di Geraldina Colotti* http://www.lantidiplomatico.it
“Le donne manifestano in Venezuela”, titolano i media mainstream. Ove per “donne” s’intende le donne della destra, capitanate dalle fasciste di Voluntad Popular, le fake-woman che impazzano sulle reti sociali.
Dall’altra parte, invece, hanno sfilato le chaviste, le compagne, quelle che difendono la libertà femminile e la libertà per tutte e tutti.
Mettete a confronto le immagini: da una parte le mani bianche e ben curate (le “manitas blancas” delle rivoluzioni “colorate”) della borghesia, che non conoscono la fatica e il lavoro.
Dall’altra, i pugni chiusi e le magliette rosse che hanno manifestato sostegno al governo Maduro, per difendere la scuola pubblica e le conquiste sociali.
Per dire no ai femminicidi politici e alla violenza di genere, in forte aumento contro le donne che dirigono la politica, sia a livello nazionale che territoriale. Donne delle classi popolari alle quali, forse, un tempo, ha dovuto render conto la ministra italiana dell’Istruzione dell’università e della ricerca, la renziana di ferro Valeria Fedeli, che di rosso ormai ha solo la tinta dei capelli.
Fedeli, tra le fondatrici del “comitato femminista Se non ora quando”, loda le fasciste venezuelane come “espressione della forza della democrazia che è responsabilità, libertà, legalità, giustizia”…
E, con enfasi, declama: “C’è sempre una risposta diversa all’odio, alla violenza e alla codardia. C’è sempre una strada di pace da percorrere quando si richiedono diritti essenziali per la vita civile di una comunità. Sosteniamo il coraggio di queste donne, la loro lotta democratica per una società migliore e più giusta». Retorica da brividi, che capovolge i termini di quel che sta accadendo.
Odio, violenza e codardia, sono la principale cifra delle destre venezuelane, che il senso vero della parola “pace” (non quella del sepolcro, ma quella che si coniuga ai diritti sociali) non vogliono sapere neanche cosa sia.
S’informi la ministra. Vada in Venezuela e , se riesce, cerchi di sfuggire alle trappole poste per le strade, che terrorizzano e sgozzano e impediscono alla gente comune di usufruire dei “diritti essenziali per la vita civile”.
Quei diritti che il socialismo bolivariano ha garantito a tutte e a tutti, non solo alle élite a cui guarda la ministra. Una per tutte, la legge che stabilisce il 50% di donne candidate – o, in casi particolari, almeno il 40% – respinta dalle destre.
S’informi, Fedeli, su quali leggi abbia proposto la destra maggioritaria in Parlamento per azzerare le conquiste sociali e riportare in Venezuela il neoliberismo che piace alle “madri” di tutte le violenze (le “guarimbas”). Che piace a una classe politica di cui ci si dovrebbe liberare. Anche da queste parti. Se non ora, quando?