Cuba mantiene volontà di dialogo con gli USA

“Cuba mantiene la volontà di continuare a negoziare temi bilaterali in sospeso con gli Stati Uniti e di proseguire il dialogo e la cooperazione in temi di interesse comune sulla base dell’uguaglianza e del rispetto alla sovranità”, ha assicurato oggi il presidente Raul Castro.

Durante il discorso alla chiusura del nono periodo di sessioni dell’Ottava Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (Parlamento), affermò che entrambe le nazioni possono cooperare e convivere rispettando le differenze e promuovendo tutto quello che sia buono per entrambi i popoli ed i paesi.

Ma non devono aspettarsi che per questo Cuba realizzi concessioni inerenti alla sua sovranità ed indipendenza o che negozi i suoi principi o accetti condizionamento di qualsiasi tipo come non ha mai fatto, espresse.

Considerò che nell’annuncio del presidente Donald Trump sulla politica del suo governo verso Cuba fatto il 16 giugno scorso non c’è stato nulla di innovativo, perché riprende un discorso e le sfumature del passato, di scontro, che ha già dimostrato il suo totale fallimento durante 55 anni.

È evidente che il presidente non è stato ben informato sulla storia di Cuba e delle relazioni con gli Stati Uniti, e sul patriottismo e la dignità dei cubani, puntualizzò.

La storia non può essere dimenticata, come a volte ci hanno suggerito di fare, disse, ed aggregò che per più di 200 anni i vincoli tra Cuba e la nazione settentrionale sono stati marcati, da un lato, per le pretese del vicino del nord, di dominazione, e dall’altro, per la determinazione dei cubani ad essere liberi, indipendenti e sovrani.

Durante il secolo XIX, invocando le politiche della “Dottrina del destino manifesto”, differenti governanti statunitensi hanno tentato di impadronirsi di Cuba e nonostante la lotta dei “mambises”, e sono riusciti con un intervento ingannevole, alla fine della guerra per l’indipendenza, ricordò.

I nordamericani entrarono come alleati e rimasero come occupanti, dissolsero l’Esercito Liberatore ed imposero un’appendice alla Costituzione cubana, l’Emendamento Platt, che dava a loro il diritto di intervenire in temi interni e stabilire la base navale di Guantanamo, che usurpa ancora oggi parte del territorio nazionale e la cui devoluzione continueremo a reclamare, aggiunse.

Enfatizzò che il 1º gennaio 1959, col trionfo della Rivoluzione diretta dal suo leader Fidel Castro, Cuba divenne definitivamente libera ed indipendente e da quel momento l’obiettivo strategico degli Stati Uniti è stato quello di abbattere il processo che qui governa.

Per ciò, precisò che durante più di cinque decadi Washington ricorse ai metodi più dissimili: guerre economiche, rotture di relazioni diplomatiche, attentati a dirigenti, sabotaggi, blocchi navali, isolamento internazionale, tra gli altri.

Dieci governi sono passati nel potere fino a che il presidente Barack Obama, senza rinunciare al proposito strategico, ebbe la sensatezza di riconoscere che l’isolamento non funzionò e che era ora di una nuova messa a fuoco verso Cuba, ha osservato.

Ha detto inoltre che nessuno può negare che gli Stati Uniti, in un tentativo di isolare Cuba, sono caduti in una profonda emarginazione. La politica di ostilità verso Cuba si era trasformata in un ostacolo serio per le loro relazioni in America Latina e nei Caraibi, dal momento che il bloqueo è stato rifiutato quasi unanimemente nel mondo.

Ha ricordato che nel VI Vertice delle Americhe del 2012, Ecuador si rifiutò di partecipare senza Cuba e tutte le nazioni della regione manifestarono il ripudio al bloqueo ed all’esclusione dell’isola da questi vertici, e vari sentenziarono che non si potevano continuare a svolgere queste riunioni senza il paese caraibico.

Commentò che sulla base del rispetto, durante questi due anni, si stabilirono le relazioni diplomatiche e si sono ottenuti avanzamenti nella soluzione dei problemi bilaterali in sospeso e nella cooperazione in temi di interesse di beneficio mutuo.

Disse ugualmente che fu modificata in maniera limitata l’applicazione di alcuni aspetti del bloqueo e si sono poste le basi per una relazione di un nuovo tipo, dimostrando che è possibile convivere in forma civilizzata nonostante le profonde differenze esistenti.

Gli annunci di Trump significano una retrocessione nelle relazioni bilaterali, così lo considerano molte organizzazioni di questo paese e del mondo che hanno manifestato il loro rifiuto ai cambiamenti divulgati, come l’hanno fatto le organizzazioni della società civile cubana.

Considerò che le decisioni di Trump ignorano l’appoggio di ampi settori della sua nazione, includendo la maggioranza della migrazione cubana, al sollevamento del bloqueo ed alla normalizzazione delle relazioni, e soddisfanno solo un gruppo del sud della Florida sempre di più isolato e minoritario, che insiste nel danneggiare Cuba ed il suo popolo per avere scelto di difendere a qualunque prezzo il suo diritto ad essere libero, indipendente e sovrano.

Allo stesso modo respingiamo la manipolazione del tema dei diritti umani contro Cuba che invece è molto orgogliosa per i risultati raggiunti e non deve ricevere lezioni né dagli Stati Uniti né da nessuno, ha concluso.

da Prensa Latina traduzione di Ida Garberi

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