Venezuela: l’ONU lo premia, Almagro lo attacca

di Geraldina Colotti* – il Manifesto

La Sottosegretaria generale dell’ONU, Jessica Faieta, ha consegnato al presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, il rapporto annuale del PNUD in cui si afferma che il Venezuela è tra i paesi con il maggior tasso di sviluppo umano in America Latina: al 71° posto su 188 nazioni, prima di Messico, Colombia, Brasile, Perù.


Una tendenza in crescita dalla fine della IV Repubblica e dalla vittoria di Hugo Chavez alle elezioni del 1998, nonostante difficoltà e sperimentazioni. La responsabile del PNUD ha constato gli sforzi realizzati per costruire un modello inclusivo malgrado la drastica caduta del prezzo del petrolio, e la guerra economica intentata dai poteri forti (il governo ha destinato anche quest’anno oltre il 70% delle entrate ai piani sociali).

Per l’occasione, Maduro ha chiesto alle strutture dell’ONU sostegno per regolarizzare il sistema di distribuzione dei medicinali nel settore farmaceutico. Tra un po’, entreranno in funzione anche in quel campo i CLAP, i Comitati locali di rifornimento e produzione, che hanno finora aggirato il sabotaggio e l’accaparramento delle grandi imprese, distribuendo direttamente nelle case gli alimenti a prezzi calmierati.

Ma, intanto, l’80% delle medicine dipende dalle 10 più grandi imprese farmaceutiche internazionali che lamentano di non essere state pagate, mentre, solo nel 2014 hanno ricevuto 2.400 milioni di dollari a prezzo agevolato: il 309% in più del 2004, quando la politica dell’accaparramento per far cadere il governo non si era ancora dispiegata e le medicine si trovavano.

Per i grandi media, però, l’incontro con il PNUD avalla l’idea della «crisi umanitaria», dello stato fallito che dev’essere messo sotto tutela e obbligato a cambiare modello politico. Martedì, all’OSA, il Segretario generale Luis Almagro vuole far applicare al Venezuela la Carta democratica interamericana: su quei presupposti, votati anche dal Parlamento venezuelano, in cui le destre sono maggioranza. Si dà tempo a Maduro 30 giorni per indire elezioni e smontare tutta l’architettura costituzionale dello stato bolivariano.

Una postura che ha suscitato le proteste dei paesi progressisti e di migliaia di organizzazioni sociali nel mondo, che chiedono la destituzione di Almagro: perché non dice niente su altri e drammatici problemi in America latina che riguardano Stati graditi a Washington?

In barba alla normativa dell’OSA che gli richiede misura e imparzialità, Almagro ha convocato una conferenza stampa insieme all’estrema destra venezuelana, assumendone in toto le richieste.

Ora, su indicazione degli USA, sta premendo sulle nazioni, fidando sul vento di destra tornato a spirare in America latina.

Inizialmente, ha fatto firmare una lettera di appoggio alla sua proposta a 14 paesi, che però sono già diventati 18: quanto basta per obbligare il Consiglio permanente dell’OSA a riunirsi in sessione straordinaria. Ma domani, l’OSA sentirà anche la delegazione venezuelana, diretta dalla ministra degli Esteri Delcy Rodriguez. E per martedì, contro le interferenze, a Caracas è prevista una grande manifestazione antimperialista.

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