Il famoso cineasta nordamericano Oliver Stone ha espresso la sua adesione al messaggio degli artisti e gli intellettuali dell’Isola, indirizzato a colleghi e amici della cultura cubana negli Stati Uniti, poche ore dopo l’annuncio del cambio di politica del governo di questo paese verso Cuba.
Firmando il documento, Stone si è sommato a circa 2 000 voci che hanno definito il discorso del presidente degli USA in Miami «antiquato, obsoleto, carico di stereotipi e falsità che rispondono alla logica della Guerra Fredda», ed hanno denunciato l’indurimento del blocco contro il popolo cubano, esprimendo nello stesso tempo la volontà di continuare a costruire una relazione culturale su basi d’uguaglianza.
Oltre al regista di Platoon e a Snowden hanno firmato il messaggio i produttori cinematografici nordamericani Robin Miller Ungar e Mariah Wilson. nella ultime ore la direzione dell’Istituto Sundance, entità nota per la promozione del cinema, ha emesso una dichiarazione a favore dell’approfondimento degli scambi con i loro colleghi cubani.
Tra i più recenti firmatari di altri luoghi le registe latinoamericane Tania Hermida (Ecuador), Nora de Izcue (Perù) e Verónica Córdova (Bolivia); Pablo Guayasamín, presidente della Fondazione Guayasamín dell’Ecuador, il combattente indipendentista di Puerto Rico, Rafael Cancel Miranda, il cantante e attivista sociale messicano Óscar Chávez e il professore e saggista giamaicano Keith Ellis, residente in Canada, che ha ottenuto a L’Avana il Premio Internazionale Dulce María Loynaz dalla Uneac, organizzazione che ha promosso inizialmente il messaggio.
Stone attualmente si prepara a dirigere la sua prima serie di fiction, Guantánamo, che tratterà delle vicissitudini dei prigionieri confinati nel campo di concentrazione che le autorità nordamericane hanno installato all’interno della base militare che occupano illegalmente nell’oriente cubano, contro la volontà del popolo