L’ Ecuador ha ricordato ieri, sabato 15 aprile, che è passato un anno da quando un terremoto ha devastato la sua regione costiera. Il paese è divenuto un simbolo mondiale per il recupero di un popolo risorto dalle macerie, con la guida di un governo la cui priorità è l’essere umano.
Il terremoto forza 7,8, aveva danneggiato soprattutto le province di Manabí, dov’era stato registrato l’epicentro, e di Esmeralda, lasciando un saldo di 671 morti, con il crollo totale o parziale di migliaia di edifici, e le perdite economiche valutate in più di 3.300 milioni di dollari.
L’attivazione del sistema integrato di sicurezza, ECU 911, e la pronta risposta delle autorità nazionali al disastro, il più grande degli ultimi decenni in questa nazione sudamericana, hanno impedito che i danni fossero maggiori.
Un anno dopo quel fatidico giorno, gli abitanti delle zone colpite mostrano territori nuovi, usciti dalle macerie, recuperati in una percentuale accettabile e in piena riattivazione economica nonostante le 3.500 repliche del sisma e la severa stagione invernale attuale.
Prensa Latina informa che non solo queste province, ma in tutto il paese i cittadini ricordano i loro morti e ringraziano per gli aiuti ricevuti dal Governo nazionale e da altri paesi ma soprattutto festeggiano i passi avanti.
La riduzione dei grandi alloggi provvisori, inizialmente 36 a meno della metà, la consegna di migliaia di case recentemente costruite e di altre riparate e il recupero del turismo che genera importanti fonti d’entrate in queste province, sono alcune delle conquiste più importanti.
Nuove scuole antisismiche e di alta qualità, con spazi per la pratica degli sport, biblioteche, laboratori di scienze e computazione, oltre alle aule, sono un’altra buona ragione da festeggiare, al di sopra della tristezza per il disastro e le perdite umane.
La costruzione di nuove installazioni per la sanità con strumenti di alta tecnologia e servizi d’eccellenza fanno di Manabí e di Esmeraldas territori nuovi.
«Ricostruiremo tutto e tutto sarà più bello di prima», avevano reiterato in diverse occasioni il presidente, Rafael Correa, e il vice, Jorge Glas, ed hanno mantenuto la promessa.
«Ricorderemo quelli che se ne sono andati, ma terremo presente l’orgoglio della Patria nuova, e Manabí, che con la sua grinta ha dato lezioni di speranza e coraggio, rialzandosi di fronte alle prove della natura», ha affermato il mandatario.