Fidel Castro e la cultura di lotta e resistenza rivoluzionaria

Olga Fernandez Rios https://lapupilainsomne.wordpress.com

Dagli anni ’80 del secolo scorso si è generalizzato il concetto di “politica di resistenze”, per esprimere nuove forme di azione popolare nel fronteggiare l’offensiva neoliberale e le conseguenze del crollo del campo socialista. Allo stesso tempo, in molte occasioni, si è ripetuto che la Rivoluzione cubana è un esempio di resistenza di fronte alle politiche dell’imperialismo USA, che includono il blocco economico, finanziario e commerciale, le differenti forme di azioni terroristiche, insieme con la guerra mediatica ed ideologica.

Naturalmente è valido esprimere che siamo un popolo esempio di resistenza di fronte ai molti ostacoli ed aggressioni. Ma ciò è una valutazione incompleta, se non si tiene conto che il modo di resistere non si limita alle azioni difensive, ma include la permanente offensiva rivoluzionaria.

Il fatto certo è che a Cuba si è sviluppata una cultura che integra dialetticamente lotta e resistenza, ed il suo artefice è stato Fidel Castro. Il suo legato socio politico dimostra che contro le aggressioni e le interferenze dell’imperialismo USA e dei suoi lacchè non basta il rifiuto difensivo, ma deve coinvolgere la lotta e l’azione rivoluzionaria a partire dagli interessi della nazione e della società cubana, senza ammettere imposizioni o condizionamenti.

Fidel dimostrò che la trasformazione rivoluzionaria a favore del socialismo è stato il nucleo della resistenza. Qui sta uno dei suoi contributi alla teoria e pratica della rivoluzione sociale: affrontare e sfidare i vari tentativi di sovvertire la rivoluzione e farlo attraverso azioni trasformatrici e di una cultura di lotta contro le avversità e aggressioni.

È un concetto che tiene conto delle contraddizioni esterne e dell’antimperialismo nei processi verso il socialismo. Il tema si rafforzata se si ricordano i problemi affrontati da Ho Chi Minh in Vietnam e Salvador Allende in Cile, insieme a Hugo ChavezFrias e Nicolás Maduro nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, dove oggi si sta conducendo una eroica battaglia per la sovranità e l’indipendenza nazionale. Sono solo alcuni esempi dei diversi contesti in cui la dialettica lotta-resistenza ha avuto, ed ha, espressioni molto drammatiche.

La cultura di lotta e resistenza, dalle prospettive di Fidel, si esprime nel dispiegamento di una pratica piena di fermezza politica, radicalità, etica ed accumulo simbolico ed in un pensamento critico dell’egemonia imperialista, degli argomenti a favore del capitalismo ed in una posizione politica dagli interessi del popolo.

Anche perché Fidel trasformò i meccanismi tradizionali dell’ esercizio della politica al promuovere il coinvolgimento cosciente del popolo nelle azioni difensive e costruttive che in forma integrale devono dispiegare i processi rivoluzionari come quello cubano. Allo stesso modo perché promosse l’apprendimento nel popolo, ciò che si converte in una dei punti di forza per sfidare le forze controrivoluzionarie interne ed esterne, superare le paure di farlo e vincere battaglie per preservare la sovranità nazionale e continuare la costruzione del socialismo in nuovi e complessi scenari internazionali e nazionali.

Fidel aveva coscienza del fatto che la costruzione del socialismo non è un percorso retto o lineare, che richiedeva un costante rinnovamento e scoprimento dei nodi che possono danneggiare il suo progresso. L’analisi della sua opera e concezioni socio-politiche mostra che ebbe ben chiaro che si tratta un processo contraddittorio ed irto di sfide che esige una permanente tensione creativa per evitare che decisioni congiunturali arrischino gli obiettivi strategici.

Uno dei nuclei della correlazione tra creazione rivoluzionaria e resistenza contro le minacce è stato il riconoscimento delle tendenze dello sviluppo sociale e del ruolo che ha la soggettività e l’azione cosciente degli esseri umani nella elaborazione della strategia rivoluzionaria e nell’attuazione delle tattiche che, ogni momento, richiede. Fidel lo riconobbe usando l’arma della critica per svalutare il sistema capitalista e per rifiutare le concezioni dogmatiche sulla nuova società; e lo fece da una posizione auto-critica nel corso della Rivoluzione cubana.

Il “senso del momento storico” gli permise addentrarsi in importanti problematiche che riguardano lo sviluppo della rivoluzione sociale: l’uscita dal sottosviluppo; le vie al socialismo; la pluralità del soggetto rivoluzionario; la rivoluzione come movimento di massa in correlazione con la questione del potere politico e la concezione della rivoluzione come processo continuo.

Da queste prospettive risulta evidente che per Fidel l’azione rivoluzionaria è la via per affrontare diverse sfide per cui deve essere creativa, permanente e progressiva. Deve basarsi sugli interessi del popolo e del paese; non può essere condizionata da interessi e pressioni stranieri. Per lui è stata il combattimento la via fondamentale della resistenza alle azioni imperialiste e alle pretese di qualsiasi variante di riformismo anti-socialista volto ad arenare il processo rivoluzionario. Ma deve anche avere il popolo come protagonista

Dalla prospettiva del coinvolgimento del popolo e dei lavoratori, in particolare, le misure e le trasformazioni rivoluzionarie sono state decisive negli scenari più critici. Hanno funzionato come la miglior forma per resistere ad aggressioni o affrontare squilibri interni. Hanno anche influito nel rinnovamento del consenso politico a favore della rivoluzione e si sono convertite in opportunità sfruttate per una maggiore democratizzazione del processo decisionale. Alcuni esempi attestano l’esistenza di una cultura politica che unisce lotta e resistenza, tra i quali evidenziamo i seguenti:

– Davanti alla fuga del dittatore Fulgencio Batista, il 1 gennaio 1959, si produsse un tentativo di colpo di stato per creare una giunta di governo che evitasse l’accesso dell’Esercito Ribelle al potere, e quindi usurpare il trionfo rivoluzionario. Resistere a quella manovra golpista controrivoluzionaria richiedeva evitarla attraverso azioni rapide e coerenti con gli obiettivi della nascente rivoluzione, ciò che si raggiunse attraverso un’audace azione politica: l’appello di Fidel, quello stesso giorno, ad uno sciopero generale operaio. Quello sciopero si effettuò con successo con un doppio significato: evitare l’azione golpista e ribadire il carattere popolare della rivoluzione con il ruolo protagonista dei lavoratori.

– Lo sviluppo dell’istruzione e della cultura come vie per generare una cosciente resistenza popolare alle minacce esterne ed interne ed alla guerra ideologica a cui è sottoposta la Rivoluzione cubana. Molte sono le azioni intraprese in questo campo al fine di elevare la cultura politica e la formazione ideologica del popolo, principale attore della resistenza ai tentativi imperiale contro la rivoluzione. Pietre miliari in questo cammino sono state la campagna di alfabetizzazione, nel 1961, la preparazione organizzativa e culturale per lo sviluppo della partecipazione popolare attraverso canali stabili e l’avvicinamento tra Stato e società civile, insieme con le politiche promosse da Fidel per raggiungere interazione e dialogo tra dirigenti e popolo.

– Il contesto socio-politico della prima metà degli anni ’60 in cui si realizzò la dichiarazione del carattere socialista della Rivoluzione, aprile 1961, nel mezzo dell’aggressione militare USA che culminò con l’invasione mercenaria della Baia dei Porci e più tardi con la Crisi dei missili, ottobre 1962, quando Cuba ratificò la sua sovranità in relazione al diritto di difendersi dalle aggressioni imperiali. Da allora Fidel sviluppò una concezione politica per promuovere la democratizzazione della difesa del paese come unico modo per affrontare le aggressioni armate e terroristiche ordite dall’imperialismo USA contro Cuba. La creazione di milizie studentesche e di lavoratori in tutto il paese, con uomini e donne, si convertì in una fonte di straordinaria capacità difensiva che ha avuto varianti come, per esempio, il concetto di guerra di tutto il popolo sviluppato dagli anni 80 e 90 di fronte all’intensificazione delle azioni controrivoluzionarie.

– Le consultazioni e studi per creare il sistema di organi del potere popolare che succedettero al fallimento del raccolto dello zucchero dei 10 milioni, nel 1970. Di fronte all’incertezza che quel fallimento produsse e la destabilizzazione che provocò negli obiettivi di sviluppo economico del paese, una delle risposte costruttive fu l’apertura di un processo di istituzionalizzazione della rivoluzione e di nuove forme di esercizio democratico.

– La riaffermazione del socialismo a Cuba, negli anni ’90, davanti alla crisi economica e agli impatti del crollo del socialismo nell’Europa dell’Est e nell’Unione Sovietica. In quelle condizioni si ampliò il coinvolgimento popolare, si formarono i parlamenti operai e si modificò il sistema elettorale con la chiara intenzione di estendere le forme di democrazia diretta, a partire da una riforma della Costituzione, nel 1992, tra altre misure.

Tra i meccanismi politici promossi da Fidel si evidenzia la capacità di critica ed autocritica che con grande altezza etica fu capace di promuovere riflessioni e rettifiche per affrontare le minacce esterne ed interne che possono esistere nel complesso processo di transizione socialista. Esempi di grande significato ed impatto sociale furono l’apertura di un processo di rettifica degli errori, dal 1985, ed il suo discorso, il 17 novembre 2005, presso l’Università di L’Avana in cui ha interscambiato con studenti e professori circa la meritoria impresa del popolo che impedì che, a Cuba, si verificasse il crollo del socialismo come avvenne in altri paesi, mentre realizzò un’analisi approfondita dei problemi endogeni che potevano mettere a repentaglio la continuità della rivoluzione.

In tutti i casi sono stati scenari avversi che dovettero essere affrontati con misure rivoluzionarie e con educazione politica ed ideologica. In tale combinazione stanno le basi della resistenza, insieme con le basi per la continuità della rivoluzione.

Questa è una delle eredità di Fidel che contribuisce al progredire della rivoluzione: la lotta come resistenza alle azioni interventiste, all’imposizione di valori e modelli di condotta estranei alla liberazione nazionale ed al socialismo. E’ anche l’eredità della Rivoluzione cubana e un’arma per affrontare le azioni controrivoluzionarie e la guerra ideologica che oggi dobbiamo combattere contro l’impero del nord ed i suoi suoi accoliti i turno, gli interni e gli esterni.

Dra. Olga Fernandez Rios. Istituto di Filosofia


Fidel Castro y la cultura de lucha y resistencia revolucionaria

Por Olga Fernández Ríos

Desde los años 80 del pasado siglo se ha generalizado el concepto “política de resistencias”, para expresar nuevas formas del accionar popular en el enfrentamiento a la ofensiva neoliberal y a las consecuencias del derrumbe del campo socialista. Al mismo tiempo en muchas ocasiones se ha repetido que la Revolución Cubana es un ejemplo de resistencia frente a las políticas del imperialismo norteamericano que incluyen el bloqueo económico, financiero y comercial, disímiles formas de acciones terroristas, junto con guerra mediática y de pensamiento.

Por supuesto que es válido expresar que somos un pueblo ejemplo de resistencia frente a muchos obstáculos y agresiones. Pero esa es una apreciación incompleta, si no se tiene en cuenta que la forma de resistir no se limita a acciones defensivas, sino que incluye la permanente ofensiva revolucionaria.

El hecho cierto es que en Cuba se ha desarrollado una cultura que integra dialécticamente lucha y resistencia, y su artífice ha sido Fidel Castro. Su legado socio político demuestra que frente a las agresiones e injerencias del imperialismo norteamericano y sus lacayos no basta el rechazo defensivo, sino que debe involucrar la lucha y acción revolucionaria a partir de los intereses de la nación y la sociedad cubana, sin admitir imposiciones, ni condicionamientos.

Fidel demostró que la transformación revolucionaria a favor del socialismo ha sido el núcleo de la resistencia. Aquí radica uno de sus aportes a la teoría y práctica de la revolución social: enfrentar y desafiar los diversos intentos por subvertir la revolución y hacerlo a través de acciones transformadoras y de una cultura de lucha frente a las adversidades y agresiones.

Es un concepto que tiene en cuenta las contradicciones externas y el antiimperialismo en los procesos hacia el socialismo. El tema se refuerza si se recuerdan los problemas enfrentados por Ho Chi Minh en Viet Nam y Salvador Allende en Chile, junto con Hugo Chávez Frías y Nicolás Maduro en la República Bolivariana de Venezuela, donde hoy se está librando una heroica batalla por la soberanía y la independencia nacional. Son solo algunos ejemplos de contextos diferentes en los que la dialéctica lucha-resistencia ha tenido, y tiene, expresiones muy dramáticas.

Cultura de lucha y resistencia desde las perspectivas de Fidel se expresa en el despliegue de una praxis plagada de firmeza política, radicalidad, ética y acumulado simbólico y en un pensamiento crítico de la hegemonía imperialista, de los argumentos a favor del capitalismo y en una posición política desde los intereses del pueblo.

También porque Fidel transformó los mecanismos tradicionales del ejercicio de la política al propiciar el involucramiento consciente del pueblo en las acciones defensivas y constructivas que de forma integral deben desplegar los procesos revolucionarios como el cubano. De igual forma porque promovió el aprendizaje en el pueblo, lo que se convierte en una de las fortalezas para desafiar a las fuerzas contrarrevolucionarias internas y externas, superar los miedos a hacerlo y ganar batallas para preservar la soberanía nacional y continuar la construcción del socialismo en nuevos y complejos escenarios internacional e interno.

Fidel tuvo conciencia de que la construcción del socialismo no es un camino recto o lineal, por lo que requiere de permanente renovación y descubrimiento de los nudos que pueden afectar su avance. El análisis de su obra y concepciones sociopolíticas muestra que tuvo bien claro que se trata de un proceso contradictorio y plagado de desafíos que exige una permanente tensión creativa para evitar que decisiones coyunturales arriesguen los objetivos estratégicos.

Uno de los núcleos de la correlación entre creación revolucionaria y resistencia frente a las amenazas ha sido el reconocimiento de las tendencias del desarrollo social y del rol que tienen la subjetividad y la acción consciente de los seres humanos en la elaboración de la estrategia revolucionaria y en la implementación de las tácticas que cada momento requiere. Fidel lo reconoció utilizando el arma de la crítica para devaluar el sistema capitalista y para rechazar las concepciones dogmáticas sobre la nueva sociedad; y lo hizo desde una posición autocrítica a lo largo de la Revolución Cubana.

El “sentido del momento histórico” le permitió adentrarse en importantes problemáticas que condicionan el desenvolvimiento de la revolución social: la salida del subdesarrollo; las vías al socialismo; la pluralidad del sujeto revolucionario; la revolución como movimiento de masas en correlación con el tema del poder político y la concepción de la revolución como proceso continuo.

Desde esas perspectivas resulta evidente que para Fidel la acción revolucionaria es la vía para enfrentar disímiles desafíos por lo que tiene que ser creativa, permanente y progresiva. Debe basarse en los intereses del pueblo y del país; no puede estar condicionada por intereses y presiones foráneas. Para él ha sido el combate la vía fundamental de resistencia a las acciones imperialistas y a las pretensiones de cualquier variante de reformismo antisocialista encaminado a abortar el proceso revolucionario. Pero además debe tener al pueblo como protagonista

Desde la perspectiva del involucramiento del pueblo y de los trabajadores en particular, las medidas y transformaciones revolucionarias han sido decisivas en los escenarios más críticos. Han funcionado como la mejor forma para resistir agresiones o enfrentar desajustes internos. Incluso han influido en la renovación del consenso político a favor de la revolución y se han convertido en oportunidades aprovechadas para una mayor democratización de las decisiones. Varios ejemplos dan fe de la existencia de una cultura política que combina lucha y resistencia, entre los cuales destacamos los siguientes:

– Ante la huida del Dictador Fulgencio Batista, el primero de enero de 1959 se produjo un intento de golpe de Estado para crear una junta de gobierno que evitara el acceso del Ejército Rebelde al poder, y por ende usurpar el triunfo revolucionario. Resistir aquella maniobra golpista contrarrevolucionaria requería evitarla a través de acciones rápidas y coherentes con los objetivos de la naciente revolución, lo que se logró a través de una audaz acción política: el llamado de Fidel ese mismo día a una huelga general obrera. Aquella huelga se realizó exitosamente con un doble significado: evitar la acción golpista y reafirmar el carácter popular de la revolución con el protagonismo de los trabajadores.

– El desarrollo de la educación y la cultura como vías para generar una consciente resistencia popular a las amenazas foráneas e internas y a la guerra de pensamiento a que ha sido sometida la Revolución Cubana. Muchas son las acciones desplegadas en este campo con vistas a elevar la cultura política y la formación ideológica del pueblo, principal actor de la resistencia a los intentos imperiales contra la revolución. Hitos en ese camino han sido la campaña de alfabetización en 1961, la preparación organizativa y cultural para el despliegue de la participación popular a través de canales estables y el acercamiento entre Estado y sociedad civil, junto con las políticas fomentadas por Fidel para lograr interacción y diálogo entre dirigentes y pueblo.

– El marco sociopolítico del primer lustro de los años 60 en el que se realizó la declaración del carácter socialista de la Revolución en abril de 1961 en medio de la agresión militar de Estados Unidos que culminó con la invasión mercenaria por Playa Girón y ,más tarde, con la Crisis de los misiles en octubre de 1962 cuando Cuba ratificó su soberanía con relación al derecho a defenderse de las agresiones imperiales. Desde entonces Fidel desarrolló una concepción política para promover la democratización de la defensa del país como única vía para enfrentar las agresiones armadas y terroristas fraguadas por el imperialismo norteamericano contra Cuba. La creación de las milicias estudiantiles y de trabajadores a lo largo de todo el país, con hombres y mujeres, se convirtió en un recurso de extraordinaria capacidad defensiva que ha tenido variantes como por ejemplo el concepto de guerra de todo el pueblo desplegado desde los años 80 y 90 ante la intensificación de acciones contrarrevolucionarias.

– Las consultas y ensayos para crear el sistema de órganos del poder popular que sucedieron al fracaso de la zafra azucarera de los 10 millones en 1970. Ante la incertidumbre que aquel fracaso produjo y la desestabilización que provocó en los objetivos de desarrollo económico del país, una de las repuestas constructivas fue la apertura a un proceso de institucionalización de la revolución y de nuevas formas de ejercicio democrático.

– La reafirmación del socialismo en Cuba en los años 90 ante la crisis económica y los impactos del derrumbe del socialismo en Europa del Este y la URSS. En aquellas condiciones se amplió el involucramiento popular, se conformaron los parlamentos obreros y se modificó el sistema electoral con la clara intención de ampliar las formas de democracia directa, a partir de una reforma a la Constitución en 1992, entre otras medidas.

Entre los mecanismos políticos fomentados por Fidel se destaca la capacidad de crítica y autocrítica que con gran altura ética fue capaz de promover reflexiones y rectificaciones para enfrentar las amenazas externas e internas susceptibles de existir en el complejo proceso de transición socialista. Ejemplos de gran trascendencia e impacto social fueron la apertura de un proceso de rectificación de errores a partir de 1985 y su intervención el 17 de noviembre de 2005 en la Universidad de La Habana en la que intercambió con estudiantes y profesores acerca de la meritoria hazaña del pueblo que impidió que en Cuba se produjera el derrumbe del socialismo como ocurrió en otros países, a la vez que realizó un profundo análisis de problemas endógenos que podían arriesgar la continuidad de la revolución.

En todos los casos han sido escenarios adversos que debieron ser enfrentados con medidas revolucionarias y con educación política e ideológica. En esa combinación están las bases de la resistencia, junto con las bases para la continuidad de la revolución.

Ese es uno de los legados de Fidel que contribuye al avance de la revolución: el combate como resistencia a las acciones injerencistas, a la imposición de valores y patrones de conducta ajenos a la liberación nacional y al socialismo. Es también el legado de la Revolución Cubana y un arma para enfrentar las acciones contrarrevolucionarias y la guerra de pensamiento que hoy tenemos que librar contra el imperio del norte y sus acólitos de turno, los internos y los externos.

Dra. Olga Fernández Ríos. Instituto De Filosofía

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