuti della campagna internazionalista, permettendo  il trasferimento da Cochabamba a La Paz del gruppo,  che poi marciò da Oruro sino alla frontiera con il Cile.

Dal 1970 al 1983 Rodolfo Saldañá visse in Cuba lavorando in differenti istituzioni, tra le quali l’emittente internazionale  Radio Habana Cuba, nella programmazione in quechua, idioma che parlava come seconda lingua per aver trascorso l’infanzia nella regione rurale di Cinti, nel dipartimento di Chuquisaca.

Con l’instaurazione di un governo democratico ritornò in Bolivia, dove insegnò come professore nell’Università Mayor di  San Andrés.
Nel  1990 tornò a Cuba dove lavorò come giornalista in Inter Press Service e morì il 29 giugno del 2000, a L’Avana.

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