di Geraldina Colotti
Onesimo contro el Cimarron. Si può anche leggere così la presa di posizione del Vaticano contro l’Assemblea Nazionale Costituente. Lo schiavo che ritorna contro lo schiavo fuggiasco delle comuni libere e ribelli che, nella Haiti di Toussaint Louverture interroga i principi di “Liberté, égalité, fraternité”: com’è possibile “che la nostra schiavitù sostenga la libertà dell’Europa”?
Onesimo di Bisanzio, poi santificato, era uno schiavo del ricco Filemone, già convertito al cristianesimo da Paolo di Tarso i cui precetti cercava di applicare. Dopo aver rubato, Onesimo scappò a Roma per fuggire alla punizione. Lì si incontrò con Paolo, in carcere in attesa del giudizio dell’imperatore. Si mise al suo servizio.
Paolo, benché amasse Onesimo “come un figlio”, decise di rispettare le leggi romane sulla schiavitù e di rimandarlo dal padrone: al quale scrisse la famosa Lettera a Filemone. Gli chiedeva di accogliere lo schiavo pentito “come un fratello” perché sarebbe stato “utile” a entrambi, alla religione e al sistema sociale (utile è infatti il significato greco di Onesimo).
Il messaggio di Bergoglio all’interno del Vaticano rispetto al Venezuela, arriva fino a questo punto. Il figlio del falegname, invece, dice al ricco: “Vendi tutto e seguimi”. Ma il giovane di buona famiglia scuote la testa e se ne va triste “perché aveva molte ricchezze”. I comunisti, invece, fanno le rivoluzioni per rovesciare i rapporti di forza tra le classi e costruire qualcosa di simile al messaggio del Cristo originario: anche camminando a fianco dei cristiani conseguenti, ma senza subirne l’egemonia.
La questione – per i cultori del “forse di qua ma forse anche di là” – sta in questi termini anche in un paese come il Venezuela, laico per costituzione eppure intriso della cultura della “pace e dell’incontro”. Incontro da pari a pari. Pace con giustizia sociale: per conseguirla, bisogna lottare. Per difenderla, bisogna battersi, decidere, scontentare, lasciarne alcuni per strada mantenendo comunque uno spiraglio aperto. Il chavismo ha deciso di “distruggere lo Stato borghese” incamminandosi verso il socialismo: guidato dal “potere originario”, quello popolare, che gli ha dato mandato pieno con oltre 8 milioni di voti.
Ieri, tra slogan e danze, un fiume di rosso e bandiere ha accompagnato i 545 costituenti in Parlamento. Da un confronto che si preannuncia lungo e che potrebbe innervare l’ANC nella società bolivariana “in modo permanente”, nascerà la Carta Magna n. 27 nella storia della Repubblica.
La giunta direttiva è guidata da una giovane donna, la ex ministra degli Esteri Delcy Rodriguez. Primo vicepresidente, il professor Aristobulo Isturiz (afrodiscendente), secondo Isaias Rodriguez, ex Procuratore generale e attuale ambasciatore del Venezuela in Italia, poeta e fine conoscitore della cultura europea.
“Votando per la Costituente – ha detto Delcy Rodriguez – il popolo ha inviato molti messaggi. Il primo è quello di esigere la pace. Il secondo è che, se le destre non prendono il cammino della pace, dev’essere garantita la giustizia”. Lo ha detto rivolgendosi al Padre Numa Molina, gesuita e amico personale del papa Bergoglio, presente alla cerimonia. Ieri una sentenza del Tsj ha sollevato dall’incarico la Fiscal General Luisa Ortega.
In una seguitissima trasmissione giovanile, Zurda Conducta, sono stati presentati vari video sulle violenze delle destre – ormai ridotte a pochi focolai nei quartieri bene della capitale – e anche uno che evidenzia la corruzione ai massimi livelli decisionali del Ministerio Publico che Ortega ha diretto: la zuffa di due alti funzionari per la spartizione di una tangente.
Ortega avrebbe cambiato casacca per evitare le sanzioni USA alle proprietà e alle società gestite negli Stati uniti dalla sua famiglia. Dopo il suo “pronunciamento critico” nei confronti del chavismo, infatti, il suo nome non è comparso fra quelli a cui Trump ha imposto nuove sanzioni finanziarie, in primis il blocco dei beni e dei visti negli USA. Beni che gli altri leader chavisti hanno smentito di avere, denunciando l’azione di discredito condotta “dall’impero”. Le sanzioni colpiscono però soprattutto l’istituzione che i “puniti” dirigono, come il Consejo Nacional Electoral, e le società che hanno rapporti commerciali con l’istituzione.
Una pressione che potrebbe spiegare la fuga e le affermazioni di Antonio Mugica, rappresentante di Smartmatic, l’impresa che fornisce il sistema informatico elettorale. Un’impresa diventata leader del settore che risulta finanziata da George Soros. Dopo aver smentito se stesso e centinaia di osservatori internazionali che hanno definito il sistema elettorale venezuelano a prova di frodi, Mugica ora si è aggiunto al coro di quanti, dagli USA all’Europa, passando per il Vaticano, vogliono invalidare l’ANC accusando i CNE di frodi.
“La verità si può verificare, le ceneri no”, ha chiosato Isaias Rodriguez riferendosi al “plebiscito” dell’opposizione, organizzato il 16 luglio fuori dalla legalità e dal CNE e per il quale le destre hanno sostenuto di aver ricevuto oltre 7 milioni di voti. Poi hanno bruciato le schede “per motivi di privacy”.
I costituenti hanno giurato “di essere liberi, sovrani e indipendenti”: per Bolivar e per Chavez. “Di lottare per rompere le catene che schiavizzano il popolo, fedeli, leali e conseguenti anche a costo della vita”. Bill Nelson, senatore dello Stato della Florida, negli Usa, ha applaudito il Dipartimento del Tesoro della Casa Bianca per le sanzioni imposte a Maduro e ha chiesto di sospendere completamente le importazioni di petrolio dal Venezuela.
In un incontro con i media comunitari internazionali, si sono analizzati i meccanismi dell’informazione manipolata, mettendo a confronto la stessa foto di prima pagina, pubblicata contro il Venezuela dai più grandi quotidiani privati di mezzo mondo lo stesso giorno. Un “cartello mediatico” che opera per rendere invisibile il popolo venezuelano, ha detto il ministro della Comunicazione, Ernesto Villegas, in una intervista a Rt: “In Venezuela – ha affermato – si sta producendo una mega fake news, si sta sperimentando una ricetta ucraina rafforzata”. Le immagini che amplificano i fatti più cruenti servono a riattizzare le violenze “quando le manifestazioni si stanno estinguendo”.
L’opzione violenta o quella elettorale? Il cartello di opposizione – Mesa de la Unidad Democratica (MUD) – si azzuffa: vi sono quelli che vogliono agire su più tavoli, gli oltranzisti delle “guarimbas” e i più concilianti, che intanto vogliono pensare alle elezioni regionali, e poi alle comunali e alle presidenziali. Altro paio di maniche sarà però scegliere un candidato che metta d’accordo tutte le infuocate correnti di potere.