Randy Alonso Falcón (*) https://ciptagarelli.jimdo.com
La guerra è lo stato naturale degli imperi. Poco importano i motivi per far scoppiare i conflitti; se non esistono, si provocano; e se no si inventano. Il fine ultimo è dimostrare il potere che si possiede, intimorire gli altri, dimostrarsi incontestabili.
Donald Trump si è preso poco tempo per fare il pollice verso e decretare i bombardamenti. Lo ha fatto in Yemen appena pochi giorni dopo essere entrato alla Casa Bianca. Poi ha mandato gli aerei a bombardare l’Iraq. Ora ripete la dose, con una bordata di missili milionari, in Siria.
Assediato dai gruppi mediatici, sconfitto al suo primo tentativo di derogare l’Obamacare, con un notevole abbassamento della sua popolarità e attorniato da generali-falchi e dai rappresentanti del complesso militare-industriale, Trump ha deciso di lanciare la sua prima operazione militare di peso all’estero, per mostrare i muscoli e sviare gli attacchi alla sua gestione.
Secondo la Russia, il tentativo di sviare gli sguardi include anche il proposito degli Stati Uniti di nascondere le mattanze di civili in Iraq quale risultato dei bombardamenti dell’aviazione USA dopo la rinnovata presenza militare del Pentagono in quel paese.
La presunta causa che ha mosso l’istinto imperiale di ergersi a giudice universale e boia è stato un ipotetico uso di armi chimiche da parte del governo siriano. Una ragione che ricorda molto quel fantasma levato in Iraq nell’anno 2003, lo fatto che Saddam Hussein aveva potenti armi chimiche che avrebbe usato in qualsiasi momento; e che, quindi, bisognava invadere quella ricchissima zona petrolifera.
Come ricordava oggi in un’intervista alla radio l’ex presidente del Brasile Luiz Ignacio Lula da Silva: “Hanno invaso l’Iraq, hanno ucciso Saddam e fino ad oggi non vi hanno trovato armi chimiche”.
Non si è assolutamente investigato sulla tragedia provocata da armi chimiche nel villaggio siriano di Kahn Sheikou. Ma la Casa Bianca non ne ha bisogno. E’ bastato che fonti interessate cominciassero a far girare la notizia del fatto e lo catalogassero come attacco con armi chimiche da parte dell’Esercito della Siria; che immagini drammatiche di bambini morti venissero messe in circolazione sulla rete e sui media; che portavoce qua e là spuntassero a mostrare volti rigidi di condanna, perchè il Presidente Trump parlasse di massacro inaccettabile ed esigesse una risposta punitiva contro il governo di Damasco.
Il corrispondente in Siria dell’agenzia Prensa Latina ha mostrato in un particolareggiato resoconto (che potete leggere più sotto, n.d.t.) le verità e le menzogne riguardo a quanto accaduto con le armi chimiche e il ruolo mercenario dei cosiddetti “caschi bianchi”.
Altri analisti mettono in discussione la validità delle accuse contro il governo siriano. Alcuni esprimono dubbi sul fatto che Damasco conservi la capacità di usare armi chimiche dopo l’esauriente monitoraggio a cui è stata sottoposta (da una missione ONU nel 2013, n.d.t.). Altri si riferiscono all’improduttivo rapporto costi/benefici che un’azione di questo genere costerebbe al governo di Bashar al-Assad. Per Waddah Abded Rabbo, direttore del quotidiano Al Watan, il governo “non aveva alcun interesse a provocare un attacco chimico, soprattutto dopo che Assad aveva ottenuto quello che aspettava da sei anni: il riconoscimento e la legittimità da parte degli Stati Uniti” (espressi dal Segretario di Stato Tillerson in Turchia a fine marzo). “Perchè avrebbe rovinato questa opportunità lanciando un attacco chimico in una località che non ha alcuna importanza strategica o militare?” si domanda il giornalista arabo.
La gravità di quanto successo è ancora da calcolare, ma non porta nulla di buono alla stabilità e alla pace nel mondo. Gli Stati Uniti scommettono di nuovo sulla guerra diretta per entrare nel conflitto siriano. Donald Trump mostra le sue credenziali di nuovo capo imperiale. La Russia riceve un colpo alla sua presenza stabilizzatrice nel paese arabo. Il potere militare statunitense riassume il suo incontenibile ruolo dirimente dei conflitti internazionali al di sopra della diplomazia dell’impero stessa.
Con l’attacco alla Siria Trump ha sbattuto la porta alla sua promessa elettorale di ricercare alleanze per combattere i terroristi dell’ISIS quali nemico principale degli Stati Uniti e ha dato una boccata di ossigeno alle forze terroriste che operano in Siria, che hanno sofferto pesanti sconfitte nelle ultime settimane. Ha anche messo in evidenza la sua scommessa sull’unilateralismo in politica estera e il suo disprezzo per la concertazione e le soluzioni negoziate. Questo hanno prospettato oggi alcune voci nella riunione del Consiglio di Sicurezza.
L’era Trump sta appena cominciando. Vedremo cosa ci riserva.
(*) Giornalista e analista politico cubano
da:cubadebate.cu; 7.4.2017
Articolo del corrispondente in Siria dell’agenzia Prensa Latina
La verità in Siria è pericolosa per quelli che vogliono distruggerla
di Pedro Garcìa Hernàndez
Damasco, 5 aprile. Senza prove sostanziali – perché manipolare è presentare il falso come vero, il negativo come positivo e il degradante come benefico – le potenze occidentali tornano oggi ad accusare la Siria di attacchi chimici.
Un’altra volta riferiscono di 50 morti e decine di feriti per un presunto attacco con gas alla popolazione di Khan Sheikou, nel sud della provincia siriana di Idleb, sede della Giunta per la Liberazione del Levante, un’associazione di gruppi terroristi guidata dall’ex Fronte Al Nusra.
Prima ancora di qualsiasi evidenza sui fatti, il canale Orient TV del Qatar e a partire dall’Europa occidentale, con dichiarazioni del regime sionista di Tel Aviv, ha dato come reale l’attacco con sostanze chimiche non identificate e che, per assoluta mancanza di prove, non si sa se siano gas Sarin o altri elementi tossici.
Tutta questa cagnara mediatica, appoggiata da tre membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – Stati Uniti, Regno Unito e Francia – serve da pericoloso precedente con cui si possono spargere accuse pubbliche, prima ancora che la verità che attornia la tragedia sia chiarita.
Le reti, attraverso servers controllati dall’Occidente e diverse pagine web, hanno dato immediato spazio alla notizia su quanto accaduto, riferita da portavoce dei cosiddetti “caschi bianchi” strettamente legati all’ex Fronte Al Nusra, cosa dimostrata dalle loro azioni ad Aleppo.
Nelle immagini diffuse su quei siti e in quella in cui si menziona il gas Sarin, i membri dei “caschi bianchi” soccorrono in modo estremamente tranquillo le vittime, stanno lavorando esposti e nel mezzo di uno scenario in cui si vede l’entrata di tunnels rifugio.
A quanto pare si sono dimenticati di ‘sostenere’ l’informazione e hanno ‘dimenticato’ che, nel caso di un attacco col gas Sarin – in questione di pochi secondi – il gas stesso comincia a colpire i muscoli e il sistema nervoso, induce il vomito e vescica e intestino si vuotano e, in un’area ristretta, il gas può uccidere velocemente migliaia di persone.
Per diversi analisti siriani e giornali, è piuttosto strano che un medico, in un ospedale saturo di vittime di gas Sarin, abbia il tempo di twittare, di fare chiamate video e di “diffondere” informazioni, raccolte con rapidità dalle reti e dall’Osservatorio Siriano sui Diritti Umani con sede a Coventry, Regno Unito.
Secondo le opinioni e, nonostante tutto il battage di disinformazione, gli antecedenti di attacchi chimici effettuati precedentemente dai terroristi in Siria fanno pensare che non è stato impiegato il sarin, ma gas di cloro.
Dall’altra parte gli esperti segnalano che sono state fotografate camionette con persone che attorniavano i morti e nessuno può spiegare come sia possibile, visto che il presunto gas sarin utilizzato colpisce tutto attorno almeno fino ad un’ora dopo esser stato inalato.
Secondo le fonti militari e di sicurezza siriane, una buona parte delle vittime erano persone sequestrate e quindi assassinate dai terroristi meno di una settimana fa in varie località della provincia di Hama, continuamente attaccata dal nord e confinante con la provincia di Idleb.
Le ultime notizie riportano che il corrispondente di al-Masdar News, Yusha Yuseha, ha ricevuto informazioni dell’Esercito Siriano che afferma che l’aviazione ha attaccato una fabbrica di missili a Khan Sheikoun utilizzando un aereo da combattimento Su-22. Questo aereo può portare solo un tipo di bomba che non può essere riempita con alcuna sostanza chimica.
Tutto sembra indicare che nella regione, in cui sono morte persone innocenti tra cui bambini e donne, i terroristi immagazzinavano prodotti chimici altamente tossici e che ora cercano di dimostrare il contrario.
Mentire non è solo falsificare la verità. Non è solo dire una cosa per un’altra. Mentire è anche non dire la verità intera e questo è il modo di agire dei nemici della Siria attraverso gli estremisti loro affini e, purtroppo, questo paese del Levante patirà ancora incubi e allarme.