La costruzione di abitazioni costituisce uno dei bersagli principali del bloqueo economico, commerciale e finanziario imposto a questa isola dagli Stati Uniti, che ostacola lo sviluppo domiciliare della famiglia cubana, secondo funzionari del settore.
In una conversazione con la stampa, il direttore di Investimenti dell’Istituto Nazionale dell’Abitazione, Roberto Vazquez, ha considerato che come conseguenza di questo bloqueo, il paese si vede impossibilitato di acquisire tecnologie e materie prime nella nazione settentrionale.
Ha aggiunto in questo senso che se l’Isola avesse accesso a risorse di questa provenienza, accorcerebbe i tempi di edificazione di immobili in beneficio della popolazione.
Il dirigente ha definito vitale, oltre a potere incrementare la produzione di materiali, l’utilizzo di tecnologie destinate al rafforzamento degli edifici, potere sturare i condotti ed il rilevamento di filtrazioni, alla ricerca di recuperare ed aumentare il fondo domiciliare nel paese.
Tuttavia coi mezzi che dispone da più di due decadi, affronta molte difficoltà in una sfera in costante modernizzazione tecnologica a scala internazionale.
In questo senso ha menzionato i casi di edifici in stato di deterioramento nella capitale e città capoluoghi di provincia che rimangono in queste condizioni per non avere le tecnologie di punta che potrebbero comprare negli Stati Uniti, se non esistesse il bloqueo.
Questa misura unilaterale applicata dalla maggiore potenza mondiale che dura già da più di mezzo secolo, acquista una marcata dimensione sociale, colpendo direttamente nel miglioramento del livello di vita dei cubani, ha sostenuto Vazquez.
Da aprile del 2013 al 31 marzo 2014, il danno economico e finanziario del bloqueo alle costruzioni di case ed opere sociali nel settore, ammonta a 27 milioni 700 mila dollari, come ha precisato Maribel Robaina, della direzione di Pianificazione e Statistiche del Ministero della Costruzione (Micons).
Ha spiegato che di questa cifra, 26,7 milioni di dollari corrispondono a danni provocati per non potere accedere a tecnologie statunitensi nella sfera dell’abitazione.
Il milione restante si deve a spese addizionali per concetto di pagamenti di trasporti marittimi ed aerei, dovendo Cuba ricorrere a mercati più distanti come alternativa.
Robaina ha sottolineato che se non avesse avuto queste perdite, l’organismo avrebbe investito tutta questa somma nel riparare o costruire più case, scuole, policlinici, o qualunque tipo di opera sociale in beneficio del popolo cubano.
Il direttore aggiunto dell’impresa Importatrice ed Esportatrice della Costruzione (Imeco), Mario Larrinaga, ha informato che questa entità ha dovuto comprare in paesi distanti, quasi la metà dei prodotti necessari per la costruzione.
Alcuni di queste materie prime sono stati mobili sanitari, guaine impermeabilizzanti con asfalto per i tetti, piastrelle per bagni, materie prime destinate alla produzione di additivi, materiale elettrico, argilla e falsi soffitti, per i quali si sono dovuti erogare 453 mila 750 dollari per trasporto marittimo o aereo.
Secondo Misael Rodriguez, del segretariato nazionale del Sindacato del settore, il bloqueo colpisce i più di 200 mila costruttori nel paese e particolarmente la popolazione, ostacolando maggiore disponibilità di materiali per la costruzione di case ed opere sociali