Trump Vs Trump

Patricio Montesinos http://www.cubadebate.cu

All’attuale presidente USA, il settantenne Donald Trump, gli rimangono pochissimi paesi, istituzioni USA, organismi internazionali, mezzi stampa e cittadini di questo mondo, compresi i suoi più stretti collaboratori, che ancora non abbia minacciato.

In meno di sette mesi sul trono di Washington, Trump ha già il record per rinunce, destituzioni e scontri ovunque, perché la sua aggressività, o più precisamente, la sua spavalderia, lo scontra ogni giorno con i “suoi”, oltre che con i governi e dignitari della maggior parte delle nazioni, tranne casi ben noti per la loro illimitata sottomissione all’Impero del Nord o per puri interessi economici.

Dialogo e pace sono parole del tutto inesistenti nel suo scarso lessico d’ “imperatore”, che al contrario spesso ribadisce, con malata frequenza, offese, ingerenze o minaccia dell’uso della forza contro quasi tutti.

Il miliardario presidente si è lanciato contro potenze come Russia, Cina e Iran, ha maltrattato persino i suoi “fedeli” alleati europei ed ha forti tensioni con la Corea del Nord come con altre nazioni del Medio Oriente.

Ha anche annunciato che farà retrocedere la politica USA riguardo a Cuba e manterrà il blocco all’isola, e, come se non bastasse, nelle ultime ore ha mostrato nuovamente i suoi artigli al Venezuela.

Il boss di Washington ha detto, venerdì scorso, di non scartare l’opzione militare contro la Rivoluzione Bolivariana, dopo la netta vittoria del chavismo nelle elezioni democratiche venezuelane per l’Assemblea Nazionale Costituente.

Tale dichiarazione di Trump fece scattare gli allarmi e ha generato il rifiuto nella maggior parte dei paesi della Patria Grande, dichiarata Zona di Pace da parte della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) nel suo II Vertice tenutosi a L’Avana, Cuba, nel 2014.

Reazioni simili di preoccupazione e condanna si sono diffuse simultaneamente per la comunità internazionale di fronte ai ruggiti di guerra dell’ora inquilino della Casa Bianca che risuonano oggi in ogni angolo del pianeta terra.

E’ vero che l’irritazione permanente dell’ “imperatore” rappresenta un grave pericolo per l’umanità, ma è ancora vero che il suo impero può definitivamente cadere a pezzi se la sua confusione lo porta ad una follia che finisca in una conflagrazione di grandi proporzioni.

I “think tanks” (laboratori di idee) USA e anche il loro stesso presidente, sono ben consapevoli che il mondo di oggi è diverso, che il dominio unipolare è già cosa del passato, e che una “folle avventura” può portare Washington alla rovina.

Con problemi mentali o no, questo naturalmente corrisponde diagnosticarlo ad uno psichiatra, Trump ha molte possibilità di essere detronizzato dai “suoi”, perché ciò che nessuno dubita è che mantiene gli USA nella totale incertezza.

Un detto popolare dice che “cane che abbaia non morde”, anche se questo non significa che si sottovaluti determinati cani e non si debbano vaccinarli contro la rabbia.

Trump è sempre più il suo principale avversario.


Trump Vs Trump

Por: Patricio Montesinos

Al actual presidente de Estados Unidos, el septuagenario Donald Trump, le quedan muy pocos países, instituciones norteamericanas, organismos internacionales, medios de prensa y ciudadanos de este mundo, incluidos sus más cercanos colaboradores, a los que todavía no haya amenazado.

En menos de siete meses en el trono de Washington, Trump ya tiene records de renuncias, destituciones y encontronazos en dondequiera, porque su agresividad, o más preciso, su bravuconería, lo enfrenta cotidianamente con los “suyos”, además de con los gobiernos y dignatarios de la mayoría de las naciones, excepto casos bien conocidos por su ilimitada sumisión al imperio del Norte, o por puros intereses económicos.

Dialogo y paz son palabras totalmente inexistentes en el escaso léxico del “emperador”, quien por el contrario reitera con enfermiza frecuencia ofensas, injerencias o amenazas de uso de la fuerza contra casi todos.

El multimillonario mandatario la ha emprendido con potencias como Rusia, China e Irán, ha vapuleado hasta a sus “fieles” aliados europeos, y mantiene fuertes tensiones con Corea del Norte, así como con otras naciones del Medio Oriente.

Anunció asimismo que hará retroceder la política de Estados Unidos con respecto a Cuba y le mantendrá el bloqueo a la Isla, y por si fuera poco en las últimas horas enseñó nuevamente sus pesuñas a Venezuela.

El mandamás de Washington dijo el pasado viernes que no descartaba la opción militar contra la Revolución Bolivariana, después del claro triunfo del Chavismo en las elecciones democráticas venezolanas por la Asamblea Nacional Constituyente.

Tal afirmación de Trump hizo saltar las alarmas y generó el rechazo en la mayoría de los países de la Patria Grande, declarada Zona de Paz por la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC) en su II Cumbre celebrada en La Habana, Cuba, en 2014.

Similares reacciones de preocupación y repudio se han extendido al mismo tiempo por la comunidad internacional ante los rugidos de guerra del ahora inquilino de la Casa Blanca que retumban hoy en todos los rincones del planeta tierra.

Es real que la irritación permanente del “ emperador” representa un grave peligro para la humanidad, pero igual es cierto que su imperio puede desmoronarse definitivamente si su ofuscación lo conduce a la locura de terminar en una conflagración de grandes proporciones.

Los “tanques pensantes” norteamericanos, y también su propio presidente, saben muy bien que el mundo actual es diferente, que el dominio unipolar es ya cosa del pasado, y que una “aventura loca” puede llevar a Washington a la ruina.

Con problemas mentales o no, ello por supuesto corresponde diagnosticarlo a un psiquiatra, Trump tiene muchas posibilidades de ser destronado por los “suyos”, porque lo que si no duda nadie es que mantiene a Estados Unidos en total incertidumbre.

Un refrán popular reza que “perro que ladra no muerde”, aunque ello no quiera decir que se subestime a determinados canes y no haya que vacunarlos contra la rabia.

Trump es cada vez más su principal adversario.

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