In un ambiente di accordo dell’unità nella diversità che caratterizza la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi – CELAC- si è svolta nella capitale di El Salvador la riunione dei cancellieri del meccanismo d’accordo politico regionale sollecitata dalla Repubblica Bolivariana del Venezuela.
L’incontro convocato per esaminare le minacce all’ordine costituzionale del Venezuela e le azioni d’interventismo contro la sua indipendenza, sovranità e autodeterminazione, ha contato con la presenza di rappresentanti di 26 paesi.
I dibattiti hanno riaffermato la validità della Celac come spazio di discussione dei genuini interessi dei nostri paesi, invece d’andare a trattarli con la OSA e la potenza imperiale che storicamente ha aggredito e dominato la regione.
Negli interventi ha prevalso la condanna della spirale di violenza scatenata contro l’ordine costituzionale stabilito e di fronte a questo, l’appoggio delle indicazione di Papa Francisco di privilegiare il dialogo e il lavoro del gruppo di ex presidenti, così come il sostegno degli sforzi del Governo Bolivariano in questo senso e la decisione del Presidente Maduro di convocare un’Assemblea Costituente.
CUBA HA RICORDATO GLI OBBLIGHI CON IL PROCLAMA DELL’AMERICA LATINA E DEI CARAIBI COME ZONA DI PACE
Il capo della delegazione di Cuba, il cancelliere Bruno Rodríguez Parrilla, ha segnalato la responsabilità storica della Celac con la soluzione dei problemi della regione ed ha ricordato la storia della complicità della OSA di fronte ai colpi di Stato, la violenza sociale, le scomparse fisiche forzate, le esecuzioni extra giudiziarie, le uccisioni di giornalisti e attivisti sociali, senza contare i brutali effetti del neoliberismo sui popoli.
Il ministro Rodríguez ha ricordato a coloro che sembrano ignorare il ruolo violento degli oppositori venezuelani, il coinvolgimento di costoro nel colpo di Stato militare contro Chávez nel 2002, l’assalto all’ambasciata di Cuba a Caracas, che giunse al punto di provocare uno spargimento di sangue di donne e bambini che erano protetti là dentro, le brutali botte date ai ministri bolivariani.
Poi ha ricordato l’appoggio degli Stati Uniti e della OSA al colpo, assieme a diversi paesi europei.
«Allora, ha detto, non avevamo la Celac», ed ha ricordato il silenzio della OSA sui quei fatti, paragonando l’ atteggiamento d’allora con l’attuale, che rivela la doppia faccia e le condotte politicamente motivate da alcuni governi.
Il Ministro delle Relazioni Estere ha chiamato a respingere l’utilizzo delle corti come partiti o armi politiche o dei consorzi mediatici, cosi come la manipolazione dello scontro alla corruzione per criminalizzare e perseguire i leaders politici d’importanza continentale con propositi strettamente politici.
«Segnalando i consigli di Sua Santità e le recenti proposte del Presidente Maduro, si apre un cammino per riprendere il dialogo e la soluzione politica», ha detto, ed ha avvisato che questo sarebbe impossibile se i riuniti non sono capaci di condannare le azioni violente che stanno avvenendo in Venezuela contro l’ordine costituzionale di questo paese.
«Ci si deve chiedere, ha aggiunto il ministro cubano, chi riceverà benefici dalla destabilizzazione della regione e da un’ondata di violenza in uno qualsiasi dei nostri paesi; ci si deve chiedere se questo non danneggerebbe gli interessi degli Stati e dei popoli della regione e di tutti i governi, sia di destra che di sinistra».
Poi ha ricordato i rischi sempre latenti degli interventi statunitensi e se l’America Latina e i Caraibi sono disposti a retrocedere in tutti i passi avanti fatti dalla costituzione della Celac e a ridiscutere i loro problemi con il governo di Washington».
Finalmente, il ministro Bruno Rodríguez ha avvisato che coloro che non possono oggi respingere la violenza golpista e difendere l’opzione del dialogo stanno mancando all’impegno solenne che hanno assunto quando i capi di Stato e di Governo hanno firmato nel 2014 a L’Avana il Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.