Il dottor Roberto Morales Ojeda, membro del Burò Politico del Partito Comunista di Cuba e Ministro della Salute Pubblica, ha salutato ieri sera in questa capitale i 23 medici e il personale sanitario che cureranno le vittime delle intense piogge che hanno colpito il Perù.
Morales Ojeda si informato sulla preparazione dei medici e ha riconosciuto tra loro alcuni che hanno già fatto parte di cinque o sei missioni come componenti del Contingente Internazionale di Medici Specializzati in Situazioni di Calamità e Gravi Epidemie Henry Reeve.
“Riguardatevi, contiamo su di voi!”, è stata la principale responsabilità che ha lasciato loro il Ministro che ha detto loro che il popolo di Cuba spera che ritornino con la missione compiuta, come hanno sempre fatto i collaboratori dell’Isola.
Ha detto che la 23^ brigata del Contingente Henry Reeve – creato il 19 settembre 2005 dal leader storico della Rivoluzione cubana, Comandante in Capo Fidel Castro Ruz – contribuirà a mitigare i danni causati dalle intense piogge nella zona di Piura, dove sono morte 97 persone, circa 125.000 hanno subito danni e più di 182.000 abitazioni sono state distrutte.
Siamo convinti che con l’esperienza acquisita dai brigatisti della Reeve, potranno assistere la popolazione e soprattutto evitare epidemie che aggravino la situazione attuale, ha detto il Ministro della Salute Pubblica.
Durante la cerimonia, Morales Ojeda ha ricordato Fidel, che ha definito come il principale ispiratore e ideatore della collaborazione e della solidarietà che oggi si svolge in 62 nazioni, dove ci sono circa 52.000 collaboratori della salute di Cuba.
A una domanda dell’Agenzia Cubana di Notizie, il Ministro ha risposto che i medici portano in Perù 4,2 tonnellate di medicine e forniture mediche di consumo, il che permetterà loro di assistere circa 20.000 persone.
Nel resto del carico umanitario i cubani portano sei milioni di tavolette di cloro che serviranno per potabilizzare più di 80 milioni di litri di acqua, risorsa di vitale importanza nella situazione attuale.
Ricevendo la bandiera nazionale dalle mani del Dr. Roberto Morales Ojeda, Rolando Piloto, chi viaggia a capo della brigata dei sanitari di Cuba, ha sottolineato l’esempio del Comandante Fidel che aveva donato il suo sangue per inviarlo alle vittime del terremoto che ha colpito la città di Anhcas in Perù, il 31 maggio 1970.
All’inizio di quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) ha assegnato il Premio della Salute Pubblica al Contingente Henry Reeve, in riconoscimento del suo lavoro di solidarietà internazionale per affrontare le calamità naturali e le gravi epidemie.
Dalla sua creazione nel 2005, 7.254 collaboratori medici cubani, in 22 brigate mediche, hanno prestato il loro aiuto in 20 nazioni di tutte le latitudini, compreso due volte ad Haiti e in Cile.
Questi lavoratori della salute di Cuba, addestrati e preparati per queste missioni, hanno fornito assistenza a oltre a 3,5 milioni di bisognosi, salvando la vita di 80.000 persone, secondo le rigorose stime del Ministero della Salute Pubblica di Cuba.
Il gesto di Cuba di offrire aiuto al Perù in situazioni di calamità naturali o crisi sanitaria, ha dei precedenti nel 1970 e in agosto del 2007 e in questa occasione il Generale dell’Esercito Raúl Castro, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, ha inviato un messaggio al suo omologo peruviano Pedro Pablo Kuczynski, porgendo le sue condoglianze per i danni materiali e umani provocati dalla calamità naturale.
Dal dicembre scorso forti piogge si sono scatenate nel paese sudamericano, causando inondazioni, migliaia di abitazioni e strutture crollate e danneggiate.
Traduzione: Redazione di El Moncada http://www.acn.cu
Salvare vite è l’importante
03.04.2017 – Un giovane studente di medicina e suo fratello minore preparano la borsa della loro madre, infermiera di professione e guardiana della vita. Non c’è molto tempo, dev’essere pronta in due ore per partire da Guantánamo, andare a L’Avana e da lì in Perù, dove i figli di quella terra sono stati colpiti da piogge torrenziali.
Pochi minuti prima, sulla strada di casa dopo una faticosa guardia, ha ricevuto la notizia: «È stato attivato il contingente Henry Reeve e io sono stata scelta per far parte di questa brigata. Alle dieci di sera dovevo prendere l’autobus, dovevo essere pronta in due ore. Senza pensarci due volte sono arrivata a casa e i miei figli mi hanno aiutato a fare la borsa».
Si chiama Magda Enis Noblet e con lo stesso orgoglio parla dell’ appoggio della famiglia e dice che «Per me è una grande soddisfazione rappresentare per la prima volta Cuba in questa missione».
La brigata Henry Reeve, per lei è la realizzazione di un sogno, un’opportunità unica», e la forma più eloquente di seguire «l’esempio del Comandante nella difesa dei principi della nostra rivoluzione».
«Credo che nessun’altra nazione del mondo possa attivare così rapidamente una brigata medica per offrire aiuto ad altri paesi», ha assicurato convinta.
Con questa certezza non c’è timore e con altre nove donne e 13 uomini che si trovavano già nel fraterna nazione, eserciterà l’arte d’essere migliore, di dimostrare il valore della coscienza, d’offrire la vita, come direbbe l’artefice della solidarietà cubana e del contingente Henry Reeve, il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz.
È la notte di giovedì 30 marzo nell’Unità Centrale di Cooperazione Medica.
Nel volto di Magda e del resto dei collaboratori che partiranno per la zona di Piura, come in quello del ministro di Salute Pubblica Roberto Morales, che è andato a salutarli, si nota sicurezza, fretta per andare a compiere la missione.
Rolando Piloto, al fronte della brigata che guida, ha commentato per la stampa com’e strutturato il gruppo formata da 13 medici, dieci tecnici in infermeria e in epidemiologia e un amministrativo.
«Abbiamo l’incarico di mitigare i danni del disastro tra la popolazione nelle zone colpite dall’inondazione. Cercheremo, nella misura delle nostre possibilità e con i nostri sforzi, d’evitare un’epidemia, le trasmissioni di malattie provocate dalle zanzare come il dengue, el chikungunya alcune di trasmissione digestiva dovute all’inquinamento dell’acqua. Il 60 % dei collaboratori che partecipano, ha spiegato, hanno già realizzato almeno due missioni internazionaliste ed hanno più di dieci anni d’esperienza . Molti sono stati in Haiti, hanno combattuto l’Ebola in Africa occidentale e di recente sono andati nel territorio orientale di Cuba, quando il ciclone Matthew ha colpito l’Isola.
Per Ricardo Martínez Yiso, clinico di terapia intensiva dell’ospedale Frank País, nella capitale, questa è la quinta missione internazionalista. E nonostante la sua esperienza, partire da Cuba implica sempre «Sentirsi triste… ma salvare vite è la cosa più importante, è la ragione d’essere medico, ha sostenuto, e non esiste soddisfazione più grande».
Con la sua conoscenza della causa, ha sottolineato che nella regione che raggiungeranno li aspettano grandi inondazioni e fiumi straripati …
«Ma questo non ci spaventa. semplicemente e tranquillamente stiamo compiendo il nostro dovere e per questo il nostro compito principale è tornare vivi, sani e con la missione realizzata».
Nel caso di Bárbara Solis Turcás, specialista di Medicina Generale Integrale a L’Avana, che è stata in Venezuela e in Brasile, andare ad assistere le persone che lo necessitano è più di un gesto.
«Con l’esperienza che abbiamo fatto nelle altre missioni, andiamo a fare il nostro sforzo migliore per assistere tutti coloro che lo necessitano ed anche ad imparare e trasmettere nuove conoscenze agli altri professionisti, al nostro ritorno», ha ammesso modestamente.
Manca poco al momento del commiato. In poco tempo i professionisti si dirigeranno al terminal 5 dell’Aeroporto Internazionale José Martí.
Quando i loro familiari avranno tra le mani questo giornale, loro staranno già salvando vite. E lo faranno come ha detto il dottor Leonardo Sarvá Navarro, specialista in Igiene e in Epidemiologia.
Con questo orgoglio d’essere cubano, di rappresentare l’Isola nella medicina, che significa anche rappresentarla nella sua lotta per salvaguardare il destino dell’umanità.