Venezuela: catturati capi delle bande armate

Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, confermò oggi che sono stati arrestati quattro capi delle bande armate che operano all’est di Caracas, vincolate alle proteste violente che organizza l’estrema destra oppositrice in questa nazione sud-americana.

Maduro precisò che furono anche sequestrate armi e bombe, usate da questi gruppi criminali organizzati per realizzare atti vandalici che cercano di destabilizzare la società venezuelana.

In contatto telefonico durante un’attività del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) che si sviluppò nel Parque Central, a Caracas e trasmessa dal canale Venezuelana di Televisione (VTV), il mandatario precisò che si stanno smembrando importanti bande che dirigono il terrorismo armato contro le leggi dello Stato e la società venezuelana.

“Bisogna fare giustizia, è una battaglia complessa, difficile (…) ma la nostra patria non ce la toglie nessuno, la nostra patria appartiene al nostro popolo”, enfatizzò il capo di Stato.

Spiegò che ordinò anche che si attivino operazioni di ricerca dei gruppi armati “che si sono sollevati in armi contro la Repubblica e contro il popolo”.

“È sorto, dalle file dell’opposizione e lo denuncio al mondo, un terrorismo armato fascista, antipopolare, che ha alzato le sue armi contro la Repubblica, e la Repubblica ha il diritto di difendersi dal terrorismo e ci difenderemo dal terrorismo”, sottolineò Maduro.

Enfatizzò che “di fronte alle azioni sulla strada generate nelle ultime settimane da gruppi di scontro incoraggiati dai settori dell’opposizione e che ha lasciato un saldo di 29 morti e più di 400 feriti, il cammino è la Costituente”.

“Continuiamo a preparare il nostro popolo per andare ad un bel processo di rinascita e di nascita della leadership popolare (…) che rappresenti lo spirito profondo di cambiamento del popolo e lo spirito profondo della pace”, ha concluso il leader bolivariano.

La verità sulle ultime morti in Venezuela

di Fabrizio Verde http://www.lantidiplomatico.it

Il Venezuela continua a essere uno dei campi di battaglia preferiti dal circuito informativo mainstream dove mettere in campo tutte le armi necessarie alla demonizzazione del governo socialista. L’ultima narrazione tossica parla di un giovane manifestante, Armando Cañizales, ucciso dalla Guardia Nazionale Bolivariana.

In una conferenza stampa, il Ministro degli Interni e Giustizia, Néstor Reverol, ha reso noto che il manifestante in realtà è stato colpito a morte da fuoco amico: raggiunto al collo da una sfera metallica che i manifestanti volevano utilizzare per colpire le forze dell’ordine

L’esponente del governo bolivariano ha anche fatto chiarezza su di un’altra vicenda: quella di un giovane oppositore avvolto dalle fiamme. Il manifestante è stato colpito dalle fiamme dopo aver provocato l’esplosione di una motocicletta della Guardia Nazionale Bolivariana.

Anche in questo caso è emerso che gli autori delle violenze erano stati ingaggiati e retribuiti dalla MUD (sigla che riunisce le forze di opposizione al chavismo) per andare a provocare violenza e terrore nel corso della manifestazione.

«Questi atti – ha spiegato Reverol – sono parte delle azioni terroristiche, organizzate per incolpare il governo e generare commozione a livello nazionale».

Come da copione queste notizie sono state manipolate e utilizzate da opposizione e media mainstream per alimentare la campagna internazionale di demonizzazione della Rivoluzione Bolivariana.

Un semplice gesto conferma come funziona la manipolazione delle notizie: digitando su Google il nome del 17enne Armando Cañizales, il primo risultato che apparirà sarà un articolo redatto dal portale Caraota, parte del circuito disinformativo che quotidianamente propala fake news sul Venezuela e beneficiario dei fondi USAID destinati alla guerra non convenzionale contro il Venezuela.

Ovviamente la notizia manipolata ha fatto il giro del mondo, venendo ripresa e diffusa anche da esponenti politici di primo piano. Mentre gravi fatti come la morte di un ufficiale di polizia colpito a morte dai manifestanti dell’opposizione, viene occultata. Agli occhi dell’opinione pubblica mondiale si deve mostrare che il governo socialista reprime col pugno di ferro ogni voce di dissenso. Passo essenziale per preparare il terreno a operazioni di golpismo aperto. In tal senso il Cile di Pinochet sembra essere più vicino.

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