La tanto visitata figura del Che

Ernesto Guevara de la Serna (1928-1967), il mitico Che, è una figura storica tanto appassionante che sono stati  numerosi i cineasti che dal documentario alla fiction hanno voluto avvicinarsi alla sua intensa vita.


Il prossimo mese d’ottobre si commemorerà un luttuoso anniversario,il 50º del suo assassinio in Bolivia che, tra altri aspetti, scatenò in differenti cinematografie la necessità di conoscere e comprendere la sua vitale esistenza.

La filmografia che ha cercato di fare un ritratto di questo uomo – leggenda, uno dei personaggi latinoamericani più importanti del secolo scorso è molto estesa. Noi ci riferiremo a dieci tra le tante pellicole.

DAL DOCUMENTARIO …

Nell’ottobre del 1967, pochi giorni dopo la diffusione della notizia dell’assassinio del Che, si effettuò in Piazza della Rivoluzione a L’Avana un’ impressionante veglia solenne. Per quello si chiese al documentarista Santiago Álvarez, noto per la sua abilità con il linguaggio degli audiovisivi e direttore del Notiziario dell’Istituto Cubano di Arte e Industria Cinematograche (ICAIC), di realizzare,in appena 48 ore, un materiale da proiettare durante la concentrazione In memoriam.

Risultò Hasta la victoria siempre, uno dei suoi migliori lavori, anche se lo realizzò con poco materiale d’archivio e poche fotografie a sua disposizione, materiali sufficienti però per divenire un commovente omaggio al Che.

Per sostentare la  sua teoria di un cinema urgente, Santiago Álvarez aveva proclamato  che con due fotografie, una moviola e una musica, poteva girare una pellicola. E lo dimostrò.

Rispetto alla musica di Hasta la victoria siempre, utilizzò un frammento di Suite de las Américas, di Dámaso Pérez Prado (1917-1989), e lo trasformò  in un brano emblematico ed evocatore della figura del Guerrigliero Eroico.

Lo stesso avvenne con la fotografia del Che scattata dal cubano Alberto Korda durante i funerali delle vittime dell’attentato alla nave La Coubre, nel 1960 che è divenuta un simbolo.

Nel documentario di 15 minuti Una foto recorre el mundo, del 1981, di Pedro Chaskel, uno dei principali precursori del detto Nuovo Cinema Cileno (1955 – 1973), si fa la storia del ritratto fotografico più famoso del XX secolo, riprodotto centinaia di migliaia di volte in differenti formati, e lo realizza  attraverso un’intervista allo stesso Korda.

Un altro grande del cinema latinoamericano, l’argentino Fernando Birri, Utilizzò ugualmente l’intervista per realizzare nel 1985  Mi hijo el Che – Un retrato de familia de don Ernesto Guevara.

Birri, in un lungo dialogo, e in forma amena, riesce a tracciare con il padre del Che, un profilo attraverso i suoi ricordi e le testimonianze familiari.

Tre decenni dopo l’assassinio in Bolivia, l’argentino Juan Carlos Desanzo, preparò un nuovo documentario:  Hasta la victoria siempre, Che, nel quale mostra Ernesto Guevara bambino, la sua infanzia a Córdoba, i suoi viaggi in America Latina, il suo incontro con Fidel Castro Ruz e l’inizio della sua attività rivoluzionaria in Cuba, che presenta  un momento trascendentale con il trionfo della Rivoluzione Cubana nel 1959.

Per la sceneggiatura Desanzo parte dall’ultimo giorno di vita del Che e a partire da quel momento analizza tutta la sua traiettoria.

Suscita molta curiosità Di buen día a papá, un filmato del boliviano Fernando Vargas del 2005.  La sua principale attrazione è che presenta il punto di vista degli abitanti della regione boliviana di  Valle Grande, dove Ernesto Che Guevara, assume il carattere di santo che costoro gli attribuirono.

La storia attraversa tre generazioni di abitanti di Valle Grande e la loro  convivenza con tutta la costruzione mitologica che palpita attorno alla figura del Che e di come portano avanti una vita normale in uno scenario con tanto simbolismo per gli abitanti di tutta l’America Latina.

All’attrice cubana Isabel Santos,  che dal suo primo personaggio come protagonista nel cinema nel 1983, nella pellicola Se permuta, di Juan Carlos Tabío, ha ricevuto dieci premi nazionali e internazionali, nacque l’idea di mettersi dietro la cinepresa mentre partecipava in Bolivia al cast del film di Vargas.

Sorse allora il progetto di filmare sul Che, che divenne un documentario del 2006,  San Ernesto nace en La Higuera, che raccoglie anche le impressioni e i ricordi degli abitanti su quell’avvenimento attorno al quale sono sorte varie leggende come quella del potere mistico di Ernesto  Guevara de la Serna.

La Santos e l’altro regista e fotografo Rafael Solís, tuti e due sceneggiatori, filmarono in Cuba e nella località boliviana di La Higuera, dove assassinarono il  Guerrgliero Eroico. Lì realizzarono decine d’interviste nelle quali si riscatta il sentire dei vallegrandini sul Che.

Il documentario raccoglie le testimonianze degli abitanti di Valle Grande, La Higuera e Pucará, del giornalista e senator Antonio Peredo, della combattente  Loyola Guzmán e dell’attuale presidente della Bolivia, Evo Morales.

Un altro documentario del 2009, realizzato dall’argentino Tristan Bauer, è Che, un hombre nuevo, un esteso e rigroso percorso per la vita del mítico rivoluzionario argentino cubano.

Bauer e Cristina Scaglione, sceneggiatori, hanno assunto il ruolo d’investigatori e apportato dati nuovi che sommati a quelli che fanno parte della biografia, compongono una relazione più completa su  Che Guevara.

La pellicola approfitta al massimo le risorse come documentario e apporta nel suo momento le novità d’archivio facilitate da Aleida March, vedova del Che, come fotografie, rullini d’archivio, registrazioni sonore,fotografie, lettere e scritti originali di  Ernesto Guevara de la Serna.

Un altro importante apporto furono gli archivi militari della Bolivia, offerti  dal presidente Evo Morales.

In circa due ore di pellicola, Bauer porta lo spettatore prima in Argentina e poi in America Latina, la sua decisiva partecipazione alla Rivoluzione Cubana, i suoi viaggi diplomatici, l’esperienza fallita nel Congo, e il tragico finale in Bolivia.

E ANCHE LA FICTION…

Esiste un criterio abbastanza unanime, una cosa strana tra i critici, che Diarios de motocicleta, la pellicola del 2004 diretta dal brasiliano Walter Salles, è la miglior pellicola di fiction su  Che Guevara.

Davvero speciale in tutti i particolari tecnici  e artistici, includendo il cast di attori, con Gael García Bernal come il Che e Rodrigo De la Serna come.

Il suo compagno Alberto Granados, Ma quello che in gran parte spiega il suo successo è stata la scelta di una tappa     profondamente significativa nella vita del giovane medico Ernesto Guevara de la Serna: quel viaggio in moto per un’America del Sud profonda, colorata e lacerata. Una storia sommamente affascinante per il suo ritmo di road movie.

La pellicola di più di due, riporta al 1952, quando lo studente di Medicina di 23 anni conosciuto come Fuser dai suoi amici, e il biochimico di 29 anni, Alberto Granados, si lanciano in un viaggio di quattro mesi per 8.000 chilometri per l’America del Sud.

La pellicola si differenzia in due parti, la prima più ottimista, con grandi paesaggi e momenti di commedia e allegria, mentre la seconda dà spazio alla riflessione, alle disuguaglianze tra i popoli, alle persone, le ingiustizie, la povertà e la lebbra.

Magnífici i crediti finali con fotografie reali  che gli  autentici protagonisti scattarono nel loro viaggio e ci si deve soffermare sula canzone del compositore uruguaiano Jorge Drexler, Al otro lado del río, con la quale ha vinto  il premio Oscar. ´

Nella cerimonia di consegna è stata interpretata da Antonio Banderas e Carlos Santana, ma Drexler salendo al palcoscenico per ricevere la statuetta, invece di fare un discorso cantò la canzone dal vivo per 30 secondi.

Quattro anni dopo giunsero le due pellicole del nordamericano Steven Soderbergh, Che El Argentino e Che Guerrilla, basati in due scritti del Che: Pasajes de la Guerra Revolucionaria e il Diario, della Bolivia.

La prima narra  i fatti che avvennero dopo il crollo del regime dittatoriale del  generale Fulgencio Batista e l’inizio della Rivoluzione Cubana, mentre la seconda si centra sulle  sue attività rivoluzionarie al di fuori di Cuba, con una sosta per il suo storico discorso nella ONU  e la sua campagna nella selva boliviana.

Fu presentata come un solo film  il 21 maggio del 2008, nel Festival del Cinema di Cannes, con quattro ore di durata.

Per la sua interpretazione del Che, Benicio Del Toro vinse la Palma d’Oro al miglior attore.

Non si tratta di una realizzazione (biopic/) per uso convenzionale.

Non racconta tutta la vita del Che. Narra periodi concreti, tra il Messico nel 1957 e il trionfo della Rivoluzione dell’Isola grande delle Antille, nel gennaio del 1959, con costanti flashbackse anche forwards (come il suo viaggio nel 1964 per  parlare nelle Nazioni Unite).

La pellicola è molto più completa con la seconda parte, Guerrilla, anche se in questa Soderbergh dosifica l’azione, mostra la quotidianità della guerriglia nelle montagne della Bolivia, costantemente ricordata nelle date del diario.

In una maniera curiosa, È poco epica questa pellicola. Anche la scena della morte del Che, il momento più atteso del film, provoca appena, come se Soderbergh e Del Toro volessero evitare di dare spettacolo con la sua esecuzione.

Ernesto Che Guevara è una figura affascinante. Con la sua propria vita realizzò la migliore delle pellicole, tra letteratura, poesia e azione.

Benicio del Toro ha confessato che «è impossibile fare una pellicola sul Che, ma noi lo tentiamo».

Altri cineasti hanno aspirato a portare la sua storia sugli schermi. Ma non è mai stato pienamente realizzato.

La sua tanto visitata figura ha spazi e tempi ancora inaccessibili.

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