Il presidente che parla alle vacche

Luis Hernández Navarro http://www.jornada.unam.mx

In un giro per la mostra Venezuela Produzione Sovrana, installata nel Complesso Militare Fuerte Tiuna, a Caracas, il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha arringato un gruppo di quattro lavoratori agricoli che attendevano bestiame. Tuttavia, la stampa ha riportato che, in realtà, aveva parlato alle vacche.

Accovacciato, il presidente si è rivolto ai lavoratori attraverso il recinto. Gli ha detto: Io voglio che portavoce, leader e produttori rurali siano i prossimi deputati della Costituente. Mi accompagnerete? “Mi andrete a sostenere nella Costituente o voi volete guarimba (picchetti violenti dell’opposizione)? Volete la violenza? Volete morte? Coloro che vogliono pace e vita vanno alla Costituente”.

Ingannevolmente, i mezzi di comunicazione hanno ignorato l’esistenza dei lavoratori rurali, a cui il presidente si è rivolto, e hanno riferito che aveva spiegato agli animali l’importanza della Costituente. Aberrante, Maduro parla con le vacche, intitolava la nota di un giornale del Costarica.

Questa storia di manipolazione mediatica può far ridere, altre provocano rabbia. Questo è il caso del giovane violinista Armando Cañizales, 17enne, assassinato lo scorso 3 maggio, durante una protesta. Armado aveva imparato musica nell’emblematico Sistema Nazionale di Orchestre Giovanili ed Infantili del Venezuela.

“In un video si vede il giovane musicista sfidare gli antisommossa -racconta il quotidiano catalano La Vanguardia, critico del governo venezuelano-, braccia alzate, con il fazzoletto che copre il volto e la maschera antigas posta. Poi lo si vede portato a braccia verso un’ambulanza e si sentono grida di ‘Armando! Armando!’

“Hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, mentre Maduro ballava” ha twittato il deputato di destra Freddy Guevara, che ore prima aveva incoraggiato i giovani ad osare di più con la polizia. Il gas lacrimogeno non fa male, ha detto (https://t.co/5CXicrplvy).

L’opposizione venezuelana ha denunciato che la morte di Canizales è stata causata da un lacrimogeno lanciato dalla polizia. La stampa internazionale ha dato un enorme risalto a questa versione. Non era vero. In realtà il ​​crimine è stata opera degli stessi oppositori, che hanno sparato contro il loro compagno una sfera metallica di otto millimetri di diametro, che chiamano rolinera. Il proiettile può essere scaricato da armi non convenzionali fabbricate in casa.

Nel luogo del delitto, il Corpo di Investigazioni scientifiche, Penali e le Criminalistiche ha trovato altri sei rolineras uguali, sparati contro la polizia. La Vanguardia, ha riconosciuto che la versione dell’opposizione dell’omicidio di Canizales è molto più complessa di quella che lei dice.

Il 6 maggio, Juan Bautista López Manjarrez, 33enne, leader degli studenti della Federazione dei Centri Universitari dell’Università Politecnica Territoriale José Antonio Anzoátegui, è stato ucciso da un attaccante in moto. È stato assassinato, per promuovere l’Assemblea Costituente.

Solo un giorno prima, Rexol Alexander Acevedo Navas, 32enne, leader del PSUV e operatore politico delle Industrias Diana è stato trovato morto sulla strada Valencia-Güigüe con tre ferite prodotte da arma da fuoco, accanto al suo veicolo che era stato bruciato .

Il 24 aprile, il Partito Comunista del Venezuela ha denunciato in una conferenza stampa l’esecuzione di altri due leader popolari rivoluzionari: Jacqueline Ortega Delgado, 48enne, dirigente del PSUV di Los Valles del Tuy, ucciso il ​​23 aprile, ed il dirigente sindacale Rerrorino Smir Ramirez dello stato di Bolivar.

La violenza dell’opposizione si è anche alimentata contro poliziotti, militari e della Guardia Nazionale. Cinque di loro sono morti per spari durante le manifestazioni contro Maduro.

La Vanguardia ha recuperato la testimonianza di Aarón Troconiz, 27enne, uno studente presso l’Università Bolivariana di Caracas, che racconta dell’origine di questa violenza. “C’è -ha detto- un gruppo legittimo di manifestanti, ma purtroppo ci sono anche gruppi estremisti nelle proteste e so che l’opposizione li paga; io conosco alcuni di loro”.

Per lo più, queste storie di assassinii di oppositori da parte dei loro stessi compagni così come le esecuzioni di sostenitori di Nicolás Maduro e di membri delle forze dell’ordine, sono quasi passate inosservate dalla maggior parte delle agenzie di stampa e media internazionali. Al contrario, questi si sono dedicati a divulgare una storia in cui la violenza che si vive in questo paese è opera della repressione del governo contro pacifici oppositori.

Ma la realtà è diversa. Per capire l’origine e la natura della violenza che si vive in Venezuela si deve iniziare da un fatto verificabile: lì è in esecuzione una strategia insurrezionale dell’opposizione e dei suoi alleati stranieri che cerca di rovesciare la presidenza democraticamente eletta di Maduro, fomentando una frattura dell’Esercito ed un eventuale colpo di stato, sostenendo il suo isolamento internazionale e considerando, addirittura, di auspicare un intervento militare straniero.

Come parte di questa strategia insurrezionale, molte delle grandi catene informative non hanno alcuna esitazione a manipolare le informazioni che diffondono, nell’occultare il livello di reale sostegno di ampi settori della popolazione verso il proprio governo, ed a coprire la violenza dell’opposizione.

Perciò diffondono, senza alcun pudore, anche se non vera, che il presidente Maduro parla alle vacche, quando in realtà si dirige a braccianti agricoli. Vogliono presentarlo come un personaggio folle, senza capacità di distinguere tra finzione e realtà, incapace di governare. Sfortunatamente per loro, il popolo venezuelano non crede a queste montature e ha dato segni inconfutabili di non essere disposto a rinunciare alle conquiste della propria rivoluzione.


El presidente que le habla a las vacas

Luis Hernández Navarro

En un recorrido por la exposición Venezuela Producción Soberana, instalada en el Complejo Militar Fuerte Tiuna, en Caracas, el presidente de Venezuela, Nicolás Maduro, arengó a un grupo de cuatro trabajadores agrícolas que cuidaban ganado. Sin embargo, la prensa informó que, en realidad, le había hablado a las vacas.

Agachado, el presidente se dirigió a los jornaleros través del corral. Les dijo: Yo quiero que voceros, líderes y productores del campo sean próximos diputados de la Constituyente. ¿Me van a acompañar?, “¿Me van a apoyar en la Constituyente o ustedes quieren guarimba (piquetes violentos de la oposición)? ¿Ustedes quieren violencia? ¿Ustedes quieren muerte? Los que queremos paz y vida vamos a la Constituyente”.

Tramposamente, los medios de comunicación ignoraron la existencia de los trabajadores del campo a los que el mandatario se dirigió y reportaron que le había explicado a los animales la importancia de la Constituyente. Aberrante, Maduro habla con las vacas, cabeceó la nota un periódico de Costa Rica.

Esta historia de manipulación mediática puede dar risa, otras provocan rabia. Ese es el caso del joven violinista Armando Cañizales, de 17 años, asesinado el pasado 3 de mayo, durante una protesta. Armado había aprendido música en el emblemático Sistema Nacional de Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela.

“En un video se ve al joven músico desafiando a los antidisturbios –cuenta el periódico catalán La Vanguardia, crítico del gobierno venezolano–, brazos levantados, con el pañuelo tapando la cara y la máscara antigás colocada. Luego se le ve llevado en brazos hacia una ambulancia y se oyen gritos de ‘¡Armando! ¡Armando!’

“Mataron a un chamo de 17 años mientras Maduro bailaba”, tuiteó el diputado de derecha Freddy Guevara, quien horas antes había animado a los jóvenes a ser más atrevidos con la policía. El gas lacrimógeno no hace daño, dijo (https://t.co/5CXicrplvy).

La oposición venezolana denunció que la muerte de Cañizales fue provocada por una bomba lacrimógena lanzada por la policía. La prensa internacional le dio un enorme vuelo a esta versión. No era cierto. En, realidad el crimen fue obra de los mismos opositores, que dispararon contra su compañero una esfera metálica de ocho milímetros de diámetro, a la que llaman rolinera. El proyectil puede ser descargado por armas no convencionales de fabricación casera.

En el lugar del homicidio, el Cuerpo de Investigaciones Científicas, Penales y Criminalísticas encontró otras seis rolineras iguales, disparadas contra la policía. La Vanguardia, reconoció que la versión opositora del asesinato de Cañizales es mucho más compleja de lo que ella dice.

El 6 de mayo, Juan Bautista López Manjarrez, de 33 años, líder estudiantil de la Federación de Centros Universitarios de la Universidad Politécnica Territorial José Antonio Anzoátegui, le quitó la vida un atacante en moto. Lo asesinó por promover la Asamblea Constituyente.

Apenas un día antes, Rexol Alexander Acevedo Navas de 32 años, dirigente del PSUV y operador político de Industrias Diana fue localizado muerto en la carretera Valencia – Güigüe, con tres heridas producidas por arma de fuego, al lado de su vehículo que había sido quemado.

El 24 de abril, el Partido Comunista de Venezuela denunció en una rueda de prensa la ejecución de otros dos líderes populares revolucionarios: Jacqueline Ortega Delgado, de 48 años, dirigente del PSUV de Los Valles del Tuy, ultimada el 23 de abril, y el dirigente sindical de Rerrorino Smir Ramírez, del estado Bolívar.

La violencia opositora se ha cebado también contra efectivos policiales, militares y de la guardia nacional. Cinco de ellos han muerto de tiros durante las manifestaciones contra Maduro.

La Vanguardia recuperó el testimonio de Aarón Troconiz, de 27 años, estudiante de la Universidad Bolivariana de Caracas, que da cuenta del origen de esta violencia. “Hay –dijo– un grupo legítimo de manifestantes, pero lamentablemente hay también grupos extremistas en las protestas y me consta que la oposición les paga; yo conozco a algunos de ellos”.

En su mayoría, estas historias de asesinatos de opositores a manos de sus propios compañeros, así como de ejecuciones en contra de simpatizantes de Nicolás Maduro y de miembros de las fuerzas del orden, casi han pasado desapercibidas para la mayoría de las agencias de prensa y medios de comunicación internacionales. Por el contrario, éstos se han dedicado a divulgar un relato en el que la violencia que se vive en ese país es obra de la represión gubernamental en contra de pacíficos opositores.

Pero la realidad es otra. Para comprender el origen y la naturaleza de la violencia que se vive en Venezuela hay que partir de un hecho verificable: allí está en marcha una estrategia insurreccional de la oposición y sus aliados extranjeros que busca derrocar a la presidencia democráticamente electa de Maduro, fomentando una fractura del Ejército y un eventual golpe de Estado, impulsando su aislamiento internacional y considerando incluso, auspiciar una intervención militar extranjera.

Como parte de esa estrategia insurreccional, muchas de las grandes cadenas informativas no tienen empacho alguno en manipular la información que difunden, en ocultar el nivel de respaldo real de amplios sectores la población hacia su gobierno, y en tapar la violencia de la oposición.

Por eso difunden, sin pudor alguno, aunque no sea cierto, que el presidente Maduro le habla a las vacas, cuando en realidad se dirige a jornaleros agrícolas. Quieren presentarlo como un personaje enloquecido, sin juicio para distinguir entre la ficción y la realidad, incapaz de gobernar. Desgraciadamente para ellos, el pueblo venezolano no cree estos montajes y ha dado muestras fehacientes de no estar dispuesto a renunciar a los logros de su revolución.

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