I giornali italiani, megafoni dei loro potenti terminali esterni, presentano una realtà capovolta: polizia che reprime, pacifici manifestanti “gasati” addirittura dagli elicotteri.
Arrivano dal Venezuela molti messaggi, video e testimonianze che smentiscono per via diretta la propaganda mediatica contro il governo Maduro.
Ci abbiamo provato anche noi, durante le violenze di piazza del 2014, raccontando “la rivolta dei ricchi”. Oggi anche quello spazio è appena uno spiraglio. I giornali italiani, megafoni dei loro potenti terminali esterni, presentano una realtà capovolta: polizia che reprime, pacifici manifestanti “gasati” addirittura dagli elicotteri.
Un format già visto prima delle aggressioni militari imperialiste. Nell’attesa della sempiterna sponda del cerchiobottismo, i tremebondi censurano o si girano di lato. Un vero e proprio insulto alla professione e all’intelligenza, da tempo in fuga insieme ai famosi “cervelli”.
Giornalismo embedded che ha paura di nominarsi per quel che è: merce venduta dagli oligopoli per avallare la tesi che non esista via d’uscita dall’imbuto di crisi, guerra e menzogna in cui siamo infilati. Più semplice sarebbe dire: la torta la voglio io (la torta delle risorse e del loro controllo totale). Voglio che a star bene (anzi benissimo), sia l’élite di chi si salva affogando la testa del vicino: ossia quelle 60 famiglie che detengono la ricchezza del mondo. E infatti, dove sta scritto che ad aver ragione siano “quelli che stanno sotto”?
Cento anni fa, la rivoluzione comunista ha dato una risposta e una speranza, consegnandoci senz’altro una domanda: dove sta scritto che gli oppressi siano capaci di far meglio dei propri oppressori? La partita è più che mai aperta, nel sud globale e in queste tristi sponde. Chi pensa di far meglio, si organizzi. Di fango e stelle è fatta la speranza.
Geraldina Colotti