Nulla di più solido e irremovibile dell’interesse e la volontà per una causa, una lotta, una nazione, il cammino nel quale concretezza e differenze si diluiscono per dare il passo alle idee e al progetto comune, può unire due donne.
Melba conobbe Haydée e Abel Santamaría Cuadrado una sera d’aprile del 1952, dopo il colpo di Stato di Fulgencio Batista.
Da allora i tre furono uniti per la fede rivoluzionaria a Fidel Castro. Cominciò così una tappa di cospirazione e complicità tra queste giovani.
Partecipavano a riunioni, interviste, elaboravano piani, nascondevano armi, confezionavano uniformi, a volte nell’appartamento di Haydée e Abel e altre nella casa di Melba e dei suoi genitori.
Molte volte dopo il trionfo della Rivoluzione, Melba parlò della sua indimenticabile Yeyé. «…Divenne mia amica, mia sorella, mia figlia, eravamo intime e non c’erano segreti tra di noi ».
Grazie alle possibilità che dava l’attività rivoluzionaria e senza infrangere le norme del Movimento 26 di Luglio, le amiche partecipavano alle feste andavano al cinema, a vedere spettacoli musicali.
Melba ha raccontato che la sua compagna era la testa pensante di quelle cose, che la introdusse in quel tipo d’inquietudini e che con lei visse i giorni più felici della sua vita.
Quando Abel partì per Santiago di Cuba, circa due mesi prima degli altri compagni, scrisse in una delle sue testimonianze: « È finita la pace .. è cambiata la nostra vita. Era già molto vicino quello che poi passò… non lo sapevamo, ma lo intuivamo».
Il 24 luglio del 1953 le due combattenti clandestine stavano con il gruppo dei rivoluzionari nella provincia orientale, dove sarebbero avvenute le azioni.
Nella fattoria Siboney, Fidel acconsentì alla partecipazione di tutte e due a lato del dottor Mario Muñoz nell’occupazione dell’Ospedale Saturnino Lora, combattendo nella retroguardia, giusto all’entrata dell’installazione.
Dopo il noto fallimento dell’occupazione della Moncada, furono fatte prigioniere.
Il carcere fu un episodio orrendo nelle loro vite.
Dalle bocche degli stessi soldati di Batista giungevano loro le peggiori notizie su quello che che stavano facendo a Abel, a Boris Luis Santa Coloma, il fidanzato di Haydée, e al resto dei loro compagni.
Ci fu una sorta di patto, di giuramento, molto prima di quei fatti che fu – come disse la stessa Melba – quello che le fece andare avanti e non venir meno di fronte a quelle azioni selvagge. “Moriremo tutti in cambio della vita di Fidel, per garantire la continuità della lotta”.
Dalla caserma Moncada le portarono alla prigione di Boniato, con Fidel. Coscienti dei pericoli che correva il leader del movimento, non smisero di dipendere da lui.
«Allora eravamo due fiere, ci concentravamo in lui», ricordò Melba molti anni dopo.
Poi venne il processo. Mentre molti politicanti e conosciuti, estranei all’azione chiesero l’assoluzione, loro si dedicarono a denunciare i crimini e i tentativi d’assassinare Fidel nel carcere.
Con lo strazio proprio di coloro che perdono gli esseri più amati, ma la stessa determinazione del primo giorno della vita in clandestinità, passarono sette mesi di prigione nel carcere femminile a Guanajay.
Uscendo, dopo aver scontato la pena, fu affidata loro una nuova missione: diffondere l’arringa di Fidel “La storia mi assolverà” e promuovere un’azione popolare per la scarcerazione dei loro compagni.
Dopo un tempo, Haydée disse riferendosi a quel nuovo inizio : «E fu come vivere di nuovo, fu lottare di nuovo, fu l’azione di nuovo, fu un’altra volta la vita».
Per molti anni lavorarono insieme alla riorganizzazione del movimento, nel vincolo con gli esiliati, la raccolta dei fondi, nella lotta sulla Sierra, e dopo nella liberazione sociale, a partire dal 1959.
Due donne nelle quali Fidel aveva posto la sua fede, insieme sino alla fine dei loro giorni e i cui nomi non si possono tralasciare nel mese in cui si compie il 64º anniversario degli assalti alle Caserme Moncada e Carlos Manuel de Céspedes, e nel giorno in cui si commemorano 37 anni dalla scomparsa física di Haydée Santamaría Cuadrado e 96 dalla nascita di Melba Hernández Rodríguez del Rey.