Martha Andrés Román *
Invertire le recenti politiche verso Cuba comporterebbe per Stati Uniti danni economici, isolamento e problemi di sicurezza nazionale, come avvertono numerosi settori che chiedono al presidente Donald Trump di mantenere l’avvicinamento all’isola.
Mentre articoli di stampa indicano che nei prossimi giorni il presidente repubblicano farà marcia indietro su misure attuate dal suo predecessore, Barack Obama, rispetto al paese caraibico, aumentano gli appelli alla nuova amministrazione per continuare la rotta iniziata più di due anni fa.
Obama e il presidente cubano, Raúl Castro, il 17 dicembre 2014 hanno annunciato la decisione di ristabilire i rapporti diplomatici, fatto che si è concretizzato nel luglio seguente.
Da allora, le due nazioni hanno firmato decine di accordi e memorandum d’intesa in diversi settori, come parte un processo avviato alla normalizzazione dei loro vincoli bilaterali. Le politiche della precedente amministrazione di diminuire le restrizioni alle compagnie nordamericane interessate commerciare con Cuba hanno contribuito a una crescita economica significativa e alla creazione di posti di lavoro in tutto il paese, ha sostenuto recentemente la coalizione Engage Cuba.
Secondo un’indagine diffusa agli inizi di mese da quell’organizzazione che promuove la rimozione del blocco economico, commerciale e finanziario imposto da Washington a Cuba più di mezzo secolo fa, un’inversione delle misure di Obama costerebbe all’economia statunitense 6.600 milioni di dollari.
Tale studio ha valutato, inoltre, che un cambiamento di direzione lederebbe qui 12.295 posti di lavoro nel corso dei prossimi quattro anni.
A questa relazione, che ha avuto una grande ripercussione nei media,hanno fatto riferimento i senatori repubblicani John Boozman, per l’Arkansas; Mike Enzi, per il Wyoming; e Jeff Flake, per l’Arizona, chi la settimana scorsa hanno messo in rilievo i benefici che hanno portato al loro paese i cambiamenti verso il territorio caraibico.
Mediante una lettera diretta al sottosegretario, Rex Tillerson, e al consigliere della sicurezza nazionale di Trump, Herbert McMaster, hanno evidenziato che l’apertura ha consentito a compagnie come Google, Carnival, Verizon, Airbnb, AT&T, Marriot e Sprint,di scoprire nuove possibilità di commercio.
Incrementare i rapporti economici è favorevole anche per i cubani, hanno aggiunto i membri della Camera alta che hanno rimarcato che l’isola è un mercato naturale per gli Stati Uniti e hanno sollecitato caldamente a soppesare con cura qualunque inversione che metta in pericolo i benefici raggiunti.
Oltre a quella lettera, ne è stata diffusa un’altra diretta direttamente al capo di Stato nella quale sette congressisti del suo stesso partito hanno detto di essere profondamente preoccupati per le notizie che l’amministrazione è incline a una regressione.
I firmatari hanno assicurato che far fare marcia indietro al processo metterebbe in pericolo gli sforzi per combattere la tratta di persone, il traffico illecito di stupefacenti, la criminalità informatica e la frode.
Già il 20 aprile scorso più di una dozzina di militari ritirati ha chiesto a McMaster di continuare il percorso verso la normalizzazione dei rapporti come una forma per rafforzare gli interessi di sicurezza nazionale e stabilità nella regione.
Tra le voci che si sono rivolte recentemente al capo della Casa Bianca ci sono quelle di più di 40 compagnie e associazioni che lo hanno sollecitato a mantenere e ampliare l’espansione di viaggi a Cuba.
La Società Agenti di Viaggi e l’Associazione di Operatori di Viaggi, tra gli altri, gli hanno segnalato che una retrocessione in questo senso condurrebbe a una perdita significativa di posti di lavoro nel suo paese.
Invitiamo la sua amministrazione a prendere nota dei grandi benefici economici e a dare priorità alla crescita e alla creazione di posti di lavoro nella revisione della politica verso Cuba, hanno dichiarato.
Tra questi appelli a Trump, al Congresso sono stati presentati due importanti disegni di legge che hanno il sostegno bipartitico e cercano di togliere le restrizioni dei viaggi e del commercio con Cuba.
Alla fine di maggio il senatore Flake ha reintrodotto la Legge di Libertà per Viaggiare a Cuba con il co-patrocinio di altri 54 legislatori, la quale eliminerebbe le limitazioni che proibiscono ai cittadini di questa nazione di andare nell’isola a fini turistici.
Intanto, altri due senatori del partito rosso e altri due democratici hanno presentato la Legge di Libertà di Esportare a Cuba.
Mediante questa proposta, si abrogherebbero le attuali barriere al commercio, compresa l’autorizzazione originale del 1961 per stabilire il blocco commerciale e le normative successive che esigevano l’applicazione di quella politica.
Da parte sua, il giornale The New York Times ha lamentato che l’avvicinamento allo Stato vicino Cuba si potrebbe aggiungere alla lunga lista delle principali iniziative di Obama che l’attuale presidente ha l’ossessione di cancellare.
Il giornale ha considerato che questo isolerebbe ancora di più gli Stati Uniti e pregiudicherebbe i suoi interessi imprenditoriali.
Secondo il Times, un ritorno al passato rifletterebbe un desiderio vile di favorire i repubblicani conservatori della Florida visceralmente contrari alla Rivoluzione cubana.
Ma forse la dimostrazione più importante di sostegno all’avvicinamento a Cuba le ha date un sondaggio divulgato da Engage Cuba il 12 di giugno, il quale ha rivelato che il 65% degli elettori nordamericani, tra cui più di sei su 10 repubblicani, appoggiano quel percorso.
L’indagine, condotta a livello nazionale tra 1.973 persone dalla compagnia Morning Consult, ha aggiunto che solo il 18% si oppone alle politiche di Obama.
Lo studio ha mostrato che il 64% dei repubblicani desidera continuare la flessibilizzazione delle restrizioni di viaggio e di commercio con la nazione caraibica, mentre il 22% la disapprova.
Secondo il sondaggio, una mossa per rendere più dure quelle barriere sarebbe in larga misura impopolare tra la base repubblicana del presidente Donald Trump.
Il titolare della coalizione, James Williams, ha detto che l’evidente sostegno del popolo statunitense alla continuazione di questa politica di avvicinamento a Cuba deve servire come una bandiera di avvertimento a Trump.
Diverse fonti anticipano che sarà venerdì, a Miami, in Florida, che il governante farà conoscere il risultato della revisione su Cuba, cosa che la Casa Bianca non ha ancora confermato.
Quando arriverà il momento dell’attesa conclusione, si conoscerà definitivamente se Trump ha dato ascolto ai numerosi appelli o se, come indicano alcune fonti, ha ignorato la voce della grande maggioranza.
*Corrispondente capo di Prensa Latina negli USA
Traduzione: Redazione di El Moncada