Sovetskaya Rossiya – http://www.marx21.it
In merito all’inasprimento della relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti, dopo le ultime gravissime decisioni del presidente Trump e sulle ripercussioni che hanno avuto in Russia, il giornale “Sovetskaya Rossiya” ha intervistato Ivan Melnikov che, oltre ad essere il primo vicepresidente del PCFR è anche primo vice presidente della Duma di Stato della Federazione Russa.
“Si apre una nuova fase della lotta contro il blocco di Cuba”
Sovetskaya Rossiya (SR): Ivan Ivanovich, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato il suo rifiuto della politica della precedente amministrazione in merito alla normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Cuba. Lei da molti si anni si occupa delle relazioni con l’Isola della Libertà sia a livello di partito che nella Duma. Come giudica quanto è successo?
Ivan Melnikov (IM): Sapete che i mezzi di informazione di massa hanno dato questa notizia come se fosse un fulmine a ciel sereno. Ma non c’era nulla di inaspettato. Anche allora, quando Barack Obama dichiarò l’avvio del corso della normalizzazione, noi avevamo salutato tale passo, ma allo stesso tempo avevamo espresso grande scetticismo. Era chiaro che non era in questione il cambiamento delle relazioni con Cuba. Si trattava di una parte sostanziale del piano per l’ “uscita bella” di Obama dalla Casa Bianca, di un cambiamento della tattica, del desiderio di indebolire almeno un po’ le relazioni strategiche tra Cuba e la Russia alla luce delle nostre critiche relazioni bilaterali con gli Stati Uniti. Era tutt’altro che la bocciatura del piano per far allontanare Cuba dal cammino su cui essa è avviata da molti decenni.
SR: Anche a Cuba lo avevano ben compreso…
IM: A Cuba non coltivavano alcuna illusione. Naturalmente tutti avevano accolto con gioia le dichiarazioni di Obama, in quanto si aprivano nuove opportunità per lo sviluppo economico a vantaggio del popolo cubano. Tutti coloro che desiderano la prosperità di Cuba, lo avevano sostenuto. E naturalmente anche noi, in quanto amici di Cuba. Ma alla guida dell’Isola della Libertà ci sono un partito e una leadership, che agiscono sulla base di un’analisi di classe, anche per quanto riguarda le relazioni internazionali. E ciò, ovviamente, esclude qualsiasi ingenuità.
Sotto la guida di Barack Obama, Premio Nobel della Pace, gli Stati Uniti hanno coperto e sostenuto terroristi nel Medio Oriente, hanno portato in primo piano i neofascisti nei paesi baltici e in Ucraina, hanno condotto operazioni speciali in Brasile e Argentina per recuperare l’influenza perduta e stanno cercando di ottenere la stessa cosa anche in Venezuela. In tale situazione, anche solo immaginare che l’imperialismo americano sia in qualche modo sincero con Cuba non ha alcun fondamento.
SR: Quanto gravi possono essere le conseguenze per Cuba di questo passo indietro nelle relazioni?
IM: Il fatto è che questa non è una battuta di arresto. Secondo il “Memorandum presidenziale sulla sicurezza nazionale sul rafforzamento della politica degli Stati Uniti verso Cuba”, che ha firmato Trump, possiamo parlare di misure restrittive persino rispetto a quelle precedenti la “normalizzazione”. Questa è la valutazione dei nostri compagni cubani nelle conversazioni riservate, e della dichiarazione speciale del Governo Rivoluzionario della Repubblica di Cuba. Non è solo la continuazione del blocco, ma un suo ulteriore inasprimento.
SR: Che cosa significa questo per la Russia, se lo guardiamo attraverso il prisma della nostra politica estera?
I M: I rappresentanti del nostro Ministero degli Affari Esteri, e in particolare il direttore del dipartimento latinoamericano, Aleksandr Schetinin, il quale ha ricordato che a suo tempo il corso della normalizzazione delle relazioni con Cuba era da intendere come il riconoscimento della mancanza di prospettiva della politica del diktat e delle sanzioni. Per molti versi ha ragione. Chi meglio di noi può comprendere quanto eroicamente il popolo cubano ha saputo superare tutti gli ostacoli ad esso frapposti?
Ma ora, a quanto pare, dobbiamo giudicare quanto sta accadendo come il ritorno della politica delle sanzioni uno strumento accettabile anche per Donald Trump. Soprattutto alla luce di quelle nuove sanzioni che sono state recentemente varate contro il nostro stesso paese. Vediamo che Trump continua a porre all’ordine del giorno tutta la gamma delle relazioni internazionali, si comporta in modo imprevedibile e ha ribaltato di 180 gradi molti punti del proprio stesso programma elettorale. Ma è una vetrina ad uso mediatico. E’ ben evidente che gli Stati Uniti non sono governati dal solo presidente, ma da una classe politica e finanziaria abituata ad utilizzare la forza.
SR: In questa nuova situazione, cosa possiamo fare per sostenere Cuba?
IM: In primo luogo, dare la più ampia diffusione, tra la comunità internazionale e tra i popoli di tutto il mondo, alle valutazioni e ai documenti che già hanno diffuso e in futuro diffonderanno le autorità dell’Avana. In secondo luogo, dobbiamo avviare una nuova fase della lotta informativa e diplomatica per la revoca del blocco. In terzo luogo, è necessario, nell’interesse reciproco, rafforzare la cooperazione economica e commerciale tra la Russia e Cuba.
Voglio richiamare l’attenzione sul modo con cui hanno ora risposto le autorità cubane, mantenendo il sangue freddo e le loro posizioni di principio. Da un lato, con calma e argomenti solidi hanno sottolineato che sono pronti a continuare un dialogo rispettoso e la collaborazione con gli USA. Dall’altro lato, con convinzione e fermezza hanno dichiarato: “Nello stesso modo con cui siamo riusciti a conquistare la vittoria il 1 gennaio 1959, affronteremo qualsiasi rischio, conservando con fermezza la nostra fiducia nella costruzione di una nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica prospera e stabile”.
Tale atteggiamento e tali parole mi rendono orgoglioso del fatto che questo eroico popolo è legato da stretti vincoli di sincera amicizia con il popolo russo. E’ nostro dovere attribuire a ciò un grande valore e dimostrare la nostra solidarietà sostenendo Cuba.
Traduzione dal russo di Mauro Gemma